Scugnizzo
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Scugnizzo - Luigi Lucignano
Luigi Lucignano
Scugnizzo
Alla ricerca della libertà
Cavinato Editore International
© Copyright 2016 Cavinato Editore International
ISBN: 978-88-6982-286-5
I edizione 2016
Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di mem-orizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi
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Q +39 030 2053593
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info@cavinatoeditore.com
www.cavinatoeditore.com
Realizzazione ebook a cura di Simone Pifferi
Indice
Prefazione
1. Guardando il mare
2. Una notte
3. Incontro ad un sogno
4. Il rapimento
5. Il ritrovamento
Biografia
Per mia moglie, che mi sopporta.
Per i miei figli, che amo.
Per le mie nipoti, la luce dei miei stanchi occhi.
Prefazione
Molto spesso Facebook è uno strumento che viene usato per mostrare agli altri il meglio di noi, dove il nostro Ego ha la meglio su tutto e tutti... dove si celebra il culto del narcisismo, ma nel caso che segue non è stato affatto così
Da qualche anno, anch'io sono entrato nel perverso
mondo delle càpere¹ 2.0. Si una volta a Napoli, le cosiddette càpere
, ovvero coloro che andavano a fare i capelli alle signore nelle case, sapevano tutto di tutti e puntualmente lo riferivano.
Adesso basta andare su Facebook, per sapere tutto di tutti. Voi direte; cosa c'entra il social network, le càpere... con questo libro... ?
C'entra , c'entra!
Proprio perché tramite le càpere, il passaparola, volevo sfruttare questo strumento diabolico per divulgare il mio umile lavoro di scrittore, e in un giorno di qualche mese fa con sommo stupore vidi una foto di mio cugino Gino, un volto che tanto tempo fa mi era famigliare, amicale, ma che il tempo, il lavoro e la frenesia l'avevano allontanato da me e dai miei ricordi.
Ma proprio grazie a questo diavolo di Facebook, abbiamo riallacciato i rapporti, un po' a ruoli invertiti, sì perché era lui l'artista della famiglia Lucignano, pittore eccelso e poeta mancato, mentre io ero il ragazzo viziato e scapestrato avvezzo solo a stronzate
Poi come a volte avviene, scatta qualcosa nelle persone, a me si è accesa quella della scrittura che mi ha portato, in breve tempo a pubblicare vari scritti a vincere premi e sopratutto per la gioia del mio Ego a finire, forse immeritatamente, su Wikipedia.
Gira che ti rigira, i mai sopiti sprazzi d'artista intrinsechi a Gino, hanno avuto la meglio, per cui spronandolo egli ha pubblicato in Self una bellissima raccolta di Poesie dal titolo profetico; Pensieri e Parole.
Già, un fiume di pensieri ed un mare di parole, pane quotidiano per noi scrittori, ed anch'egli ha voluto così passare l'argine del fiume di versi e sonetti per approdare nell'immaginifico mondo della narrativa, e sono stato ben lieto di accoglierlo nella mia neonata casa editrice, per fargli assaporare l'ebbrezza di dare emozioni e son certo che dopo che leggerete questo romanzo sarete d'accordo con me che Gino è davvero bravo e sa dare emozioni. Grazie Gino per questo bel libro e grazie per averti ritrovato, caro cugino mio.
Ad maiora semper.
Lello Lucignano
1. Guardando il mare
Napoli, 1950
" L'unica cosa che mi piaceva dell'enorme casa dei miei genitori era la grande vetrata da dove si vedeva il mare, una tavola blu, splendida, sullo sfondo Capri, Ischia... i miei sogni.
Le voci dei venditori di pesce fresco arrivavano fin qui sopra il Capo di Posillipo², dove tutta Napoli vorrebbe abitare, tranne io, che volevo vivere nei vicoli del Pallonetto di Santa Lucia o a Forcella.... io mi sentivo uno spirito libero, mio padre voleva che io ed i miei fratelli diventassimo degli avvocati a ripercorrere le sue gesta e quelli di suo padre… ma io volevo essere solo uno scugnizzo.
Odiavo quando Pasquale il domestico, mi chiamava in tavola e diceva con l'aria snob :
- Signorino è pronta la cena -
Lo odiavo con tutto me stesso, io ed i miei fratelli, un po' più piccoli dei miei dieci anni, obbedivano senza mai sbuffare, come dei bei soldatini, io non replicavo ero ribelle, e questo a mio padre proprio non piaceva, penso sotto sotto mi odiasse.
Per fortuna che c'era il mare.
La nostra casa era immensa, che a volte mi perdevo, mi piaceva scendere nelle cantine del palazzo a respirare l'odore del tufo inumidito... sognavo di giocare a mazz e piveze
³ lungo il vialone della Sanità⁴ o correre a perdifiato nel Bosco di Capodimonte... ma non potevo, dovevo frequentare la scuola che aveva scelto il mio papà, quella della Riviera di Chiaia, non potevo avere contatti con il popolino
ero mio malgrado il rampollo dei Marchesi Dei Crispi, nobile famiglia napoletana, mia mamma no, lei era una del popolo che il mio papà ebbe amato e la sposò contro il volere dei genitori.
Da lei, forse, ho preso il mio spirito ribelle.
Ella era di Piazza Ottocalli, un luogo famoso perché lì alla fine del '800 nacque il famigerato tenore Enrico Caruso, e fu proprio quando mia mamma un mattino all'insaputa del mio papà prese il taxi e mi portò con ella nel suo rione...
Mi colpii di primo acchito l'atmosfera gioiosa delle grida dei venditori, che tutti schierati per via San Giovanniello vendevano frutta, ortaggi, cereali, dolci, e le castagne... ricordo una vecchia grossa e grassa, seduta attorno al braciere dove cuoceva le castagne... e mentre le cuoceva le mangiava, ancora bollenti, io pensavo Ma questa ha le mani d'acciaio?
.
Tutta quella umanità mi entrò subito nella pelle, oltrepassandola ed entrando nella mia mente senza più uscirne.
Volevo con tutto me stesso vivere la vita da strada.
Mio padre non ha mai saputo che io e mamma quel giorno andammo a piazza Ottocalli, lui non voleva che lei avesse più legami con il suo passato.
Mi accorsi che gli occhi di mia madre furono felici quando andammo lì, e mi accorgo altresì che sopra Posillipo son tristi.
Proprio come i miei.
Giornate lunghe ed interminabili, studio, casa... e i miei fratelli soldatini
che strillavano e giocavano per tutte le stanze del palazzo.
Uno strazio!
Cosa avrei dato per un calcio ad un pallone.
Sapevo che il mio papà non avrebbe mai permesso che giochi del popolo
potessero entrare in casa nostra...
Ero triste.
Aspettavo il giovedì con ansia, perché veniva al palazzo il figlio adolescente di Pasquale, il domestico, a dare una mano al padre nel curare il nostro giardino, lui si che si divertiva, giocava per strada, e se tornava sporco o sanguinante a casa non era un dramma...
Se lo avessi fatto io...
Quando veniva, subito io di nascosto, facendo bene attenzione a far credere a tutti in primis a