Il drago verde. Le avventure di Chariza

01

Dimora del Drago Bianco, monte Tōmei. Trentunesimo anno dell’Era Kakumei.

Chariza prese un sorso del proprio tè e osservò di sottecchi la donna che le stava di fronte. Ueki, il Drago Verde, la signora del monte Heisei, non era venuta a farle visita solo per ricordare i tempi andati e gustare insieme la fragrante bevanda proveniente dalla regione di Cha-no-yu. C’era dell’altro che ancora non si era decisa a rivelare. La ruga d’espressione che le solcava la fronte, anche mentre assaporava il tè a occhi socchiusi, era come un colpo di spada sul suo viso ieratico e immutabile. Qualcosa preoccupava Ueki. Qualcosa la preoccupava più del solito.

«È davvero delizioso, non trovi?» le domandò, posando la tazza sul basso tavolino che le divideva.

Chariza, il Drago Bianco, la signora del monte Tōmei, sollevò un sopracciglio e posò a sua volta la tazza ormai del tutto svuotata.

«Sì» rispose. «È dell’ultimo raccolto». Si trattenne dallo sbuffare, quando vide Ueki allungare una mano verso uno dei dolcetti di riso, e strinse con forza il ventaglio che aveva abbandonato in grembo.

La donna assaggiò il dolcetto e sorrise, amabile.

Chariza, allora, scosse il capo e colpì con la mano il tavolino.

«D’accordo» disse, massaggiandosi una tempia. «Per quanto hai intenzione di andare avanti con questa sceneggiata?»

Ueki rimase a bocca aperta e la fissò per alcuni istanti. Poi abbandonò l’idea di prendere un secondo morso del suo dolce e chinò il capo.

«Con te non si possono mai prendere le cose alla larga.»

Il Drago Bianco alzò gli occhi al cielo e si sedette più comoda, con le gambe incrociate.

«C’è già chi si prende certe libertà, non trovi?»

«Ti riferisci a Yoshio?» Ueki ripensò a quante volte l’Imperatore avesse chiesto l’aiuto di Chariza e a come, in un modo o nell’altro, fosse sempre riuscito a ottenerlo.

La donna annuì: «E adesso, se non ti dispiace» protestò «dimmi perché sei venuta fin quassù, quando immagino che le tue monache abbiano un gran da fare con la primavera alle porte e molti riti da celebrare».

Ueki cedette a un sorriso: «Sono felice che ti preoccupi delle mie figlie.»

«Non me ne potrebbe importare di meno» sbottò, Chariza. «Dimmi cosa vuoi.» Poi un dubbio la colse e sulla sua mano, stretta in un pugno serrato, si formò un leggero velo di ghiaccio. «Non si tratterà di Suzume? Quanti anni ha, ormai? Dodici, tredici? È un’età difficile.»

«Sedici» le ricordò Ueki.

«Sedici?» ripeté Chariza mostrando una vena di tristezza nello sguardo. «Già, è passato così tanto tempo, ormai.»

«Ad ogni modo» proseguì Ueki «no, il principe imperiale sta benissimo e prosegue i suoi studi. Ora si trova presso il monte Bōtei, dove sembra si stia distinguendo per le sue abilità di combattente.»

Chariza sorrise. «Lo posso immaginare. È sempre stato un ragazzino sveglio» disse, poi sospirò.

«Ebbene, se non si tratta né di Yoshio né di Suzume, significa che il nostro celeste impero non ha nulla da temere. E,