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Telenovela Cosmica
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Telenovela Cosmica

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About this ebook

Attraverso gli sviluppi di una telenovela ambientata nel multiverso, attori gli spiriti incarnati in corpi umani, il racconto indaga il conflitto bene-male alla luce delle recenti teorie della meccanica quantistica riguardanti la relazione tra l'uomo e il suo mondo, in una chiave di lettura ironica, filosofica e sentimentale dell'esistenza umana e del suo destino.
LanguageItaliano
PublisherKamusfearna
Release dateJun 8, 2016
ISBN9791220011150
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    Telenovela Cosmica - Kamusfearna

    Kamusfearna

    Telenovela cosmica

    UUID: ffcdf5f6-27cc-11e6-9faf-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Prefazione dell’autore

    Introduzione

    Atto primo

    Il sogno di Andaman

    I

    Oltre il buco nero centrale

    II

    I Grandi Decisori

    III

    Energia mentalica

    IV

    Schede di matrice

    V

    I Grandi Ostracisti

    VI

    Andaman

    VII

    Italialand

    VIII

    Mediglia

    IX

    Affabulazione materica

    X

    Daimon

    XI

    Area Manager dei G.D. e dei G.O.

    XII

    Buchi neri

    XIII

    Coscienza cosmica

    Atto secondo

    Reclutamento

    XIV

    Xiwàn e Lee

    XV

    Psicodrammi

    Double identity

    XVI

    Il giorno della foglia

    XVII

    Autosuperamento

    XVIII

    Kyra e Kalgan

    XIX

    Biohardware

    XX

    Drive in

    XXI

    Rifugio Segreto

    XXII

    La razza delle donne

    XXIII

    Burster a raggi X

    XXIV

    Genesi del sospetto

    XXV

    Tunga e Zebedian

    XXVI

    Contrapposizione demoniaca

    XXVII

    Handicap operativi

    XXVIII

    Medea e Raf

    XXIX

    Bolle spazio-temporali

    Atto terzo

    Operazione Arca della Rinascita

    XXX

    Aurora

    XXXI

    Atlantide - L’isola che non c’è

    XXXII

    Estere metilico dell’acido poligalatturonico

    XXXIII

    Dialogo sui massimi sistemi – parte prima

    XXXIV

    Intervallo ludico

    XXXV

    Dialogo sui massimi sistemi – parte seconda

    XXXVI

    Teraton

    XXXVII

    Operazione Arca della Rinascita

    XXXVIII

    Inno alla grazia e alla bellezza

    XXXIX

    Libero arbitrio

    XXXX

    Matrici codici alfa e beta - Rivelazione finale

    XXXXI

    Spirito lieve

    Note

    Ringraziamenti

    Kamusfearna…

    E’ la vita che diventa sogno

    E’ il sogno che diventa realtà

    E’ l’impossibile che diventa possibile

    Alla razza umana,

    già riscattata dal dolore

    e dalla meraviglia

    Là, su quel pianeta,

    dentro i terminali sensoriali dei biohardware,

    tra sentimenti di dolore e gioia, di amore e odio,

    tra vita e morte, aveva luogo la sfida,

    in un respiro più ampio

    avente come posta l’eternità.

    Il daimon percepì il corpo del nascituro

    mentre si affacciava alla vita

    e s’incarnò in esso.

    Prefazione dell’autore

    Questo manoscritto, una sorta di tesi di laurea in chiave mistico-ironica sul senso della vita, non sarebbe mai venuto alla luce nell’attuale veste se non fosse per la multiforme presenza del male che grava pesantemente sulla razza umana, condizionata ab initio da una tara che la religione definisce peccato originale.

    Tale considerazione non necessita di riferimenti storici né religiosi, ma si basa su dati di fatto estrapolati dalla quotidianità visto che, sin dalla nascita, l’uomo manifesta in sé in maniera del tutto evidente la presenza di un conflitto bene-male. Una certa propensione all’esercizio della violenza gratuita è già nel ragazzino che uccide piccoli animali o innocui insetti, non è necessario attendere che ammazzi un proprio simile per averne l’infausta conferma. Né tanto meno c’è bisogno di scomodare le tragiche testimonianze di cui è tristemente ricca la storia dell’umanità, basta guardare al proprio ristretto ambito sociale o, addirittura, famigliare.

    Quando tutto ti lascia credere di aver finalmente raggiunto quel minimo diritto alla serenità e vedi che nuovi intoppi, come creati ad arte, te lo impediscono, quando a te sembra che le cose filino per il verso giusto mentre a un sacco di gente sta andando piuttosto male, quando troppe cose non quadrano rispetto allo svolgimento di un criterio fattuale che segua la logica naturale delle cose, allora ti guardi attorno, ti chiedi se il mondo non stia impazzendo e incomincia a farsi strada l’idea che quest’avventura che è la vita altro non sia che una colossale messinscena.

    L’esistenza su questo pianeta sarebbe alquanto più conforme al canone di un superiore spirito egualitario di cui si avverte, fortissimo, il bisogno, se non fosse per la presenza di una morbosa, pervicace, inspiegabile conflittualità che si riverbera in diverse forme.

    Una diatriba che lascia intravedere un’azione subdola di un male inteso come negazione di tutto ciò che è armonia, serenità, buona fede, rispetto, pace, quiete dell’animo e che si manifesta come un’idra dalle molte teste: tra razze diverse per un’insana ideologia di superiorità etnica, tra nazioni per il predominio territoriale, tra religioni per una presunzione di verità, tra rivali in lotta per la gestione del potere, tra uomo e donna per gelosia, per vendetta o per pura cattiveria e, ancor più inspiegabilmente, tra genitori e figli, tra Caino e Abele.

    Tutti coloro che nel breve corso della loro esistenza hanno palesato un atteggiamento ostile nei confronti dell’armonia, una forma di cattiveria del tutto inutile ma presente come un sottile veleno a cercare in ogni modo di minare l’equilibrio, sono i testimonial viventi e, per certi versi, le vittime non del tutto incolpevoli di quest’assunto.

    Mi rifiuto, però, di credere fino in fondo che l’umanità possa essere così incredibilmente folle quanto il suo comportamento lascerebbe intendere.

    La presenza del male, al cui giogo multiforme nessun essere umano si sottrae, nella sua ostinata radicazione appare totalmente inspiegabile, al punto da non riuscire a trovare motivazioni riconducibili a comportamenti finalizzati alla sopravvivenza della specie, se non come residui di una ancestralità peraltro abbondantemente superata dalle dinamiche evolutive.

    Alla luce delle attuali conoscenze della psiche umana e del contesto fenomenologico di cui è compartecipe, l’algoritmo perverso del male appare del tutto ingiustificabile agli attuali criteri di comprensione, tanto da evocare scenari ben più complessi di cui l’umanità intera potrebbe essere parte.

    Alla distanza ha finito per farsi strada l’ipotesi balzana e intrigante che, tanto nel lato più bieco quanto in quello più lodevole del comportamento umano, vi possa essere il segno di un’ingerenza esterna che eserciti ad arte una dinamica di tipo conflittuale.

    Accanto all’interpretazione scientifica, peraltro in continua espansione, della presenza umana nel cosmo e del conflitto insito nell’umana natura, esiste quella finalistica che arriva, ancor più, a scomodare un intervento dall’esterno.

    Col progredire della conoscenza scientifica e non solo, appare del tutto evidente il limite della concezione manicheistica dello stesso dualismo bene-male, la cui interpretazione, alla luce delle nuove teorie della meccanica quantistica, spalanca scenari affascinanti per la mente che contemplano aspetti sinora inimmaginabili della realtà.

    E’ pur vero che l’accostamento tra la meccanica quantistica - che si occupa dal punto di vista scientifico degli aspetti riguardanti le interrelazioni nell’ambito infinitesimale della materia - e il suddetto dualismo appare più che opinabile, ma esiste una stretta relazione tra il mondo macroscopico e quello microscopico che lo costituisce e, per quanto ne sappiamo, la complessità dell’insieme è tale da non poter escludere a priori implicazioni al momento inconcepibili.

    Secondo un approccio di tipo euristico, il conflitto bene-male potrebbe persino rientrare in una logica di tipo ubiquitario nel quadro complesso di configurazioni quantistiche, tipiche delle diverse antinomie della materia che caratterizzano il dualismo del tipo inizio-fine, nascita-morte, chiaro-scuro, pieno-vuoto, dentro-fuori, non esclusa quella che riguarda più da vicino l’essere umano: la dicotomia materia-spirito, vale a dire corpo-anima.

    Quanto più l’assemblaggio molecolare che sta alla base dell’organizzazione della materia risulterà complesso dal punto di vista morfologico - come nel caso del cervello umano - tanto più conseguentemente articolato sarà il livello delle diverse configurazioni che prefigurano gli stati di equilibrio del reticolo neuronale, con inevitabili ripercussioni sulla psiche e sulla sfera comportamentale. Quando parliamo di animali e di altre forme viventi, la contrapposizione di tali configurazioni appare non sufficientemente complessa da pervenire sino al livello di antagonismo bene-male, limitandosi all’azione dell’istinto assoggettato ai dettami della sopravvivenza. Nel caso dell’uomo, invece, la maggior evoluzione ontologica, con una più complessa interrelazione del trinomio razionalità-coscienza-psiche, sposta più in alto il livello di tale contrapposizione.

    L’ipotesi di configurazioni antagoniste in equilibrio instabile, una relativa a quello che viene definito il bene e l’altra del suo esatto opposto che è il male, strettamente interconnesse con la psiche e coinvolte in una fluttuazione tra pulsioni positive e negative in perenne conflitto, può sollevare qualche intrigante correlazione con il criterio del dualismo quantistico onda-particella che pemea l’intero cosmo e con la teoria delle stringhe; come la luce si comporta sia da onda sia da particella, ma mai contemporaneamente, così il bene e il male – e qui sta l’azzardo - potrebbero essere fluttuazioni imprescindibili dell’anima stessa di un universo diventato lo scenario della sfida per l’essere umano, e non solo, sul cammino verso la perfezione.

    Al di là di tutte le spiegazioni che potrebbero trovare, alla fine, una soluzione plausibile in ambito scientifico, meccanica quantistica e non solo, quello che stuzzica la sete di sapere dell’animo umano è la motivazione o fine, ammesso che esista, riguardante la presenza di tale stato di conflittualità.

    E’ attorno a questa ipotesi finalistica che si sviluppa la trama di questo libro.

    Non meraviglia più di tanto il fatto che l’umanità non si renda conto di essere il possibile oggetto di una sperimentazione, o meglio il terreno di coltura su cui potrebbe svolgersi, attraverso la fase del corpo fisico, un percorso di crescita che riguarda lo spirito dell’intera umanità e della globalità di cui è parte. Così come a una colonia di batteri o di muffe riprodotta in laboratorio, che svolge una relazione all’interno della sua nicchia esistenziale e che si sviluppa secondo imput tipici della sua natura, apparirebbe pressoché impossibile realizzare di essere l’oggetto di un test nelle mani di un microbiologo - qualcuno che indossa un camice e che la sera prima ha magari avuto un diverbio con la moglie sulla carta igienica mancante in occasione di un disturbo intestinale - lo stesso potrebbe valere per la razza umana nei confronti di entità completamente al di sopra o, comunque, al di fuori delle sue capacità cognitive.

    Ma alla mente umana vengono incontro fantasia, intuito e, soprattutto, immaginazione.

    Appaiono indispensabili, anche per il solo concepimento di questa idea, lo sforzo di estraniazione dal corpo fisico e lo spostamento del punto di osservazione al di fuori di se stessi, sia individualmente sia globalmente.

    Serve, soprattutto, l’umiltà di intendere che, allo stato attuale delle cose, il tipo d’intelligenza che contraddistingue la mente umana, seppur ragguardevole per le peculiarità che le sono riconosciute, potrebbe risultare primitiva, se non addirittura insignificante, di fronte all’inimmaginabile complessità di un assai più vasto scenario.

    In un’ipotetica scala di classificazione ontologica delle forme viventi, partendo dall’assunto che lo status di essere umano non rappresenti necessariamente l’espressione più alta di vita intelligente, può essere che il batterio stia all’uomo come l’essere umano sta a una o più entità appartenenti a un diverso livello evolutivo.

    Secondo questa chiave di lettura l’umanità potrebbe, quindi, non essere la sola responsabile tanto dei più aberranti comportamenti quanto delle gesta gloriose, bensì l’oggetto, non del tutto incolpevole, di una sperimentazione che vede chiamati in causa entità esterne non facenti parte dell’ambito materiale e scenari ben più complessi.

    Prende corpo il teorema per cui l’Anima Universale, intesa come insieme e fine ultimo che comprende spirito e materia, stia soggiacendo ad un processo evolutivo attraverso qualche tipo di sperimentazione che coinvolga la razza umana nella messinscena che abbiamo sotto gli occhi. Secondo una chiave di lettura non disgiunta dall’ironia, giusto per non essere da meno dell’ipotetica regia, il tutto si sviluppa nel romanzo entro i canoni di una spettacolarizzazione da fiction.

    Una fiction, o telenovela, che diventa la trama del sogno di uno tra i protagonisti e che si snoda lungo il periplo dell’intera storia umana sino alla realtà che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente: guerre di vario genere, atti terroristici, stermini, ladrocini, lotte di potere, suicidi, barbare uccisioni in ambito famigliare, stupri e violenze di ogni genere, ma anche gesti di eroismo, di dedizione, di altruismo, di rinuncia alla schiavitù dei vizi, di sacrificio personale, di conquiste del sapere.

    Una telenovela su scala cosmica nella quale sono artatamente innestati alcuni fondamentali, quali il sentimento nelle sue diverse manifestazioni e la lotta tra bene e male in tutte le sue declinazioni ma, soprattutto, il libero arbitrio, la cui imprescindibile presenza conferisce all’avventura umana il senso e la dignità di una sfida sostenibile.

    Consapevole della scontata accusa di solipsismo che gli si può addebitare, l’intero costrutto di questa narrazione con i presupposti e gli azzardi scientifici contenuti – a tal proposito non me ne vogliano gli esponenti della scienza ufficiale per l’utilizzo di taluni spunti pseudoscientifici pretestualmente asserviti allo svolgimento della trama - non vuole accampare alcuna pretesa di veridicità né, tantomeno, pretende di arrogarsi il piglio di un atteggiamento buonista di matrice laica o religiosa.

    Esso è solo il frutto dell’immaginazione e del processo gnostico di autoindagine, entrambi al servizio di quei principi etici e morali che rappresentano i pilastri su cui poggia la piattaforma del bene in questa parte di universo.

    Alla fine è solo una tra le tante possibili chiavi di lettura di quella grande messinscena che è la vita, l’interpretazione del sogno da parte del sognatore.

    Se poi solo di sogno si trattasse, ancor più mi vedrei in obbligo di ringraziare quella capacità della mente umana di partorirne le istanze.

    Ma questa testimonianza vuole essere anche l’urlo silenzioso dell’anima nell’anelito verso l’incorruttibile e l’eterno.

    L’umanità potrà anche essere l’oggetto di una sperimentazione oppure solo il mero frutto del caos, ma in riferimento al suo essere momentum vitae, depositaria di sentimenti e aspirazioni, non si può negarle il diritto di credere che, prima o poi, in un modo o nell’altro, sia fatta giustizia delle tante storture di questa seppur meravigliosa esperienza che è la vita e che l’essenza spirituale che la permea, liberata dal retaggio materiale, possa accedere all’ambito più alto e nobile della sua natura.

    Alla domanda su quale sia il più grande artista di sempre, non ho dubbi a scomodare l’occulto Regista della coreografia di questa fiction stellare ad altissimo pathos tragicomico, quale appare l’avventura umana sul pianeta Terra. Ma si tratta di un regista che s’identifica nella sommatoria dei singoli costituenti dello scenario della stessa fiction, nessuno escluso, diventando artefice e oggetto del concepimento al tempo stesso.

    Con riferimento all’ipotesi dell’esistenza di un creatore, la trama rocambolesca dell’avventura umana è tale da consentire che la posizione dell’ateo sia tanto rispettabile quanto quella del credente.

    In quella che può essere definita la sfida più alta per l’intelletto, ciascuno troverà la sua risposta nell’intimo della propria coscienza.

    Deluso nell’attesa frustrante di una risposta che tarda a venire, il presunto artefice, sulla cui esistenza s’insinua ad arte l’ombra del dubbio, sembrerebbe aver abbandonato a se stessa un’umanità che ha smarrito la via in preda al male.

    Ma esiste una sparuta frangia di sognatori, fosse pure ridotta all’unicità, che non cesserà mai di credere nel riscatto della razza umana, inserito in un più vasto disegno del processo di autocompimento dell’Anima Universale.

    In essi rimane vivo il presentimento alimentato dalla speranza che, all’atto della morte corporale, nel periplo delle reincarnazioni alle anime dei trapassati dovrà toccare il tanto sospirato lieto fine, qualcosa che non potrà essere niente di meno del caldo abbraccio dell’eternità.

    Introduzione

    Il presupposto per il costrutto di questa narrazione è il superamento della definizione convenzionale di realtà, nonché l’assunto che esistano dimensioni non soggiacenti alle leggi e alle condizioni conosciute sino a oggi, tipiche di quella materiale nella quale gli esseri umani sono calati.

    Il contesto in cui si sviluppa la vita, in misura direttamente proporzionale all’espandersi della conoscenza, appare sempre più contingente e relativo allo specifico ambito di cui gli esseri viventi, umani e non, fanno parte.

    E’ lo scenario che consente lo svolgimento della relazione tra spirito e materia e, trattandosi di ambito materiale, è assoggettato a leggi e dinamiche imprescindibili, il cui disvelamento da parte di esseri senzienti è parte integrante della sfida.

    La nuova frontiera della meccanica quantistica avalla il criterio di un entanglement quantistico, una sorta d’intreccio all’ennesima potenza di quello che ci appare come mondo reale. La complessità dell’interscambio relazionale che caratterizza l’ambito materiale a livello delle particelle elementari è tale che solo la multiforme natura umana, con il tramite dell’immaginazione e del presentimento, sembra in grado di percepire in anticipo, rispetto alla riprova scientifica, la presenza di aspetti fino a ieri inimmaginabili della realtà.

    La definizione di entanglement quantistico non deve spaventare i non addetti ai lavori, poiché è un fenomeno che riguarda questo universo il quale, sia in riferimento a ciò che cade sotto la definizione di vita, metabolismo animale e vegetale inclusi, sia ai fenomeni geologici e fisici che caratterizzano il mondo in cui viviamo, altro non è che energia in vibrazione continua.

    Ogniqualvolta si interagisce con quella che definiamo realtà, si attivano quei meccanismi che interessano la relazione esistente tra i diversi componenti intimi della materia e il gradiente energetico, e questo accade in ogni attimo della vita di esseri animati e inanimati, tanto nell’azione quanto nell’immobilità, visto che il metabolismo basale di animali e vegetali e le strutture atomiche di minerali e metalli, sono all’opera anche allo stato di quiescenza.

    Per non parlare, poi, delle attività quotidiane, anche le più banali, dalla preparazione di una polenta – se integrale il quadro appare più complesso perché aumenta il numero dei componenti coinvolti nel processo - all’accensione di una stufa, dalla guida di un’auto alla preparazione di una vernice o di una tinta per capelli

    La meccanica quantistica, attraverso la teoria probabilistica che poggia le basi sul dualismo onda-corpuscolo, apre a nuovi scenari, il più intrigante dei quali appare quello per cui l’osservatore non si limita a un ruolo passivo bensì interagisce da protagonista, più o meno consapevole, con la realtà, influenzandola. E’ provato - con l’esperimento della doppia fenditura - che la luce, la cui natura è normalmente quella di onda elettromagnetica, si comporta come particella in presenza di un osservatore, modificando il proprio stato fisico.

    Proprietà del tutto stupefacenti e imprevedibili della materia rivelano l’esistenza di un’invisibile e perdurante interconnessione tra le particelle elementari una volta venute a contatto, annullando barriere e distanze. Secondo la teoria del Big Bang, che sembra essere messa in discussione dalle ultime congetture scientifiche, l’uomo e il suo mondo proverrebbero dall’entità costitutiva di un insieme - l’uovo cosmico - che si è separato a seguito di una gigantesca esplosione, per dare origine alle forme di vita che costituiscono quest’universo di cui l’avventura umana è solo un infinitesimo.

    La suddetta esplosione avrebbe causato un fenomeno di espansione tuttora in corso, nel quale la velocità di fuga da un ipotetico centro, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, è in aumento.

    Data la sconfinata complessità del tutto, per una mera logica di estrapolazione immaginifica si evince che questo universo non debba essere il solo possibile, ma piuttosto che faccia parte di un più vasto e complesso multiverso, ben oltre la soglia spazio temporale del Big Bang. Che poi il Big Bang stesso sia frutto dell’implosione di un buco nero gigante a seguito del collasso di un precedente universo, piuttosto che dovuto allo sfregamento di membrane cosmiche (teoria delle stringhe) o riconducibile ad una singolarità (teoria inflazionaria), secondo le diverse interpretazioni delle più recenti teorie, non è oggetto di trattazione di questo libro. Sarà la scienza, man mano che il progredire della conoscenza sposta in avanti le frontiere del sapere, a stabilire il fenomeno di causa ed effetto che ha dato origine e forma a questo universo.

    Purchè la stessa scienza, attraverso la posizione di qualche autorevole cosmologo, peraltro tra i più grandi ancora viventi, non pervenga alla conclusione che non esista alcun artefice per il fatto che, prima che accadesse il Big Bang, lo spazio e il tempo non esistevano, rendendo nulli così i presupposti fondamentali per la creazione. Un creatore che si rispetti non deve essere necessariamente dimostrabile, men che meno dal punto di vista matematico, per esistere. Non ha bisogno di spazio, di tempo e di materia, elementi che appartengono, semmai, al retaggio materiale e alla speculazione scientifica e filosofica della mente umana, visto che dovrebbe essere, lui stesso, tutto questo e molto altro ancora.

    Per una superentità che sovraintenda al tutto, essendone l’essenza costituenda, la definizione di artefice/creatore finisce per perdere di significato, a conferma del fatto che nessuna definizione può definire ciò che definibile non è.

    Di indiscutibile interesse è, invece, il fatto che la vita in forme diverse - e una di queste ci riguarda da vicino - si sia sviluppata in questo lembo di universo.

    Un universo che appare sempre più assoggettato ai criteri deterministici dell’ottimizzazione quantistica che si ripetono su diversa scala, grande produttore di dinamiche toroidali, a partire da se stesso nella sua globalità in termini di forma e di movimento, sino alla più microscopica delle forme di vita: le particelle subatomiche.

    E’ ormai acclarato che un fenomeno intrinseco di destabilizzazione ha innescato il processo di differenziazione della materia in tutte le sue forme - energia compresa - qualcosa che, originariamente, era parte costitutiva di un insieme unico.

    Attraverso un lungo periplo di raffreddamento e di assestamento, l’evolversi delle specie animali, vegetali e minerali che abbiamo sotto gli occhi, ha dato il via a un processo evoluzionistico tuttora in fieri, nel quale, per quanto riguarda il ristretto ambito della vita sulla Terra, l’uomo occupa la nicchia ontologicamente più elevata.

    Il rapporto tra l’uomo e la conoscenza, che si sviluppa attraverso l’inarrestabile progredire della scienza, è in continuo divenire, rendendo obsolete e quasi risibili convinzioni scientifiche ritenute incontestabili sino a ieri.

    La nuova frontiera del sapere scientifico che prende in considerazione i cicli di relazione dinamica in essere tra tutte le espressioni della materia, sembra stravolgere i criteri che sono alla base della concezione classica della realtà, che è così assoggettata a nuove interpretazioni.

    In chiave antroposofica, l’idea di qualcosa che sfugga alle leggi che regolano l’ambito materiale avalla l’ardito affaccio a nuove ipotetiche dimensioni parallele, la cui esistenza è ventilata dalla teoria delle stringhe ma ancora lungi dall’essere dimostrata.

    Accanto alla poliedrica complessità dell’ambito materiale, vi è quella ancor più intrigante relativa a tutto ciò che non sembra rientrare in tale ambito.

    Il concetto di ambito non materiale affranca l’ipotesi dell’esistenza di una dimensione spirituale, la cui natura sarebbe del tutto aliena rispetto al canone materiale e alle leggi che lo governano, per lo meno alla luce delle attuali conoscenze.

    Tale invisibile presenza diventa indizio pregnante sul sentiero della fede e della premonizione, trovando conferma tangibile in qualche raro fenomeno di Biopsicotronica e analisi psicoscopica di incontestabile evidenza - qualcuno sembra comunicare con gli angeli e la cosa non deve meravigliare più di tanto – seppur ascrivibile all’ambito del cosidetto paranormale.

    In un intreccio tra spirito e materia, il sogno visionario di uno dei protagonisti si sviluppa lungo la trama del racconto nella forma di una telenovela, avente come cast la razza umana e come set il pianeta Terra, con il suo sistema solare, l’intera galassia e il multiverso di appartenenza. Una sorta di "The Truman Show" cosmico, avallato dalle bizzarrie e dalle vicende che caratterizzano il comportamento dei sistemi sociali umani, ben incarnate dai rappresentanti della politica e del potere.

    Oltre agli innegabili aspetti tragicomici delle umane vicende, nella telenovela è ipotizzata, come fine ultimo, l’esistenza di un processo di auto perfezionamento che tocchi tutte le espressioni di vita attraverso un criterio meritocratico che, con particolare riferimento agli esseri senzienti ma non solo, regolamenti anche e, soprattutto, l’ambito spirituale.

    La telenovela cosmica terrestre diventa la rappresentazione della recita su uno dei palcoscenici ideali – probabilmente non l’unico - sul quale sperimentare il vasto repertorio delle incarnazioni e delle sfide a esso connesse. Sono gli spiriti a diventare i veri protagonisti, ad essere chiamati in causa nel percorso di crescita attraverso il ciclo delle incarnazioni.

    L’esperimento è reso possibile grazie all’interazione diretta da parte di entità spirituali (daimon) attraverso il co-possesso del corpo fisico – inteso come una biomacchina (biohardware) - d’individui appartenenti a razze diverse, tra cui la razza umana.

    Il fine ultimo della telenovela cosmica sarebbe quello di realizzare, attraverso l’auto superamento, o di impedirne la realizzazione secondo la finalità improntata al bene o al male da parte degli spiriti nella fase del corpo materiale, lo stato di armonia assoluta dell’Anima Universale.

    In un’ottica di gratuità e senza alcun fondamento scientifico inoppugnabile, gli sviluppi della telenovela appaiono imperniati su una lotta senza esclusione di colpi, in un’evoluzione dinamica del contesto inasprita da interessi economici e contrapposizioni ideologiche.

    Sia che la si voglia intendere come ludica contesa piuttosto che come tragicomica farsa, a renderla sostenibile intervengono, capisaldi imprescindibili, il libero arbitrio e il sentimento di amore e odio in tutte le sfumature possibili, aggiogati al più ampio conflitto bene - male.

    In una sorta di sfida del tipo "ci si salva tutti o nessuno", alle razze controllate, al culmine del periplo evolutivo che ne caratterizza la dinamica di crescita, è consentito l’accesso al gradino più elevato della consapevolezza, quello di coscienza cosmica.

    Progredendo col tramite della conoscenza, qualsiasi razza, partendo dal punto zero del suo periplo evolutivo, è messa in condizione di poter raggiungere l’agognato obiettivo: superare l’esame per antonomasia, la prova posta sul percorso di crescita individuale di ciascuno dei suoi membri per accedere, come collettivo, al più elevato rango di una dimensione spirituale di cui già si coglie il barlume.

    Secondo questa chiave di lettura, comune per certi aspetti alla maggior parte delle religioni e delle filosofie orientali, lo stesso processo fisiologico della morte altro non sarebbe che un mero cambiamento di stato, un trasferimento di funzione che compete ai diversi stati della materia e, per chi crede – con riferimento alla componente spirituale - un ritorno alle origini, alla vera essenza dell’uomo inteso come spirito incarnato in un corpo fisico.

    Non sono mai riuscito a convincermi del tutto, giacché si tratta di una presa di posizione pauperistica, che la vita su questo pianeta sia frutto del caso, che ciascun individuo si debba identificare solo ed esclusivamente con il corpo materiale e che, all’atto della morte, tutto abbia termine.

    Le diverse posizioni dell’ateo e del credente sono parimenti rispettabili ma, per quanto mi riguarda, tra il credere in qualcosa che potrebbe non esistere e il non credere in qualcosa che potrebbe esistere, delle due sceglierò sempre la prima. Anteporrò sempre lo scriteriato entusiasmo del sognatore, che non va confuso con la paura dell’inconscio, a qualsiasi sparagnino cinismo di ragionieristica memoria, ritenendolo più in sintonia con quell’esigenza di continuità e di assoluto instillata in quella parte più intima e immateriale che è l’anima. Un’anima che avverte, per strane vie, il senso di un superiore destino e, nel contempo, lo evoca. Un’anima che mal si adatta alle ristrettezze di un corpo fisico, per di più inserito in un ambito materiale assoggettato a limitazioni, percorsa da una tensione che ha il senso di una chiamata verso uno stato di primitiva appartenenza comune da cui tutto sembra aver avuto origine.

    Il tramite della premonizione lascia intendere che la componente spirituale (prana) non muoia col corpo, ma si rinnovi con criterio sintropico attraverso il periplo delle reincarnazioni, probabilmente sino al gradino più alto del processo di autoperfezionamento, coincidente con quello dell’Anima Universale.

    La trama del racconto si sdoppia in una fitta interrelazione tra le vicende che riguardano, in contemporanea, la dimensione materiale avente come cast principale la razza umana e altre razze sul palcoscenico del multiverso, nonché quelle riguardanti la parallela dimensione dello spirito che preme dall’inconscio.

    Si sa che il ricorso alla favola è d’obbligo per lo scrittore, e cosa può fregiarsi dell’appellativo di favola per antonomasia più di quanto possa l’avventura umana sulla Terra? Esiste un cast più bizzarro e fantasmagorico, seppur nell’inconsapevolezza della recita, di quanto sia la razza umana?

    Esiste, forse, un set più strabiliante del pianeta Terra e dell’universo di cui è parte?

    Di solito è da un libro che si ricava un film, ma qui è l’esatto contrario, non si poteva non scrivere qualcosa che celebrasse il grande film della vita.

    La telenovela per antonomasia è questa, quella in cui tutti gli esseri umani, animali e vegetali, nessuno escluso, sono gli inconsapevoli attori di una recita dove la posta in gioco ha a che fare con ciò che potremmo rappresentare in un ipotetico processo di creazione: un fondo d’investimento il cui reddito è la memoria.

    "Siam del cosmo la scommessa

    Siam l’antigene del male

    Siam del seme la promessa

    dell’amore universale"

    Il contesto nel quale si articolano le vicende, in un mix tra reale e immaginario, diventa per il protagonista principale del romanzo un continuo accavallarsi tra sogno che si confonde con la realtà e realtà che diventa sogno per assumere, a tratti, le connotazioni dell’incubo.

    Le storie in esso contenute, così come i nomi delle persone e dei luoghi volutamente stravolti che aleggiano tra reale e fantastico, non sono determinanti e un per l’altro non fa differenza alcuna, dato il filo sottile che accomuna le umane vicende. Gli unici nomi che contano nella memoria individuale sono quelli dei compagni di viaggio e dei luoghi dove ciascuno ha vissuto.

    Quello che conta, semmai, è la natura del messaggio che trapela dalle diverse vicende, la cui unitarietà dovrebbe conferire loro il carattere di universalità.

    Sfida nella sfida, oltre l’ambito della materia e dello spirito in tutte le forme conosciute e non, l’Anima Universale, supremo garante delle regole di un gioco che riguarda il suo stesso destino, dal lontano pulpito della perfezione attende che il tutto si compia, poiché accade ciò che deve accadere - eciò che doveva accadere è già accaduto - per accogliere nell’abbraccio della rivelazione finale le ansie e le angosce del mondo.

    Ciak, si gira!

    Atto primo

    Il sogno di Andaman

    I

    Oltre il buco nero centrale

    L’incrociatore galattico Milky Way, arca della rinascita con il prezioso carico dei membri selezionati della razza umana, si apprestava, protetto dal quantar - lo scudo energetico dei teratoniani - all’ingresso del buco nero centrale, destinazione l’universo parallelo. I buchi neri rappresentavano la strettoia di connessione a minor impedimento quantico nell’ambito del multiverso. Nella fase finale di avvicinamento, l’incrociatore aveva imboccato un percorso a spirale tipico della dinamica toroidale che confluiva gradualmente nell’antro del buco nero.

    Al di là del margine virtuale dell’orizzonte degli eventi, linea di demarcazione dell’universo materiale identificabile con la soglia del buco nero, le leggi della fisica convenzionale cessavano di esistere nullificando il concetto dello spazio-tempo e, allo sguardo stupefatto dei temerari, l’intera storia di quell’universo iniziava a sgranarsi nell’immane vortice come una sequenza cinematografica a ritroso.

    In uno scenario apocalittico, la pellicola spazio-temporale che delimitava l’intero universo materiale dava l’impressione di uno sconfinato pallone di gomma in fase di sgonfiamento. Sulla superficie del mantello cosmico iniziavano a formarsi delle increspature mentre veniva risucchiato all’interno del buco nero come un fluido in un imbuto, con velocità in progressione crescente.

    Nell’attimo dell’introflessione della pellicola spazio-temporale nel buco nero, le tessere tridimensionali raffiguranti tutti gli attimi fuggenti dell’intera storia con i componenti la vicenda, si sgranavano in sequenza ravvicinata e, come tasselli costitutivi di un involucro elastico, finivano nel gigantesco vortice nello spasmo contorto dell’agonia.

    Sconvolgimenti galattici, esplosioni di supernove, morte e formazione di nuove stelle, scomparivano nel buco nero assieme a tutto il repertorio conosciuto delle espressioni che la materia aveva saputo rappresentare nel periplo della storia di quell’universo. L’intera sequenza degli avvenimenti, dagli accadimenti più recenti agli albori delle prime forme di vita, scorreva in play back per finire in un crescendo nell’immane vortice toroidale introitando tutte le vicende, accadute e non accadute, immagazzinate nella memoria degli innumerevoli esseri che si erano succeduti nel corso dei millenni. Ogni frammento di ogni pianeta, ogni alba e ogni tramonto, ogni battito d’ali di farfalla, ogni attimo diverso, unico e irripetibile ma anche ogni speranza creduta vana, ogni sofferenza del cuore, ogni gioia, ogni dolore, ogni mano tesa, ogni parte del Tutto separatasi dall’originale, da quell’Assoluto, inizio e fine di tutte le cose, collassava all’unisono in sequenza retrospettiva.

    Agli occhi degli osservatori scorrevano i dettagli dell’intera vicenda, dai recenti accadimenti agli inizi del tempo, alcuni riconoscibili per esperienza personale di ciascuno dei presenti: le labili impronte delle fanciullesche corse dei figli dell’uomo cancellate dalla risacca sulle spiagge assolate, il viso contorto dell’avversario ormai perdonato, lo sguardo di qualche giusto nel distorto sorriso accanto a quello del delinquente pentito, il cappellino da sole dell’amico d’avventure sulla spider scoperta, arti scomposti in disarticolate posture di amplessi riusciti e mancati di amanti. E, ancora, gli spicchi multicolori degli ombrelloni da sole delle riviere assieme ai sassi lucidi degli acciottolati, le nere toghe dei professori schierati per la laurea e, in sequenza retrospettiva, la camicia rossa di qualche manipolo di garibaldini a punteggiare il verde di intere foreste di conifere brulicanti di formicai e insetti di vario genere. Blocchi irregolari di barriere coralline, legioni romane in pieno assetto di guerra, corpi giganteschi di dinosauri e di altri animali vissuti dall’origine dei tempi, tasselli costitutivi degli attimi fuggenti come pagine dell’intera storia dei vari pianeti e delle innumerevoli stelle di quella galassia, deformati nello spasmo della torsione che li introitava nell’immane antro del buco nero, assieme ai funghi delle atomiche e alle rilucenti casse armoniche dei violini Stradivari.

    "Pensieri vicini e lontani

    sulla riva dei sogni.

    Orme sulla sabbia tra resti

    d'un empito che fu, di vita,

    lapislazzuli immoti e spenti

    di corallo."

    Era la nemesi della materia, la fine di un ciclo di una quindicina di miliardi di anni, una piccola cosa se confrontata con l’eternità. A innescarla era stato il moto dell’animo di osservatori viventi, come in ottemperanza a una clausola posta alle origini dello spazio-tempo, che sarebbe entrata in vigore nel momento in cui un essere vivente avesse varcato la soglia di un buco nero: "Il sentire di uomini giusti causerà la fine per dare il via a un nuovo inizio".

    In prossimità dell’orizzonte degli eventi la singolarità era tale per cui la presenza di osservatori avrebbe destabilizzato l’equilibrio tra le potenziali configurazioni antagoniste che caratterizzavano l’universo materiale, innescando il processo di annichilazione che azzerava la spazio-temporalità.

    Il bene e il male, la cui contrapposizione aveva caratterizzato le vicende di questa parte di mondo dai primordi, si fondevano annullandosi nell’assenza di opposte tensioni.

    Compreso nelle infinite sfaccettature di un attimo senza tempo, il mondo conosciuto, rappresentazione materiale di un’instabilità quantistica, dava l’ultima manifestazione di sé nell’attimo stesso della sua fine.

    Grandioso e nello stesso tempo di una semplicità disarmante, si stava manifestando il senso della rivelazione: era la risultante dell’annullamento di tutte le diverse configurazioni della materia nell’attimo in cui, annichilendo, ricompongono l’entità da cui si separarono in origine.

    L’entanglement quantistico, il respiro dell’universo che aveva caratterizzato l’interconnessione tra le particelle elementari costitutive della materia separate dall’evoluzione nel corso del tempo, si annullava nell’atto della riunificazione finale.

    Si era prossimi alla percezione dell’Anima Universale, l’estraniazione da qualsiasi forma di oggettivazione, l’assenza di ogni contraddizione possibile, incorporea e priva di un’entità a sé stante.

    I volti dei membri dell’operazione "Arca della Rinascita", degni rappresentanti di una razza che stava andando incontro a un nuovo destino, erano una maschera di beatitudine incontenibile, scevra da panico e paura, mentre si apprestavano, protetti dal quantar, ad attraversare il gigantesco antro del buco nero.

    Erano membri della razza umana, testimoni sopravvissuti di esperienze di dolore, d’ingiustizie e di afflizioni causate da un male occulto e pervicace cui l’intera umanità pareva asservita.

    Di lì a poco l’immane forza gravitazionale avrebbe annientato l’intera galassia e, con essa, l’universo di appartenenza innescando, al contatto dell’antimateria, un nuovo Big Bang, dando così il via a un ennesimo ciclo di vita.

    Repetita iuvant. Nuovi universi con nuove storie. Cosi stava accadendo, e cosi sarebbe stato per sempre, dall’inizio dei tempi.

    L’incrociatore, protetto dal quantar, l’inverter quantico dei teratoniani, avrebbe attraversato indenne l’intera sequenza per trasferirsi in una dimensione parallela, dove i loro stessi corpi, le biomacchine sedi del conflitto tra gli spiriti, avrebbero costituito, un giorno, il seme di una nuova avventura: un mondo senza l’ingerenza del Male.

    "…La violenza della distruzione

    sarà l’incubatrice ideale

    per un rinnovato ciclo di vita

    e, forse,

    il sentimento conoscerà

    la sua rinascita

    attraverso una nuova avventura

    senza odio

    e senza dolore."

    Ci sono momenti della vita che hanno la sfuggente malia del sogno e sogni che assomigliano terribilmente alla realtà. Entrambi si alternano nella mente in una confusa percezione, tanto assurdi appaiono, a volte, sia l’uno sia l’altra.

    Andaman amava lasciarsi cullare dal sogno ricorrente che gli appariva, ogni volta, come una premonizione. Era il sogno ad occhi aperti per antonomasia, quello del viaggio postmortem che tocca a ciascuno, dove il buco nero centrale che affaccia all’ignoto diventa il portale d’accesso per il nulla o per l’eternità.

    Alla fine, pur nella consapevolezza della stramberia tipica dei sogni e dell’assurdo della visionarietà, la cosa lo avvinceva, visto che implicava una soluzione purificatrice con la rinascita di un mondo senza l’influenza del male.

    Aveva ormai capito che tutto ciò che cade sotto la definizione di realtà cavalcava scenari che superavano il parto della più fervida fantasia, e a lui piaceva lasciarsi andare a speculazioni al limite dell’inverosimile, a vagare nei meandri di quell’aura anticipatoria, preludio di qualsiasi realtà e di qualsiasi, altrettanto intrigante, ucronia.

    Così il mix di sogno e realtà continuava, sconclusionato e folle, come folle appare al cinismo della ragione il sentire dell’anima. 

    II

    I Grandi Decisori

    Afro Aldebaran era assurto, dopo numerose incarnazioni, al ruolo di Grande Decisore Senior (G.D.S.), membro della super razza di entità spirituali appartenente a una dimensione non materiale, parallela a quella dove si stava svolgendo il livello primario della telenovela cosmica che vedeva l’uomo attore protagonistasul pianeta Terra.

    Lo stadio dei Grandi Decisori (G.D.) rappresentava il livello più elevato del processo evolutivo degli spiriti che, evolvendosi attraverso il ciclo delle incarnazioni in razze intelligenti, andavano progressivamente identificandosi col prana (entità spirituale che accompagna il corpo fisico e che sopravvive alla morte attraverso un processo di sublimazione sintropica).

    Aldebaran aveva raggiunto il livello di crescita di uno spirito illuminato, che rappresentava il superamento della fase primaria di incarnazione in un corpo fisico per la fisiologica durata di un’intera vita. Quello che gli era possibile fare ora era prendere co-possesso del corpo di un membro della razza umana per pilotarne le scelte a fin di bene e rafforzarne gli aspetti positivi della personalità. Lui stesso era stato più volte nel corpo di un umano asservito al bene ed era assurto, attraverso il periplo delle reincarnazioni, al più alto livello di spiritualità.

    Ora contribuiva, assieme ad altri G.D., alla costituzione della componente buona nella lotta contro quella malvagia, al fine della salvezza dell’intera razza umana con il tramite dell’auto superamento. Nel multiverso era in atto una diatriba su vasta scala tra bene e male, un male inteso come negazione momentanea del bene, dove per bene si intendeva armonia, un conflitto che riguardava il singolo individuo e l’intero consesso di cui faceva parte. Era un ciclo continuo che si estrinsecava attraverso il flusso dei nascituri e dei morituri, proiettato in divenire verso il traguardo ultimo coincidente con l’Anima Universale.

    Quando non si trovavano direttamente coinvolti nella fase di co-possesso di un corpo fisico, i G.D. si sbizzarrivano scegliendo dei bio hardware a piacere dalla body bank mentalica. La dimensione parallela nella quale operavano, alla stregua di un livello provvisorio di osservazione, consentiva di intervenire mediante incarnazione nella telenovela cosmica che si stava svolgendo nello scacchiere galattico della Via Lattea, culla del sistema solare e del pianeta Terra.

    Afro Aldebaran aveva scelto momentaneamente le sembianze di un senatore romano, figura di vecchio saggio che magnificava al meglio gli attributi del potere, mentre si ergeva alla plancia di comando di Aracnon, il potente incrociatore galattico a comando neurale dell’astro flotta dei Grandi Decisori.

    Una bianca tunica avvolgeva la snella e nerboruta figura, mentre una minuta corona di alloro gli cingeva il capo, conferendogli l’autorevolezza del sommo sapere. Appesa al collo luccicava una pesante medaglia in oro massiccio, un anello con racchiuse le tre lettere G.D.S. (Grande Decisore Senior).

    A seguito dell’ultima delle numerose incarnazioni in uno dei pianeti sperimentali dell’universo materiale, Aldebaran era stato canonizzato Grande Decisore Senior per meriti esperiti sul campo, riuscendo a compiere alcune gesta miracolose, finendo per essere riconosciuto all’unanimità devoto servitore al servizio del Bene. Ora, dopo il Grande Regista che sovrastava il tutto, emanazione diretta dell’Anima Universale, era tra gli spiriti di rango più elevato dell’ambito interdimensionale.

    Una delle ipotesi più accreditate prevedeva che il ruolo di G.D.S. toccasse a quegli esseri che, dopo n reincarnazioni, fossero giunti a un livello di consapevolezza tale da meritare di accedere al prestigioso ruolo.

    Il processo di cooptazione da parte del G.D. avveniva previa identificazione dell’hardware idoneo, rappresentato dal corpo di un umano o, comunque, di un essere senziente, avente le attitudini genetiche richieste. Nel caso della razza umana il corpo fisico era costituito da una struttura organica basata sulla chimica del carbonio che, seppur nella sua imperfezione, o forse proprio per quella, si era rivelata tra le più promettenti delle varie sperimentazioni in atto in quello scacchiere della Via Lattea.

    Nel cosmo multidimensionale, a diversi livelli evolutivi, erano in corso altre sperimentazioni che riguardavano corpi la cui morfologia era completamente diversa da quella umana. La vita pullulava nel multiverso, ma la maggior parte delle forme viventi – tra queste, in particolare, la razza umana – si trovava ad uno stadio della crescita nel quale non appariva ancora in grado di interagire con quelle di altri mondi a causa del fattore distanza.

    Per una sorta di mantenimento dell’equilibrio su scala globale, i pesi e i contrappesi si dovevano, alla fine, controbilanciare, pertanto accanto all’ingerenza dei G.D. si esercitava di pari passo quella dei loro oppositori: i Grandi Ostracisti (G.O.).

    Erano questi il contraltare dei G.D., spiriti al servizio del male, per i quali valevano criteri analoghi ma con fine opposto, consistente nell’implementazione di tutti gli aspetti negativi insiti alla telenovela con il fine ultimo di impedire in ogni modo il raggiungimento dell’armonia e dell’auto superamento. Erano le due componenti in lotta tra di loro, le due facce della stessa medaglia, imprescindibili per l’esercizio che vedeva in gioco spirito e materia, un gioco che, traendo vantaggio dalla contrapposizione, consentiva la crescita attraverso la dinamica del divenire.

    Al di sopra dei G.D. e dei G.O. stava l’Assoluto o Anima Universale, la causa ultima da cui dipendevano, in chiave retrospettiva, le sorti dell’ambito interdimensionale in tutte le sue espressioni, Telenovela Cosmica Terrestre inclusa.

    Dall’imprinting genetico della razza umana traspariva in tutta evidenza il segno di un’intrinseca carenza. Il germe latente della perfezione, che si manifestava attraverso la sua affannosa ricerca nelle modalità più disparate e, ancor più, in uno stato di insoddisfazione generalizzata dello spirito ospite, premeva col tramite di una insopprimibile tensione verso il traguardo occulto di una superiore armonia.

    Ne erano l’espressione massima la vocazione religiosa e la vena artistica, aventi entrambe la connotazione di una chiamata che caratterizzava, in diversa misura, il comportamento di alcuni individui dalla nascita. Non si spiegava altrimenti il fenomeno delle vocazioni mature in individui dalla personalità ormai strutturata e nella totale capacità di intendere e volere, così come per il richiamo, addirittura ossessivo, al valore della testimonianza attraverso qualche forma d’arte.

    Lo status di perfezione imperfetta – il docta ignorantia degli antichi romani - tipica della condizione materiale, connotava l’irto cammino del progresso scientifico e umanistico in un arco temporale necessario per il compimento del periplo storico di una civiltà galattica.

    Mentre dal punto di vista del progresso scientifico il target supremo riguardo al corpo fisico era rappresentato dall’immortalità, dal punto di vista dei valori che rendono una razza senziente degna di tale nome, il culmine della crescita si aveva al raggiungimento del ruolo di coscienza cosmica, il gradino più alto della consapevolezza. Era questo ruolo inteso come la vera meta, il raggiungimento di una armonia cui anelava il tormentato percorso dell’anima, chiunque ne fosse l’interprete spirituale, che pareva ravvisare in esso qualcosa di già sperimentato in una diversa scansione spazio-temporale.

    Il raggiungimento del suddetto traguardo avrebbe chiuso il ciclo della telenovela, partecipata dai G.D. e dai G.O. ed emanazione stessa dell’Anima Universale.

    Per quanto riguardava la scelta del corpo fisico in cui incarnarsi da parte dell’entità spirituale - il daimon degli antichi Greci - il processo della cooptazione aveva inizio dal momento della nascita del controllato e si protraeva per l’intero arco della vita fisiologica del soggetto. Tale facoltà era esercitata a piacimento da parte dei G.D. e dei G.O., che avevano discrezionalità d’intervento.

    Il fenomeno provocava, a livello del corpo fisico ospitante, la vaga sensazione di un’intangibile presenza aliena che andava e veniva con frequenza alterna, una sorta di andirivieni dell’angelo protettore e del demone tentatore.

    La fase terminava quando il corpo dell’ospite, per le ragioni più disparate - vecchiaia, malattie, incidenti vari - andava incontro al processo denominato morte, con conseguente trasferimento dell’entità occupante.

    A seguito di reiterate reincarnazioni, il prana dell’essere finiva per assurgere a livelli sempre più elevati, sino a quello di G.D.S. (Grande Decisore Senior), al cui passaggio successivo era contemplata la fusione con l’Assoluto o Anima Universale.

    L’ambito in cui si svolgeva la fase secondaria della Telenovela Cosmica, quella dove i G.D. e i G.O. erano protagonisti nella veste di spiriti, era rappresentato da una dimensione immateriale e atemporale, dalla quale era possibile accedere ad altre dimensioni, inclusa quella nella quale si stava svolgendo la sperimentazione di vita della razza umana.

    La facoltà di compenetrazione spirito-materia era appannaggio dei G.D. e dei G.O. ed era stata resa possibile grazie alla facoltà dello spirito di incarnarsi; entrambi, pertanto, potevano accedere all’universo materiale nel momento in cui avveniva la cooptazione di un membro della razza controllata attraverso la nascita.

    La razza umana, presa come campione sperimentale, si trovava nella prima metà del suo periplo evolutivo ed erano in divenire accadimenti di tipo rivoluzionario, con un forte processo di accelerazione in ambito tecnologico. La seconda metà del percorso di crescita di una razza standard, infatti, presentava per linee generali una tendenza di tipo esponenziale rispetto alla prima metà.

    Lo scopo ultimo per i G.D. consisteva nel favorire la crescita della razza sottoposta a sperimentazione, affinché potesse raggiungere il superiore livello di consapevolezza, salendo nel gradiente meritocratico delle civiltà galattiche.

    Aldebaran apparteneva a quel filone di pensiero secondo il quale, alla fine, il bene avrebbe avuto il sopravvento e profondeva ogni sorta di energia nel convincimento che la scommessa sulla vittoria del bene sul male sarebbe stata vinta.

    Nemmeno Aldebaran, però, poteva conoscere i fondamentali che riguardavano il fine ultimo dell’esistenza e che contribuivano ad accrescere il fascino del mistero, appannaggio unico e inderogabile dell’essenza che è espressione del tutto, che esiste nello spazio-tempo e nel contempo lo travalica: l’Anima Universale.

    III

    Energia mentalica

    Le letture della saga della Fondazione del grande Isaac Asimov avevano lasciato il segno in Andaman, riaffiorando di tanto in tanto dagli archivi della memoria spalancando fantasie visionarie, il mentalismo in particolare, nella fattispecie l’energia mentalica di un intero pianeta al servizio di singoli personaggi della saga asimoviana.

    Reminiscenze di tali letture, risalenti agli ultimi anni di vita del grande autore scomparso ormai da tempo, diventavano il punto d’incontro di un invisibile dialogo sul filo della fantasia e alimentavano il sogno di Andaman, in un atteggiamento tra il ringraziamento, l’ammirazione, l’affetto e la stima assurti a tributo nei confronti di un Asimov, invisibile presenza oltre la magia della parola e dell’umano sentire.

    L’incrociatore galattico al comando di Aldebaran stava viaggiando verso uno dei centri di pompaggio dell’energia, ubicato nel quadrante del Toro, a seguito della segnalazione di un’anomalia nel funzionamento del collettore neurale di zona.

    L’energia, prelevata direttamente dalle fonti situate nell’universo materiale, serviva ai G.D. per la gestione delle sperimentazioni planetarie attraverso l’impiego delle schede di matrice. Nell’ambito materiale il carburante principe era l’energia in tutte le sue diverse forme.

    - Ci sono ordini da parte del Consiglio di accelerare il sopralluogo, Comandante - gli aveva comunicato mentalmente il personale addetto al controllo nell’ultimo bollettino di aggiornamento.

    Aldebaran - Passate al tele-trasferimento e mandatemi Oman.

    Oman, un androide di ultima generazione, era il braccio destro di Aldebaran deputato alla gestione computerizzata del generatore mentalico che regolava il flusso di energia.

    Aldebaran, rivolto a Oman - Hai verificato il flusso di energon (energia potenziale)? A che valore sta il gradiente energetico? Pensava Aldebaran mentre giocherellava con l’entropiometro, un piccolo strumento in durallion, una variante elaborata della durallite, minerale molto diffuso nella cintura degli asteroidi. L’oggetto, che emanava riflessi dorati, ricordava vagamente la forma di uno stiletto sottile costituito da due segmenti avvitabili mediante una doppia ghiera, di cui uno terminava su un lato con un ago in grado di rilevare per contatto, attraverso la misura della vibrazione molecolare riportata su un indice, il gradiente di energia potenziale di qualsiasi materiale.

    Oman - Siamo sotto i valori standard dell’energon, Comandante, con un delta negativo di diversi petamegaton per quadrante.

    Per energon s’intendeva il gradiente di energia proveniente da quei corpi celesti ad alto potenziale come buchi neri, collapsar, supernove, stelle di neutroni,etc., in prossimità dei quali era stata installata dai G.D. una stazione di pompaggio neurale. Il cuore della stazione di pompaggio, attraverso un potente campo elettromagnetico, era in grado di catturare parte dell’energia emessa che veniva immagazzinata in appositi accumulatori.

    Una frenetica corsa a ridosso della cosiddetta orbita di sicurezza da parte dei G.D. e dei loro oppositori, aveva avuto un’impennata. Il fine era quello di occupare le posizioni strategiche, installandosi con una stazione di pompaggio nelle immediate vicinanze di grandi fonti di energia, principalmente buchi neri, per lo sfruttamento in primis dell’energia; un po’ quello che i nativi della razza umana avevano fatto nel remoto passato, stanziandosi in prossimità di grandi fiumi o di riserve minerarie, fonti primarie di approvvigionamento energetico.

    Da quando era stato messo a punto il meccanismo di pompaggio neurale, o mentalico, per lo sfruttamento dell’energia da parte dei G.D., la gestione del processo avveniva tramite un computer sofisticato che gestiva sia l’accumulo di energia proveniente dalle varie stazioni neurali dislocate nella galassia, sia quella mentalica proveniente dal pensiero combinato di un numero rilevante di menti.

    Il computer era alimentato a sua volta da un mini buco nero che fungeva da pila.

    Il concetto di mentalismo, o energia mentalica, sviluppato e perfezionato dagli stessi G.D., era stata una delle più importanti conseguenze dal punto di vista applicativo del pensiero telepatico.

    Esso consisteva nella concentrazione per telepatia dei pensieri di un numero enorme di menti, appannaggio dei G.D. e di altre razze evolute, immagazzinati sotto forma di neuro-energia in accumulatori (neuro pile) in cui erano innestate ramificazioni di similfibromielina.

    I gangli periferici consentivano l’interconnessione con il potere mentalico e servivano da generatore per il

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