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Futurismo Renaissance: Marinetti e le avanguardie virtuose
Futurismo Renaissance: Marinetti e le avanguardie virtuose
Futurismo Renaissance: Marinetti e le avanguardie virtuose
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Futurismo Renaissance: Marinetti e le avanguardie virtuose

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50 autori alla scoperta della "Rinascita del futurismo" Il futurismo è ancora vivo? È possibile rintracciare una continuità tra il "futurismo storico" e le operazioni allestite da chi afferma di recuperarne l'eredità? "Futurismo Renaissance" è una ricognizione a 360° sul futurismo contemporaneo, tornato alla ribalta in tutto il mondo dopo la grande mostra retrospettiva allestita al Guggenheim Museum di New Work nel 2014. Oggi, questo movimento artistico, culturale e filosofico viene rilanciando in dis-continuità concreta con il futurismo storico attraverso la nascita ed il lavoro di nuovi gruppi sinergici di artisti, scrittori, sociologi, nuovamente operativi. Ritorno in generale delle avanguardie anche oltre al nuovo futurismo, con altrettanti nuovi gruppi artistici e futuribili in primo piano nella cultura italiana del nostro tempo. Gli oltre cinquanta autori coinvolti lo dimostrano! Con saggi di: Adriano V. Autino, Giovanni Balducci, Stefano Balice, Lorenzo Barbieri, Sandro Battisti, Mauro Biuzzi, Mary Blindflowers, Pierfranco Bruni, Luca Calselli, Riccardo Campa, Tonino Casula, Ada Cattaneo, J. C. Casalini, Pierluigi Casalino, Elena Cecconi, Graziano Cecchini Rosso Trevi, Mimmo Centonze, Vitaldo Conte, Daco, Sylvia Forty, Maurizio Ganzaroli, Zoltan Istvan, Zairo Ferrante, Antonio Fiore Ufagrà, Marcello Francolini, Davide Foschi, Antonino Gaeta, Giorgio Levi, Luca Gallesi, Sergio Gessi, Sandro Giovannini, Roberto Guerra, Priscilla Lotti, Stefano Lotti, Giuseppe Manias, Paolo Melandri, Donatella Monachesi, Achille Olivieri, Roberto Paura, Vanessa Pignalosa, Emmanuele Pilia, Cristiano Rocchio, Gennaro Russo, Antonio Saccoccio, Tina Saletnich, Grazia Scanavini, Fabio Scorza, Giovanni Sessa, Luigi Sgroi, Luca Siniscalco, Luigi Tallarico, Marco Teti e Vitaliano Teti, Bruno V. Turra, Stefano Vaj!
LanguageItaliano
Release dateApr 18, 2016
ISBN9788888943862
Futurismo Renaissance: Marinetti e le avanguardie virtuose

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    Book preview

    Futurismo Renaissance - Roby Guerra

    McLuhan

    Note dei curatori

    Nota 1: Il futurismo non è storia, è la grande visione delle arti

    di PIERFRANCO BRUNI

    Il futurismo, oggi, come revisione globale contro le censure storiche

    Con Marinetti 70 del 2015 (ndr. Marinetti 70. Sintesi della critica futurista, a cura di A. Saccoccio e R. Guerra, Armando editore), questo ebook Futurismo Renaissance complementare e diversi altre revisioni (da Enzo Benedetto di Futurismo Oggi in poi), si delinea una sintesi:

    attraverso alcune coordinate che pongono al centro la vera arte o le diverse arti che si intrecciano e si combinano in una volontà di rappresentazione che significa non solo innovare quella tradizione che non perde il concetto di spazio ma è lo stesso spazio che ha una sua fisicità tra quelle forme che tali non sono in un linguaggio che è l’universalità degli sguardi.

    Il Futurismo, certo, è stato censurato. Ma non illudiamoci troppo. Ancora oggi ci sono scuole di pensiero poco intelligenti dal punto di vista critico e storico che cercano di eludere l’unica Avanguardia Nazionale. Non ci sono riusciti. Non ci riusciranno perché il Futurismo non è storia. È la grande visione delle Arti.

    Il Posfuturismo

    Il Postfuturismo è quello che è stato dopo? Oggi ancora c’è Futurismo. Basta leggere alcune poesie di poeti veri, alcune forme di arte e soprattutto la musica. Gran parte della canzone di alcuni cosiddetti cantautori producono testi prettamente provenienti da una esperienza futurista.

    Un esempio. Andiamo a leggere alcuni testi di Caparezza… Ci si rende conto che ha usato una dissimmetria strutturale ben radicata nella spazialità degli spazi – parole del futurismo e poi anche le pause e l’irruenza musicale… .

    L'influenza del futurismo sulla letteratura

    Oramai sono oltre quarant’anni che attraverso i linguaggi e scrivo e vivo scrivendo e cercando tra le parole un senso dell’essere. Sono un futurista che ha sperimentato le diverse esperienze.

    Anzi, mi sento un futurista che non ha mai smesso di pensare alla rivoluzione dei linguaggi e la mia poesia e la mia narrativa, attraverso proprio la scrittura, nascono da una costante scavatura nella parola futurista. Pur abitando altri luoghi dei saperi incrociati il mio linguaggio parte, non potrebbe essere diversamente, dalle radici futuriste e grazie soprattutto a Francesco Grisi ho penetrato anche l’essere del personaggio futurista… .

    I miei libri li ho scritti. Ho cercato di dare il meglio di me. O forse tutto ciò che sono riuscito a dare. Non aspetto nulla. Resto in attesa di qualche altro libro che sia diverso da quelli che ho scritto finora. Il resto è soltanto distacco.

    2016 - Contro Benedetto Croce

    Perché tanto ossequio a Benedetto Croce, a 150 anni dalla nascita, che considerò malati di nervi Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro mentre Rimbaud era la negazione della poesia e Verlaine falso? E su Marinetti e il futurismo? (Non merita neppure nel 2016 qualsivoglia commento!).

    Non fa parte della mia biblioteca Non ho mai amato Benedetto Croce. Perché non amo l'ipocrisia e l'incoerenza culturale. Continuo a non farmi condizionare da Croce perché non considero Croce uno storico della letteratura e tanto meno un critico letterario.

    Mi chiedo! Perché Benedetto Croce (1866 - 1952) rifiutò in modo categorico i percorsi che la letteratura del Novecento (quella a lui contemporanea per capirci meglio) tracciava nel corso di una ricerca che intrecciava autori, movimenti e modelli artistici ed esistenziali? Croce non allontanò le sue riflessioni (ovvero non prese le distanze in termini di valutazione critica, anzi diede dei giudizi abbastanza pesanti e quindi ne parlò con riferimenti chiaramente dovuti ad una analisi costruita attraverso parametri critici) dai poeti e scrittori dannunziani e post dannunziani. Intraprese una vera e propria battaglia di condanna nei confronti di tutto ciò che era contemporaneo.

    In uno scritto del 1945 giustificò, in parte, il suo atteggiamento sostenendo: A me (mi si voglia perdonare questo accenno personale), quantunque della letteratura ora contemporanea dei giovani non mi sia potuto tenere così pienamente informato come ero di quella dei miei anni giovanili, alla quale sono stato perciò in grado di dedicare sei volumi, è accaduto per questa, e talvolta per l'altra, non solo di esercitare la cosiddetta severità che altri non esercita, ma di contribuire a far rendere giustizia a ingegni e ad opere sincere; e se la soddisfazione intellettuale da me provata nel primo caso è stata veneta di dispiacere per aver dovuto recare dolore a uomini degni, come erano il Pascoli e il Fogazzaro, quella del secondo caso mi sta sempre dolce nel ricordo (in L'avversione della letteratura contemporanea").

    Credo che questa sollecitazione del Croce non abbia una reale giustificazione soprattutto se si pensa ai suoi scritti su D'Annunzio, sui poeti francesi, su Leopardi, su Fogazzaro, su Pascoli, su Proust, su Rilke. Croce condanna tutto ciò che è contemporaneo e lo fa non per mancanza di conoscenza o perché gli mancano le comparazioni critiche ma perché la sua formazione letteraria è talmente datata da comprimerlo in quelle epoche che ha avuto modo di comprendere non sul piano storico ma umano.

    Non capisco il tanto inchinarsi ancora nei confronti di Croce? Il tanto proselitismo su un critico che non ha mai fatto critica del testo ma ha insegnato a come non leggere il testo. Nella storia della critica italiana c'è la doppiezza del pensiero. Ovvero si elogia Pascoli nel momento in cui si osanna Croce. Non solo contraddizione nella critica Italia ma anche ignoranza.

    Per Croce lo studio dei contemporanei è un limite. Ma non da poco. Si ferma a Carducci. Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro secondo il Croce sono incomprensibili e dal momento che sono tali secondo la sua visione sono autori da non prendere in considerazione. Nel 1907 in La letteratura della nuova Italia Croce sottolinea: Nel passare da Giosuè Carducci a questi tre, sembra, a volte, come di passare da un uomo sano a tre malati di nervi. Artisti, senza dubbio, che hanno scritto i loro nomi nelle pagine della nostra storia letteraria italiana. ma temo lo abbiano scritti anche in modo meno glorioso in quelli della nostra storia civile, la quale dovrà spesso ricondurli come insigni documento del presente vuoto spirituale.

    Quei tre sarebbero, appunto, Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro. Sarebbe stato interessante, invece, studiare proprio quei tre grazie ad una analisi estetica di cui Croce resta un maestro ma la sua difficoltà di conoscenza non ha permesso di valorizzare crocianamente proprio quel passaggio che è fondamentale tra il tardo Romanticismo e il Decadentismo.

    Tutto ciò che era decadente era spazzatura secondo Croce. Una visione parziale ma anche faziosa in termini letterari se si pensa che il Decadentismo è stata l'epoca che ha tracciato percorsi per tutti quegli autori che vanno cronologicamente oltre D'Annunzio. Tutto ciò che è contemporaneo è ciarpame. Me sembra poco oggettivo un processo del genere. Eppure Croce aveva inquadrato il suo Novecento attraverso questa ottica.

    Ci sono contraddizioni di fondo in quella temperie che ha caratterizzato i primi trent'anni del Novecento. Ma l'Estetica (1902) doveva avere una funzione proprio di sdoganamento rispetto alle poetiche precedenti, invece è servita ad offuscare persino la tradizione che si innovava nei decenni successivi.

    La distinzione tra poesia e non poesia avrebbe avuto un senso particolare applicandola al Novecento. La poesia di Dante (1921), Poesia e non poesia (1923) e La poesia (1936) sono tre testi basilari che teorizzano una poetica ed elaborano il rapporto tra letteratura e poesia.

    La poesia come intuizione del particolare è individuale nel momento dello spirito e si fa universalità in una dimensione cosmica. In fondo, Croce ha ragione in questo, l'arte è un individuum ineffabile. L'Estetica è un forte riferimento di rottura. Con questo testo si collassa quella visione storicistica di matrice positivistica.

    Ma la metodologia estetica va oltre queste stessi correnti e avrebbe trovato una chiave di interpretazione significativa proprio nello studio della poesia Ermetica. E' qui che subentra la funzione di uno studioso come Carlo Bo che teorizza soltanto due anni dopo La poesia di Croce la sua esistenziale poetica con Letteratura come vita, saggio apparso sulla rivista Il frontespizio. Letteratura come vita è un manifesto crociano sul piano estetico ma è anticrociano nella interpretazione del Novecento.

    Già Renato Serra pur partendo da un riferimento comune qual è stato Carducci si allontana dalla posizione di Croce recuperando il gusto nel contemporaneo rendendosi consapevole che il carduccianesimo era ormai al tramonto e non era, per i tempi moderni, più riproponibile.

    Era Renato Serra che non tralasciava queste affermazioni: Una storia come composizione razionale e soddisfacente non esiste. Lacrime e sangue: ogni goccia caduta è per sé solo l'universo. Carlo Bo, invece, recupera tutto ciò che è decadente e affida alla poesia nuova il messaggio poetico e lirico del Novecento proprio a cominciare dai poeti francesi tanto bistrattati da Croce. Il Decadentismo come malattia morale secondo Croce. Ma Bo parte proprio da questa malattia per comprendere una civiltà poetica che segnerà tutto un secolo. Carducci era finito. Di questo Croce non se ne rende conto e non si rende conto della esplosione della poetica dell'inconscio che diventerà d'ora in sempre imponente all'interno della temperie letteraria.

    Per Croce Rimbaud è addirittura la negazione della poesia. In D'Annunzio, secondo Croce, c'è la morte nel contenuto morale (in Letteratura della nuova Italia,

    4° vol., 1911 - 1915). E in uno scritto del 1947 si legge: D'Annunzio… è un'anima tanto più scarsa d'idealità quanto più si è sforzato, in rinnovate riprese, d'infingere affetti politici, patriottici, sociali, morali, e una sua missione di rivelatore e redentore…. Su Verlaine nel 1942 Croce annotava: … Sono versi accanto a ciascuno dei quali si può scrivere la parola 'falso'; sono ciurmerie che offendono ciascuno di noi…. Su Rilke nel 1943: …la vita attiva e morale di Rilke fu, per pronunziare anche qui la parola giusta, molto grama… egli combatte dentro di sé unicamente col fantasma della morte.

    E' come se ci fosse un pregiudizio su tutto ciò che è contemporaneo perché irrazionale. Ma molta poesia contemporanea ha alla base una profonda religiosità. Si pensi a Rebora, si pensi allo stesso Fogazzaro in narrativa, si pensi ad Ungaretti.

    Il suo pregiudizio è notevole tanto da scrivere nel 1950: Questa cattiva poesia, o piuttosto pseudopoesia, è la manifestazione letteraria dell'irrazionalismo, della mancanza di ogni guida in una fede religiosa, di ogni fiducia nella libertà, della tendenza all'istupidimento, alla animalità e bestialità e, insomma, alla disumanità, che travaglia il mondo intero e che ha celebrato la sua orgia sanguinosa nell'ultima guerra e freme e divampa tuttora nella cosiddetta pace, e perciò, ritrovandone gli effetti anche nella sfera dell'arte, io la aborro. E se in ciò traveggo, mi si voglia indulgenza perché il mio errore è effetto di amore e di dolore (in Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia).

    Un Croce, dunque, che non sa confrontarsi (o non vuole) con la letteratura moderna. Enzo Mandruzzato dice che Croce era nato presto… per la poesia nuova, tardissimo per il suo impegno di fare guerra al secolo… (in Il piacere della letteratura, 1996). Gianfranco Contini ne La letteratura italiana Otto - Novecento (1974): Il limite del Croce è, per la poesia, Baudelaire in Francia, Carducci in Italia: tutto il resto è rifiutato sotto nome di decadentismo, rivelando, al lume le integrazioni alla prima Estetica, il fondamento moralistico (estetismo e sensualismo) della condanna.

    Importanti restano le sue riflessioni critiche sulla poesia popolare, sul rapporto tra poesia e contenuto, sul dialogo tra poesia e immaginazione, sull'incontro tra poesia e mistero, sulla capacità di sintesi tra poesia e simbolo. Elementi che rimandano a modelli già definiti nel quadro della letteratura dei secoli precedenti. Il Novecento letterario è, per Croce, un secolo inesplorato.

    Oggi le sue tesi (estetiche e letterarie) sono delle premesse che vanno chiaramente riconsiderate ma manca da parte di Croce un approccio metodologico alla letteratura contemporanea. Questa mancanza di metodologia ce lo rende chiaramente inattuale e non dal punto di vista ideologico ma proprio per mancanza di argomenti letterari su una base scientifica, i quali non ci permettono di attraversarlo fino in fondo.

    Le sue posizioni su alcuni poeti e scrittori sono piuttosto delle battute, delleostilità direbbe Prezzolini, e restano lontane da una visione storica. La sua Estetica, se non ci fosse stata quella preconcetta faziosità verso il contemporaneo (come accennato sul futurismo e Marinetti, persino innegoziabile e suo limite pistola fumante per gli storici del futuro!), sarebbe stata la base per interagire tra modelli decadenti e quello straordinario dibattito sviluppatosi intorno a riviste come Il Frontespizio. Andare oltre è inutile. Croce non fa parte della mia biblioteca.

    Nota 2: Futurismo e Postfuturismo senza ismi (e oltre)

    di ROBY GUERRA

    La grande mostra retrospettiva sul Futurismo storico nella sua globalità (1909-1944) del 2014 al Guggenheim Museum di New York, a cura di Vivien Greene, ha segnalato certo ritorno dell'avanguardia forte, in controtendenza rispetto a certa inerzia che caratterizza l'arte e la letteratura e la cultura contemporanee stesse, in Italia, spesso liquide, manieriste e mistificatorie: questo il messaggio medium rilevante, per dirla con Marshall McLuhan, Derrick De Kerckchove e altri.

    Tra le nuove tendenze, quasi paradossologia (Lyotard o Baudrillard docet) proprio in Italia, almeno a partire dal duemila, e non a caso, nuovi futuristi e nuove avanguardie o anche autonomi artisti, scrittori, persino ricercatori futuribili, testimoniano tale ritorno del futuro, contro certo andazzo implosivo defuturizzato, al contrario per nuove mappe culturali in progress. E con diverse iniziative, a livello pubblicistico editoriale elevato, incluse mostre, performance, conferenze e convegni rilevanti, incluse oggettive segnalazioni e analisi anche mediatiche nazionali, a volte anche internazionali. Evidenziando..., per gli anni 2000, le nuove dinamiche futuriste e oltre il futurismo, tra bordi futuribili e altri persino storico-critici e neo rinascimentali (e non a caso). Tutto questo nuovo opus 2.0 o memi live sono letteralmente sintetizzati nel software digitale che presentiamo: succintamente, dal secondo novecento quasi clandestino dell'esperienza più costante, all'epoca, ovvero la rivista Futurismo Oggi di Roma a cura di Enzo Benedetto e altri futuristi storici, gli stessi Francesco Grisi e Luigi Tallarico, fino a neofuturisti e postfuturisti contemporanei (e oltre).

    L'analisi storica ci conforta nei fatti per due motivazioni basilari, l'una storico comparativa, l'altra epistemologica... e conoscitiva:

    1. Nessun neofuturista o postfuturista, né il neofuturismo o postfuturismo, né ulteriori dinamiche, come sonde o droni aperti contemporanei, rivendicano chissà quale superiorità sia estetica che valoriale rispetto al Futurismo o altre avanguardie storiche; noi e tutti siamo semplici epigoni o al massimo nuovi sintetizzatori (alcuni ripartono dal Rinascimento arte-scientifico!). semplici Robot lavoratori dell'avanguardia 2.0.

    2. La motivazione conoscitiva spiega definitivamente l'equivoco anche banale degli Incerti o Perplessi attuali sul futurismo e-o postfuturismi contemporanei. In effetti, si parla ormai, dopo alcuni secoli di rivoluzione scientifica e di Rinascimento non stop in tal senso, alla luce stessa della rivoluzione di Internet , di qualcosa d'altro, ben oltre la dimensione estetica cosiddetta, a livello proprio di paradigmi. Focalizzando le avanguardie attuali certi focus centrali secondo noi, già prioritari e essenziali, ovvero l'arte-scienza (Marinetti e i Futuristi parlavano di Estetica della Macchina... i surrealisti e dada di macchine desideranti ante litteram) - chi persino sul Rinascimento - la tecnologia come Tekne (arte, infatti), oggi è emerso un salto epistemologico, rispetto alla storia naturale... dell'Estetica e della storia dell'arte che soprattutto poggiano ancora su paradigmi pre-scientifici, a ben vedere, al massimo vagamente umanistici. Le nuove avanguardie 2.0 vanno rilette appunto come Scienza umana e sociale, l'arte e l'estetica dopo la Macchina, dopo la Scienza, dopo i paradigmi scientifici.

    Ergo, lo stato dei lavori attuali: si differenziano diversi menu, interconnessi ma anche dialetticamente differenti, in certa costante appunto scientifica umana e sociale e futuribile, proiettata nel futuro presente, prossimo e remoto, finanche anteriore; nei fatti avanguardie tecnologiche o meglio tecnelogiche creativo-propulsive, non museali, come sarebbe certamente piaciuto a Marinetti e Breton e Tzara, ma anche a Kubrick e Andy Warhol, anche a Leonardo Da Vinci! Emerge, un nuovo immaginario scientifico, sinergico con le altre scienze umane e sociali e controculturale, un download modulato in 3-4 D virtuali e anche pragmatiche: dimensione oltre-artistica, meta-storica, tecne-politica e futuribile, dimensioni stesse che si intersecano e plurigenerazionale: per un nuovo futurismo renaissance (per dirla con lo stesso Luciano De Maria), futurismo nell'accezione ora anglosassone, futurism, oltre la stessa matrice aggiornata futuristica.

    Nello specifico, in una combinatoria peraltro aperta e con più linee parallele di percorsi spesso interfacciabili:

    La flotta più prossima al futurismo storico reinventato include Antonio Saccoccio (geniale nativo e ricercatore digitale doc, tra oltrearte e Retealtà di rara anticipazione) Vitaldo Conte (che oggi parla notoriamente di futurdada), il cosmopittore già segnalato Antonio Fiore Ufagrà (in un ricordo estetico dello stesso Enzo Benedetto); il noto e sovversivo performer (La Fontana Rossa di Trevi, ecc.) Graziano Cecchini (sull'arte contemporanea); dal punto di vista poetico letterario, il co-curatore e celebre scrittore Pierfranco Bruni (un volo tra i secoli, dal futuro al rinascimento e viceversa), chi scrive ( una nota su certa nuova estetica scientifica nascente). In ambito strettamente visual, la pittrice Tina Saletnich (area Luigi Tallarico e sul Futurismo elettronico... con anche contatti con il videoartista Roberto Castelli); l'artista contemporaneo Antonino Gaeta (con una sorta di manifesto pulsionale e significativo fedele alla linea... supportato dal critico stesso Piero Levi). Inoltre: l'avanguardia Corpo Comune del performer e diversamente critico d'arte Marcello Francolini. Ovviamente lo stesso verostorico doc del futurismo, il sempregiovane Luigi Tallarico (una chicca sull'ultimo Marinetti cosmico-spirituale). Infine, proprio come trait-d'union tra futurismo contemporaneo e orizzonti postumani, tra i principali promotori del cosiddetto Connettivismo letterario, ovvero la nuova fantascienza italiana, è presente Sandro Battisti, già anche Premio Urania (una potente revisione techno per il futurismo del futuro).

    Per la flotta/area futuribile, si manifestano i cosiddetti transumanisti, tra scienza e arte: Riccardo Campa e Stefano Vaj (dinamiche più strettamente sociologiche e postumane), Ada Cattaneo, sociologa (per una transumanesimo magico e artistico), Emmanuele Pilia (futurismo transumanista e bioetica, confutazione di certo fondamentalismo). Da segnalare la presenza del celebre Zoltan Istvan, futurista americano e scrittore di fantascienza tecnologica con il bestseller Transhumanist Wager (in questa sede con uno scritto stile rasoio di Occam... sul Transumanesimo del futuro e il nodo religioso). E parallela/i ai transumanisti radicali, ecco la futurologia scientifica totale - nei diversi e paralleli focus dei vari Roberto Paura (dell'Italian Institute for the Future, erede della futurologia classica, da R. Jungk, M. McLuhan e A. Toffler a S. Ceccato, R. Vacca e il Club di Roma di A. Peccei) o Adriano Autino, Rino (Gennaro) Russo e Elena Cecconi di Space Renaissance, per un nuovo rinascimento spaziale, movimento internazionale, tra filosofia e arte rivoluzionaria siderale. Da rilevare anche il sociologo Bruno Turra (volo futurizzante, parole pixels squisitamente pragmatiche). E ancora: l'arte video di Tonino Casula (pioniere della video) e dei più giovani Marco e Vitaliano Teti (video aggiornamenti concettuali e sulla danza elettronica), l'arte stessa digitale e avanzatissima di Daco (Second Life).

    Per il trend storico e metapolitico: il giornalista professionista Sergio Gessi ( scansione a 360° su certe cronache terrestri e sul giornalismo e l'editoria di domani); Giuseppe Manias sociologo sull'ancora poco noto dialogo insospettabile Gramsci e Marinetti (altrove lo stesso R. Campa); Giovanni Sessa, Luca Gallesi, Sandro Giovannini, Luca Siniscalco, Paolo Melandri, Giovanni Balducci (su Salvador Dalì diversamente politico) e Luigi Sgroi (Ricordo ad hoc di David Bowie), illustrano l'antimoderno/neomoderno nobile possibile urfuturistico e affine, anti-ideologico (scansioni modulari anche sulla filosofia futura), oltre il '900 superato. Lorenzo Barbieri (su futurismo o fascismo, in ottica storico antagonista, altrove lo stesso R. Campa da prospettive storico-futuribili ) completa tali dinamiche già metastoriche.

    Metastoria stessa delle avanguardie che veri e propri postfuturismi o ricercatori/artisti individuali, riconnettono vuoi alle stesse avanguardie storiche come hardware o persino al Rinascimento. In tal senso spiccano Davide Foschi, artista di Milano già ampiamente affermato e il suo dirompente e movimentistico Metateismo, l'analisi storica molto articolata di Cristiano Rocchio, filosofo dell'università di Tubinga (dal rinascimento alle avanguardie) e in ottiche più strettamente filosofiche, e neorinascimentali Achille Olivieri.

    Ulteriormente si segnalano l'arabo futurismo del geopolitico Pierluigi Caslino, il destrutturalismo o il dinanimismo letterari di Mary Blindflowers (postsurrealistico) e Zairo Ferrante (postromantico), la parola raffinata erotica della scrittrice Grazia Scanavini e dell'artista contemporaneo Mauro Biuzzi (un ricordo speciale della sua cara e fantastica amica - Moana Pozzi - erede sociale di Valentine de Saint Point,); l'impressionismo sociale e elettronico della pittrice Vanessa Pignalosa (un testo sulla guerra dopo il futurismo e i droni); i futurismi gotici dei vari eclettici J.C. Casalini (noto designer musicale-cinematografico e letteratura alla Lovecraft), Maurizio Ganzaroli (tra fantascienza e videopoesia), quello umanistico del giovane filosofo Fabio Scorza, la cosmopoesia della scrittrice Sylvia Forty.

    Non ultimo un grazie special a ...Sante Monachesi e la figlia Donatella con parole di commovente/ammaliante futurismo quasi interiore tra il padre e il padre fondatore del futurismo, Marinetti . E alla famiglia futuristica Lotti, per preziosi e doverosi contributi dedicati a Enzo Benedetto (e Futurismo-Oggi), al futurismo che continua nella computer age: Stefano e Priscilla (nipoti), a Stefania Lotti, Giulio e Sergio (già protagonista peculiare live e-o operativi a suo tempo). Oltre, in tale memoria vivente , allo stesso Ufagrà.

    Nuovi Umanisti 2.0, verso il 3.0?

    ​PARTE 1 - DALLA TEORIA ALLA POESIA DEGLI AUTOMI

    Sandro Battisti Futurismo nel futuro

    Mary Blindflowers - Destrutturalismo (Manifesto)

    Tonino Casula - L'immagine elettronica

    Graziano Cecchini Rosso Trevi - Marinetti e l'arte contemporanea

    Mimmo Centonze - Colori in libertà 2.0

    Daco - Il Metaverso futurista (Dopo Second Life)

    Sylvia Forty - La poesia cosmica

    Maurizio Ganzaroli - Electric Girls

    Marcello Francolini - Futurismo 3000

    Antonio Fiore Ufagrà - Ricordo di Enzo Benedetto

    Antonino Gaeta - Giorgio Levi - Dopo Pippo Rizzo futurista

    Priscilla Lotti – Futurismo e spiritualità

    Donatella Monachesi - Marinetti e Sante Monachesi

    Tina Saletnich - Futurismo Presente elettronico

    Con quattro parametri posso descrivere un elefante e con cinque posso fargli muovere la proboscide

    John von Neumann

    Futurismo nel futuro

    di Sandro Battisti

    La vertigine è il disagio provocato dall’ultima frontiera dell’umanità: lo spazio profondo. Umanità, o quella che sarà quando si navigherà nei flutti dello sterminato territorio impalpabile siderale, forse l’unico luogo che potrà permetterci davvero di perpetuare ad libitum la ver sacrum.

    La suggestione dello spazio siderale che si prova in questo pozzo gravitazionale che è il pianeta Terra è, spesso, inimmaginabile; gli stessi autori di sf – tanti, quasi tutti – si sono ben volentieri cimentati nel tentativo di esprimere quella vertigine ma solo a volte hanno colpito davvero nel segno. A noi comuni mortali basta assistere a una proiezione su un grande schermo di galassie e ammassi nebulosi per riuscire a percepire, soltanto per un attimo, quale meraviglioso stordimento può originarsi se davvero, sotto i nostri piedi sospesi, dovesse aprirsi terrificante e infinito lo scenario di centinaia d’ammassi gassosi e corpi stellari brillanti di colori vividi, lontani e pulsanti o sovrastanti. Trovarsi immersi nel vuoto assoluto, senza altri rumori che quelli filtrati dalla tuta pressurizzata, penso sia l’estremo dei limiti biologici, la più estraniante delle esperienze. Gli astronauti lo sanno già, ma essi sono ancora pochi rispetto alla moltitudine miliardaria degli esseri umani, tuttora concentrati sulle problematiche terrestri – e spesso, sulla pura sopravvivenza biologica.

    Riusciremo mai ad andare – e soprattutto a viverci, a prosperare – nello spazio profondo? Lo scopo di questa conferenza è, in fondo, spingersi il più possibile verso l’estremo limite umano e postumano. Così, occupiamoci un attimo dell’ultima frontiera concepibile per un organismo complesso quanto il nostro.

    Sfugge la percezione dello spazio profondo. Sfugge e non c'è altro da disquisire, bisogna solo provare e gettarsi giù, nell'iperspazio siderale.

    Riuscite a immaginarvi un personaggio vulcanico e irrefrenabile come Filippo Tommaso Marinetti che si getta anzi, si catapulta nell’ultima frontiera come se stesse bruciando tutto attorno a lui, preda del delirio possessivo di quell’enorme spazio? Effetì che si getta giù con ardore e audacia pari soltanto alla sua incoscienza senza rete…

    Cosa sarebbe stato Marinetti, in quale genere di postumano si sarebbe incarnato se fosse vissuto nel futuro prossimo? Bruce Sterling, nella Matrice Spezzata, ci suggerisce un’umanità o postumanità che ha colonizzato il Sistema Solare subendo, però, un’evoluzione doppia, basata su protesi cibernetiche o evoluzioni ingegneristiche del profilo genetico e delle manipolazioni cerebrali.

    Probabilmente, considerando le suggestioni sterlinghiane, Marinetti avrebbe potuto essere un Mechanist, in altre parole un’entità biologica ricca di protesi d’ogni tipo e funzionalità atte a potenziargli l’esistenza e la sterminata ingordigia di sé. Non avrebbe di certo scelto nulla di genetico, nessuna modifica di natura congenita al suo carapace biologico perché non gli avrebbe permesso di esprimere, di percepire, quella sensibilità negra e fisica che tanto lo affascinava e avvinceva: lui amava l’umanità e anzi voleva portarla ai suoi limiti, ma non oltre, convinto com’era che l’umanità fosse il massimo dell’espressione vitale dell’universo.

    La tomba del Futurismo è, quindi, lo spazio profondo. È lì il suo sudario, è lì che l’umanità annega nel gelo siderale e negli spazi incommensurabili non a misura d’uomo e, nemmeno, di essere vivente biologico; è lì che giace il feretro di quel Movimento, lì dove non si riesce a concepire nulla di razionalmente umano se non attraverso nuove matematiche aliene e tramite l’utilizzo di elucubrazioni che sono sempre meno logicamente umane. La stessa boria e vitalità umana sarebbe inconcepibile nello spazio profondo, sarebbe d’intralcio e controproducente, quasi provinciale; e allora, che senso ha avere tuttora contatti con le avanguardie artistiche e cerebrali umane quando è chiaro che quel limite va oltrepassato a favore di energie e vitalità o molto lontane - o addirittura aliene alla biologia - e quando è chiaro che quei movimenti passatisti non sono più le avanguardie? Il Futurismo è stato davvero l’ultimo vero avamposto dell’umanità, ricco di spunti e di attitudini alla visione positiva, ricco di voglia di lanciarsi nel vuoto, di addizionarsi ad artifici meccanici e all’inventiva figlia della rivoluzione industriale che cominciava a diventare spinta, esasperata. Celebrare quel Movimento dei primi del ‘900 in questi anni, per festeggiare il suo centenario o poco più, è stato giusto e doveroso; ma i fatti e le nostre speranze matematiche, divenute linee di codice alieno, ne hanno in pratica decretato la morte, il suo divenire passatista. L’architettura postmoderna traccia questa linea di cambiamento radicale partendo proprio dal mood futurista, e ciò è ravvisabile dalle parole di alcuni architetti moderni, come Kas Oosterhois che dichiara:

    Prendiamo la relazione tra utenti e macchina consapevole. È sempre esistita una complessa relazione tra l'utente e lo strumento. Le macchine sono l'estensione del corpo umano. Ma d'altro canto le macchine seguono un percorso specifico. Esse si evolvono e il pubblico evidentemente non è in grado di controllarle. Il pubblico le usa, le fa reagire; le macchine sono destinate a evolversi. Il computer standard di oggi può esser visto come un cervello esterno attivabile attraverso un percorso umano cervello>braccia>mani>dita. Oggi in nostri cervelli operano, all'alba dell'era digitale, come una parte della rete globale di Internet. Stiamo diventando parte di un gioco globale. Oggi i nostri computer stanno ancora aspettando pazientemente i nostri comandi. Ma in un futuro prossimo le molte funzioni dei computer saranno miniaturizzate e immerse in diversi apparati, nei sistemi operativi di ambienti complessi, e infine nei nostri stessi corpi. I bioporti del film eXistenZ rappresentano dei nuovi ingressi per il nostro sistema nervoso, un nuovo senso che ci permette di entrare in mondi paralleli. Ma in eXistenZ i corpi dei soggetti diventano inerti, sono connessi e abbandonati in una sorta di trattamento medico. Il fatto che David Cronenberg introduca questa situazione paralizzante significa che egli non accetta del tutto la possibilità di esperire allo stesso tempo mondi reali e virtuali. Un esempio convincente di questa simultaneità sono per esempio gli occhiali elettronici che il chirurgo usa quando opera un paziente. Egli indossa i dataglasses che gli danno in tempo reale informazioni sulle condizioni del paziente (battito cardiaco, pressione sanguigna

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