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Thomas Blach in Fiori di Pesco
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Thomas Blach in Fiori di Pesco

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About this ebook

Thomas Balch è un giovane che vive con la sua famiglia: padre, madre, due fratelli e una sorella, in California. E’ circa l’anno 1873. Il padre, Djasper, è un ex Colonne dell’Unione. Il ragazzo ha una cavalla meticcia, Trinity, cui è molto affezionato. La famiglia possiede un frutteto di ottanta acri, unica loro fonte di reddito. Thomas è fortemente invaghito di un’amica di sua sorella, Laurèt Bonnì. Un lunedì mattina il giovane riceve un’offerta di lavoro proprio dal padre della ragazza. Al suo ritorno a casa, dopo aver anche ricevuto un agognato bacio da Laurèt, trova il fratello di tredici anni morto nel cortile. Quattro uomini sono in casa e, dopo aver ucciso la madre, violentano sua sorella costringendo il padre a guardare. Thomas assiste inerme, di nascosto, accorgendosi che i banditi sembrano conoscere il padre e che lo chiamano con un nome a lui sconosciuto. I quattro uccidono anche il padre e la sorella del giovane, per poi darsi alla fuga. Il fratello più piccolo, di otto anni, è sopravvissuto poiché in quel momento era nascosto tra dei tini in cortile. Thomas riesce a scoprire la prossima destinazione dei quattro assassini, origliandone una conversazione. Così, dopo aver lasciato il fratellino a casa della famiglia Bonnì, parte alla ricerca dei killer, convinto che siano Sudisti rancorosi venuti a ottenere vendetta. Esaminando un diario del defunto padre, scopre un indirizzo. Recatovisi, trova qui il cadavere di un altro uomo, Mr. Frog, ex Maggiore dell’Unione e anch’egli palesemente ucciso dagli stessi assassini della sua famiglia. Mentre è ancora in casa di Mr. Frog, per cercare altri indizi, viene sorpreso da due uomini. Il primo è uno sceriffo, il secondo uno degli assassini; essi sono lì allo scopo di uccidere Thomas. Il ragazzo riesce ad eliminarli entrambi e a fuggire. Torna così a casa di Laurèt per parlare con il fratellino, dal quale riceve solo la conferma del poco che già sa. A questo punto uno sceriffo tenta di arrestarlo accusandolo dello sterminio della sua stessa famiglia e dell’uccisione dei due uomini e del Maggiore Mr. Frog. Thomas lo pugnala a morte e fugge ancora una volta. Viene però, per caso, arrestato da un Marshall e condotto in una piccola prigione nel deserto, dove scopre da un funzionare governativo chi in realtà era suo padre. Un ex soldato dell’Esercito Borbonico, che rinchiuso nel piazzaforte di Fenestrelle, ottenne la libertà accettando di combattere per i Confederati. Essi sfruttarono le sue origini italiane per introdurlo come spia nelle file dell’Unione e ingraziarsi il Generale Fardella, in quel momento loro prigioniero. Alla liberazione di Fardella, anche il padre di Thomas fu liberato, per seguire il Generale e scoprire così i movimenti dell’Unione. Dopo poco tempo, l’uomo, resosi conto dell’inevitabile sconfitta della Confederazione, decise di restare tra i ranghi Unionisti. Mr. Frog, scopertane la vera identità di spia Confederata, lo ricattò costringendolo a rubare oro Unionista rinchiuso in un forte Confederato. La cosa riuscì e il padre cambiò definitivamente identità. Thomas è sconvolto da tale verità, ma decide comunque di continuare nell’intento di vendicare la sua famiglia. I suoi aguzzini lo liberano lasciandogli un’ora di tempo per fuggire, come ordinatogli dal Generale Arch Stanton, mandante dell’omicidio del padre e coordinatore delle indagini mirate a scoprire i traditori. Dopo una fuga nel deserto, la morte della sua cavalla Trinity e la perdita della propria verginità, il giovane raggiunge la dimora del Generale Stanton. 
LanguageItaliano
Release dateMay 16, 2016
ISBN9788869823138
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    Book preview

    Thomas Blach in Fiori di Pesco - Gianmarco Catola

    Gianmarco Catola

    Thomas Blach

    in Fiori di Pesco

    Cavinato Editore International

    © Copyright 2016 Cavinato Editore International

    ISBN: 978-88-6982-313-8

    I edizione 2016

    Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di mem-orizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi

    © Cavinato Editore International

    Vicolo dell’Inganno, 8 - 25122 Brescia - Italy

    Q +39 030 2053593

    Fax +39 030 2053493

    cavinatoeditore@hotmail.com

    info@cavinatoeditore.com

    www.cavinatoeditore.com

    Impaginazione a cura di Simone Pifferi

    Indice

    Capitolo I – Il tutto

    Capitolo II – Fiori Di Pesco

    Capitolo III – La Sconfitta

    Capitolo IV – Le Vie Del Caso

    Capitolo V – La verità

    Capitolo VI – Il Deserto

    Capitolo VII – Le perdite

    Capitolo VIII – San Diego Rivela

    Capitolo IX – Lo Stato d’Argento

    Capitolo X – La baia

    Capitolo XI – Tutta la Verità

    Capitolo XII – Il Vero Cattivo

    Capitolo XIII – La Speranza

    Capitolo I – Il tutto

    Trinity è una cavalla stupenda, un regalo di mio padre, o meglio una concessione. Sua mamma era una belga da tiro pesante, di tipo sauro, che un bel giorno prese la decisione di andare a divertirsi con un mustang. Lui girava intorno alla fattoria da qualche settimana e, si sa, le femmine non sanno resistere al maschio selvaggio. Perciò il risultato di quella passione, o andava a me o al macello. Trinity è circa un metro e sessanta al garrese, ha zampe enormi, robuste, e un collo da toro. Il suo manto color cenere, avuto in dono chissà da quale antenato, le se addice moltissimo. Tozza e robusta com’è da’ un piacere tale cavalcarla che sembra di stare su una poltrona. Soprattutto nelle sere come questa, con i peschi già in fiore, e là, lontano, il baluginare dell’oceano. Gli alberi sono di mio padre. Non ricordo bene quando venimmo in California, subito dopo la guerra civile credo, io ero molto piccolo. Penso arrivammo qua prima che papà tornasse dal fronte. Non ho ricordi di lui prima degli otto anni; alcuni di quando ero molto piccolo, ma non sono nitidi. E’ stato congedato dall’esercito unionista con il grado di colonnello.

    Il trotto poderoso di Trinity fa sollevare grosse zolle di terra; nonostante la sua massa ciclopica, è molto agile nel correre tra gli alberi. E poi è una cavalla così docile che tutta la famiglia ha imparato ad apprezzarla.

    Mi piace tenere il gilet aperto quando cavalco al galoppo, mi frusta la schiena come un mantello dandomi la sensazione di essere velocissimo. La casa è in cima alla collina, la vedo già. Questo lo ricordo, non era qui quando arrivammo e, finché il babbo non venne con i soldi, stavamo in una capanna di legno. Dentro era tutta tappezzata di coperte, sul tetto e sulle pareti, perché tra le assi c’era parecchio spazio. Un bambino esile come lo ero io, poteva persino passarci tra certe tavole in estate, quando si ritiravano parecchio. Poi venne il babbo e fece la casa, con altri uomini. La costruzione ha i muri in pietra, l’unica della contea. Il tetto è di legno, ma di tavole molto spesse, e non ha spifferi perché mio padre l’ha impeciato a dovere. E’ una casa di due piani, di sopra ci sono le stanze da letto, di sotto la cucina e la sala da pranzo. La latrina è fuori ma è grande, dentro c’è persino la doccia. La cisterna che è in cortile, in cima al traliccio, ci fa l’acqua corrente per caduta. A volte i gabbiani vanno a volarle intorno e si posano sul tetto. Sono belli i gabbiani, mi fanno pensare all’oceano e sognare la libertà.

    I peschi, neppure quelli c’erano quando venimmo. Babbo ci mise due anni a disboscare tutta la nostra collina ,e quando finì avevamo tanta legna che ci bastò per tre anni. Le pesche più che altro le vendiamo, in conserva. Mamma ha un piccolo laboratorio dove, con altre due signore, prepara marmellate o le pesche sotto sciroppo nei barattoli.

    Il lavoro nel frutteto non è troppo duro, anche se gli alberi son tanti e la collina è di ottanta acri. Ci serve aiuto solo quando raccogliamo. Per stare tranquilli abbiamo polli, tacchini, maiali e alleviamo da soli i nostri cavalli. Così la famiglia non deve chiedere di conto a nessuno.

    Ora sono davanti al cortile, vedo Jordi che gioca con uno dei cani. E’ Dando, il vecchio segugio, ha una passione per lui. Il mocciosetto con i capelli castani che gioca con il cane è mio fratello piccolo. Jordi ha otto anni, un fisico esile e ossuto, con le spalle strette e i nervi tesi, proprio com’ero io alla sua età. Quando mi vede arrivare al galoppo su Trinity alza la mano in segno di saluto, nell’altra tiene un bastone che vuol lanciare a Dando.

    Ciao Tom, la mamma ti stava cercando.

    Lascia stare quel vecchio cane Jo, non vedi che non ne vuol sapere di quel bastone, sta con te solo perché gli fanno pena i bambini.

    Non è vero! E’ già la terza volta che me lo riporta! Non gli faccio pena per nulla!

    Questo lo dici tu, e ho da vedere che te lo riporta.

    Allora guarda!

    Lascio Trinity legata allo steccato della veranda. Me ne entro in casa di filata senza badare al piccoletto, che sta già sbottando perché si è accorto che non lo guardo.

    Ehi mamma, mi cercavi?

    Sì Tom, va a dare una mano a tuo padre. Il maiale si è appoggiato di nuovo alla recinzione e l’ha buttata giù, dice che stavolta vuole farla come si deve.

    Sarebbe l’ora! A forza di toppe non fa che indebolirsi, e poi quel maiale sarebbe già da accoppare.

    Sai vuol tenerlo per la monta, non se ne trovano tante di bestie come quelle.

    Il babbo sta dall’altra parte della casa, in fondo all’aia, dove si trova il porcile. Resto qualche secondo a guardarlo mentre litiga con i maiali per non farli scappare, intanto scava con la vanga un buco per il palo nuovo.

    Ehi babbo, aspetta che ti do una mano.

    Questo maledetto verro! Quanto è vero iddio, se continua così, lo accoppo.

    Per me non faresti torto a nessuno, so’ che vuoi tenerlo per la monta, ma che ce ne facciamo di maiali giganti se fan ste cose?

    Facciamo così figliolo, intanto vien qua a darmi il cambio con la vanga.

    Su, dammi qua.

    La terra soda luccica liscia a ogni colpo di vanga, il babbo tiene il grosso palo tra le mani standomi di fianco.

    Allora, il recinto lo si sistema perché così fa schifo.

    E fin qua nulla da dire babbo.

    E quando il vecchio Willy ci porta quella benedetta scrofa, gliela si fa montare… e poi si accoppa.

    Non fa una grinza.

    E’ bello avere un padre che ti da’ ascolto. Il vecchio Willy ci deve una scrofa da diverso tempo, sono mesi che dice in settimana. Il babbo non si scoccia, sa che il vecchio Willy alla fine la porta.

    Mio padre sistema il palo nella buca. Ha la pancia un po’ rilassata, ma le braccia forti e muscolose. Lo torce nella terra perché resti più fermo, per lo sforzo gli si gonfiano nel collo vene grosse come serpi d’acqua. Io con la pala gli rimetto la terra attorno, poi batto con il dorso per compattarla. E così ne mettiamo un altro e un altro ancora. Si fa buio e noi inchiodiamo le assi del recinto, illuminati dal bagliore fioco di un lumino a olio.

    Tom, Djas, si mangia! Venite a tavola!

    Arriviamo, mamma!

    Andiamo, babbo, inchioda questa e s’è finito.

    Va a slegare i maiali e riportali qua.

    I maiali sono legati a un albero per il collo, con un cappio a strozzare. Non gli fa piacere ma altrimenti lo sradicherebbero. In casa abbiamo una bella tavola da pranzo di legno. C’è spazio abbondante per tutti e sei.

    A capotavola si siede il babbo, io alla sua destra, che sono il primogenito, mamma va a sedersi alla sua sinistra accanto a Jordi e dopo di lui, Dante. Anche questo è mio fratello, ha tredici anni, ed è già un uomo negli atteggiamenti. Fa un po’ il galletto ma sa far bene in casa e aiuta molto; alla sua età è già alto quanto me, sono sicuro che mi passerà di dieci centimetri di qui a quando sarà grande. Alla mia destra siede Merirous, è mia sorella. Lei è la secondogenita, ha sedici anni, l’han fatta solo un anno dopo di me. E’ una bella ragazza e va tenuta a bada. Ha la vita d’una vespa, ma i fianchi e le tette di nonna Meri, la mamma di mia mamma, Lorelay. La nonna è stata con noi finché non l’è preso un colpo e l’abbiamo dovuta seppellire sotto il vecchio pesco dietro casa. Venne qua con noi ancora prima che arrivasse il babbo, era una nonna buona e tanto dolce: con due mammelle come una mucca e fianchi da fattrice.

    Che hai fatto di buono, mamma?

    Il tacchino arrosto Tom, va a lavarti le mani e di’ anche a tuo padre di non venire a tavola con le mani sporche.

    Sarà fatto, mamma.

    Signor Djasper! Sua moglie dice di lavarsi le mani!

    Fa poco lo spiritoso Thomas Blach e vacci pure tu!

    Va bene, babbo.

    Obbedisco e me ne torno a tavola. Il profumo del tacchino arrosto riempie la stanza stuzzicando i palati. Tutta la famiglia mangia silenziosa, scambiandosi occhiate e cenni da sconosciuti. Poi, come al solito, mia sorella se ne esce a rompere la pace.

    Sapete, domani dopo messa le figlie del signor Vander andranno giù al fiume; mangiano là e stanno un po’ insieme. Una cosa tranquilla, ci sarà anche il signor Vander… io sarei stata invitata, anche la figlia di Norman il pastore, è stata invitata. Lei ha detto che andrà sicuramente.

    Taglia corto Merirous, se vuoi andare, va bene, ma prima chiederò conferma a Theodor Vander; in caso, Tom dovrà accompagnarti.

    Ma babbo, io sapevo già di andare in giro con Connie, ci vogliamo portare il fucile alle petraie per cacciare qualche coniglio.

    E va bè, la accompagni e poi te ne vai; non ti scoccerà mica vedere qualche bella ragazza? Io avevo la tua età quando presi la mamma, Tom.

    Non dire sciocchezze Djas, io avevo la sua età, tu avevi più di vent’anni.

    Le mamme, vogliono avere sempre ragione! Dice il babbo.

    Se Tom non mi vuole accompagnare, vado da me! Non sono una bambina, e poi c’è il signor Vander.

    Calmati ragazza, ti accompagnerò insieme a Connie; incominci ad avere un corpo pericoloso. Sia mai che incontri qualche galletto!

    Non parlarmi così Tom, non sei la mia bambinaia!

    No, ma sono tuo fratello maggiore!

    Calma ragazzi, oramai è deciso! Sbotta il babbo e tutti torniamo a mangiare in silenzio.

    La messa la evitavo come sempre, quando tutti incominciarono a entrare, feci per allacciarmi una scarpa e poi me ne svicolai via seguito da Connie. Penso che il babbo lo sappia e che vorrebbe fuggire via con me; tutte quelle menate sulla compassione e sul peccato non le patisce proprio. Per andare a messa tocca svegliarsi prima che per il lavoro, perché ci aspetta un’ora di carro prima di raggiungere la chiesa. Dietro di essa c’è un boschetto. Io nascondo una tavoletta di tabacco compresso nella tasca del giacchetto, così io e Connie andiamo a fumarci un paio di cicche nascosti tra gli alberi.

    Ci accosciamo sotto un salice. Io incomincio a strappare un pezzo di tabacco con i denti per fabbricarmi una sigaretta. Connie tira fuori i fiammiferi e ci mettiamo a fumare allegri, mentre gli altri ascoltano il pastore.

    Senti un po’ Connie, dobbiamo accompagnare mia sorella al fiume, poi da là prendiamo per le pietraie. Va’ a fare una scampagnata con le sue amiche, babbo mio dice che la devo accompagnare.

    Tranquillo Tom, tanto da là non si allunga che di dieci minuti.

    Va bene amico mio, chi sa che non vediamo un paio di cosce.

    Ah ah ah, puoi ben sperarlo Tom.

    Continuiamo a fumare tranquilli, mentre da dentro la chiesa arriva una cantilena cadenzata. Connie si fa agitato, non è abituato a trasgredire; sua madre è una che mena col rimorso e con la delusione, che certe volte fa più male della cinta.

    Senti Tom, io vado alla porta, se mia madre non mi vede sulla soglia quando esce, attacca a rompere.

    Vai tranquillo, ci vediamo tra poco.

    Connie s’incammina masticando un legnetto fresco per mandar via l’odore del fumo dalla bocca. Io mi fabbrico una seconda sigaretta. Non appena la accendo un paio di mani mi cingono le spalle di sorpresa.

    Ma che diavolo! Per poco non mi fai bruciare!

    Ti ho beccato fratellone, non ti sei nascosto molto bene!

    Va là Merirous, che perdo la pazienza, tu piuttosto che ci fai qua fuori?

    Non avevo voglia di sorbirmi la predica oggi… proprio tu vieni a dirmelo poi? Se ne sono accorti tutti che non pigli una messa completa da Natale.

    E a me che me ne importa: che ci stiano gli altri a farsi fare la predica sui peccati, quelli non saprebbero distinguere un santo da un assassino, figurati se distinguono un peccato dalla vita.

    Certe volte fai discorsi strani, Tom. Adesso su fammi provare.

    Che? Sei matta? Andresti subito a raccontarlo a qualcuno, mamma ne farebbe un caso!

    Se non mi fai provare a fumare, vero il Dio che corro da mamma e le dico che sei qui, ti riporterebbe a casa per un orecchio, anche se hai quasi diciott’anni !

    E allora tu? Fammi toccare le tette ed io ti do la sigaretta intera, è uno scambio equo.

    Ma che richiesta! Sei uno sporcaccione Tom, lo sai che è incesto?

    Ma quale incesto e incesto! Ti ho vista nuda centinaia di volte. E poi in un posto come questo, dove le ragazze le vedi solo la domenica, quando vorresti fare anche altre mille cose, mica è facile tenersi la voglia!

    E lo so bene! Credi che non ti abbia visto che vai a nasconderti nel frutteto e fai le porcherie!

    Ah, e quello allora non sarebbe incesto Merirous?

    E’ diverso… E poi anch’io ti ho visto nudo tante di quelle volte.

    Prendere o lasciare, se vuoi la sigaretta sai che devi fare.

    "Sei un caso

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