Brigida, Oddone e il Predicatore
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Tra il legionario e Brigida nasce un amore,un vero amore accompagnato da un forte desiderio di mettersi alla ricerca di una misteriosa verità, che sentono presente nel loro spirito. I due giovani abbandonano notte tempo l’accampamento dei barbari per iniziare una meravigliosa avventura che li porterà in Egitto e poi in Giudea dove assisteranno al martirio di Gesù e in tanti altri paesi in cui correranno straordinarie ed emblematiche avventure.
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Brigida, Oddone e il Predicatore - Vincenzo Turba
Farm
Due soldati ed un’invasione fallita. Brigida ed Oddone
Germano ed Oddone erano due coraggiosi soldati che avevano partecipato ad un gran numero di battaglie.
Grazie alla loro abilità di guerrieri ed anche alla buona sorte, avevano sempre salvato la pelle. Solo qualche ferita aveva lasciato il segno sui loro corpi e loro ne erano fieri, perché erano la prova della loro dedizione alla causa di conquista di sempre nuovi territori da assoggettare allo Stato, di cui erano orgogliosi di appartenere.
Circostanza alquanto rara, si trovavano, in quei giorni, nelle proprie case: i Centurioni non avevano ancora messo a punto i piani di nuove invasioni ed i soldati, loro compresi, potevano godere di un periodo di riposo.
Germano ed Oddone passavano il tempo affilando le loro armi e passeggiando nelle vie della loro borgata.
Camminavano a fronte alta, consapevoli dell’ammirazione che la loro presenza suscitava in tutti coloro che incontravano.
Si sentivano non solo degni della nomea di veri guerrieri, ma anche in diritto di suscitare emozioni di ogni genere, solo con la loro presenza.
I vecchi ed i deboli --- pensavano --- si sentiranno rinvigorire le loro forze nel trovarsi davanti il nostro incedere marziale, le donne si sentiranno attratte dalla sensazione di forza che emana dai nostri corpi, gli adolescenti vedranno in noi gli idoli da venerare ed imitare.
"Oddone – cominciò a dire Germano – questa pausa di pace comincia a stancarmi. Mi trovo come un pesce fuor d’acqua nel non udire il rullo dei tamburi, il perentorio ordine del Centurione di aggredire il nemico, di entrare nelle sue fila, di creare scompiglio e di colpire e ferire quanti più corpi possibile, con le nostre daghe.
Mi sento fremere d’orgoglio nel rivedere con la mente i fulminei attacchi che scatenavo brandendo minaccioso la pesante daga: più di un nemico stramazzava al suolo, sanguinante, mortalmente ferito.
Grande e dolce è la nostalgia del nostro violare le case dei vinti e dell’impossessarsi delle loro donne!
Ormai non posso rimanere a lungo privo di queste gratificanti emozioni! E tu cosa ne pensi, Oddone?".
Germano! Non essere insofferente! Voltati attorno! Guarda anche oltre le mura della città: sono certo che potrai trovare più di una casa, che faccia al tuo caso. Non parliamo poi di donne disposte a farsi abbracciare da un vigoroso guerriero pari tuo: sono più vicine di quanto tu non creda e basterà una tua occhiata per far apparire il rossore sul loro volto. Non è necessario che tu brama di violentare le donne altrui. Ne convieni?
.
"Sei troppo ligio al dovere Oddone: vedi solo lo scopo militare e politico della nostra missione e cioè la conquista di altre terre, l’espansione della nostra potenza, della nostra ricchezza, della nostra civiltà. Non vedi altro.
Ma non comprendi che la guerra è una meravigliosa avventura? Quando veniamo a far parte di centurie all’ordine del Tribuno ed imbracciamo la lancia, noi non siamo più semplici cittadini, ma esseri superiori, che hanno in pugno la vita altrui: di altri guerrieri, di donne, di vecchi e bambini, la cui sorte dipende dalla nostra volontà".
"Già, tu vedi nella guerra un’avventura, Germano: io vi trovo ben altro. Noi non siamo mandati a pugnare lottare col nemico per soddisfare la nostra bramosia di far da padroni e di sfogare bassi istinti sulle genti che vivono sulla sua terra.
La nostra missione è di sconfiggere chi ci insidia e per farlo non vi è altro mezzo che invadere e conquistare la sua terra".
Oddone non vedo nessuna differenza: uccidere per sbaragliare le vittime destinate, siano esse guerrieri o esser comuni, inermi od addirittura senza possibilità di difesa, come le donne, i genitori, i pargoli dei nostri nemici, non è forse eguale? La morte è sempre morte
.
"No. Germano! Diverse sono le sembianze della morte.
Lieve mi è sempre stata la stretta al cuore, nel vedermi davanti, trafitto dalla mia lancia od anche squartato dalla daga, il nemico in atto di colpirmi, forse mortalmente.
Ma la visione della donna o del vecchio implorante clemenza o il pianto del fanciullo per le grida strazianti del padre colpito a morte, mi hanno sempre raggelato l’anima e mi hanno fatto deporre l’arma per una pausa di riflessione.
La riflessione mi ha scosso la coscienza ed io ho risparmiato la vita agli indifesi, agli innocenti.
Ed ho proseguito a combattere solo il vero nemico".
"Il vero nemico! Bella questa parola, Oddone! Ma allora dovrai dirmi chi sono per te, chi devono essere per noi, i veri nemici!
Se mi accodo al tuo concetto, mio commilitone, i nemici non esistono addirittura. Li hanno invece indicati a noi i nostri Tribuni, che ne hanno il potere. E noi vi abbiamo creduto. Abbiamo aderito al loro volere con la coscienza, nostra, ma affidata al loro arbitrio, con la rinuncia a giudicare, a decidere.
E siamo stati obbligati a spossessarsene perché la nostra sorte è in mani altrui, di chi ci offre la possibilità di mangiare, di avere una casa, di far crescere i nostri figli.
E allora, ne convieni? Noi siamo nel giusto ed anche la guerra deve essere considerata giusta in ogni sua manifestazione, anche in quelle che ripugnano ad un animo delicato come il tuo.
Abbandona i tuoi scrupoli, Oddone! Preparati alla nuova guerra che non si farà aspettare tanto!".
I due guerrieri continuarono a lungo a parlar di guerra, di stragi, di morte, di aggressioni improvvise, accompagnate da urla feroci, gridate per spaventare i nemici ed i loro punti di vista vennero quasi a collimare: Oddone rimase però del parere che il guerriero doveva limitarsi a stroncare il nemico. Gli esseri indifesi, i vecchi, le donne, i bambini dovevano sempre essere risparmiati dalla violenza".
Non passarono che pochi giorni ed i due soldati furono chiamati ad una nuova guerra.
La Legione fu inviata in terre lontane, ancora sconosciute per quei tempi.
Germano ed Oddone furono sottoposti ad un’interminabile marcia ed alla scalata di alte montagne.
Finalmente arrivarono in vista della terra del nemico, quella da conquistare. Opportunamente, i soldati vennero fatti accampare per un necessario riposo e per la messa a punto della tattica da adottare.
Passate due notti, alla seconda alba venne dato l’ordine di prorompere fulminei nel territorio da invadere, per cogliere alla sorpresa il nemico.
Le vedette dell’avversario avevano però da tempo avvertito l’avvicinarsi e l’accamparsi delle centurie e di conseguenza una grande quantità di guerrieri si erano appostati, invisibili, nel mezzo della foresta, poco distante dal confine, per poter affrontare gli invasori e ricacciarli.
I difensori erano un’enorme moltitudine di guerrieri primitivi d’aspetto, rozzi, ma dal corpo di un’impressionante robustezza e coperto solo in parte da pelle animale.
Le loro espressioni erano torve e decise assieme ed il loro sguardo animato da occhi che sembravano lampeggiare tanto sprizzavano una vigorosa energia. Se uno degli assalitori avesse avuto l’occasione di osservarli da vicino, avrebbe subito intuito di trovarsi davanti ad agguerriti guerrieri, pronti a respingere con ogni mezzo l’offensiva.
Se poi i Centurioni avessero conosciuto le caratteristiche degli armamenti destinati a fronteggiare l’invasione, avrebbero probabilmente rinunciato a violare il confine e deciso di incamminarsi sulla via del ritorno.
Le armi dei barbari erano veramente spaventose: forconi a più punte acuminate, lance affilate, dalla lama munita di pezzi sporgenti ai lati e di rigonfiamenti superiori che ne impedivano, quando penetrate nel corpo, la rimozione.
Ma le armi più potenti non erano nemmeno visibili: nascosti dal fogliame, sui rami degli alti alberi della fittissima foresta, si trovavano un grande numero di guerrieri, muniti di pesanti massi.
Le prime centurie che osarono violare il confine dei barbari, furono investite da una fitta pioggia di quei massi, che, cadendo dall’alto, provocarono una carneficina, una strage: chi ebbe il capo fracassato, chi le ossa rotte, chi le carni sbrindellate e chi devastanti ferite.
Si levarono urla talmente strazianti da rendere impercettibili gli inni marziali con i quali gli invasori intendevano seminare il terrore tra le genti da sottomettere.
I soldati cercarono di ripararsi dalla pioggia dei massi, coprendosi con gli scudi. L’urto che venivano a subire era però di tale potenza da farli cadere a terra e renderli ancor più facile bersaglio.
Una vera e propria strage degli invasori.
Era evidente che l’invasione era non solo fallita, ma che non restava che salvare il salvabile delle centurie che erano entrate in territorio nemico.
Occorreva ritirarsi senza indugio, valutare le perdite, curare i feriti, seppellire i morti, riorganizzare l’esercito.
Ogni decisione sulla strategia da adottare e cioè se tentare ancora l’invasione attaccando il nemico su altri fronti, che risultassero sguarniti, sarebbe stata presa al momento opportuno.
Non era nemmeno esclusa l’ipotesi di rientrare alla base di partenza.
La Legione, non appena si fu ripresa dall’urto e dalle perdite subite e l’ordine e l’organizzazione vennero ristabiliti, arretrò dalla posizione iniziale, che aveva raggiunto per evitare la caduta dei massi e la pioggia di frecce lanciate dal nemico e si appostò in una zona non raggiungibile dalle armi dei barbari.
Solo un soldato era rimasto nella selva in cui l’esercito aveva subito una vera e propria carneficina. I commilitoni non l’avevano portato in salvo perché non si erano accorti della sua presenza: era del tutto nascosto da un albero fitto di foglie e non aveva potuto richiamare l’attenzione altrui perché privo di voce, svenuto.
Ferito gravemente ad ambedue le gambe, impossibilitato ad alzarsi, se ne stava immobile per la perdita di coscienza: era Oddone.
Arrivò l’alba. I barbari si portarono nei luoghi dove le centurie erano state sbaragliate per cercare e raccogliere le armi, che il nemico aveva abbandonato sul campo di battaglia.
Trovarono corazze ed elmi schiacciati dalla caduta dei massi e una quantità di lance e di daghe. Li accatastarono nei pressi delle loro dimore con il proposito di ricavarne quanto possibile di utile: fondendo le parti ferrose, ripristinando ciò che si era solo deformato.
Nonostante che all’opera di sgombero dei residuati bellici e della pulizia della zona violata, calpestata ed anche macchiata dal sangue del nemico, avesse partecipato un consistente numero di guerrieri, con l’aiuto delle loro donne, dei famigliari ed anche dei bambini, il corpo di Oddone non venne notato in quanto relegato in un angolo della foresta del tutto marginale.
Successe però, che il corpo ferito del soldato ed ancor più un cuore generoso ed un inconscio anelante un incontro con un’anima sensibile, gentile e desiosa d’affetto, attraessero alle radici dello sperduto albero, sotto cui giaceva, una giovane snella, bionda, leggiadra e