Evoluzione del Distretto Industriale: L'industria alla sfida del ventunesimo secolo
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Book preview
Evoluzione del Distretto Industriale - Dottor Paolo Brunelli
SISTEMI E MODELLI ECONOMICI
PAOLO BRUNELLI
EVOLUZIONE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE
EDI&SONS EDIZIONI
Copyright © 2014 Studio Brunelli Paolo
Prima edizione Maggio 2014
In copertina: Giuseppe Pellizza da Volpedo – Mammine - 1892
INDICE
PREFAZIONE
EVOLUZIONE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE
DISTRETTO E PICCOLA IMPRESA 5
LA PRODUZIONE E L'ORGANIZZAZIONE SOCIALE 9
LA GUIDA, LA SELEZIONE, L'ECCELLENZA 13
LE RETI NEI SISTEMI LOCALI 18
GLI STUDI EMPIRICI: LA LETTURA DEI DATI STATISTICI 20
INDIVIDUAZIONE DEI DISTRETTI: METODI E RAPPORTI 25
LE SPECIALIZZAZIONI SETTORIALI 29
IL FENOMENO DELLO SVILUPPO LOCALE 34
SVILUPPO LOCALE E PROSPETTIVE DI ANALISI 43
AGGLOMERAZIONE ED INVESTIMENTI 47
IMPRESE GUIDA DISTRETTUALI VOCATE ALL'EXPORT 53
QUALITA' DELLA VITA NEI DISTRETTI 57
QUALITA' ED AMBIENTE: LA FORZA DEL MADE IN ITALY 63
L'ECCELLENZA VANTAGGIO COMPETITIVO 66
SVILUPPO SOSTENIBILE COME CONOSCENZA 68
ECCELLENZA, CONOSCENZA, SOSTENIBILITA'=LUSSO 72
SOSTENIBILITA' DELLA PRODUZIONE E DEL PAESE 75
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
L'AUTORE
PREFAZIONE
La declinazione relativa alla tematica dei distretti industriali rafforza la considerazione e la centralità dell'industria manifatturiera italiana, la vera motrice dello sviluppo economico del nostro paese.
Essa è la maggiore opportunità del nostro futuro, da tutti ritenuta il vero nemico, invece rappresenta l'unica vera opportunità della sostenibilità futura.
Nel modello del distretto industriale si realizza una misura dell'industria manifatturiera particolarmente adatta allo sviluppo sostenibile con le caratteristiche della concentrazione territoriale, della specializzazione funzionale delle imprese all'interno del distretto con una ricerca dell'eccellenza in ogni più piccolo componente di questo complesso modello.
Il distretto industriale si perfeziona alla presenza di un'impresa guida che convintamente gestisce questo percorso di sviluppo, si radica in un territorio già pregno di conoscenza e specializzazione, ne fa opportunità, lo assorbe e gestisce, lo fa crescere e lo organizza, si dedica al territorio, alle maestranze, alla loro soddisfazione, al legame con altre aziende sinergiche e coordinate allo scopo del miglioramento della produzione, con l'obiettivo di produrre sempre maggiore qualità.
L'obiettivo è quello di produrre e contestualmente migliorare la vita dei partecipanti, migliorare l'impatto sul territorio e l'uso delle risorse, specializzare le imprese del distretto sino a farle diventare leader nella propria fase produttiva anche fuori dall'ambito territoriale.
Sviluppare ancora la qualità per portare i produttori del distretto a competere sui mercati internazionali anche al di sopra della propria dimensione individuale, sviluppare un modello che premia al proprio interno le migliori prestazioni qualitative e non quantitative, creare un'opportunità di crescita e di investimento che superi il territorio ed i confini nazionali ma a questi rimanga radicata.
Questo modello potrà vincere contro la distruttiva azione dell'industria di grandi dimensioni che punta alla quantità del prodotto senza altra considerazione, al suo aumento ad ogni costo, al consumo finalizzato alla formazione dei bilanci, alla ricerca del miglio prezzo senza tenere in alcun conto la sostenibilità dell'azione.
Tanto il processo tradizionale è dannoso alla terra ed alle risorse naturali, tanto danneggia i lavoratori, tanto ne impedisce la formazione, l'innalzamento professionale e culturale, quanto il nuovo modello nasce dal territorio, nasce dalle risorse naturali presenti, siano esse uomo o macchina o materia prima, nasce dalla cooperazione fra i fattori e fra le imprese, le innalza, le migliora le sublima e le rende forti ed autonome.
Il nuovo modello, il nuovo pensiero si fa distretto non in quanto ambito concorrenziale ma in quanto ambito cooperativo, collaborativo, in cui l'impresa crea le condizioni per la migliore gestione delle materie, per la migliore vita dei partecipanti e per il miglior risultato economico dopo aver raggiunto i primi due obiettivi fondamentali.
In questo territorio ed in questo ambiente cooperativo e non distruttivo nasce l'impresa guida ma è la stessa impresa che fa crescere il distretto industriale intorno a se e con le sue ambizioni di crescita sostenibile e non di crescita ad ogni costo.
EVOLUZIONE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE
1. DISTRETTO E PICCOLA IMPRESA
L’interesse per il distretto industriale è legato al dibattito intorno al ruolo della piccola impresa nell’economia italiana. Un problema che già all’epoca del miracolo economico
era rilevante nella realtà, ma che la teoria corrente d’allora – ancorata alle sole economie interne come fonte di efficienza della produzione non poteva né riteneva necessario spiegare.
Il disagio interpretativo che il cambiamento economico italiano degli anni Settanta aveva prodotto tra gli economisti (Graziani, 1975) trovò sbocco nella riscoperta del distretto industriale come possibilità
d’inquadramento concettuale di osservazioni empiriche in cerca di teoria
: la fioritura della piccola impresa, la spiegazione della cui efficienza e competitività non è possibile al di fuori delle economie esterne marshalliane.
Un ulteriore impulso all’utilizzazione del concetto di distretto industriale è venuto dalla riflessione sulla crisi della produzione di massa e dalla constatazione della progressiva affermazione di un nuovo modello d’industrializzazione – fondato sulla produzione differenziata dove a un processo produttivo che si realizzava soprattutto attraverso l’integrazione e il coordinamento interno
(aziendale) se ne sostituiva uno, affatto diverso, che si realizzava soprattutto attraverso
l’integrazione e il coordinamento esterno
(territoriale) di singole unità produttive, di piccola e media dimensione, tramite una coorte di istituzioni locali al cui centro sta un sistema di mercati di fase.
A queste riflessioni teoriche sulla natura del capitalismo industriale italiano si è accompagnatala nascita di un robusto filone di ricerca empirica che ha portato all’individuazione dei Distretti Industriali nella realtà economica italiana, attraverso l’utilizzazione del sistema locale come unità integrata di produzione (Tessieri, 2001).
Il riconoscimento giuridico del distretto industriale (L. 317/91) e i provvedimenti di politica economica che ne sono derivati hanno definitivamente contribuito a rendere popolare il termine distretto industriale
, facendolo diventare un’espressione del linguaggio corrente.
Questa popolarità non sempre ha portato bene al distretto industriale e all’obiettivo dei distrettualisti di far capire che la società locale attraverso il territorio dove economia e società si compenetrano conta nella spiegazione del cambiamento economico, così che le politiche per lo sviluppo locale dovrebbero abbandonare visioni settoriali e diventare politiche territoriali. È accaduto, spesso, che il distretto industriale fosse interpretato in modo semplicistico, come un mero raggruppamento territoriale di piccole e medie imprese o una localizzazione industriale caratterizzata da una certa forma organizzativa, quando invece la sua natura è quella di costituire una macchina sociale per produrre beni e soddisfare il bisogno di integrazione sociale degli agenti umani della produzione.
Perciò al di fuori di un sistema locale che identifica un ambiente di vita quotidiano non vi possono essere Distretti Industriali. Se l’individuazione del distretto industriale nella realtà concreta muove direttamente dalla ricerca della presenza di industrie nel territorio, e non dall’identificazione come Distretti Industriali dei sistemi locali, ciò che si
ottiene è una descrizione della distribuzione geografica dell’industria. Si