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Stuzzichini narrativi sotto l'ombrellone
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Stuzzichini narrativi sotto l'ombrellone
Ebook40 pages36 minutes

Stuzzichini narrativi sotto l'ombrellone

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About this ebook

Tanti variopinti racconti per tutti i gusti, con cui svagarsi durante la tintarella, aspettando l'aperitivo o tra una nuotata e una partita di beach tennis.
LanguageItaliano
Release dateMay 6, 2016
ISBN9786050431940
Stuzzichini narrativi sotto l'ombrellone

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    Stuzzichini narrativi sotto l'ombrellone - Salvatore Di Sante

    La battaglia

    Il frastuono  dei rotori disturbava anche i pensieri. Il maggiore fermava lo sguardo sui visi dei suoi ragazzi, uno dopo l'altro. Carne da macello. Sapeva che nessuno sarebbe sopravvissuto, il nemico era troppo superiore per numero. Lui aveva combattuto molte guerre, in varie parti del mondo, durante i suoi trent'anni di carriera. Per lui era diverso: aveva dato la morte e l'aveva vista in faccia tante di quelle volte che ormai lo considerava quasi un mestiere qualsiasi. Per quei ragazzi invece, quei cinque ragazzi imbracati ai sedili, goffamente zavorrati di zaini, elmetti ed equipaggiamenti, per loro era la prima volta. La prima e l'ultima. Ingannati fatalmente da un destino beffardo: un gruppo di sbarbatelli che giocavano da nemmeno un mese a fare i soldati, in un avamposto che non era mai stato operativo. Perciò il maggiore avvertì una leggera fitta al petto: di giovani ne aveva visti morire tanti, ma erano tutti della sua stoffa, militari per scelta, combattenti di professione. Qui invece chi aveva: uno studente fuori corso, un laureato, un moccioso perditempo con poca voglia di studiare, un agricoltore e un muratore. Se non fosse stato per il fatto assolutamente straordinario avrebbero passato un anno annoiandosi e cazzeggiando, sparacchiando qualche munizione, intonando la canzoncina del mattino e mangiando sbobba in vassoi metallici. Invece l'incredibile si era materializzato in tutta la sua tragicità e il protocollo era stato cambiato da «tempo di pace» a «tempo di guerra».

    Qualche ora prima...

    Il maggiore passava in rassegna le truppe schierate, a passo lento, con le mani giunte dietro la schiena, ripassando mentalmente il discorso da tenere. Fece tra sé e sé un leggero cenno d'assenso col capo, si schiarì la voce e si piazzò perfettamente di fronte ai soldati di due divisioni accorpate. Gridò l'ordine e con un boato tutta la distesa di elmetti e fucili scattò sull'attenti.

    - Duecento anni fa, come sapete, - attaccò - abbiamo inviato nello spazio un satellite con un disco perpetuo che riproducesse all'infinito la nostra musica più bella, diverse frasi in tutte le lingue conosciute e sequenze dei più noti codici di programmazione... - Fece una pausa approfittando per riprendere fiato e pompare la voce. - Be', alla fine hanno risposto.

    Un brusio si levò dalle truppe, qualcuno guardò smarrito il compagno, altri deglutirono sconcertati.

    - Tre giorni fa abbiamo captato una trasmissione, - riprese. - Proprio nella nostra lingua. Non lasciava spazio a interpretazioni purtroppo. Come temevamo si sono rivelati ostili. Una razza talmente evoluta da compiere viaggi interstellari non può avere altro interesse per noi se non quello di conquista.

    Il mormorio si fece più turbolento, ma il maggiore non se la sentì di zittirli e continuò a spiegare: - Sono stati molto chiari: vogliono il nostro pianeta. Tutte le risorse. O accettiamo di sottometterci o saremo sterminati.

    I bisbigli cessarono. Molti sguardi crollarono a terra.

    Era il momento di sparare le ultime cartucce. - Be', se siamo qui oggi, - sbottò all'improvviso in tono furente - è perché abbiamo scelto di non arrenderci.

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