L'avventura di Caffè Mantova
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Book preview
L'avventura di Caffè Mantova - Daniele Lucchini
Colophon
Prima volta in Finisterrae: 2008
In copertina: Daniele Lucchini
Caffè sotto la neve, 2008 (particolare)
© 2008 Daniele Lucchini, Mantova
www.librifinisterrae.com
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9781326637576
Epigrafe
Il nostro è... fermamente convinto che Mantova sia una simil New York con tanto di Fifth Avenue... e statua della libertà.
Paolo Roversi, Mantovani
Prefazione
Il presente volume raccoglie gli articoli pubblicati tra il 2001 e il 2008 sul sito internet Caffè Mantova, agenda di eventi mantovani e portale di approfondimenti culturali locali.
Nato dall'esigenza personale di conoscere l'offerta del Mantovano a livello culturale e di intrattenimento, quando ancora non esisteva uno strumento simile per questa zona, il sito divenne ben presto un punto di riferimento non solo per l'informazione sul tempo libero, ma anche per la divulgazione culturale. Al punto da essere divenuto persino modello per numerose iniziative simili, sia su carta sia in formato elettronico.
Dopo sette anni pertanto era venuto il tempo di chiudere quest'esperienza e di raccoglierne in volume i momenti più significativi.
aprile 2008
L'autore
Intenti
(scritto nell'aprile 2001)
Proviamo a mandare fuori un foglio, per ora solo un foglio, di informazione sugli appuntamenti in città e dintorni, opinione e riflessione su fatti riportati da altre testate e aspetti di cultura mantovana. L’idea è quella di avere uno strumento maneggevole, che permetta di non perdersi anche quel minimo che accade in città e di dare qualche mezzo di conoscenza della realtà locale, per aiutare a far riscoprire aspetti della propria città ai Mantovani e a sentirsi più a casa loro i nuovi arrivati, nell’idea che sia la conoscenza del luogo in cui si vive un passo importantissimo per una integrazione che dia origine ad una Mantova rinnovata e non ad un insieme di ghetti in convivenza forzata.
Il titolo potrebbe essere Caffè Mantova
riprendendo così il nome del giornale dei Verri, prima testata dell’illuminismo italiano, e dando anche l’idea di un’abitudine, un piccolo gesto corroborante.
Sulle tracce di una musica tradizionale a Mantova
(pubblicato il 1° ottobre 2001)
In questi anni di generale recupero della musica popolare viene da chiedersi se non vi siano tradizioni da rispolverare anche nel Mantovano. Oggi infatti non pare proprio esservi traccia di fenomeni simili a quelli visibili in molte province limitrofe; tuttavia, cercando con un po' di attenzione, si può osservare che anche da noi fino agli inizi del Novecento esisteva una ricca varietà di canti e balli.
Le testimonianze più abbondanti riguardano il lavoro delle mondine. Fino all'ultimo dopoguerra nelle risaie, diffuse soprattutto nel sinistra Mincio, si era soliti lenire le fatiche della mondatura cantando; i brani, per ovvie ragioni eseguiti sempre e solo a cappella, raccontavano svariate storie, pure se i temi più ricorrenti erano quelli di amori disgraziati - di cui troviamo esempi anche nei Canti popolari del Piemonte del Nigra e nell'album La pègra a la mateina la béla e a la sera la bala dell'ensemble emiliano La piva del carnèr - o di amori risibili di vecchiardi che sposano giovinette.
Ricca documentazione di questi canti da lavoro possiamo trovare nel repertorio della cantautrice mantovana Giovanna Daffini e ancor più nel disco prodotto negli anni '70 dalla Regione Lombardia I canti delle mondine.
Sappiamo anche che fino a tutto l'Ottocento nel territorio di Mantova erano diffusi i riti di questua. Si trattava di piccoli gruppi di persone che, soprattutto nel periodo natalizio, si spostavano di corte in corte cantando delle specie di auguri, come in una sorta di rito propiziatorio, aspettandosi in cambio di essere accolti a qualche tavola; qualcosa di simile è sopravvissuto in alcune zone delle sponde trentina e bresciana del Lago di Garda.
Vaghe sono invece le tracce dei cantastorie, persone itineranti di fiera in fiera che narravano in musica novità e aneddoti appresi lungo il cammino. Più facile è documentare l'attività dei contafòle, che svolgevano funzione simile raccontando fiabe di stalla in stalla durante l'inverno; dobbiamo però supporre che vi fossero pure dei primi, stando al repertorio di Tajadèla, che negli anni '50 proprio a loro si rifaceva, ripreso ai nostri giorni da Weiner Mazza.
Per quanto concerne la musica strumentale e il ballo invece dobbiamo andare esclusivamente per ipotesi. È presumibile che fino ai primi del Novecento vi fosse una grande varietà di musica da ballo per fisarmonica, già travolta però negli anni '30 dalle sonorità del liscio che in quel periodo fecero, grazie anche al genio di Gorni Kramer, di Mantova la sua capitale mondiale.
Di vere e proprie danze è sopravvissuto solo il contesto. È il caso ad esempio dei falò, o burièi, dell'Alto Mantovano, attorno ai quali certamente si danzava in cerchio in momenti topici per la vita agricola, come la fine dell'inverno e i primi di maggio.
Si può dunque vedere che non resta poi molto, ma vi sono tracce, nemmeno troppo lontane nel tempo, e testimonianze geograficamente