Raccomandazioni Matrimoniali: Plutarco di Cheronea
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Nel leggerlo il lettore a volte potrà sorridere, a volte stupirsi, a volte riflettere e, forse, anche imparare: vi scoprirà infatti le radici di un processo culturale che, tra paganesimo e cristianesimo, nel continuo flusso dei secoli, è arrivato fino a noi e con noi ancora continua a scorrere.
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Raccomandazioni Matrimoniali - Giovanni Piero Ruggiero
www.edizionialef.it
PREFAZIONE
Nonostante la distanza temporale e i comprensibili limiti di una mentalità propria di una civiltà antica, quale quella greco-romana, la prosa di Plutarco non cessa ancora di esercitare il suo fascino sul lettore moderno, anche quando questi sia sprovvisto delle conoscenze linguistiche del greco. La saggezza avita si mescola all’esperienza quotidiana, all’erudizione storico-letteraria e alla filosofia, ingredienti che lo scrittore di Cheronea sa adoperare e dosare con maestria in una prosa mai monotona e arida, ma sempre avvincente, policroma e profonda.
Quest’opera è un prezioso omaggio nuziale, il solo che un letterato e filosofo possa offrire quale dono per due giovani che si uniscono insieme per la vita. Il lieto evento, così, diviene il pretesto per un’opera di più ampio respiro, un dono per tutti, poiché in essa sono contenute le raccomandazioni coniugali
, le regole d’oro per una vita matrimoniale e domestica serena e felice. Lo scritto ha un grande valore storico e culturale, in quanto ci porta lungo i sentieri della mentalità e del pensiero greco antico su un aspetto importante e quanto mai attuale della vita umana come il matrimonio e la vita di coppia.
Nel leggerlo il lettore a volte potrà sorridere, a volte stupirsi, a volte riflettere e, forse, anche imparare: vi scoprirà infatti le radici di un processo culturale che, tra paganesimo e cristianesimo, nel continuo flusso dei secoli, è arrivato fino a noi e con noi ancora continua a scorrere.
GIOVANNI PIETRO RUGGIERO
CENNI BIOGRAFICI SU PLUTARCO
Plutarco, biografo ed erudito greco d’età imperiale greco-romana, è, nel panorama della storia letteraria antica, una figura di spicco e rappresentativa di quella sintesi culturale tipica del periodo in cui visse, vale a dire il I-II secolo d.C. Egli, infatti, nacque da famiglia benestante intorno al 46 o 47 d.C. a Cheronea, in Beozia, la famosa città in cui avvenne la grande battaglia per l’indipendenza greca dalla Macedonia (338 a.C.). Come tutti i giovani rampolli di buona famiglia, compì i suoi studi ad Atene presso la scuola del platonico Ammonio e per tutta la vita venerò fedelmente Platone, della cui filosofia fu sempre zelante studioso nonché cultore. Ma Plutarco fu anche viaggiatore: conobbe la vastità dell’impero attraverso i numerosi viaggi che lo portarono in Asia, in Egitto, ad Alessandria, e anche in Italia, a Roma proprio al tempo in cui sul trono imperiale sedeva Tito Flavio Vespasiano. Nella capitale egli si fece conoscere ed apprezzare soprattutto come conferenziere. Il suo atteggiamento verso Roma era leale e rispettoso; ebbe molti amici, fra i quali ci furono anche eminenti Romani come Lucio Mestrio Floro che gli procurò la cittadinanza romana e quindi il gentilizio Mestrio. Ben presto, però, volle ritirarsi stabilmente nella sua piccola città natale per non rimpicciolirla di più
come egli stesso spiritosamente scrisse. A Cheronea, cui dette il lustro di genius loci, divideva il suo tempo tra gli studi e e le cure della famiglia, da lui molto amata: abbiamo, infatti, una testimonianza particolarmente bella nello scritto consolatorio alla moglie Timossena per la morte della figlioletta omonima. Ebbe anche una piccola cerchia di discepoli che frequentava assiduamente la sua casa e si occupò dell’amministrazione cittadina. Infatti, fedele alla tradizione dell’antico spirito civico e ideologicamente convinto della doverosa necessità per un intellettuale di cooperare al bene del consorzio umano, Plutarco non si sottrasse ai doveri della vita municipale: diresse l’attività edilizia nella sua città e fu arconte eponimo. Nominato sacerdote al santuario di Delfi conservò la carica dal 95 sino alla sua morte, avvenuta intorno al 120 d. C. Gli abitanti di Delfi e di Cheronea lo onorarono per la sua mitezza e rettitudine erigendogli una statua, di cui si conserva ancora l’iscrizione.
Plutarco, scrittore molto fecondo, ci ha lasciato moltissimo: di lui ci restano numerose biografie di grandi personaggi greci e romani, le Vite Parallele, e un’ampia raccolta di scritti eterogenei a cui fu dato, anche se in maniera non del tutto appropriata, il nome di Moralia (Ηθικα) nel 1296 dal monaco bizantino Massimo Planude. La forma dei Moralia è varia come il contenuto. Molti hanno la struttura del dialogo. L’intento di imitare Platone appare evidente nella costruzione del quadro scenico e nell’impiego della cornice narrativa, nell’uso di far raccontare il dialogo da uno dei partecipanti, nell’occasionale introduzione dei miti, ma nello svolgimento della parte dialogica le differenze sono forti e non di rado l’esposizione didattica continuata prende il posto del colloquio. Un gruppo a sé è quello delle declamazioni retoriche degli anni giovanili. Altri scritti hanno il carattere del trattato dal tono puramente oggettivo, mentre quelli di divulgazione filosofica presentano i tratti tipici della diatriba cinico-stoica. Delle opere morali alcune trattano argomenti di carattere etico-morale; non mancano i saggi letterari, come il noto Confronto tra Aristofane e Menandro, anche se di dubbia autenticità, tutto a vantaggio del secondo, uno scritto Sulla malignità di Erodoto
, in cui Plutarco, nell’affetto per la sua piccola patria, accusa l’antico storico di mendacio perché aveva diffamato i Beoti per il loro contegno infido durante le guerre persiane. Più importante l’opera Come i giovani devono leggere i poeti
, dove non mancano accanto alle osservazioni giudiziose anche i pregiudizi moralistici.
Nelle operette più strettamente morali egli dà precetti per combattere e dominare le passioni: l’ira, l’invidia, la superstizione. Egli, infatti, vuol essere un medico delle anime, un medico benevolo, che sa comprendere e compatire le debolezze umane.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
K. Ziegler, Plutarco, trad. it, Paideia, Brescia 1965 (1949)
D. A. Russell, Plutarch, London 1973.
V. Cilento, Trasposizioni dell’antico, Ricciardi, Milano-Napoli 1961.
R. B. Barrow, Plutarch and his Times, London 1967.
C. P. Jones, Plutarch and Rome, Oxford 1971.
Y. Verniere, Symboles et mithes dans la pensée de Plutarque. Essai d’interprétation philosophique et religieuse des Moralia, Paris 1977.
L. Canfora, Teorie e tecnica della storiografia classica, Bari 1974.
A. Momigliano, Lo sviluppo della biografia greca, Einaudi, Torino 1974 (1971).
EDIZIONI CRITICHE
La vecchia edizione Teubner dei Moralia di G. N. Bernardakis in 7 voll. (Leipzig 1888/96) è stata completamente sostituita dalla nuova alla quale hanno lavorato C. Hubert, W. Nachstadt, W. R. Paton, M. Pohlenz, W. Sieveking, I. Wegehaupt e K. Ziegler, 6 voll. Leipzig 1908.
F. C. Babbit, W. C. Helmbold , 15 voll., Loeb 1927/7.
Edizione BL sotto la direzione di J. Defradas.
Lessici generali: D. Wyttembach, Oxford 1830 (rist. Hildesheim 1962) e l’Index verborum Plutarcheus a cura di W.C. Helmbold e E. N. O’ Neil.
INTRODUZIONE
L’opera è un omaggio letterario sotto forma epistolare, come risulta evidente dalla formula canonica dell’intestazione (ΠλουταρχοςΠολλιανωικαιΕυρυδικηιευπραττειν), indirizzata ad una coppia di neo-sposi romani: Polliano ed Euridice. Essa, pertanto, rientra per certi aspetti nella letteratura d’occasione (κοινὸνἀμφοτέροιςπέμπωδῶρον), ma per altri l’evento stesso, quello nuziale, funge quasi da cornice e costituisce il pretesto e lo spunto per una trattazione filosofico-morale sul tema della vita coniugale, a scopo divulgativo e con chiari intenti pedagogici per qualunque lettore voglia accostarsi (Μετὰτὸνπάτριονθεσμόν, ὃνὑμῖνἡτῆςΔήμητροςἱέρειασυνειργνυμένοιςἐφήρμοσεν, οἶμαικαὶτὸνλόγον [ . . . ] χρήσιμονἄντιποιῆσαι
).
La fruizione dell’opera si rivela molto piacevole e di facile accesso, caratterizzata, come un po’ tante delle opere morali di Plutarco, da uno spiccato gusto per la narrazione, dal vivace racconto di piccoli e brevi aneddoti, dalla rievocazione di episodi e personaggi illustri della storia e del mito, stigmatizzati con una frase, con un detto o con una sentenza memorabile. Non mancano poi le citazioni letterarie, frasi ed espressioni che fungono da supporto o da avvio per l'argomentazione di determinate idee. Pertanto si ritrova immancabilmente Omero, il poeta per antonomasia, Erodoto, Sofocle, Euripide, Solone, Saffo e Platone.
Una delle caratteristiche principali sul piano formale e strutturale del