Winser e l'antica profezia degli elfi
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Winser e l'antica profezia degli elfi - Naike J. Wires
Naike J. Wires
Winser e l'antica profezia degli elfi
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Indice dei contenuti
CAPITOLO I
Il Segreto
CAPITOLO II
Il viaggio
CAPITOLO III
Nel Monastero
CAPITOLO IV
L'Oracolo
CAPITOLO V
L'origine dell'amore
CAPITOLO VI
Il sogno rivelatore
CAPITOLO VII
La prima notte in viaggio
CAPITOLO VIII
Il deserto di Pinea
CAPITOLO IX
La foresta di Kinto
CAPITOLO X
Le rovine di Cheenis
CAPITOLO XI
Lo scontro finale
Il Segreto
Tante lune fa, in una dimensione parallela, in un tempo e spazio indefiniti, esisteva un mondo dove la magia regnava sui destini delle creature che vi abitavano. Lì vi erano Terre incantate in cui esseri fantastici vissero per secoli in perfetta armonia fino a quando, quasi dal nulla, il perfido imperatore delle tenebre Xanos decise di inviare uno spaventoso esercito di Demoni a distruggere il Regno di PuffedCloud. Il motivo che scatenò la sua furia non ci è dato saperlo come d'altronde tutto ciò che lo riguarda. Malvagi e oscuri poteri celarono il suo passato, nei secoli si narrarono molte storie circa la sua venuta al mondo, leggende e racconti popolari perlopiù, ma sulle sue origini si perde nella notte dei tempi. PuffedCloud era un bellissimo Reame dove il Popolo degli Elfi viveva in pace, in prosperità e in perfetto equilibrio con Madre Natura dalla quale traeva i suoi poteri magici, ma ora di esso rimangono solo rovine. Le creature della notte distrussero tutto, bruciarono le case, le colture, uccisero ogni essere vivente che ebbe la sfortuna d’incrociare il loro cammino. Nessuno riuscì a placarli. Gli Elfi non erano abbastanza forti per riuscire a opporgli resistenza così a lungo da permettere alle altre creature magiche di arrivare in tempo in loro soccorso. Quando esse giunsero trovarono solo fiamme e morte intorno a loro. Fu risparmiato solo un piccolo pargoletto, riuscito misteriosamente a sfuggirgli, Winser. Lo trovarono in una botola sotto il pavimento del Tempio Sacro, sito al centro del Regno. La Regina delle Fate, Shala, accortasi per prima dei suoi vagiti, lo accolse nel suo castello e lo allevò come un figlio. Era poco più di un neonato quando tutto ciò accadde, troppo piccolo per potersene ricordare una volta adulto. Il giorno dopo la festa organizzata dalle Fate, per festeggiare i suoi 200 anni di vita, la Regina Shala, lo convocò nella sala del trono.
Toc, toc.
Winser bussò alla porta.
«Avanti figlio mio, vieni pure».
« Madre».
«Ti ho convocato perché devo parlarti di una questione molto importante».
Esclamò la Reggina con voce austera.
«Vi giuro che io non centro nulla. Non so di cosa si tratti, ma io non centro questa volta. Mi credete vero?».
Rispose il giovane mettendosi sulla difensiva.
«Certo! Dunque immagino debba informare le guardie reali che chi hanno visto uscire di nascosto dalle mura di cinta ieri sera, con altri quattro ragazzi, disobbedendo alla prima e più importante legge del Regio Codice, non eri tu?».
«Bhe! Ok, forse….»
«Ma cosa devo fare con te? Te l'avrò ripetuto un milione di volte, le leggi vanno rispettate, sono sacre, non è un gioco. Sono state scritte per la sicurezza tua e dei nostri sudditi. Essi contano su di noi per essere guidati. Abbiamo il dovere di dare loro l’esempio. Non sei più un bambino. Un giorno sarai Re. Quand'è che inizierai a prendere seriamente il ruolo di futuro sovrano?».
«Non capisco perché siete così arrabbiata Madre, in fondo non è successo nulla. Lo so che non è una giustificazione ma ho combinato cose ben peggiori in passato. Se vi può far stare meglio, prometto che non lo farò più. Ero solo curioso di vedere, anche solo per una volta, il Mondo fuori da queste soffocanti mura. Non mi è mai stato permesso di uscire. So di un tempo in cui le porte del nostro Regno erano sempre aperte e il Popolo delle Fate libero di andare e venire. Sono stanco di vivere attraverso i ricordi sbiaditi di altre persone, per una volta, solo per una volta, volevo vedere con i miei occhi il Mondo e assaporare la libertà, anche se solo per un’istante, anche se solo un minuscolo e insignificante pezzettino di esso».
«Ti capisco. Comprendo la tua voglia di evadere, di esplorare, di conoscere e credimi so quanto possa essere affascinante il Mondo e a quanto tu stia rinunciando. La mia non è rabbia, ciò che vedi sul mio volto è paura. Paura per te.».
«Paura per me?! Non capisco».
«E come potresti? E’ tutta colpa mia!».
Esclamò sedendosi sul trono visibilmente avvilita.
«Cos'è colpa vostra?».
Chiese Winser avvicinandosi verso la Fata.
«C’è una cosa molto importante che ti ho celato in tutti questi anni, una cosa che riguarda il tuo passato, che secoli or sono influenzò il tuo cammino portandoti qui oggi e che condizionerà per sempre le tue decisioni future, temo. Una cosa che persino alle altre creature magiche ho ordinato di tenerti nascosta.».
«Cosa?».
«Se solo te lo avessi rivelato prima, forse ora non ci troveremmo a dover affrontare questa enorme minaccia».
«Continuo a non seguirvi. Parlate ve ne prego!».
«Ti ho già raccontato dei tuoi veri genitori».
«Si, certo».
Ribatté sospettoso l’Elfo.
«Bene, non sono stata del tutto sincera con te».
«In che senso!?!».
«Intendo dire che non ti ho detto proprio tutto, essi non erano degli elfi qualunque. Tu sei il figlio della Regina Estele e del Re Taras, i sovrani di PuffedCloud, discendenti reali di due casate rivali. La loro unione fu benedetta dal Fato e voluta dalle rispettive famiglie per far cessare le numerose guerre che divisero per secoli il popolo degli Elfi. Il loro amore riportò la pace tra i due popoli, fino al tragico giorno. Ma c’è dell’altro, figlio mio. Fin dalla nascita sei stato designato dalle stelle a governare. A te spetta il gravoso compito di riunire sotto un solo potere gli Elfi ancora in vita, per riportare, finalmente, il vostro Regno all'antico splendore».
La Regina si fermò un istante e scorse il giovane, ancora un po’ incredulo, con lo sguardo perso nel nulla.
«Non sono l’unico Elfo ancora in vita?».
«Proprio così figlio mio».
«Ma allora dov'è il mio popolo?».
«Vive nascosto nell'ombra in attesa di essere finalmente liberato. Un giorno quando Xanos verrà sconfitto sarà compito tuo ritrovarlo e riunirlo».
«Perché me lo dite solo ora?».
«Volevo che vivessi un’infanzia e una vita priva di ogni preoccupazione. Sapere che il vero obiettivo di Xanos erano i tuoi genitori ti avrebbe solo creato risentimenti, dubbi, paure, domande e non volevo questo per te. Non ora almeno, più in la, forse. Sapevo che non avrei mai potuto nasconderti per sempre agli occhi del Destino, non sarebbe neanche stato giusto, ne per te ne per il tuo popolo ma egoisticamente sperato si presentasse più in là nei secoli a chiedere il conto».
«Ho accettato molto tempo fa il mio passato, anche grazie al vostro amore, ma questo non mi ha mai impedito di pormi delle domande e il non parlarne non può certamente cancellarle. Perchè ora? Cos'è cambiato? Cos'è che vi preoccupa a tal punto da avervi spinto a rivelarmi tutta la verità?».
«Credo di non essere più in grado di proteggerti. L’altra sera, poco dopo che sei uscito dalle mura, i miei uomini hanno avvertito dei strani movimenti nel Regno del Sottosuolo. Credo che Xanos ti abbia visto».
«Che vuol dire che Xanos mi ha visto?».
«Vedi figlio mio, la regola di non uscire dai confini del Regno fu creata appositamente per te. All'interno delle mura gli antichi poteri magici che le hanno erette ti hanno reso invisibile ai suoi occhi. Lui non sapeva della tua esistenza, fino all'altra notte. Ma ora… Il suo potere è immenso, ha spie ovunque».
«Che vuole da me?».
«Temo finire ciò che ha iniziato secoli orsono e io non ho abbastanza potere per proteggerti».
Il volto di Winser cambio improvvisamente espressione. I suoi lineamenti così dolci e angelici, si indurirono, quasi a incattivirsi. Fu come se fosse riuscito solo in quell'istante a realizzare le parole della fata e ciò avesse acceso in lui il fuoco della vendetta. La Regina lo guardò preoccupata, non l’aveva mai visto in quelle condizioni! Per tutti i suoi due secoli di vita nulla lo aveva mai turbato così tanto, era sempre stato un giovane molto solare e spensierato. Non riusciva più a riconoscerlo, gli fece quasi paura.
«Dove trovo Xanos?».
«Cosa vuoi fare?».
«Voglio trovarlo prima che lui trovi me! Voglio vendetta!».
«No, questo non sei tu figlio mio e queste non sono parole tue! È la rabbia che muove le tue labbra, non tu. Devi calmarti!».
«Non ditemi di calmarmi! E’ solo un mostro».
«Lui sarà anche un mostro ma tu no. Non ti ho cresciuto così. Non lasciare mai che la rabbia e la paura permettano alle tenebre di entrare in te. Se uno scontro alla fine ci dovrà essere, se il Fato ha stabilito così, non sarà certamente l'odio a guidare il tuo cuore.».
Winser stette fermo solo qualche istante prima di gettarsi tra le sue braccia, scoppiando in un pianto liberatorio. Shala lo strinse più forte che poté, mentre con la mano destra gli sfiorava i capelli.
«Io non volevo ma...».
La Regina non lo fece continuare.
«Ssssssssssssst! Sssssssst! Non è successo nulla, non preoccuparti!! Sfogati pure».
«Perché uccise proprio i miei genitori? Perché si scatenò contro il mio villaggio?».
Chiese con il volto bagnato dalle lacrime.
«Io non lo so! Temo di non poterti aiutare. L’unico che può farlo è Vroms».
«Chi è costui? Non me lo avete mai nominato».
«Vroms è l’ex comandante dei Cavalieri di Cristallo, un antico ordine cavalleresco ormai estinto. Il loro compito era quello di proteggere Il Mistico Medaglione
. Vedi figlio mio, tanto tempo fa vi fu una grande battaglia tra i Cavalieri di Cristallo e l’armata delle tenebre. Tra il bene e il male. Durante lo scontro la terra tremò, il cielo si oscurò e le tenebre avvolsero tutto il Regno. Il caos prese il sopravvento. Tutte le creature magiche corsero terrorizzate in cerca di un riparo pur sapendo dentro di sé che nessun posto sarebbe stato sicuro».
«E voi madre?! Voi Fate, eravate lì a combattere al fianco dei Cavalieri?».
«No figlio mio, quella volta no. Nel cosmo esistono forze d’innanzi alle quali persino noi Fate dobbiamo inginocchiarci. Così potenti che contro di loro nulla si può! Quel giorno anche noi, come tutti, ripiegammo le nostre vite nelle mani dei Cavalieri di Cristallo».
«E come finì?».
«L’esercito delle tenebre fu sterminato e insieme a esso, purtroppo, anche quello dei Cavalieri. Gli unici superstiti furono il comandante Vroms e Xanos. Io ero lì quel giorno e lo vidi. Quando l’aria si fece meno pesante e i suoni della guerra finirono, uscii dal mio rifugio, aprii gli occhi e lo vidi. Era davanti a me, chino vicino i corpi dei suoi compagni. Ero molto piccola allora ma lo ricordo bene. Nessuno vinse realmente quel giorno, molte lacrime e sangue furono versati».
«E poi cosa fece Vroms?».
«Non se lo perdonò mai!».
«Cosa? Cosa non si perdonò?».
«Fallì nel suo compito. Non riuscì a proteggere ne il Medaglione ne i suoi uomini. Si sentiva come di averli traditi».
«Che fine ha fatto il Medaglione?».
«Lo prese Xanos, prima di fuggire. Dopo quel giorno Vroms si ritirò in un vecchio Monastero abbandonato, sulla vetta della Montagna Bianca».
«Perché questo Medaglione è così importante?».
«Per ritrovare lo Scettro del Potere».
«E cos'è?».
«Un’arma talmente potente che nelle mani sbagliate porterebbe alla fine di tutto».
«Lo Scettro quindi racchiude in sé un Potere malvagio?».
«Lo Scettro non racchiude un Potere, lo Scettro è Potere! E come tale non è né buono, né cattivo, tutto dipende da come viene usato».
«Ok ma non capisco come il Cavaliere di Cristallo possa aiutarmi».
«Esso è l’unico Essere, ancora vivente, in grado di condurti dall'Oracolo».
«Cos'è l'Oracolo?».
«È colui che tutto sa. Lui colmerà le tue lacune e forse ti indicherà la via per la salvezza».
«Credo che per me sia giunto il tempo di andare».
«Lasciarti andar via è la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare in tutta la mia vita, la mia testa sa che è l unico modo per salvarti la vita ma ho appena sentito il mio cuore spezzarsi, non riesce a farsene una ragione teme per te. Che le stelle ti assistano figlio mio! Ricorda, molti pericoli ti attendono fuori da queste mura e io non potrò proteggerti una volta che sarai oltre i confini del mio Reame».
«Ne sono consapevole madre ma il Fato ha atteso fin troppo e ora in un modo o in un altro verrà a prendermi. Addio!».
A quel punto Winser si gettò nuovamente tra le sue braccia, stringendola forte a sé, cercando di trattenere le lacrime, pensando che ormai fosse troppo grande per piangere, che fosse un lusso che non poteva più permettersi e che da quel momento in poi sarebbe rimasto solo nella sua ricerca. Ci riuscì a stento. Così la Fata abbracciandolo ancora più forte gli sussurrò dolcemente nell'orecchio, con voce rassicurante: «Piangi, piangi pure figlio mio. Non devi trattenerti! Piangere non è sintomo di debolezza, piuttosto di bontà d’animo e di sensibilità, due delle più grandi doti che un uomo possa avere. Ricordati, non sarai mai solo, io sarò sempre al tuo fianco, ovunque andrai il mio cuore sarà con te».
«Ora devo proprio andare».
Winser si staccò, fece per andarsene quando...
«Aspetta! Prima di andartene voglio donarti questo».
La Fata si sfilò dal dito anulare della mano destra un bellissimo anello color argento con incastonate delle splendenti pietre turchesi con taglio a goccia che andavano a formare un fiore.
«No madre, non posso accettare. Da quando ho memoria, vi ho sempre visto portare quell'anello. Non ve ne siete mai separata. Deve essere molto importante per voi».
«È vero, ma tu lo sei di più. Questo anello me lo donò mia madre prima di morire e prima ancora era appartenuto alla sua. La mia famiglia se lo tramanda da secoli e ora io lo dono a te, mio figlio! Come è giusto che sia».
«Se è come dite, sarò fiero di portarlo».
«Questo è un anello molto potente, forgiato dagli antichi Spiriti, ti proteggerà al mio posto dalle tenebre».
Il giovane lo prese e tenendolo tra le mani, lo alzò in alto per ammirarlo meglio. A quel punto un raggio di sole attraversò le sue pietre e improvvisamente la stanza fu illuminata da una splendente luce azzurra.
«Come funziona?».
«Non ti preoccupare, al momento giusto, lo scoprirai. Fidati di me».
Winser sorrise, si tolse la catenina che portava intorno al collo, vi ci infilò l’anello e se la rimise, dopodiché strinse forte a sé per un’ultima volta la Regina, poi le diede un bacio sulla fronte e guardandola fissa negli occhi le disse: «Ora mostratemi la strada, ve ne prego».
«Ascoltami molto attentamente. Uscito dalle mura del castello prosegui verso Est, fino alle rovine del villaggio di Oxin, site proprio sul confine del mio Reame. Continua sempre in quella direzione fino alla Grande Cascata. Una volta lì, prosegui verso Nord, finché non giungerai alle Pianure di Alakan, passando per il bosco dei Cervi d’Argento, giunto lì alzando gli occhi al cielo vedrai la Montagna Bianca. Sulla sua vetta troverai il Monastero. Ma non sarà facile raggiungerlo, la Montagna prende il nome dal fatto che su di essa è perennemente inverno. Più si sale e più la temperatura scende, in cima ti troverai ad affrontare grandi bufere di neve e a percorrere strade di ghiaccio. Comunque porta con te anche questo sacchetto, contiene una mappa del Regno, una bussola e altre cose che potrebbero esserti utili e ricorda se Vroms non vorrà aiutarti rammentagli che deve ancora un enorme favore a noi Fate».
Winser si voltò di spalle ed esclamò: «Tornerò».
«Io sarò qui».
Poi iniziò a correre velocemente per i corridoi e le scale del castello, fino all'atrio, pensando che se avesse rallentato anche solo leggermente la sua andatura non sarebbe più andato via. Si fermò