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Alla deriva
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Alla deriva

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About this ebook

Sena Morgan si è appena imbarcata per un viaggio fantastico - una crociera in Alaska - ma non giungerà mai a destinazione. L'impulso elettromagnetico scatenato da un gruppo di terroristi distrugge i generatori e il sistema di comunicazione della nave, scatenando inoltre un incendio a bordo. Migliaia di passeggeri si ritrovano alla deriva nelle acque gelide del nord del Pacifico. Proprio quando cibo e acqua cominciano a scarseggiare, un gruppo di naufraghi che nasconde segreti terribili è accolto a bordo della nave. L'unica speranza di Sena è stare il più lontano possibile dai nuovi arrivati, ma in mare aperto non c'è nessun luogo dove scappare. 

Sena conosce una coppia che vorrebbe raggiungere la giovane figlia in una cittadina in provincia di Washington. Insieme affronteranno difficoltà indicibili nel tentativo di ricongiungersi alle loro famiglie in un mondo che si è fatto terrificante.

Scritto per i fan del genere post-apocalittico, Alla deriva è un romanzo Young Adult che unisce a una storia piena di azione i temi della famiglia, della speranza e della forza di volontà. 

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMar 8, 2016
ISBN9781507134221
Alla deriva
Author

Ellisa Barr

Ellisa Barr grew up in a small town in Idaho, even smaller than the fictitious town of Lookout Falls. In the summer, almost entirely cut off from friends and other entertainment, she became a voracious reader. When she misbehaved as a tween, her parents despaired of finding a suitable punishment, because the only thing she wanted to do was read. Finally, they resorted to grounding her from books. Her friends thought she had the best parents ever. Ellisa agrees. She lives with her husband, two children, a dog, and a cat in Southern California, where she homeschools her kids and knows just enough about prepping to prolong her agony in the event of the apocalypse.

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    Alla deriva - Ellisa Barr

    Alla deriva

    Dedicato a mia madre e a mia figlia

    CAPITOLO UNO

    Sena osservò i passeggeri più esperti che sgambettavano per aggiudicarsi una posizione nella fila per l'imbarco, quasi stessero cercando di impadronirsi dei posti migliori per assistere a un grande concerto rock – a giudicare dalla loro età media, probabilmente uno di Neil Diamond o Barry Manilow.

    Ti sei ricordato delle batterie di riserva per la macchina fotografica? sentì borbottare da una donna dai capelli bianchi rivolta al marito. Lo sai che a bordo tutto costa un capitale.

    L'uomo le diede un colpetto sulla spalla. Non preoccuparti, cara. Devi solo rilassarti e goderti il viaggio. Voglio che sia una vacanza indimenticabile.

    Non posso rilassarmi quando non siamo ancora saliti, ribatté la donna, rivolgendo un'occhiata eloquente al gruppo di studenti in gita scolastica di cui faceva parte anche Sena.

    Erano proprio gli studenti la causa dell'ingorgo che stava rallentando l'imbarco dei passeggeri sulla nave da crociera diretta in Alaska. La loro insegnante, la signora Friedel, gesticolò con enfasi in direzione di un addetto alla sicurezza che si trovava ai piedi della passerella. A causa della sua voce stridente e del cespuglio che aveva in testa, tutti la chiamavano ‘signora Frizza’ o ‘Frizzafrizza’, naturalmente quando lei non poteva sentirli.

    Alcuni degli studenti ingannavano il tempo facendo i buffoni, soprattutto i ragazzi, che si spintonavano giocosamente. Sena notò una ragazza puntare il cellulare nella sua direzione e farle una foto. Un attimo dopo, i cellulari delle altre ragazze vibrarono e tutte la guardarono con la coda dell'occhio e ridacchiarono.

    La ragazza che aveva fatto la foto, Charity Van Buren (Charity. Ironia della sorte![1]), le aveva mandato un messaggio la sera prima per dirle che l'indomani tutte le ragazze avrebbero indossato l'uniforme scolastica come dimostrazione del loro spirito di gruppo.

    Sena aveva commesso il tragico errore di crederle.

    Il telefono di Sena trillò e lei, con una certa riluttanza, esaminò il danno. Come aveva immaginato, quella che aveva appena ricevuto era una sua foto che la ritraeva con l'espressione persa e a disagio. Era l'immagine di una ragazza bassa, con i lunghi capelli neri raccolti in due trecce e un’uniforme scolastica di seconda mano che era troppo grande per lei. Nel complesso, Sena sembrava ancora più giovane dei suoi quindici anni. C'era persino una didascalia: Speriamo che sulla nave abbiano un asilo nido.

    Sena sospirò. Sperava che la fila si desse presto una mossa. Una volta che la crociera fosse iniziata, forse le sue compagne di classe si sarebbero dedicate a passatempi più interessanti e l'avrebbero lasciata in pace.

    La crociera scolastica era un'idea nuova, un'alternativa al campo estivo. In condizioni normali, dei ragazzi della loro età non avrebbero potuto imbarcarsi senza i genitori, ma la preside era sposata con un dirigente della compagnia navale e i due avevano deciso di tentare l'esperimento, purché il numero degli insegnanti fosse stato abbastanza alto in proporzione a quello di studenti.

    Il prezzo della gita era esorbitante, ma per quelle famiglie che potevano permettersi di mandare i figli alla scuola privata più esclusiva a Nord di Seattle, i soldi non erano un problema. La famiglia affidataria di Sena non era molto ricca, ma suo padre lavorava per la scuola ed era riuscito, riscuotendo diversi favori , a farle ottenere una borsa di studio parziale che aveva coperto il costo del biglietto.

    All'inizio Sena era stata felicissima che lui si fosse impegnato tanto per lei, ma poi aveva scoperto che, durante la sua assenza (Quando sarà andata fuori dai piedi erano state le parole esatte), la coppia a cui era stata affidata avrebbe portato i loro veri figli a Disneyland per una settimana.

    Sena si sentì toccare una spalla e si voltò, trovandosi di fronte a Kade McGuire. Lui era alto e dal fisico atletico, con occhi di un blu penetrante dalle sopracciglia scure, e labbra piene capaci di incurvarsi nel sorriso più affascinante che lei avesse mai visto. Sena arrossì e Kade indicò di fronte a lei. La fila aveva cominciato a muoversi e Sena stava bloccando le persone dietro di lei.

    Ops! Mi dispiace, non me n'ero accorta, disse prima di affrettarsi ad avanzare. Com'era che finiva sempre a comportarsi come un coniglietto impaurito alla presenza di Kade?

    Un membro dell'equipaggio le chiese i documenti e, dopo aver guardato la sua carta d'identità, disse: Benvenuta a bordo, Sina.

    Si dice ‘Sena’. Fa rima con ‘cena’, borbottò lei sottovoce mentre l'uomo le porgeva una bottiglietta di disinfettante per le mani e una mappa plastificata della nave.

    Una volta che furono tutti a bordo, gli studenti e i loro accompagnatori furono scortati da un altro membro dell'equipaggio fino alle cabine a loro riservate. Prima di andarsene, l'uomo annunciò che avevano il tempo di depositare i bagagli prima di doversi recare al punto di raccolta per un'esercitazione di evacuazione.

    Sena si tenne in fondo al gruppo degli studenti. Ciascuna cabina sarebbe stata occupata da quattro persone; lei decise di lasciare che le altre ragazze scegliessero i loro posti per prime e di prendere l'ultimo rimasto libero.

    Quando raggiunse la stanza a lei assegnata, entrò in silenzio, non sapendo se sarebbe stata ben accetta o meno. Le altre ragazze erano troppo impegnate a lamentarsi per accorgersi di lei.

    Ma dove siamo capitate? Il mio armadio è più grande di questo posto.

    Avete visto delle altre prese? Come facciamo a caricare i cellulari e ad asciugarci i capelli?

    Mia mamma darà di matto. Le avevano promesso che avrei avuto una stanza con l'oblò.

    Sena diede un'occhiata in giro e, per una volta, fu costretta a dirsi d'accordo con le sue compagne. La stanza era molto piccola. C'erano due letti a castello e un bagno minuscolo con un singolo lavandino e uno specchio. L'armadio somigliava più a una dispensa. Mancava la vasca da bagno, non c'era nemmeno un oblò e il comodino era uno solo. Sena entrò nella stanza e salì in cima a uno dei letti a castello.

    Io dormo qui, propose a Charity. Così tu puoi mettere le tue valige nello spazio sotto il letto.

    Charity emise un grugnito che Sena interpretò come un assenso, mentre le loro compagne di stanza si misero a litigare su quale delle due avrebbe potuto utilizzare lo spazio sotto il letto a castello dall'altra parte della stanza.

    Sena scrutò il suo piccolo angolo di nave. Non c'erano armadietti o scaffali dove poter mettere lo zaino. Il muro era liscio e spoglio. Non aveva nemmeno nulla su cui appoggiare gli occhiali prima di andare a dormire.

    Qualcuna di voi ha per caso notato il punto di raccolta lungo il tragitto per venire qui? chiese Sena mentre osservava la mappa della nave e il percorso di evacuazione.

    Il punto di che? chiese Jessica mentre spingeva la borsa con il bagaglio a mano sotto la branda. Chiaramente, era uscita vincitrice dalla lotta per lo spazio.

    Di raccolta. È dove dobbiamo trovarci in caso di emergenza.

    Jessica si strinse nelle spalle seminude. A quanto pareva, non era molto interessata.

    Charity cominciò a sistemarsi il trucco di fronte al minuscolo specchietto appeso sopra l'unico comodino. Di che emergenza stai parlando? Non siamo mica sul Titanic.

    Sena ripose nello zaino il foglio con le indicazioni di sicurezza. Vado a dare un'occhiata in giro. Ci vediamo all'esercitazione.

    Non se posso farne a meno, rispose Jessica. Cheppalle."

    Sono d'accordo, aggiunse Charity. I miei me ne hanno fatta fare una l'estate scorsa, quando siamo andati in Europa. Ti fanno mettere un giubbotto di salvataggio che probabilmente è stato addosso a qualche vecchiaccio peloso prima di te."

    Bleah, esclamò Paris. Io non ci vado.

    Aspetta un attimo, esclamò Charity, decidendosi finalmente a dedicare a Sena tutta la sua attenzione. Potresti firmare la presenza anche per noi, per favore? Ti terremo un posto vicino alla piscina.

    Il sorriso di Charity era caldo e amichevole. Per un momento, Sena arrivò quasi a crederle.

    Potrei, ma dovreste seriamente andarci. E se ci fosse un test più in là?

    Chissene, fu la risposta di Charity, che era già tornata a mettersi il rossetto. Fai la brava e obbedisci, d'accordo?

    Va bene, pigolò Sena prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.

    La nave stava salpando. Sena trovò una panchina da dove guardare il porto di Seattle mentre si allontanava. Pensò alla sua famiglia affidataria, i Clark. Probabilmente stavano correndo in giro per casa nella fretta di fare le valigie e partire per il sud della California. Anche se lei aveva sempre voluto andare a Disneyland, in fondo anche l’Alaska non era male. Se non altro non l'avevano mollata alla vicina e al suo battaglione di bambini iperattivi.

    Una voce maschile la strappò ai suoi pensieri. È una bella visuale, vero? Un giovane uomo che indossava l'uniforme dell'equipaggio prese posto accanto a lei. Non ti dispiace, vero?

    Sena scosse la testa e si aggiustò gli occhiali.

    Il giovane proseguì: Non dovrei essere qui. Sono in servizio. Ridacchiò. Giuro, non riesco a dirlo seriamente. Hai idea di quante volte si usi la parola ‘servizio’ su questa nave? Puoi essere di servizio sulla terraferma, in servizio, fuori servizio...

    Per non parlare del servizio in camera, aggiunse Sena, sorridendo. Quel tipo, che secondo la sua targhetta si chiamava Danny, le ispirò simpatia all’istante.

    Il marinaio sorrise a sua volta. Questa era buona. A ogni modo, ho abbandonato la mia postazione per dare un'ultima occhiata a Seattle. Non mi farai rapporto, vero?

    Un'ultima occhiata? Ma se torniamo tra una settimana.

    Voi tornerete. Io mi fermo in Alaska.

    Wow, davvero? Per sempre? Sena pensò a come doveva essere lasciarsi tutto le spalle e ricominciare da capo. Sembrava un sogno.

    Non lo so. Forse sì. Voglio cercare lavoro presso un allevamento ittico e trascorrervi il resto dell'estate. Se dovesse piacermi, potrei anche fermarmi là.

    Danny si guardò attorno prima di riportare lo sguardo su Sena. Non ho ancora detto al mio capo che ho intenzione di abbandonare la nave. Ma dubito che rimarrà sorpreso. Tutti continuano a dirmi che non arriverò alla fine del viaggio perché sono un americano viziato. Hai notato che la maggior parte dei membri dell'equipaggio sono stranieri?

    Sena scosse la testa.

    È così. Lavorano molto più di noi e accettano paghe molto inferiori. È incredibile quante ore mi facciano fare. Non ho avuto un giorno libero nelle ultime due settimane e mi lasciano a malapena sei ore per riposare. Sono pazzi.

    Dicono che bisogna essere pazzi anche per lavorare in un allevamento ittico. Il commento che le sfuggì dalle labbra colse entrambi di sorpresa. Sena arrossì.

    Il marinaio scoppiò a ridere. Un punto per te. Poi balzò in piedi quando vide avvicinarsi un altro membro dell'equipaggio.

    Danny non la stava infastidendo, vero, signorina?

    Oh, assolutamente no, rispose prontamente lei. A dire il vero, avevo un po' di mal di mare e lui mi ha aiutato a trovare un posto dove sedermi e si è offerto di starmi vicino fin quando non fossi stata meglio.

    È così? Il nuovo arrivato, un uomo più anziano di Danny, spostò lo sguardo dall'uno all'altra. Danny si interruppe nell'atto di ammiccare a Sena.

    Ora mi sento un po' meglio, disse lei, alzandosi in piedi e cercando di non sorridere.

    E io devo tornare in servizio, aggiunse Danny con aria allegra.

    Sena soffocò una risata.

    Forse ci rivedremo, disse lui prima di rivolgerle un cenno di saluto e allontanarsi lungo un corridoio.

    Sena rispose al saluto, ma non le venne in mente una risposta prima che lui girasse l'angolo e svanisse alla vista.

    Un quarto d'ora dopo, gli altoparlanti della nave annunciarono che era arrivato il momento dell’esercitazione obbligatoria di evacuazione. Una volta raggiunto il punto di raccolta, Sena si guardò attorno e non fu sorpresa di non trovare le sue compagne di stanza.

    Quella riunione le ricordò le istruzioni sull'uso delle cinture di sicurezza che gli assistenti di volo impartivano sugli aerei, con la differenza che in quell'occasione si parlò di giubbotti di sicurezza e scialuppe. Al termine dell'incontro, tutti dovettero certificare la propria presenza tramite le tessere magnetiche che fungevano anche da chiavi delle cabine. Fu allora che per Sena cominciarono i guai.

    Il membro dell’equipaggio che si occupava del registro delle presenze seguiva la procedura molto da vicino, accertandosi che fosse eseguita correttamente. Mi dispiace, signorina: lei può certificare solo la sua presenza, non quella di altre persone.

    Le mie amiche erano qui fino a poco fa, ma sono dovute andare via prima di poterle mostrare la tessera. Anche se Sena detestava mentire a beneficio di Charity e delle sue amiche, non voleva che le altre ragazze le creassero problemi.

    Beh, rispose l'uomo con allegria palesemente forzata, in tal caso possono farmele vedere quando tornano, oppure possiamo mandare qualcuno a cercarle in stanza.

    Sena si allontanò. Aveva due motivi per essere infelice: aveva mentito e lo aveva fatto per nulla. Sapeva di aver sbagliato quando non aveva alzato la testa e aveva accettato la richiesta di Charity, ma era sua abitudine evitare ogni possibilità di conflitto con gli altri. Non le importava di stare simpatica o meno a Charity; voleva solo evitare di suscitare le sue ire.

    Sena decise di cenare sul ponte Lido. C'era un buffet aperto a tutti, dove la quantità e la varietà del cibo erano tali da lasciare quasi di stucco.

    Mentre si avvicinava al tavolo, le tornò in mente un'occasione simile: il buffet della colazione di un albergo in cui era stata quando aveva undici anni.

    All'epoca, Sena si era intrufolata nell'albergo da una porta secondaria, approfittando dell'uscita di un cliente, e si era lasciata guidare dall'olfatto fino alla sala della colazione. Quello che si era mostrato davanti ai suoi occhi era il sogno di tutti i bambini affamati, ma non si era fermata ad ammirarlo. Non era la prima volta che rubava dal buffet di un albergo e sapeva esattamente cosa voleva. Aveva riempito un piatto di frutta, pane, sandwich confezionati al burro d'arachidi e marmellata e un paio di yogurt; tutte cose che stimava potessero sopravvivere a una giornata trascorsa nelle sue tasche. Aveva preso anche un muffin ai mirtilli confezionato, per la sua mamma. Erano i suoi preferiti.

    Mentre si allontanava dal buffet, aveva sentito una mano posarsi sul suo braccio. Non così in fretta, signorina. Ho bisogno di dare un'occhiata alla tua chiave magnetica.

    Sena aveva sollevato lo sguardo e visto un omone con un cartellino su cui c'era scritto: Mark – Security.

    Si era trovata nei guai fino al collo.

    Certo, aveva detto, cercando di mantenere la calma nonostante il terrore che trapelava dalla sua voce. Non sapeva quale fosse il destino dei ladri da quelle parti. Se l'avessero messa in prigione, non credeva che qualcuno avrebbe pagato la cauzione.

    Sena aveva fatto finta di cercare nelle sue tasche la tessera che non aveva, mentre la guardia la teneva d'occhio con palese impazienza. Alcuni clienti dell'albergo osservavano la scena e il cuore di Sena aveva cominciato ad agitarsi nel suo petto come un uccellino spaventato.

    Immagino che adesso mi dirai che l’hai lasciata in camera.

    Sena aveva annuito senza guardare l'uomo.

    Qual è il numero della tua stanza?

    Quando aveva risposto, la sua voce era un bisbiglio a malapena udibile: Non me lo ricordo.

    Senti, ragazzina, non voglio più vederti in giro. E darò la tua descrizione agli altri alberghi della zona. Vai a mangiare a spese di qualcun altro.

    La guardia aveva teso la mano. Sena, dopo aver lanciato un'occhiata disperata al cibo che aveva nel piatto, lo aveva consegnato alla guardia con la mano che le tremava.

    Qualcuno le toccò il braccio, riportandola di scatto al presente e strappandole un singulto. Il ricordo l'aveva distratta al punto da impedirle di notare ciò che accadeva intorno a lei. Kade la stava guardando con un sorriso perplesso. A quanto pare hai il vizio di bloccare le file, eh, Sena?

    Il turbamento per lo spiacevole ricordo e lo sconcerto per aver scoperto che Kade conosceva il suo nome la fecero rimanere senza parole.

    Kade scosse la testa e le girò attorno. Sena lo seguì, lottando per ritrovare la voce. Kade si riempì il piatto al punto da farle temere che si sarebbe rovesciato tutto per terra. Non sapeva riconoscere nemmeno la metà di quel cibo.

    Ti piace la crociera? Sena avrebbe voluto rimangiarsi quelle parole nell'attimo in cui erano uscite dalla sua bocca. Che domanda stupida. La faceva sembrare una bambina di nove anni.

    Certo, rispose tranquillamente Kade. Perché non dovrebbe piacermi? Non vedo l'ora di vedere gli iceberg. Pensa che figata: stare in ammollo nella piscina calda e guardare gli iceberg che passano.

    Una voce femminile chiamò il nome di Kade; questi si voltò e guardò in direzione di un tavolo a cui sedevano alcuni altri ragazzi della loro scuola.

    Kade, vieni qui! Ti abbiamo tenuto il posto.

    Senti, adesso devo scappare, disse il ragazzo a Sena. Ci vediamo.

    Sena si sedette lontano dagli altri ragazzi, ascoltando le loro risate e rimpiangendo di non sapere come fare a

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