Oltre l'arcobaleno
By Autori Vari
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About this ebook
Si tratta di storie semplici e nel contempo complesse, che parlano del quotidiano, del dramma o anche della gioia di essere. Dall’antica Grecia, passando per l’era contemporanea fino ad apocalittici futuri probabili, i personaggi vivono la vecchiaia, la malattia, l’omofobia, il desiderio di non arrendersi, il senso di famiglia e la genitorialità l’amore e l’amicizia in un percorso unico ed emozionante.
Il ricavato dell’opera andrà interamente a sostegno delle attività dell’Avvocatura LGBT – Rete Lenford.
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Oltre l'arcobaleno - Autori Vari
Oltre l’arcobaleno
Titolo: Oltre l’arcobaleno
Autori: vari
Questo romanzo è un’opera di fantasia: nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualsiasi riferimento a fatti, luoghi o persone è puramente casuale.
Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totali o parziali, con qualsiasi mezzo, anche copie fotostatiche e microfilm, sono riservati.
© 2016 Amarganta
www.amarganta.eu info@amarganta.eu
ISBN 9788899344474
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Copyright 2016 Amarganta
Stampato per conto dell’Associazione Culturale Amarganta nel mese di maggio 2016
Autori vari
Oltre l’arcobaleno
Volume 1
Amarganta
I ricavati di questo progetto verranno devoluti all’Associazione Avvocatura per i Diritti LGBTI Rete Lendford Avvocatura per i Diritti LGBTI. Si tratta di un’associazione nazionale senza scopo di lucro, costituita nel dicembre del 2007 e iscritta nel Registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività nel campo delle lotta alle discriminazioni
di cui all’art. 6 D. Lgs 9 luglio 2003, n. 215. Scopo dell’associazione è contribuire a sviluppare e diffondere la cultura e il rispetto dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali e transgender a livello regionale, nazionale, comunitario e internazionale, e in particolare di promuoverne lo studio, la conoscenza e la difesa tra tutti gli operatori del diritto, sollecitando l’attenzione del mondo giudiziario verso il rispetto delle diversità
. Tra le attività dell’Associazione vi è anche quella della tutela giudiziaria delle persone LGBTI.
I soci dell’Associazione sono avvocati e praticanti iscritti nei relativi albi professionali.
Alcuni di loro svolgono attività di ricerca in Dipartimenti universitari italiani ed esteri. Attualmente i soci sono distribuiti su circa 30 Fori.
Oltre a occuparsi delle attività dell’Associazione, i membri hanno costituito una Rete di professionisti ad ampio spettro di competenze, che si occupano di tematiche relative all’orientamento sessuale e d identità di genere. La Rete è stata intitolata a Harvey Lenford, attivista giamaicano dei diritti delle persone sieropositive e omosessuali, assassinato nel 2005 a causa del suo impegno sul fronte delle discriminazioni e della sua omosessualità.
Presso la sede di nazionale di Bergamo, l’Associazione ha istituito il Centro Europeo di Studi sull’Orientamento Sessuale e l’Identità di Genere, dotato di una biblioteca giuridica che conta più di 600 volumi, molti in lingua originale, aperta agli studiosi e agli studenti che ne fanno richiesta.
L’Associazione inoltre cura, sotto la direzione di Francesco Bilotta, la collana di libri LGBT - Studi sull’Identità di Genere e l’Orientamento Sessuale
, edita dall’editore MIMESIS. Nella collana sono stati pubblicati numerosi volumi.
Di assoluto rilievo, per l’Associazione, è l’attività di litigation strategy che ha consentito di ottenere le prime pronunce in Italia, da parte della Corte costituzionale e della Corte di cassazione, sul riconoscimento del matrimonio alle coppie formate da persone dello stesso sesso (rispettivamente sent. n. 138/2010 e sent. n. 4184/2012); la prima applicazione in Italia del D. Lgs. 216/2003 sul contrasto alla discriminazione per orientamento sessuale sui luoghi di lavoro (vs Taormina); numerose decisioni dei tribunali amministrativi e ordinari in ordine alla trascrivibilità dei matrimoni same sex contratti all’estero nei Registri di Stato civile tenuti dai Comuni.
Il sito dell’associazione www.retelenford.it pubblica notizie prevalentemente a carattere giuridico e informazioni sulle sue attività.
Prefazione
(a cura di Marcello di Giacomo)
Perché questa Antologia?
Perché viviamo in un tempo in cui il prossimo non è poi così prossimo e intorno a noi esistono esseri umani dotati di sagacia, altruismo, umanità e mille altre qualità ma che troppo spesso riscontrano nella loro quotidianità indifferenza e difficoltà.
È un progetto vastissimo, volto a concedere una speranza a chi soffre anche se non sarà il nostro contributo a determinarne la riuscita o il fallimento.
Sappiamo però che le nostre parole possono essere di conforto, che esse sensibilizzano e aiutano.
Diverse sono le testimonianze arrivate durante questa avventura.
Testimonianze di persone che direttamente o indirettamente hanno dovuto fare i conti con l’afflizione.
Testimonianze che ci hanno spinto ad andare avanti nonostante le difficoltà e che oggi ci danno la certezza che seppur non diventeremo mai i finanziatori di alcuna grandiosa scoperta, se non altro avremo regalato sorrisi e lacrime di commozione. Qualcuno si sentirà meno solo e qualcuno potrà sentirsi meglio sapendo che, partecipando all’iniziativa o acquistando qualche copia dell’antologia per pochi euro, avrà contribuito a questo scopo.
Potremmo lanciarci in interminabili disquisizioni a sostegno della necessità di credere in questo genere di imprese volte a sensibilizzare la società.
Potremmo dirvi di chi ci ha scritto a riguardo mostrando gratitudine, spronandoci giorno dopo giorno a continuare.
Potremmo insistere su un’infinità di concetti nobili, troppo spesso stereotipati.
In realtà ci limitiamo a chiedere il vostro piccolo ma insostituibile contributo consigliandovi di leggere l’Antologia, certi che molti degli elaborati saranno in grado di arrivare dove noi non potremmo mai.
Ricordandoci, con l’esempio, che c’è sempre più gioia nel donare che nel ricevere.
Anche in tempi come questi.
Un invito dunque alla lettura; un invito ad aprire i cuori, respirando tutto l’amore possibile.
La letteratura aiuta a vivere!
Introduzione
Sarebbe complesso descrivere che cosa ha portato ciascuno di noi a voler realizzare un progetto del genere. Siamo quindici autori che desiderano darsi da fare per sostenere gli ideali in cui credono. Forse siamo soprattutto dei sognatori, perché crediamo ancora oggi che vi sia un potere più forte di tutti gli altri, quello della parola. Una parola può smuovere le coscienze, può aiutare a uscire allo scoperto e a non aver paura. In un momento in cui nel nostro paese si fanno tanti discorsi su cosa sia giusto e lecito e cosa no riguardo alla sfera privata dei cittadini e i loro diritti, noi siamo solo persone convinte che un racconto conceda una dimensione di normalità, di vita vera, a prescindere dalle scelte sentimentali e sessuali. Abbiamo scritto dei testi emotivamente forti, diversi tra loro, ma di sicuro uniti negli intenti e volti a imbastire un percorso. Con essi proponiamo la nostra visione sul tema delicato dell’essere gay e della vita omoaffettiva, senza riserve o giudizi.
Abbiamo scelto di pubblicare il 17 maggio, giornata mondiale della lotta contro l’omofobia, perché vogliamo raccontare ai lettori cosa pensiamo e cosa sentiamo su un tema del genere, per scandire un no deciso alla discriminazione e alla disinformazione. Vogliamo regalare a chi ci leggerà una dimensione diversa, reale, lontana dagli stereotipi; parleremo quindi di vite, di sentimenti, di paure, di voglia di essere e di abbandono.
Nel 2016 in Italia regnano ancora molta ignoranza e discriminazione, ma la lettura è e rimane una delle poche fortezze capaci di spalancare le menti e aiutare ad aprirsi all’altro, l’altro che spesso non si conosce ma si giudica sulla base del sentito dire o della disinformazione. È un onore far parte di questo progetto, come curatore e soprattutto come autore.
Avevo promesso che non l’avrei fatta lunga, quindi concludo. Noi, nel nostro piccolo, non abbiamo voluto realizzare qualcosa di importante, ma qualcosa che fosse utile e devolvere le royalty a un’associazione che quotidianamente si impegna per la lotta all’affermazione dei diritti civili delle persone omosessuali è parte fondamentale di questo intento.
Non mi rimane che augurarvi buona lettura, ringraziandovi sin d’ora per averci dato l’opportunità, acquistandoci, di confrontarci con voi su quello in cui crediamo.
Francesco Mastinu
Francesca Masante, Oltre
Guido Spano, Acquerello
Cristina Bruni, Per amore del gioco
Beatrice da Vela, L’età dei passerotti
Taylor Kinney, Un nuovo inizio
Fabio Cicolani, In pausa
Francesco Sansone, L’appuntamento
Annemarie De Carlo, Non scapperemo più
Federica Gnomo, Il fantasma del suo amore
Clara Cerri, Le notti della Pantera
Leah Weston, Lottare una speranza per il futuro
Minerva Stevens, Tu come il sole
Susan Moretto, Piratesse
Giada Gaudino, La spada degli Ultimi
Francesco Mastinu, Lasciarsi, un giorno
Oltre
Francesca Masante
Ho deciso di partecipare perché sogno un mondo in cui non sia più necessario cercare definizioni ma solo essere se stessi.
Francesca Masante è nata a Torino dove vive tuttora. Nel 2006 ha pubblicato il volume di poesie Un desiderio di pane e di spirito, nel 2010 presso l’editrice Caramella il romanzo Altrove che è stato presentato al Salone del Libro di Torino e ha ottenuto favorevoli riscontri presso la critica e i lettori. Sul lato oscuro della luna è il suo secondo romanzo, edito presso la stessa casa editrice nel 2013.
Oltre
A Luciana, luce pura
tra le ombre fosche di questo racconto
Virginia arriva presto sull’isola, con il primo traghetto. Sul lago, la luce fredda di febbraio si tinge di tutte le sfumature cromatiche del blu, dal cobalto misterioso e gelido alla riluttante tenerezza del celeste. Ha visto la terraferma emergere dall’azzurro, con la forma di una mezzaluna dai contorni imprecisi. Le è sembrata bella e distante, come i ricordi che custodisce di sua madre o come le emozioni che prova per lei. Emozioni che prova anche ora, mentre si stringe il collo del cappotto attorno alla gola per proteggersi dal vento umido e per respingere in fondo un groppo di dolore a cui non ha mai voluto dare un nome. Naturalmente, quel nome c’è sempre stato, nascosto appena sotto la superficie della sua vita, tre sillabe che hanno ritmato le sue solitarie giornate di bambina troppo viziata e i suoi fallimenti attuali e ben occultati di quarantenne: Annelie, sua madre, la sua carnefice. Il suo amore. Trent’anni prima Annelie se ne era andata con una donna che si chiamava Adriana e non era più tornata. Da allora, Virginia l’aveva vista poche volte, in occasione di qualche ricorrenza obbligata. Incontri brevi, densi di sguardi smarriti e astiosi e di silenzi imbarazzati. Ma Annelie aveva attraversato questo fuoco incrociato con passo leggero e con l’impenetrabile trasparenza del suo sguardo chiarissimo. A Virginia, che allora stava leggendo, adorandolo, Le cronache di Narnia, la madre era apparsa come la regina dei ghiacci: ingannevolmente bella e perfettamente crudele. L’aveva odiata. Da sola, nella sua stanza verde e rosa pastello, aveva fatto a pezzi tutte le pagine del libro, strappando accuratamente copertina e rilegatura e facendo a brandelli la carta. Poi, seduta su quello sfacelo bianco come la neve di Narnia, un dolore acuto l’aveva fatta sussultare. Lacerando una pagina, si era tagliata un dito e una gocciolina di sangue aveva tinto di rosso vivo il suo polpastrello. Aveva giurato a se stessa che mai più avrebbe pianto per sua madre. Adesso, quasi trent’anni dopo, Annelie stava morendo, su quell’isola in mezzo al lago in cui aveva scelto di vivere. Adriana aveva telefonato a Virginia e d’impulso lei era partita. Aveva superato il traffico caotico di Milano con gli occhi asciutti e le spalle rigide e poi, dopo un viaggio in treno, aveva attraversato il lago. Adesso, guardando l’acqua incresparsi in piccole onde contro la prua del traghetto, si sente forte, distante e fredda, proprio come la regina di Narnia. Come l’immagine di sua madre in quel giorno lontano, che porta scolpita nel cuore.
Adriana l’aspetta all’attracco. Virginia ricordava una donna grande, con gli occhi scuri e lucenti come onice e i seni abbondanti che tendevano i maglioni di lana spessa che amava indossare. Quando rideva – rideva spesso – si scuotevano gelatinosi sotto la lana. Da bambina, Virginia ne era ipnotizzata. Stenta a riconoscere Adriana nella anziana donna grigia che le si fa incontro. È sempre alta, ma più magra e più curva, il lungo corpo avvolto goffamente in un giaccone color palude. Gli occhi acquosi hanno perso il duro smalto della pietra. Le sembra una creatura stranamente asessuata, come talvolta capita ai vecchi. Poi capisce. Quella curiosa assenza di luce e di colore non è che l’esito del dolore. Adriana sta perdendo adesso Annelie o, perlomeno, quanto di lei ritiene di possedere. Virginia l’ha perduto tanti anni fa. Non c’è davvero ragione di aver pietà di quella donna. Con freddezza, Virginia ricambia il suo bacio esitante e si lascia condurre verso la casa, a pochi metri dalla spiaggia.
Ad Adriana, la figlia di Annelie ha sempre fatto paura. La ricorda bambina, una bambina strana, con trecce strette, occhi scurissimi e una curiosa piega ironica tra le sopracciglia chiare. Una volta, le si era avvicinata e le aveva sussurrato per non farsi sentire dalla madre: «Lo sai che non mi piaci per niente? Sei proprio brutta.» Adriana, odiandosi, si era accorta di arrossire. Le sembrava assurdo e patetico sentirsi tanto ferita dal commento di una bambina, con l’impressione di essere sotto esame e di non poterlo superare in nessun caso. Una sensazione che non l’abbandona neppure adesso, di fronte alla porta di casa sua.
Virginia varca quella soglia per la prima volta. La coglie una strana vertigine nel pensare a quanta parte della vita di sua madre le è stata negata per anni. La bambina dalle trecce strette si è trasformata in una donna ossuta, elegante ma priva di grazia. I suoi occhi, freddi e sporgenti come quelli di un rapace, si fissano senza calore sui dettagli della casa, sfiorano il pavimento in cotto, le pareti chiare e spoglie, i mobili di gusto austero, le cornici che racchiudono le tante fotografie. Adriana si sente violata. C’è un’unica immagine di Virginia bambina, sui nove o dieci anni, sorridente in spiaggia con il mare sullo sfondo. Sfiora la fotografia con la punta delle dita. «Puoi prenderla, se vuoi» la invita Adriana. Lei sorride appena, senza guardarla.
C’è una storia curiosa dietro quella fotografia. Adriana non ne è a conoscenza ma Virginia la ricorda benissimo. In un pomeriggio estivo della sua infanzia, pieno di afa e di nostalgia, l’aveva spedita lei stessa a sua madre e se ne era subito pentita. Era rimasta in piedi, di fronte alla cassetta della lettere, con i pugni stretti e gli occhi pieni di lacrime. Una parte di lei sognava un piccolo miracolo e si concedeva di sperare. Immaginava sua madre aprire la busta, stringere al cuore l’immagine e decidere di tornare a casa. Ma un’altra parte, più adulta, cinica e disincantata, sapeva che non sarebbe successo. La strada era deserta, arroventata dal sole, la ruota della sua bicicletta, abbandonata in terra, girava piano, cigolando. In lontananza si sentivano le risa di bambini sconosciuti: piccoli dettagli banali per un’epifania dell’addio. La stupisce che Annelie abbia conservato quella testimonianza per tanti anni. Spera che guardarla le abbia fatto un po’ male. Ma è un pensiero che la fa sentire debole e non vuole che Adriana lo intuisca. L’espressione della donna più anziana si è addolcita come sempre quando pensa ad Annelie e i suoi ricordi si fanno struggenti.
Annelie aveva pochi anni più di Virginia nell’istantanea sulla spiaggia, quando si erano conosciute. Adriana ripercorre con la memoria ogni dettaglio di quell’incontro. Il destino non si annuncia mai con rulli di tamburi, ha sempre le tinte tenui della quotidianità. Era l’estate dei suoi quattordici anni. Un’estate difficile sotto molti aspetti: i suoi genitori si stavano separando e improvvisamente il suo corpo era impazzito. Aveva cominciato a mangiare in modo incontrollato, a ingrassare e gonfiarsi: era dominata da una fame smisurata. Nascondeva sotto il letto il cibo; scatolette di tonno e aringhe, biscotti secchi,