Non avere paura
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Finchè una sera arrivi a casa e trovi la famiglia seduta a tavola che ti aspetta per la cena. Togli le scarpe, il cappotto e la giacca, una veloce sciacquata di mani e sei seduto con loro. Ti senti protetto, hai lasciato fuori i DEMONI CATTIVI che ti vogliono abbattere ed è a tavola, davanti al cibo che condividi con chi ti ama ,che c’è la SOLUZIONE.
“Papà non preoccuparti!!! Siamo tutti insieme!! Supereremo questo brutto momento tutti insieme. Siamo tutti con te. NON AVERE PAURA!!!!”
Ecco, le lacrime prendono il sopravvento, mi alzo e in piedi tutti insieme ci abbracciamo ed è in quell’abbraccio che cè la mia RISURREZIONE.
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Non avere paura - Stefano Manfrinato
paura
Non avere paura
Apro la finestra di casa per vedere se è iniziato a nevicare. L’aria fredda mi entra velocemente nel naso e provo una meravigliosa sensazione di libertà e con soddisfazione la lascio dolcemente andare dai polmoni attraverso la bocca, liberando per un attimo le tensioni e fantasticando mentre osservo il fumo uscire e disperdersi nel buio della sera. Fuori non ci sono rumori, tutto è avvolto in un silenzio magico e surreale. E’ quel tipo di silenzioche mi piace, che fa riflettere, che aiuta a stare da soli e che ritrovo in chiesa la mattina presto quando entro e non c’è nessuno. La voce di mia moglie che mi invita a sbrigarmi riporta i miei pensieri alla meravigliosa serata che ci aspetta a casa diamici tra vari antipasti di pesce e bottiglie di ottimi vini bianchi che ben si accompagnano con tutto quel ben di Dio.
E’ la vigilia di Natale 2015, tra poco le famiglie si riuniranno attorno al tavolo della sala da pranzo per festeggiare la festa più bella dell’anno. E’ la festa di tutti: i bambini aspettano questa sera perché Babbo Natale nella notte passerà con la slitta trainata dalle renne a consegnare i doni richiesti qualche giorno prima nella letterina; gli adulti non ho mai capito perché diventano più tolleranti e compassionevoli. L’atmosfera per le strade è magica, i negozi sono pieni di luci e addobbi; i marciapiedi hanno la corsia rossa che mette a festa tutto il centro città; gli animali per strada hanno il capottino con il fiocco rosso e aspettano l’osso che troveranno sotto l’albero.
E’ tutto pronto…. e ogni anno ringrazio Dio che ci permette di ritrovarci tutti a tavola ognuno al proprio posto consapevoli chein altre famiglie lo stesso Natale porta malinconia per quel posto che si è liberato per cui non potrà mai più essere come prima.
Sono molto eccitato anche perché dopo tanto tempo ho convinto tutti gli amici ad andare alla messa che inizierà alle 23:00 e spero che tutti partecipino senza sentirsi in obbligo. Ho deciso di andare nella chiesa più grande della città ovvero il Duomo anche perché proprio lì ho battezzato le mie due figlie Virginia e Marta.
La cena tanto aspettata passa in fretta e la promessa è che dopo la Santa Messa ci ritroviamo di nuovo tutti insieme per il panettone e la bottiglia di Franciacorta tenuta scrupolosamente sul davanzale della finestra tutta la sera.
Siamo tutti pronti chi con il cappotto chi con il piumino perandare ad ascoltare l’omelia del Vescovo.
Arriviamo a piedi davanti alla porta del Duomo e c’e’ Filippo un ragazzo di colore che ci porge il cappello per racimolare qualche spiccio. Cerco nelle tasche dei pantaloni e trovo giusto cinque euro che consegno con soddisfazione ed un sorriso. Mi abbraccia mi ringrazia tante volte e mi sussurra: Che Dio ti benedica
.
Entriamo dentro in chiesa già quasi del tutto gremita; vedo avanti alcuni posti lasciati miracolosamente liberi o forse sono già occupati e le persone devono ancora arrivare. Mi lancio conpasso sostenuto, arrivo e con garbo chiedo alla signora di fianco se i posti sono liberi e lei mi risponde di si. Mi giro, cerco con lo sguardo Gilda che arriva velocemente con Marta e Virginia. Il resto del gruppo è sparpagliato qua e là ma alla fine siamo tutti sistemati.
Il brusio è piuttosto inconsueto per essere in chiesa ma ci sta. E’ la notte di Natale e la gente tra un saluto e l’altro ha voglia di raccontarsi.
Le campanelle adiacenti alla sacrestia suonano: è il segnale che sta entrando il Vescovo con il seguito. Ci alziamo in piedi, ci facciamo il segno della Croce e ci prepariamo ad ascoltare l’omelia.
C’è parecchia aspettativa. E’ il vescovo che terrà la funzione e ci aspettiamo una bella funzione.
Mi giro, mi guardo intorno e vedo che proprio vicino a me ci sono due gemelline vestite con un cappottino blu che lascia intravedere i quadri rossi di una gonna scozzese; indossano delle scarpe ballerine nere con la cinghia che gira intorno al piede e hanno le calze simili ai collant con tutte stelline bianche. Mi fanno una gran tenerezza e mi soffermo a guardarle più del dovuto fino a che incrocio lo sguardo di quella che sembra esseresicuramente la più vivace delle due. Mi sorride e mi fa vedere che tiene in mano un piccolo orsacchiotto beige. Sono una delizia.
Il vescovo prende possesso dell’altare e poco dopo i rituali che aprono la funzione si avvicina al microfono per iniziare l’omelia. Dietro di lui ci sono le persone del coro che accompagneranno la santa messa. Sono sistemati a semi cerchio con al centro il maestro e di lato il tastierista che accompagnerà con una giovane violinista i canti programmati da giorni. Hanno la divisa e sono tutti molto concentrati e deliziosamente orgogliosi di esserci.
Nel fondo della chiesa si erge una grande Croce con la statua in legno di Gesù con a fianco due grandi ceri accesi; un potente faro posto ai piedi della croce provoca straordinarie e suggestive ombre sul volto di Gesù. Alla base dell’altare sono ben visibili i fiori delle stelle di Natale.
C’è silenzio e l’attenzione delle persone è ora tutta per il vescovo. Porta al dito un grande anello dorato. Io guardo Gesù inchiodato sulla croce e penso che Lui non c’entra proprio nulla con tutto quell’oro, ma l’opulenza è