Gli amori di lei
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Gli amori di lei - Serena Senesi
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Collana Emozioni
Gli amori di lei
di Serena Senesi
Proprietà letteraria riservata
©2015 Edizioni DrawUp
Latina, Italia
Progetto editoriale: Edizioni DrawUp
Direttore editoriale: Alessandro Vizzino
Grafica di copertina: AGV per Edizioni DrawUp
I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati.
Nessuna parte di questo eBook può essere utilizzata, riprodotta o diffusa, con qualsiasi mezzo, senza alcuna autorizzazione scritta.
I nomi delle persone e le vicende narrate non hanno alcun riferimento con la realtà.
ISBN 978-88-98980-39-0
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CAPITOLO 1
Sguardi complici. Da subito. Sguardi che si parlano. Profondi e intensi. Un bacio fugace sulla guancia e poi via, a sistemare le ultime cose prima di cominciare. Vittoria si volta come sentendosi osservata. Dietro la sua schiena occhi, quelli del suo grande amore, il suo amore di sempre, che la guarda incuriosito e divertito. Lui la conosceva bene. Lorenzo sapeva decifrare ogni singola variazione del suo sguardo, tono di voce, gesto. Lui la conosceva bene e anche Vittoria credeva di conoscersi. Ma dopo Alessandro niente sarebbe stato più come prima. Lei non sarebbe più potuta essere quella di prima...
Livorno, quel giorno, aveva brillato di una luce particolare e Vittoria non aveva voluto nient’altro che starsene al mare, come amava sempre fare una volta finiti gli impegni scolastici che la mettevano, ogni anno, a dura prova. Non era un’insegnante come le altre, lei. Lei, ogni volta, si innamorava di quei volti, di quei sorrisi, degli sguardi voraci di sapere e appassionati della vita dei suoi ragazzi, che la assorbivano completamente con i loro sogni, le loro emozioni, i dubbi e le paure.
Era un percorso di un anno, o più, se aveva la fortuna di seguire una classe per tutto il biennio o il triennio, che la riempiva e prosciugava, ogni volta, come un fiume in piena che trascina con sé tutto ciò che trova lungo il suo cammino, senza potersi arrestare finché non giunge alla foce, per riprendere fiato nell’abbraccio rassicurante del mare.
L’estate era il momento in cui anche lei si ritemprava e si liberava di tutte quelle emozioni, delle delusioni vissute e delle gioie provate, per poter ripartire il primo di Settembre dell’anno scolastico successivo con ancora maggiore entusiasmo. E così via. Finché avesse amato il suo lavoro, si sarebbe donata, senza riserve. Perché lei era così, e non avrebbe saputo fare altro, né diversamente.
La telefonata di Margherita: «Stasera c’è lo spettacolo di Lorenzo alla Rotonda. Ci andiamo, vero?» l’aveva spiazzata.
Margherita, l’amica del cuore, non amava particolarmente quell’uomo dai mille volti, sempre troppo indecifrabili, quindi poco rassicuranti, che da tre anni faceva letteralmente impazzire, in tutti i modi in cui si può far perdere la testa a qualcuno, Vittoria. Ma Margherita sapeva anche, perché le voleva bene, che l’amica non avrebbe certo rinunciato a vedere il suo spettacolo.
Quindi, prima di farselo chiedere, o di correre il rischio che Vittoria non glielo domandasse per non metterla in difficoltà, aveva anticipato l’invito per quella sera.
«Ma certo che andiamo, sennò Lorenzo lo senti... non me lo chiede mai, ma se non vado a vederlo fa una tragedia...» aveva risposto Vittoria col consueto tono ironico con cui si rivolgeva all’amica parlando di lui. Sempre lui, Lorenzo. Nella mente e nel cuore. Sì, perché quella con Lorenzo era la storia. Quella che ti cambia la vita. Quella in cui dici: Ecco. È arrivato il momento. Ci siamo. Tutto ciò che voglio è qui di fronte a me.
Vittoria amava Lorenzo di quell’amore per cui sembra avere un senso tutto fin da quando lo aveva visto a scuola, la prima volta. «Ma chi è quello?» aveva chiesto a una collega al cambio dell’ora. Lei insegnava storia dell’arte e aveva avuto una supplenza breve, di tre mesi, proprio nella classe di Lorenzo. È il Mini, il professore di italiano. Ma in città è conosciuto soprattutto perché è un artista poliedrico. Il migliore di tutti... unisce l’arte e il cuore. Possibile che tu davvero non l’abbia mai sentito nominare? Ma vivi a Livorno?» Vittoria non stava più nemmeno ascoltando quella perfetta estranea che sembrava conoscerla da sempre, anche se non era così. L’ironia della sconosciuta non la toccava. La sua mente era tutta volta a decifrare la sensazione di inquietudine, mista a curiosità, che quell’uomo dal sorriso aperto, e gli occhi buoni, ma avvolgenti, le suscitava. Vittoria aveva un fidanzato, come si dice, storico, Massimiliano. La quintessenza dell’amore nel senso più puro del termine. Affetto misto a tenerezza disinteressata, altruismo e tenacia. La adorava, Massimiliano, viveva per lei, dimostrandole di esserci senza invaderla, con il suo sorriso leggero e l’espressione di chi, guardandola, vedeva sempre di fronte a sé tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare.
Vittoria amava il suo modo di amarla. La faceva sentire voluta e protetta, una dea, e mai avrebbe voluto o potuto fare del male volontariamente a una persona così speciale. Eppure quell’incontro le aveva aperto uno squarcio nel cuore. Perché non riusciva a staccare la mente da quegli occhi?
Il primo approccio con Lorenzo era stato del tutto inaspettato.
Una cena di fine anno, di quelle che si svolgono sempre, prima degli scrutini di Giugno, in ogni scuola che si rispetti, per salutare i colleghi e il preside con un formalismo misto a leggerezza, in cui si assiste a una rappresentazione da fiera delle vanità perché tutti sono amici di tutti, il docente mai notato diventa il miglior compagno di bevute e si parla dell’intero scibile umano ma, rigorosamente, non di scuola. Un incontro tra perfetti estranei, quindi, che recitano la parte di chi non vorrebbe perdersi mai, ma che le circostanze della vita scolastica, cioè cambi di sede o fine di supplenze annuali, portano a non riconoscersi neppure per sbaglio dopo solo qualche mese dal termine di quel falso idillio.
Vittoria era andata alla cena controvoglia, perché la sua amica, nonché collega, Ludovica, docente di scienze naturali, non aveva potuto parteciparvi forse più per scarsa volontà di mescolarsi a quel variegato gruppo che per reale impossibilità; all’ultimo momento la ragazza aveva così deciso di accettare il passaggio di un’insegnante alla soglia della pensione, e poco simpatica, di matematica che vantava una passione per la storia dell’arte con cui giustificava la sua predilezione, non condivisa, per la giovane supplente, ma poco dopo il suo arrivo al ristorante si era già pentita della scelta e non vedeva l’ora di tornarsene a casa, col muso lungo e la coscienza che le diceva in tono di sfida Te l’avevo detto... A peggiorare la situazione l’abito color salmone della preside, una donna impeccabile e algida, che con giacca, gonna e scarpe rosa sbiadito tentava, senza risultati, di coinvolgere il maggior numero di persone possibile in una improbabile conversazione sugli eccellenti risultati raggiunti durante quell’anno dallo staff dirigenziale in merito alla Certificazione Qualità ISO 9002 della scuola.
Lorenzo era seduto nel tavolo di fronte a quello di Vittoria; la osservava senza farsi notare dagli altri, ma non da lei, che durante i tre mesi di permanenza nella scuola lo aveva più volte incrociato, soprattutto per ragioni didattiche, e non aveva mai approfondito la conoscenza con quest’uomo che le incuteva timore ma, in ogni caso, la incuriosiva. Ad un certo punto si era alzato, avvicinato, e aveva cominciato a parlare distrattamente con un collega, simpatico, di inglese, senza, però, mostrare di interessarsi veramente alle sue battute: il suo sguardo era rivolto a Vittoria che, fingendo, anche lei, di tenere una conversazione sui fiori esotici, di cui non sapeva assolutamente niente, con la vicina di tavolo, tentava di decifrare quello sguardo e, soprattutto, di capire perché averlo lì, a pochi metri, potesse metterla così tanto a disagio. Ad un tratto Lorenzo si era avvicinato, aveva accostato il volto al suo e, con un