Doremat, la Musica della Matematica - Il Testo: Insegnare e imparare la matematica con la musica
By A. Bianchi, C. Cuomo, G. Curti and
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About this ebook
Si tratta di un connubio imbattibile, da difendere e diffondere il più possibile; nei limiti delle mie possibilità, conto di aver seguito almeno una dozzina di tesi di laurea e anche una di dottorato su questo tema delicato e invadente, a mio avviso totalizzante; ci sono momenti nei quali non sai più se quel che stai dicendo si debba ascrivere a un dominio culturale o all’altro, tanto sono simili e complementari. Poi, io sono più o meno esperto in un campo e non nell’altro, nel quale solo sono un appassionato dilettante; ma riconosco in questa immensa potenzialità didattica comune una sorta di grande bacino, un contenitore che ci permette ampi spazi di comunicazione e di giustificazione.
Per questo lo trovo avvincente, per questo lo difendo, per questo apprezzo ogni sforzo in tale direzione, per questo apprezzo questo gruppo di lavoro e questo libro.
Libro che, in certo qual senso, ho visto nascere, tanti anni fa, quando Doremat mi chiese di dare una mano, idee, suggerimenti, indicare possibili direzioni; cose che ho fatto, con modestia e con tanto amore, suggerendo collaborazioni e temi, sviluppi possibili e idee. Per questo apprezzo questa strada, chi la percorre, chi le dedica tempo e sapienza.
Lo so che è una citazione banale, ma come non ricordare Jean Philippe Rameau (1722) nel suo Trattato dell’armonia ridotto ai suoi principi fondamentali? (Apprezzi il lettore critico il fatto che evito di citare Pitagora, che sarebbe ancora più scontato e comodo).
«La musica è una scienza che deve avere regole certe: queste devono essere estratte da un principio evidente, che non può essere conosciuto senza l’aiuto della matematica. Devo ammettere che, nonostante tutta l’esperienza che ho potuto acquisire con una lunga pratica musicale, è solo con l’aiuto della matematica che le mie idee si sono sistemate, e che la luce ne ha dissipato le oscurità».
Auguro a Doremat e a questo libro tutto il successo che meritano e auspico il riconoscimento degli insegnanti di matematica e di musica.
Dall'Introduzione di Bruno D'Amore.
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Doremat, la Musica della Matematica - Il Testo - A. Bianchi
A. Bianchi, C. Cuomo, G. Curti, D. Lentini, N. Magnani, R. Vagni
a cura di Denise Lentini
Doremat - La Musica della Matematica
Il Testo
Insegnare e imparare la Matematica con la Musica
collana Risorse Didattiche Digitali
DIGITAL DOCET
A. Bianchi, C. Cuomo, G. Curti, D. Lentini, N. Magnani, R. Vagni
A cura di D. Lentini
Doremat - La Musica della Matematica - Il Testo
Insegnare e imparare la Matematica con la Musica
Collana Digital Docet: Risorse didattiche digitali
© 2015 Digital Index Modena www.digitalindex.it
ISBN 9788899283056
versione 1.02
www.digitaldocet.it/doremat-la-musica-della.matematica
Nell'eventualità che citazioni o illustrazioni di competenza altrui siano riprodotte in questo volume, siamo a disposizione degli aventi diritto che non si sono potuti reperire: info@digitalindex.it
Collana Digital Docet: Risorse Didattiche Digitali
Diretta da Silvia Sbaragli
La collana presenta studi e proposte derivanti dalla didattica delle diverse discipline tesi a fornire agli insegnanti in formazione iniziale ed in servizio, di tutti i livelli scolastici, una lettura utile per acquisire professionalità e per interpretare le situazioni d’aula. I contributi presentati hanno un forte carattere sia teorico sia empirico e puntano sulle riflessioni di ricerca che si trasformano in strumenti efficaci per la realizzazione di buone
situazioni di insegnamento-apprendimento.
www.digitaldocet.it
A Beethoven...
An die Freude, IX Sinfonia
...e a Vittorina
Prefazione di Bruno D’Amore
Perbacco, il solito libro di matematica da recensire e al quale scrivere una prefazione; comincia addirittura con la spiegazione del simbolismo dei grafici insiemistici, la solita roba; sfoglio a caso e trovo i numeri naturali, le frazioni, che altro? Equazioni, sistemi lineari, geometria, rette parallele, combinazioni, le solite cose, sono tutti uguali, sembrano scritti con la fotocopiatrice; sfoglio ancora a caso: grafico di funzioni, metronomo, brani musicali, ... Come come? Aspetta un po’. Sì, non mi sono sbagliato. Guardo l’indice e trovo: le scale musicali, le note, polifonia, ... È vero, è proprio così: le frazioni in musica, raggruppamenti ritmici, teoria musicale e tanti tanti laboratori di musica.
Non ci posso credere, aspetta che leggo tutto per bene, perché questo merita, eccome.
E così scopro un libro di matematica che è un libro di musica e un libro di musica che è un libro di matematica, finalmente, uno vero! Dove non si dicono chiacchiere, le solite chiacchiere, ma dove queste due sublimi creazioni umane si confondono e si confortano, dove non ci si vergogna di dare del somaro a chi, rinunciando alla matematica, dice di amare la musica, o viceversa.
Ah, potesse vedere questo libro Iannis Xenakis, come ne sarebbe felice; l’ho sempre adorato, la sua matematica compositiva leggera e semplice, legata a strutture algebriche elementari, l’ha portato a sublimi vette nelle quali non sai più se sta scrivendo musica, matematica o architettura, tanto che il paragone con Franz Liszt non solo è meritato, ma ovvio.
Ah, potesse vedere questo libro l’amico Delfino Insolera, colto sublime protettore delle commistioni a tutto campo fra arti e scienze, purtroppo mai capito e considerato solo un teorico.
Com’è avvincente veder suggerire concreti laboratori musicali dove la matematica appresa a scuola assume un senso per lo studente, non vacue regole che vanno assunte, spesso senza alcuna giustificazione, ma strumenti per l’organizzazione di toni, di scale, di suoni, ciò che più avvince il giovane che ama la musica.
Un colpo didattico significativo e potente, che potrebbe essere una chiave di volta per l’educazione nelle due discipline, per le didattiche delle due materie:
la matematica, l’unica materia insegnata in tutto il mondo, in tutti i Paesi, più o meno uguale;
e la musica, stupidamente sottovalutata nei curricola educativi in certe nazioni, e invece veicolo potentissimo di cultura, competenza, sapere, intelligenza.
Dicono tutti che anche la musica, come la matematica, sia linguaggio universale e che tale linguaggio è comune, trasversale nelle varie culture; non è proprio così: una salsa colombiana è assai diversa da una paparuda romena o da un klezmer ebraico, non solo nel risultato sonoro, ma nel significato stesso che vuole esprimere e nelle modalità di espressione; eppure, se l’insegnamento-apprendimento della musica fosse questo, visto così come si mostra in questo libro, razionale, tecnico, strumentale, intelligente, profondo, allora sì: quel che questo libro propone di didattica musicale è o potrebbe essere lo stesso dovunque.
Si tratta di un connubio imbattibile, da difendere e diffondere il più possibile; nei limiti delle mie possibilità, conto di aver seguito almeno una dozzina di tesi di laurea e anche una di dottorato su questo tema delicato e invadente, a mio avviso totalizzante; ci sono momenti nei quali non sai più se quel che stai dicendo si debba ascrivere a un dominio culturale o all’altro, tanto sono simili e complementari. Poi, io sono più o meno esperto in un campo e non nell’altro, nel quale solo sono un appassionato dilettante; ma riconosco in questa immensa potenzialità didattica comune una sorta di grande bacino, un contenitore che ci permette ampi spazi di comunicazione e di giustificazione.
Per questo lo trovo avvincente, per questo lo difendo, per questo apprezzo ogni sforzo in tale direzione, per questo apprezzo questo gruppo di lavoro e questo libro.
Libro che, in certo qual senso, ho visto nascere, tanti anni fa, quando Doremat mi chiese di dare una mano, idee, suggerimenti, indicare possibili direzioni; cose che ho fatto, con modestia e con tanto amore, suggerendo collaborazioni e temi, sviluppi possibili e idee. Per questo apprezzo questa strada, chi la percorre, chi le dedica tempo e sapienza.
Lo so che è una citazione banale, ma come non ricordare Jean Philippe Rameau (1722) nel suo Trattato dell’armonia ridotto ai suoi principi fondamentali? (Apprezzi il lettore critico il fatto che evito di citare Pitagora, che sarebbe ancora più scontato e comodo).
«La musica è una scienza che deve avere regole certe: queste devono essere estratte da un principio evidente, che non può essere conosciuto senza l’aiuto della matematica. Devo ammettere che, nonostante tutta l’esperienza che ho potuto acquisire con una lunga pratica musicale, è solo con l’aiuto della matematica che le mie idee si sono sistemate, e che la luce ne ha dissipato le oscurità».
Auguro a Doremat e a questo libro tutto il successo che meritano e auspico il riconoscimento degli insegnanti di matematica e di musica.
Introduzione
Il presente testo raccoglie dei laboratori condotti nell’ambito dell’applicazione in aula di un metodo di insegnamento-apprendimento della matematica attraverso la musica.
Doremat - La musica della matematica
nasce da un’intuizione di Denise Lentini, dirigente di una scuola di Istruzione e Formazione Professionale¹ che vede nell’innovazione della didattica una risorsa per motivare i ragazzi all’apprendimento della matematica dove, a partire dal 2007, ha avviato una sperimentazione che ad oggi ha coinvolto quasi 2000 allievi tra scuole secondarie di primo e secondo grado in tutta Italia.
Tale metodo ha visto il proprio sviluppo attraverso un’attività di ricerca che ha permesso di ripercorrere e mettere in evidenza le analogie che intercorrono tra matematica e musica, compiendo un sistematico lavoro di declinazione in chiave musicale delle conoscenze e delle competenze matematiche del curriculum della secondaria di primo grado fino alla terza classe della secondaria di secondo grado.
Ciò è stato reso possibile dalla stessa natura delle due discipline che usano simboli (pressoché) universali per esprimere dei significati e hanno una comune matrice culturale. Da queste riflessioni, dallo studio delle analogie, dal successo riscontrato nell’esperienza e dal lavoro di ricerca e sperimentazione è nato il metodo didattico che vede la sua naturale applicazione in ambito laboratoriale e, di conseguenza, nel presente testo. Destinato agli insegnanti, funge da libro didattico dove sono descritti alcuni argomenti matematici dedicati a aritmetica, algebra e geometria, declinati in chiave musicale e proposti attraverso laboratori matematico-musicali.
Prima di addentrarci nella descrizione della struttura del testo, ci sembra opportuno chiarire i principali capisaldi concernenti le motivazioni educative che caratterizzano Doremat e proporre alcune osservazioni di natura didattica. Lo riteniamo necessario al fine di una migliore comprensione del testo e del suo utilizzo, in quanto mezzo per raggiungere gli obiettivi generali e specifici prefissati.
Il percorso di crescita educativa dei giovani: se si considera il processo formativo di un individuo, nell’arco della sua istruzione dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado, la matematica è la sola materia scientifica che viene trattata progressivamente e con continuità. Pertanto, rappresenta un particolare paradosso: da un lato, è la materia antipatica
per eccellenza e, come sottolinea Ocse Pisa, tale disciplina rappresenta la prima causa dell’abbandono scolastico, dall’altro, è l’unica materia curriculare costante su cui l’allievo può maturare un pensiero scientifico. Un pensiero scientifico che risulta fondamentale per la crescita consapevole dei giovani, poiché consolida l’atteggiamento del chiedersi il perché delle cose che, attraverso la matematizzazione e la modellizzazione, forma al saper esaminare quei
legami complessi che caratterizzano le realtà, i diversi mondi che viviamo, le nostre società contemporanee.
I test nazionali e Ocse², inoltre rivelano come gli stessi studenti abbiano delle difficoltà nell’apprendimento degli assi culturali, soprattutto dell’asse matematico che costituisce, insieme a quello linguistico e storico, il tessuto
per la costruzione di percorsi di apprendimento orientati all’acquisizione delle competenze di base. Quest’ultime dovrebbero preparare i giovani alla vita adulta e costituiscono la base per consolidare e accrescere saperi e competenze in un processo di apprendimento permanente, anche ai fini della futura vita lavorativa.
La metodologia didattica innovativa Doremat, nel favorire l’apprendimento della competenza matematica e del metodo scientifico, recupera l’orizzonte culturale della musica e raggiunge anche l’importante obiettivo di rimotivare i giovani allo studio e al successo formativo contro la dispersione scolastica.
La dispersione scolastica è strettamente connessa all’insuccesso scolastico. Quindi, è fondamentale sviluppare percorsi in grado di supportare i giovani esposti all’insuccesso, alla dispersione scolastica, alle problematiche di socializzazione e considerati deboli
sotto il profilo delle basi culturali. Percorsi che li accompagnino nella costruzione del loro sistema di competenze, attitudini, motivazioni e capacità di apprendimento.
La scelta metodologica del laboratorio: «Una scuola di laboratorio è un ambiente formativo che fa ricerca. Impegnato a qualificare e a innovare costantemente i propri percorsi di insegnamento-apprendimento attraverso modelli didattici a nuovo indirizzo (...) [Il laboratorio] accumula una doppia risorsa didattica. La prima è quella di offrirsi da spazio paradigmatico per imparare ad imparare (obiettivo metacognitivo); la seconda risorsa è quella di essere il luogo deputato a ri-costruire, a re-inventare e, se necessario, a trasgredire le conoscenze facendo largo uso di codici immaginari, inusuali, originali (obiettivo fantacognitivo)» (Frabboni, 2009, pag. 5).
Appare quindi evidente come il laboratorio per le proprie intrinseche virtù, sia un ambiente in cui diventa possibile dare strumenti cognitivi, interpretativi e sociali ai giovani allievi, aiutando a ricostruirne un’identità – individuale e sociale – più matura e integrata in un contesto di cittadinanza consapevole.
È proprio per questo motivo che il cuore del metodo Doremat è l’attività laboratoriale. Doremat prevede per ogni argomento matematico un vero e proprio laboratorio matematico-musicale, attraverso e nel quale gli studenti ascoltano, apprendono, si esprimono, si esercitano e inventano. Il laboratorio è luogo di interazione, dove l’allievo può mettere alla prova se stesso, le proprie capacità e il proprio modo di esperire la realtà.
Educazione musicale: «L’Educazione musicale [...] è disciplina essenziale alla formazione del cittadino, ossia a quel processo del formare/formarsi, dare/darsi forma che, com’è noto, è dinamico, autoregolativo, fatto di ristrutturazioni e aggiustamenti continui. In quanto disciplina, l’Educazione musicale chiede perciò che se ne definiscano lo statuto, i linguaggi, gli oggetti e i metodi, che se ne segnino i paradigmi di confine» (La Face Bianconi, 2008, pp. 13-25).
L’educazione musicale, dalle parole di La Face Bianconi (2008), si connota quindi come una disciplina articolata, con un suo proprio modello disciplinare, e, soprattutto, in grado di fornire strumenti cognitivi e metacognitivi di interpretazione e comprensione.
Già da questa definizione, l’educazione musicale sembra porsi come una possibile realtà di sviluppo: «la scuola non sembra capace – soprattutto in questa stagione di convulsa scolarizzazione di massa – di cucinare
quei dispositivi mentali superiori (di analisi e di sintesi, di induzione e di deduzione, endogeni ed esogeni) ineludibili oggi per alimentare la macchina della mente (la scatola nera) non solo di accumuli nozionistici, ma anche di strutture metacognitive in grado di sviluppare le capacità logiche, operative, euristiche e generative del pensiero» (Frabboni, 2005).
L’educazione musicale può quindi configurarsi come quello strumento di risposta alle necessità evolutive del sistema educativo-formativo, indicate qui da Franco Frabboni.
Questo perché «la musica è essenzialmente cultura, sapere reticolare, interdisciplinare, capace d’illuminare gli altri saperi, dai quali, a sua volta riceve continuamente luce» (La Face Bianconi, 2008, pag. 14).
Grazie alla sua natura intrinseca, quindi, la musica si connota come disciplina particolarmente adatta alla didattica laboratoriale, come descritta poco sopra.
Coerentemente con le suddette motivazioni educative, seguono alcune osservazioni di natura didattica.
Innanzitutto, Doremat utilizza il problem solving come metodo dell’apprendimento matematico: invece di iniziare la trattazione di un argomento con definizioni, enunciati di teoremi e proposizioni, si parte da una situazione problematica, dalla quale è possibile scoprire, inventare e ricostruire concetti matematici. È l’alunno che compie queste azioni con la guida dei docenti.
La matematica è una costruzione del pensiero e apprenderla implica lo sviluppo di capacità, quali saper intuire, immaginare, ipotizzare, dedurre e progettare con il fine di comprendere la realtà.
Affinché ciò sia possibile, è necessario stimolare la problematizzazione, da parte degli studenti, di situazioni loro proposte nella realtà. La capacità di problematizzare dati reali per avviare un ragionamento scientifico chiaramente si sviluppa solo con il fondamentale sviluppo negli allievi stessi di motivazione e coinvolgimento.
Nel caso specifico, il compito di potente stimolo all’interesse e alla motivazione degli studenti viene svolto dalla musica. Le lezioni musicali, inoltre, costituiscono l’ambiente da cui attingere situazioni che gli allievi devono poi problematizzare scientificamente.
La musica viene valorizzata nella sua intrinseca complessità ed inserita nel suo contesto culturale di riferimento.
La musica è «oggetto di conoscenza radicato nella storia e nella cultura – antico o contemporaneo, vicino o remoto – che può essere compreso attraverso l’educazione consapevole [...] un ascolto che sappia focalizzare il brano, coglierne la struttura, intuirne le relazioni che esso intrattiene con gli altri saperi, e, alla fine, scoprirne il senso
» (La Face Bianconi, 2008, pag. 35).
Pertanto in Doremat, la conoscenza musicale viene indicata come uno strumento efficace di scoperta e conferimento di senso alla realtà.
Poiché i concetti della matematica non esistono nella realtà fisica (i poligoni, i numeri, per esempio 1, 3,
1
2
, le operazioni..., sono costruzioni mentali di oggetti e strutture astratte), accade che di un concetto matematico possediamo una sua rappresentazione.
Così, per esempio, "
1
2
e
la metà" sono due rappresentazioni (rispettivamente nel registro aritmetico e in quello linguistico) dello stesso concetto, così come, in Doremat, una figura musicale. Questo processo di astrazione nello studente deve partire dall’esperienza; è un processo che consiste nel cogliere delle somiglianze, delle proprietà, delle equivalenze per arrivare alla costruzione di un concetto.
Da questo principio non si deve però concepire l’insegnamento della matematica come distaccato dalla realtà, un insegnamento puramente astratto. La matematica costituisce infatti, per la sua duttilità e le forme di ragionamento che richiede, uno strumento scientifico pratico ed adatto ad interpretare la realtà.
Pertanto il suo insegnamento, per valorizzare il valore interpretativo ed applicativo al reale, deve necessariamente partire dall’esperienza per poi procedere all’astrazione. I suoi contenuti devono essere quindi il più possibile tratti dalle altre discipline in una logica di interdisciplinarità che individui le strutture comuni – e non – alla matematica e alle altre materie.
È inoltre interessante sottolineare che un costrutto di cui Doremat si serve, sia nella fase di elaborazione stessa del metodo, sia nell’insegnamento, è la metafora.
«Il processo del fare scienza è narrativo. Consiste nel produrre ipotesi sulla natura, nel verificarle, correggerle e rimettere ordine nelle idee. Nel corso della produzione di ipotesi verificabili giochiamo con le idee, cerchiamo di creare anomalie, cerchiamo di trovare belle formulazioni da applicare alle contrarietà più intrattabili in modo da poterle trasformare in problemi solubili, inventiamo trucchi per aggirare le situazioni intricate» (Bruner, 2001, pag. 140).
Analogie e differenze tra matematica e musica, per giungere a declinare i contenuti matematici in chiave musicale, sono state formulazioni di pensiero importanti. Nella correlazione, quando si sono incontrate difficoltà nell’individuare analogie riguardo ad un determinato oggetto matematico e ad uno musicale, si è resa necessaria un’analisi più approfondita delle due discipline e un cambio di prospettiva nell’indagine delle relazioni. Le fasi di dubbio e incertezza affrontate nel processo di costruzione del metodo sono state preziose, ed hanno spesso portato gli ideatori a sviluppare in modo inaspettato la ricerca, ampliandola. Allo stesso modo, in una didattica dell’ascolto, si vuole «condurre lo studente a seguire lo svolgimento del brano nella sua interezza» attraverso «strategie che attivino processi attentivi e di memorizzazione, nonché processi mentali di secondo livello: saper analizzare e assortire, mettere in relazione, cogliere analogie e differenze». L’allievo riuscirà così a «confrontarsi con l’opera musicale, a penetrarne i meccanismi, a focalizzarne i punti di aggancio e di snodo, essenziali per una mappa mentale del testo», guidato ad apprendere e a lavorare sulla «contestualizzazione storica e la significazione semantica» (Cuomo, 2005, pag. 63) dell’opera musicale.
Nel metodo Doremat, per riproporre la valenza scientifica e di ricerca del dubbio, sono previsti dei percorsi che possano suscitare negli studenti le stesse incertezze, gli stessi dubbi, in qualità di motori catartici che spingono a guardare verso nuove direzioni e cercare nuove idee.
Ma torniamo con più precisione sulla metafora e cerchiamo di darne una definizione ampia che metta in evidenza gli aspetti linguistici e del pensiero.
Partiamo da Aristotele che nella Poetica dà una definizione della metafora e ne sottolinea l’importanza perché implica «una percezione intuitiva della somiglianza nella diversità» (Aristotele, Poetica, cap XXI).
Terence Hawkes, nel suo libro Metaphor, sulla base di un’analisi semantica del termine, presenta la metafora come «un particolare insieme di processi linguistici con i quali alcuni aspetti di un oggetto sono portati sopra
o trasferiti ad un altro oggetto, così che si parla del secondo oggetto come se fosse il primo. ... Es.: ‘il cervello è un computer’, ‘il corpo umano è una macchina’, ‘l’uomo è un lupo’» (Hawkes, 1972).
Molti autori in diverse opere, tra cui Boyd e Kuhn, La metafora nella scienza, sostengono come le metafore «esegetiche o pedagogiche» (Boyd, Kuhn, 1979, pp. 21-32) siano un potente strumento di pensiero, una parte centrale del pensiero matematico, in quanto il loro utilizzo richiede sia il saper cogliere analogie in situazioni diverse, sia il saper applicare ad un nuovo contesto proprietà che sono tipiche di un altro contesto, noto, più familiare. Se si padroneggiano queste due operazioni, l’accesso al pensiero scientifico risulta facilitato.
Il metodo Doremat prevede spesso l’utilizzo della metafora (oltre ad assumerla come elemento trasversale): per esempio, l’equazione presentata come due sequenze ritmiche da eseguire in forma di duetto.
Un’altra caratteristica del metodo è il lavoro in gruppo, che si realizza