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Gli Occhi del Drago - Il Secondo Libro dei Guardiani
Gli Occhi del Drago - Il Secondo Libro dei Guardiani
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Gli Occhi del Drago - Il Secondo Libro dei Guardiani

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About this ebook

Tre anni dopo aver salvato la Terra e Duran, Dylan si ritrova a dover affrontare nuove sfide.  Kiro è scomparso, gli Iadnah si stanno mettendo contro i loro Guardiani, e, come se non bastasse, una creatura antica quanto gli dèi sta seminando il caos sulla Terra. Altri strani avvenimenti stanno avendo luogo in tutto l'universo, e Dylan dovrà indagare e scoprire la verità.

Mordon, dopo essere finalmente riuscito a fuggire da suo padre, accetta di aiutare Dylan nella sua impresa. Tuttavia, più si allontanerà dalla sua terra natale, più si ritroverà faccia a faccia con dei terrificanti segreti che gli sono stati tenuti nascosti.

Unendo le loro forze, Dylan e Mordon non dovranno solo proteggere la Terra. Dovranno esplorare nuovi mondi, ottenere la fiducia degli dèi e salvare i loro amici e un bambino misterioso. In tutto questo, dovranno combattere contro un male antico quanto gli dèi.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJun 16, 2016
ISBN9781507138908
Gli Occhi del Drago - Il Secondo Libro dei Guardiani

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    Gli Occhi del Drago - Il Secondo Libro dei Guardiani - Rain Oxford

    Gli Occhi del Drago

    Il Secondo Libro dei Guardiani

    Rain Oxford

    Traduzione di Alexander Powell

    Gli Occhi del Drago - Il Secondo Libro dei Guardiani

    Autore Rain Oxford

    Copyright © 2016 Rain Oxford

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Alexander Powell

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Sommario

    Sommario

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Epilogo

    Informazioni sull’Autore

    Capitolo 1

    Quando avevo circa un anno, diedi fuoco alla mia stanza, e mio padre disse che sarei diventato un potente mago. Quando avevo cinque anni, urlai così forte di rabbia che tutti i vetri della stanza andarono in frantumi, e mio padre disse che sarei diventato un potente uomo. Quando avevo dieci anni, uno dei miei tutori mi colpì, e io lo scaraventai contro l’altro lato della stanza, e mio padre disse che sarei diventato un potente guerriero. Quando avevo quindici anni, dissi a mio padre che il suo consigliere fidato era un bugiardo, e questo bastò per decretare che riuscivo a percepire gli inganni con l’olfatto. Quando disobbedii agli ordini di mio padre e rivelai l’assassino, mio padre disse che sarei diventato un potente re.

    Mio padre stava cercando di restituire il potere ai re e riportare Duran dalle leggi del popolo alla monarchia. Secondo lui Duran avrebbe dovuto essere governata dai maghi e dai politici più potenti, e non dal popolo. Secondo lui solo i potenti sapevano cosa era meglio. E sempre secondo lui avrei dovuto governare io al suo posto, dopo il suo ritiro. L’unico problema? Non c’era alcuna speranza che io diventassi re.

    Mokii era una terra diversa dalle altre. Ciascuna delle altre regioni aveva un re che governava l’intera terra, oceano per oceano, ma tutte quante seguivano la volontà del popolo. La regalità di Mokii era sempre stata in conflitto. Tecnicamente, mio padre era il re di tutta Mokii, ma egli ignorava le masse. Invece, la maggior parte di Mokii era governata da regni individuali, che dovevano pagare la fedeltà e un salario al regno di mio padre. Le uniche persone di cui gli importava erano le sue, e tutti quelli che si trovavano fuori dal suo regno non erano un problema suo.

    Avevo sempre fatto del mio meglio per rendere mio padre orgoglioso, ma non ci ero mai riuscito di proposito. Più provavo ad essere qualcosa che non ero, a credere in qualcosa che non facevo, e a fare qualcosa che non potevo, più i risultati erano catastrofici. Immagino che la colpa di tutto questo sia di mia madre, ma in effetti la sua unica colpa fu morire. Era una veggente, ma evidentemente non era molto brava. Sapeva che sarebbe morta per far nascere me, il suo primo figlio, eppure concesse alla gravidanza di continuare. Nel momento in cui venni al mondo, lanciò su di me un incantesimo proibito affinché assorbissi i suoi motori mentre lei moriva a causa di un’improvvisa malattia incurabile.

    I domestici della casa dissero che ero nato senza voce, taciturno proprio come mia madre. Mio padre chiese loro di andarsene, e la mattina seguente mi portò fuori dalla stanza come se fossi un bambino sano. Un bambino spaventosamente potente senza madre.

    Dal momento in cui riuscii a camminare, iniziai ad esplorare, a fuggire e a cercare. Non sapevo cosa stavo cercando. I miei badanti detestavano la mia abitudine di esplorare, i miei tutori odiavano le mie fughe, e mio padre odiava me. Oh, naturalmente non lo disse mai ad alta voce. Lo capivo quando mi colpiva pensando che fosse un modo accettabile per farmi diventare un futuro re, o dal modo in cui mi guardava con delusione quando uno dei domestici o la gente della città parlava delle mie buffonate.

    E non era mai di proposito. A volte calpestavo un bastoncino nella foresta e scatenavo l’assalto di grandi masse di animali che distruggevano il villaggio, confondevo una pianta per un’altra e creavo un gas velenoso invece di una pozione utile, o mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato e sentivo un segreto orribile.

    Fu questo a portarmi nella mia difficile condizione attuale. Mi trovavo di fronte al trono di mio padre mentre lui mi faceva una ramanzina con la solennità di un sovrano arrabbiato, e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che c’era una nave che partiva per la foresta di Aradlin. Non ci ero mai stato, poiché mio padre non avrebbe mai permesso al suo unico erede di visitare un posto così pericoloso, ma non avevo intenzione di chiedergli il permesso.

    Mancavano ancora un paio di mesi al giorno in cui avrei compiuto ventidue anni e sarei diventato indipendente. Questa era una delle altre cose che mio padre tentava di cambiare; credeva che non si fosse uomini o donne fino ai venticinque anni, e a quell’età le donne dovevano essere sposate. Secondo lui una donna aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di loro, prima il padre, e poi il marito. A proposito di donne…

    … sarà il giorno prima del tuo compleanno stava dicendo. Avvertii un senso di nausea nello stomaco; mio padre stava facendo dei programmi che mi riguardavano.

    Cosa? chiesi.

    Lo so che non è abbastanza presto, ma il padre della ragazza non...

    No, intendo dire che non stavo ascoltando quello che avete detto lo interruppi.

    Sospirò. E allora ascolta con attenzione. Sposerai la figlia Corsicot di Banjii. Con la fedeltà della famiglia regnante a Banjii, avremo i diritti di imposta di tutte le proprietà delle terre occidentali e centrali.

    Padre, so quanto vi piace agguantare i klah a coloro che non ne hanno, ma non ho intenzione di sposarmi. Non ora, non domani, non il giorno prima del mio compleanno, e non per mano vostra. Non ho mai incontrato questa ragazza e non intendo farlo. dissi cercando di usare il tono più regale possibile.

    Mio padre mi rivolse uno sguardo accigliato e incerto. Hanno un figlio che...

    Padre! gridai.

    Scrollò le spalle. Volevo solo che tu avessi quell’opzione. Avrai un figlio da educare. Non mi importa chi sposerai, purché quella persona faccia parte della famiglia Corsicot e tu ti sposi entro il tuo prossimo compleanno.

    Ero sempre stato utile a mio padre come una sorta di valuta; molte famiglie di Mokii volevano che le loro figlie si sposassero con il figlio del re. Per mia fortuna, mio padre era sempre stato trattenuto dalla propria avidità, in attesa dell’affare migliore, finché non fosse stato troppo tardi. Dopo il mio ventitreesimo compleanno, non avrebbe più potuto obbligarmi a sposarmi contro la mia volontà. Sfortunatamente, stava per raggiungere la disperazione.

    Non lo farò. Penso di essermi beccato quel tipo di peste che durcha sei mesi.

    Allora ti sposerai nelle tue camere da letto.

    Sono tutte in disordine, non sarebbe dignitoso portarvi una donna.

    Manderò immediatamente i domestici a farla sistemare.

    Temo di essere sterile.

    Posso assumere un donatore di sperma, nessuno verrà a saperlo.

    Odio i bambini.

    Non c’è bisogno che tu ci stia insieme. Si accigliò. Tu adori i bambini. La questione è chiusa. Ti sposerai con la figlia dei Corsicot prima del tuo compleanno, e non accetto scuse di alcun genere. Non permetterò che ci saranno malattie o disastri. Adesso tornatene nelle tue stanze.

    Come desiderate. Mi insegnerete qualcosa questa sera?

    No, allena il tuo controllo sulla tua magia elementale. Domani useremo l’arena e sarà meglio che tu sia capace a controllare il fuoco, se non vorrai bruciare i domestici. usò un tono minaccioso.

    Sì, avevo dei problemi a controllare il fuoco, ma il problema era mio padre. Quando ero solo, avevo una padronanza del fuoco senza eguali, ma in compagnia di altri, in particolare di mio padre, le cose andavano male.

    Nonostante tutti gli allenamenti a cui venivo sottoposto, ero sempre stato magrolino. Non sono mai riuscito a tenere testa a mio padre, che era molto alto, e nessuno dei domestici gli ha mai tenuto testa per me. Tuttavia, sorprendendo tutti quanti - me compreso - negli ultimi due anni ero riuscito a crescere moltissimo. Non ero più piccolo per la mia età e per essere uno che combatteva solo nel campo dell’addestramento avevo sviluppato una certa stazza. Ciò nonostante, gli anni di condizionamento mi avevano reso difficile affrontare mio padre.

    Lasciai la stanza il più velocemente possibile, ma anziché andare nella mia camera mi fermai nella biblioteca. Jedes. sussurai dopo aver individuato la giovane donna seduta su una sedia enorme. Jedes era una ragazza mite, dal volto soffice, i capelli rosso-biondi e gli occhi verdi; era alta circa sette centimetri meno di me e pesava meno della massa di libri che portava sempre con sé. Sebbene avesse solo pochi giorni meno di me, solo ora cominciava a sembrare una donna.

    I suoi genitori erano stati i domestici di mio padre, finché non avevano deciso di trasferirsi a Banjii. Tuttavia, pensandoo che avere una femmina e nessun maschio sarebbe stato solo un peso, lasciarono la loro neonata qui affinché venisse allevata dagli altri domestici. Le cose andarono per il meglio, perché Jedes veniva trattata come una principessa da quasi tutti.

    Vedendo che era addormentata, le presi il libro dalla mano, facendo attenzione a tenere il segno, e lo spostai su un lato. Dopodiché presi una coperta da una scrivania vicina e la avvolsi attorno a lei. Dopo un bacio veloce sulle sue labbra, feci per andarmene.

    Non sei neanche venuto a dirmi addio? domandò lei tranquillamente.

    Mi voltai. Credevo che ti servisse del riposo. Me ne andrò solo per qualche giorno. Ormai avevo abbandonato da tempo l’idea di fuggire per sempre.

    Te ne vai in una foresta piena di mostri e pensi di tornare presto?

    Farò attenzione. dissi, sedendomi accanto a lei sull’enorme sedia. Si strinse sotto al mio braccio e appoggiò la testa sul mio petto.

    Troverai quello che hai sempre cercato. Questo luogo sarà il tuo passato. La foresta è un punto di svolta, e quell’uomo, quello che parla la lingua dei demoni, ti aiuterà. Ricordati che nel buio, quando non riesci a vedere il tuo sentiero, puoi sempre percorrerlo. La luce è dentro di te. Non tornare qui.

    Jedes era una veggente, come lo era stata mia madre, e le sue previsioni diventavano ogni anno sempre più chiare. Potrsei portarti con me. Potremmo viaggiare insieme.

    No. Il tuo sentiero è con altri. Il mio destino deve ancora arrivare, ma arriverà qui per me. Mi mancherai, però. Si piegò verso di me e mi baciò delicatamente sulle labbra; era la prima volta che mi baciava di sua volontà. Parti stasera. Non perdere la nave. Domani sarà troppo tardi. Qualunque cosa tu faccia, non tornare mai in questo castello, soprattutto non per affrontare tuo padre.

    Dopo aver detto addio a Jedes, mi diressi verso la mia stanza per prendere le mie cose. Invece di prendere la borsa che avevo preparato per tre notti, misi tutto ciò che avevo di importante in diverse borse. Fu facile scavalcare il balcone della mia stanza, e ancora più facile raggiungere il terreno. Forse mio padre avrebbe dovuto preoccuparsi di più della sicurezza.

    *      *      *

    Avevo letto della foresta dai pochi che erano sopravvissuti alla sua oscurità, e fu esattamente come me l’ero immaginata; alta e minacciosa. La piccola folla di persone che mi bloccavano il strada non lo era. Essendo curioso, mi avvicinai.

    Siete tutti pronti? domandò un uomo con l’attrezzatura da trekking.

    Pronti per cosa? domandai.

    Questa è un’escursione di gruppo. disse lui con orgoglio. Lo disse con fare presuntuoso, ma solo perché il suo volto era stato scottato dal sole, ed era ovvio che non era la prima volta.

    Per la foresta di Aradlin? Non pensavo ce ne fosse una.

    Siamo nuovi. I miei genitori furono esploratori per tutta la vita, e io ho dei resoconti dettagliati sulle loro esplorazioni di questa foresta.

    Be’, allora, immagino che abbiate molti consigli sulla sicurezza e risorse mediche. Mi stavo chiedendo; che cosa dovrei fare se dovessi incontrare un draxuni? domandai. Ovviamente sapevo già che era il caso di allontanarsi e di non apparire minacciosi. I draxuni attaccavano solo quello che appariva loro come cibo o come minaccia per i figli.

    Ti arrampichi.

    Su un albero? Corrugai la fronte. I draxuni erano abili arrampicatori.

    Naturalmente! sorrise. I draxuni non si sanno arrampicare. Puoi unirti al gruppo, se vuoi, ma devi essere molto tranquillo.

    A dire il vero, bisognava rimanere completamente in silenzio, ma la maggior parte delle persone che invontravo non sembrava capirlo. Ci dirigemmo nella foresta, io in fondo al gruppo, dato che non avrei comandato. Iniziai quasi subito a cercare un cammino alternativo, perché il gruppo faceva così tanto rumore che sembrava stessero gridando è ora di cena. Sentivo che qualcosa mi stava osservando.

    Dopo poco tempo qualcuno calpestò un fungo facchino, che liberò una polvere tossica che ci causò delle allucinazioni e arresti cardiaci in grandi dosi. Bastò l’urlo di una donna perché il gruppo cominciasse a sparpagliarsi. Sospirai e continuai lungo il sentiero. Sfortunatamente, qualunque cosa mi stesse osservando non se ne andò. Provai a percepirne l’odore, ma dovevo avere il vento contrario, e c’erano molti altri odori forti nella foresta.

    L’escursione fu piacevole. Camminavo lentamente in modo da fare silenzio ed evitare le feroci trappole della foresta, godendomi però anche le sue bellezze. I suoni e gli odori… era un posto incredibile. Improvvisamente, un’esplosione in lontananza spezzò il silenzio. Qualcuno aveva sparato con una pistola. Sapevo che questo avrebbe attratto delle creature poco ospitali, quindi mi diressi velocemente nella direzione opposta. Un passo falso mi fece rotolare lungo una collina. Quando mi fermai, rimasi fermo mentre cercavo di risistemarmi. In lontananza riuscivo a sentire i turisti urlanti. Stavo per mettermi a sedere quando udii un leggero latrato e qualcosa mi balzò sul petto.

    Oh, no. Alzai la testa appena in tempo per vedere un cucciolo di draxuni che cercava di mettermi la lingua nel naso. Stesi le braccia verso l’alto per allontanarlo da me e quello mi si attaccò al pollice; non così forte da rompermi la pelle, ma comunque abbastanza doloroso. Udii un ringhio di avvertimento e dopo una frazione di secondo un altro cucciolo ruzzolò prima sulla mia spalla, e poi sul primo cucciolo. Si unirono e formarono una palla di lanugine che rotolava e ringhiava. Per quanto fossero carini, ero terrorizzato; un cucciolo di draxuni è molto più spaventoso di un adulto. Un draxuni dà la caccia e fa la guardia al proprio territorio da solo, ma un cucciolo non è mai da solo. Quando c’erano dei cuccioli, c’erano almeno sei adulti allarmati.

    Mi sedetti ed esaminai l’ambiente circostante con lo sguardo. Altri due cuccioli decisero di nominarmi loro compagno di giochi, e uno mi balzò in grembo per fare del suo meglio per mettermi la lingua in bocca. Non potei fare a meno di ridere, finché i genitori non emersero lentamente dalle ombre. Fui circondato da quattro draxuni adulti, che tuttavia non avanzarono.  Grazie ai miei studi sapevo che metà del branco che attaccava rimaneva nascosto, pertanto dovevano essercene otto nella zona. Riuscii a sentire quello dietro di me che si avvicinava, ma i cuccioli continurono a giocare. Cominciò ad annusarmi la testa e il collo. Non avrei potuto essere più scioccato quando mi dette un colpetto alla testa e si rilassarono tutti. Il draxuni si voltò.

    A nessuna creatura è permesso stare intorno ai cuccioli di draxuni, eppure quel branco non solo mi stava permettendo di vivere, ma non mi stava neanche inseguendo. Si voltarono tutti, per fare la guardia in caso di pericolo. Quando smisi di avere la nausea mi alzai per andarmente, ma quando iniziai a superare il cerchio di protezione, il draxuni più vicino mi colpì con la sua enorme zampa e mi mandò indietro.

    Perché lo hai fatto? chiesi mentre mi rialzavo. Provai di nuovo e fui colpito un’altra volta, ma il draxuni fece attenzione a non graffiarmi. Quando provai ad uscire dal lato opposto, un altro mi blocco la strada. Non sono un cucciolo, lascatemi passare! dissi. Mi ignorarono.

    Dopo diversi altri tentativi, mi sedetti rassegnato e fui immediatamente calpestato dai cuccioli. Dato che mi era stato severamente sconsigliato di tornare a casa, pensai che essere adottato da un branco di draxuni non era certo il fatto peggiore che potesse capitarmi, ma non era quello che volevo.

    Per diverse ore simasi seduto nel mucchio di cuccioli, in attesa che gli adulti tornassero in sé e mi mangiassero. Non c’erano più tracce dei turisti. Forse erano riusciti a salvarsi, ma ne dubitavo.

    Anziché preoccuparmi, approfittai dell’opportunità per imparare. I draxuni erano una potente specie sviluppatasi per sopravvivere che formava dei branchi violenti con una gerarchia stretta. La pelliccia indicava in che luogo abitavano, perché i loro colori servivano per cammuffarsi; di conseguenza, questo branco aveva la pelliccia nera o marrone scura per confondersi nella foresta oscura. Il mistero che nessuno era riuscito a scoprire, perché nessuno era mai riuscito ad avvicinarvisi, erano i cuccioli; a prescindere dal luogo da cui venivano, avevano la pelliccia di vari colori, rosso, nero, bianco, marrone e verde, e le loro orecchie erano enormi se paragonate al resto del volto.

    Svelai il mistero mentre i cuccioli giocavano; i loro colori si fondevano quando ruzzolavano insieme al punto da rendere impossibile capire quanti ce ne fossero o in che zona fossero diretti. Al minimo accenno di un suono che proveniva dalla foresta, si bloccavano e alzavano le orecchie finché non avessero ricevuto da uno degli adulti il segnale di relax.

    Avere l’odore di un cane è un conto, ma non penso che qualcuno ti permetterà di uscire dalla foresta se odori come un cucciolo di draxuni. Rimasi sbigottito, perché quella era l’ultima voce che mi sarei aspettato di udire ad Aradlin.

    Dylan! Mi alzai, ma lo fecero anche i draxuni. Sebbene non mostrasse alcun segno di paura, il mio migliore amico non si avvicinò. I draxuni formavano una barriera tra me e Dylan. Mi daresti un aiutino? domandai in inglese. La nostra usanza privata prevedeva che io parlassi la sua lingua, l’inglese, e che lui parlasse la mia, il Sudo.

    Il draxuni ringhiò, il che non piacque per niente a Shinobu. Shinobu era una piccola ma pericolosa creatura che poteva uccidere una persona con un solo morso, e proteggeva Dylan in modo aggressivo. Era al suo solito posto, imperticata sulla spalla di lui, intenda a sibilare e a puntare il draxuni. Cominciai a camminare intorno al draxuni verso Dylan. Uno di questi ruppe la formazione per stare davanti a me, ma quando Shinobu balzò a terra e avanzò, il draxuni cedette di fronte alla creaturina.

    Mi unii a Dylan. Shinobu tornò di corsa da lui, strisciò sulle sue gambe, e gli si strinse attorno al collo, quindi stese la sua zampa palmata per metterla sulla guancia di Dylan ed emise un ticchettio.

    Cosa sta facendo?

    Non le piace stare qui. C’è qualcosa di più grande qui vicino. Qualcosa con cui non vuole neanche avere a che fare. Voltò le spalle al draxuni e si diresse nel bosco. Andiamo.

    Non avevo mai incontrato un uomo tanto coraggioso da voltare le spalle ad un draxuni, figuriamoci ad un intero branco. Lo seguii di fretta, tenendo il branco in vista il più possibile. Che cosa ci fai qui? Come mi hai trovato? E perché non hai paura?

    In realtà non so perché sono qui; sapevo solo che dovevo venire. Era come una chiamata d’aiuto. Ho trovato della gente sperduta e spaventata e li ho fatti uscire, ma penso di averti trovato per caso. Per quanto riguarda la paura… La prossima settimana, saranno tre anni che mi trovo qui. Tre anni durante i quali mi sono addestrato sotto la guida di Kiro. Conosco molte magie, e in più ho qui Shinobu a difendermi, quindi non sono spaventato. Quello che ho imparato da Divina sui draxuni è che devo mostrare prima che non sono una minaccia per i loro cuccioli, e dopo che loro non sono una minaccia per me. Non li ho neanche guardati, i cuccioli. Hanno capito che non me ne sarei andato senza di te, e da lì siamo arrivati alla second parte. Allora, cosa ti porta qua fuori?

    Volevo vedere la foresta. Sei già stato qui in passato, vero?

    Sì, quando ero ancora estraneo a questo mondo. È cambiato molto, ma questa foresta è esattamente la stessa. È come se mi riportasse indietro. Tre anni fa… sembra che siano passati secoli.

    Era diverso da quando lo avevo incontrato per la prima volta, quando si aggirava furtivamente su una nave diretta ad Anoshii. Poiché apparteneva ad un mondo con la gravità più debole, aveva dei problemi a camminare bene. So che avrebbe dovuto darmi fastidio il fatto che venisse da un altro mondo, ma non era così.

    Di certo era cambiato, però. Camminava con maggiore sicurezza. Riuscivo a sentire l’odore del suo potere, e questa volta, anziché combattere contro di lui, come quando ci eravamo conosciuti, la sua magia era in sintonia con Dylan. Aveva messo su peso, non come un guerriero, ma come qualcuno che faceva delle attività manuali come professione. La sua voce era più forte, e aveva un’ottima padronzanza del Sudo.

    Come ti sei avvicinato ai draxuni? chiesi.

    Be’, non volevo che qualche creatura della foresta mi scambiasse per una merendina, quindi ho usato la magia per mascherare il mio odore e i rumori che facevo. Dato che non li stavo cercando, probabilmente non sono riusciti a percepirmi.

    Allora, a parte imparare delle magie potenti, che altro hai fatto? domandai. Erano passati mesi dall’ultima volta in cui ci eravamo sentiti.

    Le solite cose. Vivo la metà del tempo con Divina, e l’altra metà con Kiro. Kiro se n’è andato per una missione e avrebbe dovuto tornare una settimana fa. Sono un po’ preoccupato, sai? Divina se ne è andata ad una ‘riunione’ e avrebbe dovuto tornare due settimane fa.

    Kiro e Divina erano il mentore e la ragazza di Dylan. La donna aveva un aspetto spettacolare, ma odorava di disonestà e antichità. Anche se ero sicuro che non avesse cattive intenzioni verso Dylan, credevo che sarebbe stato meglio se il mio amico si fosse trovato la compagnia di qualcun altro. Dylan, però, era perdutamente innamorato di lei. Non molto dopo il mio primo incontro con Dylan, Divina aveva avuto un’incidente che l’aveva resa dipendente da Dylan, ma, da quello che mi era stato detto, si era ripresa completamente.

    Ti lasciano spesso da solo come in questo caso?

    No. Dylan aggrottò le sopracciglia. A volte uno di loro se ne va per qualche motivo e mi lascia ad occuparmi delle sue faccende. Non è un problema, ma se c’è una tempesta, c’è bisogno di due di noi per prenderci cura di entrambi i territori. Se due di noi se ne vanno e c’è una tempesta forte, significa che uno di noi deve occuparsi di entrambi i luoghi. Ormai avrebbero dovuto essere tornati.

    Ma adesso sei qui. Vuol dire che entrambi i territori sono senza protezione, no?

    Li ho resi sicuri in caso di tempesta.

    Sei preoccupato per la loro scomparsa?

    Sì. Però non ho loro notizie. Se fossero in pericolo, lo saprei. E invece è stato qualcosa in questa foresta a farmi venire.

    Non ero io, vero? domandai.

    Mi guardò. Sì, ma non solo. Qualcosa di cui penso che tu faccia parte. Per esempio, dove stiamo andando? mi chiese.

    La cosa mi colse di sorpresa. Pensavo che fossi tu a farci strada, e io seguivo te.

    Solo che tu non stai seguendo me, stiamo camminando insieme, e ci stiamo addentrando nella foresta.

    Ci fermammo e mi accorsi che aveva ragione, non lo stavo seguendo. Sentii un brivido. Come fai a sapere che ci stiamo addentrando?

    Indicò il terreno. Le piante. Si capisce che ricevono meno luce solare perché qui la foresta è più densa. E poi, gli alberi sono più alti, quindi più vecchi. La foresta si espansa all’esterno, quindi gli alberi più vecchi sono al centro. E inoltre stiamo salendo. Pensaci; il nostro istinto naturale sarebbe di scendere e muoverci verso la luce. Quindi cos’è che stiamo cercando?

    Dylan era cresciuto molto da quando lo avevo incontrato la prima volta. Io no. Okay, qualunque cosa sia, non la voglio. Andiamocene subito.

    E se - qualunque cosa sia - fosse ferita? mi chiese.

    Lo afferrai per il braccio e cercai di portarlo indietro. Vive nella foresta; è tosto. Lascia stare.

    Era ancora esitante. Sono un Guardiano. Devo proteggere quelli in difficoltà. disse.

    Il Guardiano della Terra, non quello di Duran. sbottai. Lo stavo trascinando via dal centro della foresta, quando un grido di dolore ci bloccò. Conoscevo quel suono. Lo avevo già sentito in passato… ma quando? Il suono mi colmò di agitazione e paura, ma lo seguimmo entrambi.

    Scoprimmo presto cosa stavamo cercando. Nel mezzo di una radura, all’entrata di una caverna, giaceva una creatura maestosa. Nera come la notte più buia, grande e sottile, aveva il corpo di un rettile con una coda lunga. In fondo alla coda c’era una punta affilata. I suoi occhi erano color ambra scuro e il muso era corto e largo. Aveva delle lunghe ali; una sbatteva agitata e l’altra si avvolgeva bizzarramente su se stessa. La creatura ruggì dal dolore e riuscii a vedere ogni dente affilato che aveva in bocca.

    Era una creatura di cui mio padre aveva negato svariate volte l’esistenza. Era una creatura che avrei voluto trovare per tutta la vita, una creatura che mi aveva sempre affascinato. Era un drago.

    È ferito. disse Dylan. Guarda la sua ala; non dovrebbe essere piegata in quel modo. Non esitò ad avvicinarsi al drago. In tutta risposta, il drago indietreggiò, cercando di proteggersi l’ala. Sta’ calmo, amico, voglio solo aiutarti. Come tu hai fatto con me.

    Cosa? chiesi io.

    Ho già incontrato questa creatura, in passato. Ha aiutato me, Divina, e Kiro l’ultima volta che siamo venuti qui. Vieni ad accarezzargli la testa, così posso dare un’occhiata all’ala.

    Mi avvicinai con cautela. Ovviamente mi trovavo io nella situazione più pericolosa. Oh, be’. Alle brutte scopriremo se sono un’ottimo spuntino per draghi. Mi permise di avvicinarmi, e quando tesi le mani, mi annusò esitante, quindi abbassò la testa per farsi accarezzare. La sua pelle, coriacea e dura nella parte inferiore, era coperta da un fitto manto vellutato che era troppo corto da vedere, ma riuscivo a sentirlo bene. Quando gli massaggiai le grandi orecchie a punta, emise un ronzio. Andò tutto bene, finché non fui buttato a terra da un suo respiro. Il suo alito puzzava. Si piegò in avanti e si strofinò la testa contro il mio petto.

    Oh, cavolo. disse Dylan.

    Il drago ed io ci voltammo verso di lui. La sua ala era spezzata. Si trovava ancora ad un’angolazione strana, e capii subito perché; c’erano dei grossi segni di artigli. Qualcosa aveva fatto parecchio male a quella povera creatura. Shinobu scese dalla spalla di Dylan, come se non volesse avere nulla a che fare con il drago.

    Il drago tentò di ritrarre l’ala, ma Dylan non la lasciò andare. Quando cominciò ad agitarsi, gli voltai la testa. Va tutto bene. Sta solo cercando di aiutarti. Concentrati su di me. Guarda me. Smise di ringhiare, ma ansimò irritato e mi alitò in volto. Gli accarezzai la testa e il collo, mentre Dylan curava le ferite. Librò le mani sui tagli ed emise un debole bagliore verde. Smise dopo poco, ma, sebbene i tagli si fossero rimarginati e l’ala avesse un’angolazione migliore, era ancora danneggiata

    È tutto ciò che posso fare, al momento. disse Dylan, barcollando senza fiato. Lo raggiunsi e lo afferrai prima che cadesse, trascinandolo su un albero per farlo sedere, dopodiché Shinobu gli si rannichiò in grembo.

    Quindi ce lo portiamo con noi?

    No. Non può viaggiare. Non riesco a capire, però. In altre occasioni l’ho già visto venire attaccato, ma non era mai stato ferito. Ha la pelle dura. Chi potrebbe aver fatto tutto questo?

    Magari l’interno dell’ala è morbido. suggerii io.

    Non lo so. Dovremo restare qui e prenderci cura di lui.

    Mi guardai intorno. Riusciremo a superare la notte?

    Esitò, come se fosse sul punto di svenire. Ma certo. Ce la fai a prendere un po’ di legna per accendere un fuoco? mi chiese.

    Annuii e mi addentrai nella foresta. Nonostante l’oscurità, dato che il sole era tramontato, riuscii a raccogliere una piccola quantità di legno semi-asciutto. Tornai alla radura, e vidi che Dylan stava dormendo, mentre il drago lo stava studiando. Come sta l’ala? chiesi.

    Il drago fletté lievemente l’ala e la studiò pensierosamente. Grazie al mio olfatto capii che era compiaciuto, anche se gli faceva ancora male. Ammucchiai la legna e mi sedetti per cercare di accendere un falò. Feci appello alla mia energia e feci come mi aveva insegnato mio padre. Il legno si rifiutava di accendersi. Più pensavo a mio padre, più le mie interiora bruciavano, ma il fuoco non voleva accendersi. Dopo aver provato per un po’, alzai lo sguardo e vidi che il drago mi guardava accigliato. Era confuso.

    Potresti darmi una mano? domandai. Inclinò la testa e sputò del fuoco ai ceppi di legno, che presero fuoco. Perché tutto ciò mi sembra familiare, come se lo avessi già fatto in passato? Grazie. Trascinai Dylan vicino al fuoco e tornai a sedere.

    Tutto ciò che riguardava il drago sembrava strano, come se lo avessi già incontrato prima. Perché, quando ha dato fuoco alla legna, mi sono sentito come se mi stesse mostrando come fare?

    Il silenzio fu rotto dal gorgoglio del mio stomaco e, subito dopo, da quello dello stomaco del drago. Sta’ calmo, appena Dylan si alza, vado a cercare qualcosa. Che vorresti mangiare? chiesi. Anziché rispondermi, alzò lo sguardo verso il cielo.

    Dopo aver osservato qualcosa per alcuni minuti, emise una debole scarica concentrata di fuoco, che sparò con precisione dritta in alto. Si udì uno strillo, e un secondo dopo, non lontano dalla radura, qualcosa colpì il pavimento. Dopo una ricerca veloce trovai un grosso uccello che giaceva per terra incenerito. Lo riportai indietro e lo porsi al drago, ma lui girò la testa.

    Grazie. dissi. Estrassi il coltello dallo stivale di Dylan e tagliai un pezzo per lui e uno per me, poi gettai il resto dell’uccello al drago, che lo agguantò al volo e lo ingoiò in un boccone. Trovai un bastoncino lungo e lo usai per cucinare i nastri del pennuto.

    Dylan si svegliò appena in tempo per mangiare. Mentre prendeva la sua parte mi ringraziò, e per un po’ mangiammo in silenzio.

    Come sta andando fra te e Divina? domandai.

    Scrollò le spalle. È complicato, ma ci amiamo.

    Non abbastanza da sposarvi e avere dei bambini?

    Il cibo soffocò Dylan, e lui lo sputò. Come ho detto, è complicato. disse.

    Perché lei non è un sago? chiesi. Mi rivolse uno sguardo sbigottito e io sospirai. Dylan, tu ti fidi di me. Mi hai raccontato dei libri, degli dèi, del tuo mondo, di tuo padre… mi hai detto tutto, ma non chi è Divina. Io so che lei non è quel che sembra. Sento che è molto più potente di chiunque io abbia mai incontrato.

    È un segreto di Divina, non mio.

    Ha a che fare con la sua scomparsa e con il motivo per cui non la stai cercando? chiesi. Annuì. Be’, se ti servirà aiuto, io sarò qui. Quanto ci vorrà ancora perché il drago si sia ripreso?

    Ho curato le ferite principali. Ancora non può volare, ma non sta più sanguinando e ho riparato le osse rotte e le infezioni. Probabilmente è così da una settimana. Dubito che abbia mangiato nulla da quando è stato ferito. Divina mi ha detto che i draghi non possono mangiare o bere quando sono feriti mortalmente, perché devono regolare il corpo per combattere le infezioni e l’assenza di sangue.

    Mentre dormivi ha sparato ad un uccello. Quando gliel’ho dato, si è rifiutato di mangiarlo finché non ne ho preso dei pezzi per noi.

    È gentile, è tutto quello che so.

    I draghi sono molto rari. dissi. La maggior parte delle persone non crede in loro, e capisco il motivo. Questo qua potrebbe fare il giro del mondo intero in una notte senza essere visto. Credo che quella pelle di feltro gli renda le cose semplici nell’acqua, ma la forma delle ali lo farà nuotare con molta difficoltà. La forma delle gambe indica che può immergersi molto bene in acqua o in aria, ma di certo non è un aliante, così come non è un nuotatore.

    Come fai a sapere così tanto sui draghi?

    Solo perché sono considerati un mito, non significa che io non ci creda. È possibile trovare un mucchio di informazioni, se si è interessati. Sono sempre stato affascinato dai draghi. Mio padre, dal canto suo, detesta qualunque cosa abbia a che fare con loro e insiste che non esistono.

    Be’, adesso ce n’è uno che non morirà più. Quando farà mattina, dovremo trovargli dell’acqua.

    E se tornasse il suo aggressore?

    Tornerà.

    Cosa?! domandai io alzandomi. Anche il drago trasalì.

    Me lo sento, è ancora in pericolo. Il tuo odorato non ti dice niente? mi domandò. Sapeva del mio insolito senso dell’olfatto.

    No. Riesco a sentire solo l’odore della foresta, del drago e il tuo. E tu non hai l’odore di una persona spaventata.

    Ho detto che tornerà, non che è qui adesso.

    Mi sedetti. Quando ti ho incontrato, eri la persona più paranoica del pianeta. Qualunque cosa potesse andar male, sarebbe andata male. Eppure tu facevi comunque ciò che andava fatto.

    Non sono più paranoico. Ho passato troppo tempo vivendo da solo con Divina e Kiro.

    Perché hai smesso di chiamarlo Edward? domandai.

    Scrollò le spalle. Non lo so. Credo che sia successo quando lui ha smesso di farsi vedere molto in giro. Il fatto è che lui ormai non è più uno zio o un mentore… è più un padre. E credo che lui mi veda come un figlio. Kiro non è mai stato a suo agio come padre. Temo che un giorno si porterà a casa un altro apprendista e mi dirà di andare a vivere con Divina. Sono passati solo tre anni, ma ho imparato molto. Forse troppo.

    Gli detti una pacca sulla spalla. Ne hai parlato con lui?

    No. Va sempre in giro a fare delle missioni, lasciando me con Divina.

    Magari il problema non è cosa prova per te. Magari pensa che tu non abbia più bisogno di lui. Magari pensa che tu stia meglio con lei e non vuole mettersi in mezzo.

    Ma è una sciocchezza. Anche senza le lezioni di magia, da Kiro imparo continuamente lezioni di vita. Da Divina imparo solo la storia e cose simili.

    Quando hai cominciato a chiamarlo Kiro? gli chiesi di nuovo. Perché lo chiamavi Edward? Non era il nome speciale con cui lo chiamavi? Io mi sentirei parecchio triste se il mio futuro figlio mi desse un soprannome per tutta la sua infanzia e improvvisamente smettesse.

    Ci pensò per un po’. Prima che gli venisse in mente la risposta, mi addormentai.

    *      *      *

    Quando mi svegliai vidi qualcosa che non mi sarei mi aspettato di vedere: il volto arrabbiato di un drago a pochi passi da me. Il drago che Dylan aveva iniziato a curare la sera prima era in piedi davanti a me, le ali dispiegate in quella che sembrava una posa d’attacco. Quando ruggì, mostrandomi i suoi denti affilati e assordandomi per alcuni secondi, tentai di arretrare a gattoni. Con mia sorpresa, fu Dylan, che giaceva accanto a me, a fermarmi. Provò a dire qualcosa, ma il secondo ruggito del drago coprì le parole di Dylan.

    Il drago volse la testa per sparare del fuoco sopra la sua spalla. Improvvisamente fu raggiunto da qualcosa, che gli attaccò il collo. Fu allontanato da noi e riuscii a capire cosa stava succedendo veramente; eravamo sotto attacco.

    Due creature attaccavano inesorabilmente il drago. Non erano molto alti - più o meno quanto un draxuni, ma molto più magri. I loro corpi erano ricoperti di un pelo nero e arruffato. Avevano la testa piccola, con compatti occhi rosso sangue e un enorme grugno, pieno di zanne così grandi e affilate da entrare a malapena nelle loro bocche. Le orecchie erano a punta e si trovavano sopra le loro teste (come quelle dei draxuni), ma in quel momento erano appiattite dall’ira. Avevano delle grandi ali di pelle nere, simili a quelle del drago, ma per qualche motivo le loro erano più inquietanti.

    Una di quelle creature stava cercando di afferrare il collo del drago con i propri denti, mentre l’altra stava squarciando l’ala ferita. Il drago provò fedelmente a coprirci, anche se adesso Dylan stava sforzandosi di partecipare al combattimento. Le creature obbligarono il drago a piegarsi sulla schiena per squarciargli il ventre. In un instante, da calda e umida l’aria si fece fredda e asciutta. Prima una, poi l’altra creatura si contorsero dal dolore. Dylan aveva una feroce concentrazione sul viso.

    Che fai? chiesi.

    Ammiccò. Non parlare.

    Il drago strillò e Dylan sussultò. Le due creature smisero di contorcersi e scomparvero in fretta nella foresta. Dylan si avvicinò al drago, raggiungendogli il collo, ma tutto ciò che riuscì a produrre il giovane Guardiano fu un debole bagliore verde.

    Vieni qui. ansimò lui.

    Dopo che lo ebbi raggiunto, mi prese la mano con la sua libera. Mi sentii istantaneamente esausto, come se fossi stato io a combattere. Anche se lo scontro era durato pochi minuti, ci sentivamo come se fosse durato per ore. Il bagliore verde divenne un fuoco inquietante, e il drago sospirò, rilassato. Le ferite cominciarono a rimarginarsi, mentre io mi sentivo sempre più confuso. Dylan e il drago persero i sensi, e io ebbi tempo sufficiente solo a sedermi prima di svenire.

    *      *      *

    Mi svegliai molto a mio agio grazie al crepitio del fuoco e all’odore di cibo.

    Svegliati. disse Dylan con insistenza.

    Avrei risposto con un grugnito se il mio stomaco non ne avesse approfittato per grugnire più forte. Aprii gli occhi; il calore emanato dal falò era così piacevole. Non sapevo che i draghi fossero creature coccolose, ma quello mi si era avvolto intorno con la zampa anteriore su di me. Sbatté i suoi grandi occhi come se si stesse chiedendo. Mi strinsi sotto alla sua zampa.

    Andiamo, alzati. Hai bisogno di mangiare, e poi dobbiamo toglierci di dosso il sangue di drago se non vogliamo attirare l’attenzione.

    Spostai la zampa del drago e mi resi conto di essere effettivamente coperto di sangue. Era scioccante. Come è successo? chiesi. Il drago rimise la zampa su di me e poggiò la testa a terra.

    Le creature l’hanno attaccato vicino a noi e lui ha perso parecchio sangue. Deve bere dell’acqua il prima possibile, e mangiare. Dylan mi porse un bastoncino con sopra della carne cotta. Le detti un morso e mi paralizzai, incerto se masticarla o sputarla. Lo so che ha un sapore strano. Non ho idea di che mammifero sia, quindi mangialo e basta. mi disse.

    Mangiai quella carne verde con uno strano aspetto da rettile, il sapore di crostaceo e l’odore di mollusco.

    Hai idea di cosa fossero quelle creature? domandai.

    Dylan scosse la testa. Non ho mai visto né sentito parlare di niente di simile. So che ci sono molte creature ignote nella foresta, ma quelle lì sembravano quasi mitologiche.

    Il drago sbuffò.

    Dopo aver consumato il cibo seguimmo il suono di acqua corrente. Il drago sembrava essersi curato e camminava con eleganza. Le sue ali si ripiegavano tranquillamente sulla schiena, ma si contorcevano nervosamente ogni volta che udivamo un rumore particolarmente forte. Raggiungemmo l’acqua senza rimanere privi di una gamba, anche se perdemmo un po’ di sangue dopo che Dylan ebbe erroneamente scambiato un thesper per un albero innocente.

    Se ha il colore del sangue, allora molto probabilmente è meglio evitarlo. consigliai io.

    Adesso il colore del sangue è ancora più evidente. si lamentò lui. Mi dispiace dell’inconveniente, ma sulla Terra gli alberi non attaccano con le spine.

    Il fiume era calmo e non sembrava troppo profondo. Dylan ed io ci spogliammo, mentre il drago balzò nel torrente. Poiché era mezzogiorno e la radura era abbondantemente illuminata dal sole, faceva abbastanza caldo. Detestavo i bagni freddi.

    Hey, quando te lo sei fatto il tatuaggio? chiese Dylan.

    Il cosa?

    Un disegno sulla pelle.

    So cos’è un tatuaggio. Solo che non ce l’ho. insistetti io.

    Be’, allora… hai una bella voglia che prima non avevi. Mi stava attentamente osservando il retro della spalla sinistra.

    Cercai di capire di cosa stava parlando, ma riuscii a vedere solo una macchia che rappresentava uno smeraldo verde. Oh, no. Probabilmente qualcosa nella foresta mi ha fatto infezione.

    Sì, certo, un’infezione con la forma accurata di un drago.

    Sul serio? Mi sforzai maggiormente di vederla, ma questa volta non vidi niente di verde. Fui interrotto da un ruggito irritato simile al latrato di un cane e osservai il drago che ci aspettava con impazienza. Dylan ed io entrammo nell’acqua, che ci arrivava alla vita. Forza, lavati. Puzzi. mentii.

    Percepii un soffio strano, quindi fui assalito da caldi gocce d’acqua. Mi voltai verso il mio amico e mi asciugai gli occhi appena in tempo, poiché ricevetti un’altra ondata d’acqua. Dylan cadde a terra; stava ridendo troppo forte. Non impiegammo molto a toglierci di dosso l’odore di sangue di drago e a sostituirlo con un’altro odore.

    Sentimmo un aroma malizioso, un aroma affamato. Qualcosa ci stava osservando, e riuscivo a sentirne l’odore in anticipo. Osservai la direzione da cui stava arrivando la minaccia; il drago ed io ci voltammo entrambi in osservazione nello stesso momento. Dylan notò la nostra esitazione. La creatura strisciò lentamente fuori dal suo nascondiglio tra le felci.

    Era un inerpeton; una delle specie più piccole di anfibi. Come tutti gli anfibi, gli inerpeton sono carnivori, veloci, e hanno grosse mascelle coi denti affilati. La pelle era rivestita di melma e di strisce nere. I peli velenosi intorno al collo erano dilatati in avvertimento.

    Se un umano vedesse un axolotl lungo due metri darebbe di matto, ma questo è più piccolo di qualsiasi altro anfibio che io abbia mai visto su Duran. Forse faremo meglio ad andarcene.

    Shinobu, che si era adagiata sui vestiti di Dylan, sibilò, ma ovviamente la bestia non sapeva minimamente con cosa aveva a che fare. Sfortunatamente, quando si accorse che l’anfibio non intendeva fuggire, Shinobu si ritirò sul bordo dell’acqua, e guardò Dylan come per chiedergli consiglio. Dietro al primo inerpeton ne giunsero altri due. Non potevamo sfuggirli, ed erano molto affamati.

    Andatevene! gridai. Agitai le braccia in alto. Sono più grande e più rumoroso di voi! Andatevene!

    Dylan si unì a me. Andate via! Ho fatto morire di intossicazione l’ulima cosa che ha tentato di mangiarmi! gridò lui. Gli inerpeton esitarono, confusi.

    Lo guardai. Hai dato a Divina...

    Taci. mi ordinò Dylan.

    Il drago si impennò sulle zampe posteriori ed emise un ruggito assordante. Dispiegò le ali e batté a terra le zampe anteriori, creando delle lunghe onde. Soffiò la punta della coda sulla testa in posizione di attacco. Sfortunatamente, l’inerpeton più a sinistra, concentrandosi su Shinobu, avanzò lentamente verso la piccola creatura. Ammesso che il veleno di Shinobu potesse fare qualcosa all’anfibio, anche l’inerpeton avrebbe fatto dei danni, e, avendo l’acqua dietro di sé, Shinobu era intrappolata.

    Il drago corse verso il predatore, spingendosi fuori dall’acqua fino a trovarsi protettivamente sull’animaletto di Dylan. Fortunatamente, con molta probabilità gli anfibi arrivarono alla conclusione che c’erano prede più facili di noi, e si allontanaro.

    Ottimo. Ecco che se ne vanno, scorrazzando via dai mostri più grandi che abbiamo appena attirato con il rumore. disse Dylan. Probabilmente il drago aveva pensato la stessa cosa, poiché scomparve velocemente nella foresta. Ci vestimmo rapidamente e lo seguimmo.

    Quindi il drago è abbastanza forte da volare? chiesi.

    Dovemmo quasi correre per stare al passo della bestia nera. Le sue ali si piegavano sulla schiena, rendendolo estremamente aerodinamico. Nonostante il suo corpo con la forma da rettile, si muoveva più come un mammifero, balzando agilmente sopra ogni ostacolo sul terreno.

    Sì, ma quei cosi che lo hanno attaccato sono ancora là fuori. È strano, però. Non ho mai sentito parlare di creature come quelle. Non mi piace. Perché hanno attaccato il drago?

    Dobbiamo dare un nome al drago. lo interruppi.

    Chiedigli come si chiama. disse Dylan.

    Cosa? Non parlo la lingua dei draghi.

    "Allora chiamiamolo Blood. Ho sempre voluto avere un cane di nome Blood." disse Dylan. Anche se parlava benissimo il Sudo, disse il nome nella sua lingua madre.

    Mi sbaglio o quel nome significa...

    "Sì, esatto. In inglese Blood sta per sangue. Ti ho parlato dei cani, vero?"

    Sì, quei piccoli canidi che sono dei cuccioli molto leali. Assomigliano ai draxuni. Perché mai dovresti chiamare un cane Sangue?

    È appropriato per un cane psichico che si mangerebbe volentieri l’ultima donna sulla Terra.

    Mi fermai e gli afferrai il braccio. Ti prego, dimmi che ti stai riferendo ad uno dei vostri film. Non riesco a starti dietro quando parli così.

    Non vedo un film da tre anni. Mi manca. E comunque, essere confusionari è un forte meccanismo di difesa.

    Il drago ci rivolse un latrato molto irritato e mi dette un colpetto sulla schiena, spingendomi quasi a terra. Lo seguimmo velocemente verso un’altra radura con un laghetto. Oltre ad esso c’era una bellissima montagna di roccia rossa.

    Sì, be’, non è esattamente quello che uno si aspetterebbe di vedere in una foresta di mostri. disse Dylan. Non potei fare a meno di essere d’accordo.

    Il drago sbatté le ali una volta, quindi balzò in aria e superò il lago. Facemmo il giro del lago, ma lui decollò un’altra volta, verso la montagna. Ci aspettò all’entrata di una caverna, e quando entrammo, lo seguimmo con cautela. Sebbene l’entrata fosse semplice e asciutta, più ci addentravamo, più si faceva affascinante, mentre l’aria e le pareti divennero più umide. Dopo che fui scivolato per la terza volta, Dylan fece una torcia con un bastoncino e una parte della sua maglietta. Le pareti stavano sgocciolando, e su molte stavano crescendo delle piante, ma su altre si proiettavano dei gioielli. I muri che splendevano di rosso, verde e viola rendevano la caverna un posto adatto a nascondere un drago. Alla fine raggiungemmo una camera che si era formata naturalmente. Al centro c’era un disordinato letto di roccia bruciata.

    Il drago soffiò subito del fuoco sulla roccia e vi si adagiò sopra per un sonnellino.

    Sul serio? chiese Dylan al drago. È per questo che siamo venuti qui? Per un sonnellino?

    Il drago gli sbuffò contro e si sedette.

    Stupido cane. disse Dylan.

    Ignorai la sua inaccuratezza... Se non altro qui siamo al sicuro. Penso che dovremmo chiamarlo Miyo.

    Il drago e Dylan mi guardarono entrambi oltraggiati. Mai e poi mai. disse Dylan. "Il suo nome è Blood."

    Il drago appoggiò la testa sulla roccia.

    Sconfitto, mi lasciai cadere accanto al drago. La roccia era bella e calda. Osservai Dylan, che aprì la sua bocca per parlare e poi cadere sfinito, ma non feci in tempo a prenderlo che egli colpì il pavimento. Temendo il peggio, tentai freneticamente di svegliarlo, mentre il drago guardava oltre la mia spalla, ma Dylan non dava cenno di muoversi. Dopo essermi assicurato che stesse respirando, mi sedetti ad aspettare.

    Capitolo 2

    Dylan

    Non ero veramente sveglio, e neanche veramente addormentato. Per essere più chiaro ero in uno stato simile a come mi immaginavo fosse la morte. Mi trovavo a casa di Divina, ma era tutto sbagliato; dalla finestra aperta non entrava aria, non c’era il perenne aroma di incenso che bruciava, e non si sentivano i suoni della foresta. Era una sensazione molto inquietante; una sensazione che sperai di non dover provare mai più.

    "Ciao, Dylan. Mi dispiace doverti contattare in questo modo, ma mi servi ora come Guardiano."

    Anche nella voce qualcosa non andava. Era la sua, ma era più come un ricordo di essa. Le parole, al contrario, erano perfettamente vivide nella mia mente. Divina mi stava contattando nel modo in cui gli dèi contattano i Guardiani.

    Divina? chiesi. Dove sei?

    Lontana. Mi sono ritrovata in una situazione difficile e molto confusionaria. Devo risolvere una cosa. Nel frattempo ci sono dei problemi sulla Terra. Devi andare là e risolverli.

    E Kiro?

    Sta compiendo altri doveri da Guardiano.

    È al sicuro? chiesi.

    Un Guardiano non è mai al sicuro.

    Cosa devo andare a fare sulla Terra?

    C’è stata un’increspatura quando Vretial è stato annientato. Gli dèi non dovrebbero essere uccisi. È entrato qualcosa più antico dei mondi stessi, qualcosa che non dovrebbe esistere, ed è passato attraverso uno squarcio. E mi dispiace. Mi dispiace veramente. Ma non possiamo sconfiggerlo.

    Gli dèi non possono uccidere questa cosa?! esclamai incredulo.

    È antico quanto noi. Ma tu hai un vantaggio.

    E quale sarebbe?

    Hai un corpo e della magia. Questa creatura non è viva, ma può controllare qualsiasi creatura vivente, tranne un viaggiatore dimensionale.

    Quindi, avendo viaggiato per Duran, sono al sicuro?

    Non proprio al sicuro, ma esso non può controllare il tuo corpo. Può comunque ucciderti, solo che non può controllarti.

    E come dovrei ucciderlo? chiesi.

    Non puoi ucciderlo.

    E allora che cosa dovrei fare, invitarlo per un tè?

    Devi riportare ciò che è andato perduto.

    Un’arma?

    Un bambino.

    Oh, Dio. Quindi c’è una creatura antica sulla Terra che sta... cosa fa? Sta uccidendo le persone? E invece di fermarla, devo trovare un bambino?

    "Questa creatura deve trovare un corpo adatto, ma, essendo così potente, deve integrarsi nel corpo di un bambino. Non un bambino umano, ma uno molto speciale. Solo questo bambino è abbastanza potente da contenere questa creatura, e la creatura può integrarsi solo quando l’anima è abbastanza giovane da

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