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Prigioni Esposte
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Prigioni Esposte

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About this ebook

Michael O’Brian ha passato 11’anni in prigione per un reato che non aveva commesso – il così detto Omicidio dell’Edicolante di Cardiff. Da quando la sua sentenza è stata annullata nel Dicembre del 1999, Michael ha lavorato senza tregua per far sì che coloro che sono stati incarcerati ingiustamente siano scarcerati. In questo libro ha voluto fare un’approfondita analisi del sistema carcerario mentre racconta il tempo passato in prigione. Discute anche delle esperienze di altri detenuti, intervista prigionieri ed agenti di sorveglianza sulle pratiche di buona condotta e condivide il pensiero di politici, accademici e dei partiti interessati sulla direzione che dovrebbe prendere in futuro il sistema penale. Michael conclude che ci siano molte falle nel sistema carcerario e che le riforme per le prigioni dovrebbero avere una posizione di maggior rilievo nell’attuale agenda politica. Premio Amazon Annual International People's Choice Award 2013

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateJul 4, 2016
ISBN9781507142592
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    Prigioni Esposte - michael obrien

    Prigioni

    ESPOSTE

    Prigioni

    ESPOSTE

    M i c h a e l O ’ B r i e n

    Prima edizione: 2012

    © Copyright Michael O’Brien 2012

    I contenuti del libro sono sottoposti a copyright, non possono

    essere riprodotti in alcuna maniera, meccanica o elettronica,

    senza il consenso, scritto degli editori

    Contenuti

    ––––––––

    Introduzione  7 

    In Arrivo  9

    Visite in prigione  18

    Prigioni di categoria A  24

    ––––––––

    Schemi d’incentivazione  69

    Morte in custodia  78

    ––––––––

    Il rovescio della medaglia  96

    ––––––––

    Prigionieri a vita  117

    ––––––––

    Diritti dei detenuti  124

    ––––––––

    Il CCRC ed il progetto d’innocenza  129

    ––––––––

    Il trattamento dei detenuti gallesi  134

    ––––––––

    Veterani in prigione  145

    Cosa dobbiamo fare  150

    Ringraziamenti    152 

    ––––––––

    In memoria del nostro amato figlio

    Dylan Michael James O’Brien

    04/02/2010 – 15/06/2012

    Il nostro piccolo angelo, la stella più grande in cielo. R.I.P.

    Introduzione

    LA POLITICA DEL SERVIZIO DI DETENZIONE dice che tutti i prigionieri saranno trattati umanamente e dignitosamente mentre sono in custodia. E’ questa la realtà su come vengono trattati i prigionieri, o è solo una leggenda? Winston Churchill dichiarò nel 1920 che si poteva giudicare un’intera società dal modo in cui trattava i propri prigionieri. La mia esperienza personale e, ciò che ho potuto constatare sulla mia pelle, su come vengono trattati i galeotti, lascia molto a desiderare e va contro i sentimenti di Winston Churchill – e, ancora di più alla politica del Servizio di Detenzione.

    Questo libro vi illuminerà su come sia veramente stare in prigione giorno per giorno e su come funzioni veramente il sistema. Il mio libro mostrerà anche il razzismo che aleggia nel sistema carcerario e gli abusi dei carcerieri sui propri ‘ospiti’: vale a dire attraverso insulti e minacce. Più avanti, vi mostrerà come funziona il sistema di incentivazione e privilegi e come  viene abusato. Vi mostrerò anche il rovescio della medaglia in relazione agli ufficiali di guardia: le costanti minacce da parte di prigionieri violenti e l’affrontare la morte dei detenuti – passando dal suicidio all’effettivo assassinio tra prigionieri.

    Ho scritto questo libro perché pensavo di fare la differenza. Spero che il governo prenda nota di cosa non vada nel sistema e lo cambi in meglio.

    Michael O’Brien

    CAPITOLO 1

    IN ARRIVO

    Quando arrivai alla Prigione di Cardiff, non sapevo cosa aspettarmi. Conoscevo le mie emozioni, e l’ansia che provavo, era accentuata dalla paura dell’ignoto – come chiunque non sia mai stato in prigione. Non è questione d’essere colpevoli o innocenti: la paura dell’ignoto è terribile per ognuno di noi.

    Mi portarono all’ufficio ricezione della prigione, mi presero in custodia dagli agenti e mi diedero dei vestiti puliti adatti al luogo. Mi fecero fare una doccia prima, ed I miei vecchi vestiti furono riposti in una scatola con il mio nome ed il mio numero sopra;  era W9211. Mi portarono in un’ala della prigione che, data la mia situazione, era l’ala ospedaliera.

    Mi ricordo come mi sentivo quando fui portato nell’ala ospedaliera. Mi sentivo piuttosto incline al suicidio e, quindi, fui messo in quella che chiamavano, cella di contenimento, con solo un materasso ed una coperta. Questo avrebbe dovuto farmi sentire meno autolesionista, ma sortiva l’effetto contrario e mi faceva stare peggio. Sembrava che il fatto d’essere suicida, peggiorasse la punizione. Ma dopo tutto, non capiterebbe a chiunque di sentirsi così dopo essere stato accusato di un omicidio e di un furto senza essere colpevole?

    La prima impressione che mi fecero le guardie carcerarie era che fossero incuranti. Le condizioni in prigione a Cardiff non erano delle migliori in quei giorni. Ricordo di aver avuto come bagno, un secchio con un tappo sopra; Era lì che urinavo e lasciavo ricordini. Era una delle cose più degradanti che avessi mai fatto, mi faceva sentire spogliato completamente della mia dignità di persona. Essendo un prigioniero di categoria A, se avevo visite o dovevo uscire dall’ala ospedaliera per qualsiasi ragione, dovevo essere accompagnato da due agenti di custodia.

    I miei spostamenti erano registrati in un libro: l’ora in cui me ne andavo e l’ora in cui tornavo – era surreale. Dopo un paio di settimane, uno degli agenti mi disse che sarei passato in ‘normale custodia’ nell’ala della prigione dedicata ai giovani criminali, dato che avevo meno di 21’anni. Ancora una volta, l’ignoto mi spaventava – non sapere cosa aspettarmi. Nelle celle dell’ala giovanile, stavo rinchiuso per 23 ore al giorno, praticamente in un buco nel muro e non mi era permesso mischiarmi agl’altri detenuti. Mi mandava ai pazzi non avere contatti con altri, pensai fosse inumano essere trattati così dalle autorità.

    Durante il primo mese di prigionia, le sole persone che vedevo, erano gli ufficiali di guardia. Dopo mi fu’ permesso di mischiarmi ai miei compagni di prigione: ci veniva permesso mezz’ora per tenerci in esercizio e guardare la TV, a giorni alterni. Questo non mi consolava affatto, cercavo di essere positivo, soprattutto perché non avrei dovuto essere lì in primo luogo. La prigione era piuttosto sinistra. Cardiff era una vecchia prigione in stile Vittoriano ed a quel tempo, avrebbe avuto bisogno di serie opere di ammodernamento (Cose che adesso hanno fatto) e nuove strutture.

    Il regime era abbastanza duro, specialmente se non avevi un lavoro. I regimi carcerari cambiavano da prigione a prigione. A Cardiff, la giornata iniziava alle 7.30 del mattino, quando i prigionieri andavano a far colazione. Poi tornavano in cella, ma a chi aveva un lavoro, veniva riaperta la cella alle 09.00 per andare. Mi ricordo due lavori in particolare a Cardiff, uno era il negozio di sartoria e l’altro era sfogliare fili di rame, entrambi erano banali e noiosi.

    I Detenuti, quando tornavano dal loro lavoro per la cena, venivano rinchiusi per circa un’ora, così che i secondini potessero avere la loro di cena. Quando gli ufficiali tornavano da pranzo, quelli che avevano un lavoro a cui tornare, dovevano aspettare fino all’ora del thè per andare. Per le visite della famiglie ai detenuti, le regole cambiavano per i trattenuti in attesa di giudizio e per quelli già in detenzione.

    I trattenuti in attesa, avevano diritto a quindici minuti di visita al giorno con l’intera famiglia, mentre gli incarcerati dovevano fare quello che oggi è conosciuto come un ‘ordine di visita’-  avevano diritto ad una visita al mese. Tornati dalle visite, o dal lavoro, i detenuti prendevano il loro thè per poi essere rimessi in cella per la notte – a meno che non fosse il tuo turno di vedere un po’ di televisione. A volte eri abbastanza fortunato da essere mandato in palestra, ma era veramente raro.

    Alle 20.00, due detenuti accompagnati da un ufficiale, passavano a versarti un tazza di thè in quegli odiosi contenitori blu che ti davano, in plastica. La Domenica al posto del thè davano caffè. Era come bere benzina: cattivo appestato e certamente non come quello che fa la mamma, questo è certo. Probabilmente ora le autorità che si occupano di salute e sicurezza gliel’avrebbero fatta pagare!

    Compiuti 21 anni, dovetti lasciare la sezione giovanile e fui trasferito nella sezione principale della prigione di Cardiff, con gli adulti. In tutto ho passato 16 mesi nella prigione di Cardiff tra il periodo di detenzione in attesa di giudizio ed il carcere effettivo. Durante il primo periodo nella prigione di Cardiff, non avevo avuto problemi con gli ufficiali di guardia.  Ero deluso e rammaricato quando mi dissero che sarei stato trasferito in un’altra prigione perché, al tempo, stavo attraversando un brutto divorzio e ovviamente avevo bisogno di riordinare le idee, ma le circostanze non erano a mio favore.

    Alcuni degli ufficiali mi sono stati vicino nei primi tempi a Cardiff. Mi ricordo quando mia moglie comprò una catenina d’oro per nostra figlia, che poi morì nella culla, così mi portai dentro la prigione la catenina, di soppiatto durante una visita, come ricordo di lei. Mi presero e mi fu’ sequestrata dagli ufficiali. Credevo mi avrebbero fatto un richiamo disciplinare per il possesso di un oggetto illegale. Invece, quando tornai dalla sala visite, fui chiamato nell’ufficio di un ufficiale anziano, O’Brien, che mi disse: Senti, so cosa è successo a tua figlia, ma non puoi portare dentro queste cose dalla sala visite. Ci sono canali adatti per questo. Non fare che una cosa del genere mi ritorni all’orecchio. Poi mi dette la catenina, le lacrime stavano per esplodere. Lo ringraziai sentitamente e me ne andai.

    Passarono 8 anni prima che tornassi alla prigione di Cardiff. Fu per il funerale del mio patrigno e che cambiamento notai nell’atteggiamento degli ufficiali di guardia nei miei confronti quando arrivai! Nel mentre mi ero educato in legge e nei diritti dei detenuti e, la mia reputazione, mi aveva ovviamente preceduto.  Mi portarono in isolamento, vale a dire una prigione nella prigione, perché mi rifiutai quando l’ufficiale di detenzione Evans mi ordinò di chinarmi per vedere se nel mio canale anale, stavo contrabbandando qualcosa. Mi rifiutai perché l’ordine era illegale, gli citai l’articolo 3 dei Diritti Umani, che dice che nessuno deve essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Non solo non apprezzarono, ma l’ostilità degli ufficiali nei miei confronti, s’inasprì. Ero soggetto a vessazioni e abusi verbali, gli ufficiali facevano di tutto per provocarmi, come calciarmi via dalle mani il cibo.

    AL mattino le cose peggiorarono mentre mi trovavo nell’area di ricezione per mettermi i vestiti per il funerale. I secondini gettarono i vestiti a terra, risero e mi provocarono. Durante il servizio funebre, gli ufficiali ridevano, gli dissero di fare silenzio. Il peggio comunque fu al cimitero; I secondini che erano con me chiamarono la polizia dicendo che ci sarebbe stata confusione vicino alla tomba. C’era polizia armata, ovunque, passò un bel po’ di tempo prima che il responsabile del cimitero ci permettesse di andare avanti. Dopo le rassicurazione della mia famiglia, mi trattarono come se fossi un mafioso. Non doveva sorprendermi quest’atteggiamento. Ma al tempo avevo fatto appena 10 anni di galera, ed in ogni carcere in cui ero stato, avevo incontrato molestie, bullismo e abusi perpetrati da ufficiali di guardia.

    Era chiaro che gli ufficiali non mi volevano a Cardiff, per la mia fama e perché li spaventava il fatto che avrei detto tutto ai media, mostrando i loro modo di fare bullismo sui detenuti e che avrei aiutato i prigionieri con i loro diritti. L’intero sistema carcerario ha molto da nascondere e, quando portai il mio caso in tribunale per avere accesso ai media, le autorità pensarono di vietare le visite ai giornalisti che volevano intervistare i detenuti, perché non volevano che il mondo là fuori, scoprisse cosa veramente succedeva dietro le mura delle carceri.

    Una delle cose che mi preoccupa di più, è la questione delle perquisizioni di detenuti nudi. Non c’è dubbio che a volte sia  necessario. Ma viene comunque usata solo in determinati momenti dagli ufficiali, solo per umiliare il prigioniero. Quindi, gli ufficiali portano avanti una procedura illegale facendo perquisizioni a persone nude, chiamate Squatting (guardare nel canale anale, come menzionato prima). Ogni prigioniero che non assecondi lo squatting, è soggetto a violenza da parte dei secondini e poi viene trascinato in

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