Tegame di Scrittore Non Ancora Bollito
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Book preview
Tegame di Scrittore Non Ancora Bollito - Niky Marcelli
1921-1991)
Prefazione
Di Niky Marcelli
Premetto subito, a beneficio dei lettori livornesi, che il gioco di parole
che vi sembra di ravvisare nel titolo di questo ricettario non è una vostra impressione: è assolutamente voluto! Anche se nessuno della mia famiglia è di origine labronica. Tuttavia ho respirato aria di toscana – anche se non precisamente livornese – per quasi tutta la vita, al punto da sentirmi toscano d’elezione.
Per questo, forse, vi stupirò con effetti speciali
NON facendovi trovare qui dentro la ricetta del caciucco né tampoco quella del lampredotto o della ribollita.
In effetti qui dentro troverete ricette originali create da me, o da mio padre Augusto che mi ha trasmesso – oltre alla passione per la scrittura – anche quella per la cucina. E troverete anche ricette tradizionali o loro più o meno libere reinterpretazioni, sia di cucina regionale, che nazionale, che internazionale.
Insomma, una fricassea, un pot-pourri, un – per usare un anglicismo – medley (o, ancor più appropriatamente, un melting pot) di piatti inventati di sana pianta, rielaborati da ricette tradizionali, o imparati-copiati in giro per l’Italia e per il mondo.
Tornando dalle parti della Toscana, quindi, se questo libro fosse cibo, potrebbe essere idealmente un caciucco o una ribollita.
L’idea di scriverlo mi girava in testa da parecchio tempo, perché mi sono sempre dilettato tra i fornelli (passione, come dicevo, trasmessami da mio padre che, secondo le leggende, perse l’occasione di scrivere una sceneggiatura per un grandissimo attore italiano, parimenti appassionato di cucina, perché cucinò meglio di lui. Ma non ho alcuna prova certa di questa diceria) e, tempo addietro, avevo cominciato a trasporre su carta quel che mi divertivo a mettere in pentola. Ho quindi approfittato di una pausa creativa
nel corso della stesura del mio nuovo romanzo, per mettermi a lavorare – si fa per dire – seriamente su questo manuale. Anche perché, altrimenti, non sarei riuscito ad andare avanti con l’altro libro!
Alla fine, riordinando tutti i miei appunti del passato e aggiungendo qualche nuova creazione estemporanea, mi sono ritrovato con un discreto numero di ricette, ma non abbastanza per compilare un libro sufficientemente (è proprio il caso di dirlo!!!) appetibile.
E’ corso in mio soccorso – se mi perdonate il calembour – il mio ormai defunto genitore. Ovvero, mi sono ricordato dove avevo messo il manoscritto in cui aveva raccolto le sue! Ovviamente, tra i libri di cucina, in cucina!
Ho riscoperto quindi un tesoro, oltre che un padre, e ho potuto così completare l’opera che, come dice giustamente il sottotitolo, va di padre in figlio
. E in effetti, questo compendio di arte culinaria, praticamente, avremmo dovuto firmarlo tutti e due.
Un’opera dedico a lui e che metto volentieri a vostra disposizione.
Proemio
Di Augusto Marcelli
Rispolverando il ricettario di mio padre, che aveva intitolato Augustus Marcellus – De Re Coquinaria
ho trovato anche una breve introduzione – da lui definita proemium
– che trovo perfettamente valida anche per questa versione a quattro mani.
Non è, questo, un libro di cucina organico, ma una raccolta di ricette non del tutto comuni, da alcuni ritenute interessanti, al punto da chiedermi di trascriverle. E questo è il risultato.
Io resterò soddisfatto se, ogni tanto, aprirai questo scartafaccio e lo consulterai allo scopo per cui l’ho scritto.
Volendo, avrei potuto riempire mille pagine con ricette rare, nostrane ed esotiche, antiche e moderne, ma non mi sento Artusi né Escoffier e quanto ai cuochi moderni, penso che le loro invenzioni siano migliori sulla carta che sul piatto. Né io intendo prepararle o mangiarle.
Preferisco restare nel mio mondo di sempre, anche in cucina. A dispetto dei tentativi di invasione, esso mi protegge. E’ qui che respiro, penso, scrivo, mangio, bevo, dormo e, talvolta, amo. Gli invasori, in fondo, anche se soltanto gastronomici, sono esseri insicuri di se stessi.
Io ho evitato di invadere spazi e persone, e anche in cucina mi sono limitato a fare da tramite tra le generazioni del passato e quelle viventi oggi. Ai fornelli sono stato piuttosto un ponte sul quale transitavano, a senso unico, i carri di derrate provenienti dai campi e sotto il quale scivolavano i barconi carichi di cose semplici ed essenziali.
Attorno, il silenzio veniva casomai ricamato da una zampogna, anziché mandato in frantumi da chitarre elettriche.
I miei limiti sono stati questi e tali rimangono. Oggi che il limite viene chiamato handicap
da bidelli, camionisti, massaie inurbate e sagrestani, scopro con sorpresa non del tutto spiacevole di essere diventato, imprevedibilmente, un ribelle.
La trasgressione ha di fatto cambiato segno e adesso indica tutti coloro che, non trasgredendo niente, non si adeguano al neoconformismo, e tanto meno in cucina, oltre che in amore, in politica, nella cultura.
Da secoli senza fine, nella notte di San Silvestro, i romani usano buttare i piatti vecchi dalla finestra ma, orazianamente, semel in anno. La gente di oggi li butta invece ogni giorno che passa. E questo significa soltanto – penso io – che i suoi piatti di cucina, di idee e di sentimenti valgono ben poco. Infatti non valgono niente.
SALVE ATQUE VALE!
Augusto Marcelli
A.D. 1987
NELL’ATTESA
L’attesa del piacere è essa stessa un piacere.
(Gotthold Ephraim Lessing)
PANE DEL POVERACCIO
(Ovvero di chi non ha i soldi per comprare il pane dal fornaio)
Questa è una ricetta rubata a mio padre Augusto (e nemmeno l’unica che troverete qui dentro), che ho deciso di mettere per prima per avere l’occasione di parlarvi ancora un po’ di