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L’Ultima Speranza: Un Racconto di Zombie
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L’Ultima Speranza: Un Racconto di Zombie
Ebook182 pages2 hours

L’Ultima Speranza: Un Racconto di Zombie

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About this ebook

Il più grande successo di Hope ad oggi porta il suo mondo, e quello degli altri, a crollare in un terrificante mucchio di non morti. Ha quello che serve per mettere di nuovo tutto a posto? 

Hope, un’emergente video game designer, va a lavorare fiduciosa il giorno in cui il suo ultimo e più importante gioco sta per essere testato, si sente al settimo cielo. Il tutto crolla rapidamente quando il suo nuovo gioco infetta in qualche modo il giocatore incaricato del test con un virus che lo trasforma in uno zombie assassino. Lei riesce a fuggire dall’edificio mentre scoppia il caos. 

Ora, Hope deve intraprendere un viaggio attraverso Seoul, Corea del Sud per capire come il suo videogioco abbia potuto trasmettere un virus a qualcuno e che cosa, se possibile, può fare per risolvere il problema ... 

Riuscirà a risolvere il puzzle in tempo? O diventerà una vittima del suo stesso gioco?

In ogni caso lei è… L’ultima Speranza!

LanguageItaliano
Release dateJun 13, 2017
ISBN9781507144077
L’Ultima Speranza: Un Racconto di Zombie

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    Book preview

    L’Ultima Speranza - Luke Shephard

    L'Ultima Speranza

    Il più grande successo di Hope a oggi, porta il suo mondo, e quello degli altri, a crollarle addosso. Ha quello che serve per mettere di nuovo tutto a posto?

    Hope va a lavorare di buon umore il giorno in cui il suo ultimo e più importante gioco sta per essere testato, si sente al settimo cielo. Il tutto crolla rapidamente quando il suo nuovo gioco infetta in qualche modo il giocatore incaricato del test con un virus che lo trasforma in uno zombie assassino. Lei riesce a fuggire dall’edificio mentre scoppia il caos.

    Hope intraprende un viaggio attraverso Seoul, Corea del Sud per capire come il suo videogioco abbia potuto trasmettere un virus a qualcuno.

    Riuscirà a risolvere il puzzle in tempo? O diventerà una vittima del suo stesso gioco?

    ––––––––

    INDICE DEI CONTENUTI

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Epilogo

    Prologo

    La pioggia batteva monotonamente sulle finestre, e la luce del lampione frammentata dalle persiane in legno offriva un po’ di tregua nell’edificio altrimenti buio pesto. Una figura, illuminata delicatamente e a tratti dalla luce della finestra, si fece strada negli uffici cautamente, in punta di piedi.

    'Perché questi patiti del gioco hanno così tante cazzate sulla scrivania?' pensò tra sé. La luce della sua torcia si fece più debole mentre esaminava la stanza per cercare quello che gli serviva.

    ‘Perfetto.'

    Scosse la torcia con forza, ma questo - che sorpresa - non fece alcuna differenza. Continuò nonostante tutto e infine si fermò ad una scrivania verso il retro della stanza. Su di essa si trovava la statuetta di una principessa con in pugno una spada. Era la Principessa Zelda, la riconobbe da uno dei giochi per computer del figlio. Scosse la testa, cercando di cancellare temporaneamente i pensieri di coloro che amava. Non poteva perdere la concentrazione ora; era arrivato troppo lontano per questo.

    Ispezionò la postazione di lavoro più attentamente. Il computer e la scrivania erano coperti di modellini, manifesti e materiale grafico di vari film di zombie. Poggiata precariamente sullo schermo del computer c’era una nota con il disegno di un volto sorridente, con la lingua di fuori da un lato. Appena sopra il disegno c’era una sola parola, scritta in rosso con caratteri tipo fumetto: hope, speranza.

    L’uomo ridacchiò tra se. 'Che ironia,' mormorò.

    Mise la mano nella tasca della giacca e tirò fuori una pen drive. La luce dall’esterno brillava sul motivo del teschio e le ossa incrociate, dandogli una sfumatura sinistra. L’uomo accese il computer e maldestramente tentò di inserire la chiavetta. Tremava in maniera incontrollabile.

    Facendo un bel respiro, si calmò e - infine -riuscì a individuare l’entrata USB per la sua penna. Lo screensaver del computer mostrava la foto di una ragazza, i capelli biondi striati di blu. Era stata ‘zombificata’ da qualche tipo di software di manipolazione delle immagini, questo aveva reso i suoi occhi infossati e le gengive incassate rivelando denti macchiati di sangue in tutto il loro splendore. La nuvoletta di un fumetto uscì dalla sua bocca. ‘Voglio cerveeelliiiiii (ma non il tuo, Sebastian),’ diceva.

    L’immagine fece venire la pelle d’oca all’uomo. ‘Devo uscire di qui,' pensò. Accelerò il suo lavoro, accedendo alla cartella di destinazione e caricando il file. Una volta che la barra di avanzamento raggiunse il 100% spense il computer più velocemente che poteva.

    ‘Domani ... tutto questo sarà finito,' pensò. ‘E non sarà mai abbastanza presto.’

    Si alzò dalla sedia e fece attenzione a spingerla di nuovo sotto la scrivania esattamente nella stessa posizione in cui l’aveva trovata. Uscì dagli uffici e scrutò la guardia di sicurezza prona a terra. L'uomo aveva dovuto in precedenza, beh, 'fare i conti' con il suo amato equalizzatore - un bastone allungabile che poteva essere ordinatamente riposto nella cintura dei pantaloni.

    La guardia di sicurezza sembrava dormire di un sonno profondo, del tipo che ti sembra di aver riposato per giorni e giorni, lasciandoti pronto a conquistare il mondo.

    'Riposa bene,' disse l'uomo ad alta voce, spingendo delicatamente la guardia con il piede. ‘Ne avrai molto bisogno ora.'

    Aprì la porta d'ingresso dell'edificio di uffici, la lunga maniglia cromata era fredda contro la sua mano guantata. Alzò gli occhi al cielo, ora la pioggia era più fitta. Sospirò, prima di scomparire nella notte.

    Capitolo Uno

    Hope spinse i suoi capelli striati di blu via dal viso e si studiò guardandosi nello specchio del bagno. No, non c'erano segni evidenti della felicità e dell'eccitazione che provava dentro. Poche righe di espressione agli angoli degli occhi - risultato di tutti i turni notturni che stava svolgendo di recente.

    Era rimasta in piedi fino alle 3 o 4 del mattino in più di un'occasione per gli ultimi ritocchi allo Zombie Killing Machine. Era stato un lavoro fatto per passione, e segretamente sperava che questo sarebbe stato il gioco che l’avrebbe davvero resa nota.

    Aveva rifiutato numerosi impegni sociali con Sebastian e la sua ragazza Melody ( sessioni di karaoke a tarda notte in un baretto di quartiere dall’altra parte della strada conta come impegni come sociali, giusto?), e anche respinto le avance di alcuni dei suoi colleghi programmatori di giochi per finire la sua gioia e orgoglio. Intendiamoci, rifiutare appuntamenti con i colleghi che non pensano che andare a lavorare con macchie d’uovo sulle magliette e briciole di pane tostato nella barba sia nulla di che, non è un grosso problema come potrebbe sembrare.

    Hope si mise il maglione la notte dei morti viventi, il suo preferito, infilò dei leggings e un paio di Vans senza lacci e andò al salotto. L'appartamento che condivideva con Sebastian era tipicamente coreano, splendidamente decorato ma dolorosamente minimalista. Avrebbe ancora l'aspetto di una casa tipo se non fosse coperto di strati di abiti, riviste e scatole per pizza vuote. Ma Sebastian era così, marcava sempre il suo territorio. Hope pregava solo che lui non avesse anche l'altra famosa caratteristica del gatto ... fare la cacca nel cortile del vicino.

    C'era un odore incredibilmente forte proveniente dalla cucina. Melody aveva sicuramente cucinato di nuovo ieri sera, ed era evidente che ci fosse stufato di pesce sul menu.

    'Te ne abbiamo lasciato un po':)' Diceva una nota sulla pentola. Hope sollevò il coperchio e un'esplosione nucleare la colpì al volto. Se avesse indossato del trucco sul viso, si sarebbe immediatamente dissolto. Per quanto Melody fosse una brava cuoca, Hope avrebbe solo voluto che Sebastian condividesse le sue capacità quando si trattava di lavare i piatti.

    Zuppa fredda di pesce per colazione? No, non oggi. Prese una mela dalla fruttiera e si diresse alla porta d'ingresso. Una fitta di eccitazione la fece rabbrividire, e le farfalle svolazzarono maniacali nel suo stomaco. Oggi era il suo giorno.... e non vedeva l'ora.

    *

    Seoul è una bella città il più delle volte, ma nel mese di dicembre - in prossimità del Natale - è davvero uno spettacolo da non perdere. Luminescenti luci al neon luccicano quasi ad ogni angolo, creando un'intensità vorticosa e un caleidoscopio di colori. Decorazioni festive adornano ogni finestra di uffici e negozi, e la più famosa canzoncina di Mariah Carey strilla insistente da invisibili stereo e sistemi di altoparlanti. Gli acquazzoni della sera precedente avevano lasciato una patina sul cemento, e l'aria era leggera e fresca.

    Hope si sentì sopraffare da un attacco di romanticismo. Era in momenti come questo che desiderava casa sua, l'amore dei suoi genitori adottivi e di poter dare una pacca sul braccio al suo fratellino e prenderlo in giro per la sua ragazza inesistente. Hope si era laureata in Games Design, Progettazione di Videogiochi, presso l'Università di Philadelphia, che era dove aveva incontrato Sebastian. Era il loro progetto congiunto - uno zombie thriller basato sulla vita e gli anni di David Hasselhoff - che aveva attirato l'attenzione di Zombindie, lo sviluppatore che in seguito l'avrebbe ingaggiata. Trasferirsi in un nuovo paese è sempre piuttosto difficile, ma lo è ancora più quando lasci la tua sonnolenta città dell'America centro orientale per una metropoli come Seoul.

    Ma, mentre Hope percorreva in bici la strada e osservava le persone che chiacchieravano allegramente tra loro mentre andavano a lavorare, capì che c'erano posti ben peggiori dove avrebbe potuto essere.

    Dopo aver assicurato la sua bicicletta, Hope entrò nell'edificio di Zombindie e mostrò il suo tesserino alla guardia di sicurezza, questa aveva un bozzo dall'aspetto piuttosto doloroso sulla fronte. Deve essere stata una notte da incubo, pensò Hope sorridendo all'uomo mentre passava.

    Zombindie aveva una cerchia di seguaci enorme in tutta la Corea del Sud e nel resto del mondo, in parte grazie all’ingegnosità dei giochi che sviluppavano. Avevano tutti un tema zombie, ma l'azione si svolgeva in diversi scenari mai visti prima. C'è Zombie Pacman, Zombie Sumo Wrestling, I veri Zombie di New York... pensa ad un nome, ed è stato zombificato in nome del gioco. Questo era il motivo per cui i programmatori e gli sviluppatori di tutto il mondo si erano uniti alla società, ed è per questo che a Hope piaceva così tanto lavorare lì: poteva davvero allenare il suo muscolo creativo. Questo, e la gente, le piacevano molto i suoi colleghi. Beh, non tutti. Ma ehi, nessuno è perfetto.

    Hope si preparò un caffè - con latte, due cucchiaini di zucchero - e andò alla sua scrivania, facendo qualche cortese segno di 'ciao' durante il tragitto. Vide Sebastian sghignazzare alla scrivania di Chet, uno dei loro colleghi sviluppatori. Chet era l'orgoglioso detentore di un grave cotta per Hope e era una cosa che non mancava mai di far sapere durante i vari eventi sociali di Zombindie. Non è una persona cattiva , ammise, ma fa una puzza di sudore piuttosto potente - soprattutto nei mesi estivi. Inoltre indossa vestiti che in realtà non gli donano, e che mostrano uno stuzzicante assaggio della sua bella pancia corpulenta al di sotto. Non il tipo di uomo con cui sogni di rotolarti in un prato, a meno che non stia utilizzando il suo corpo come una sorta di estintore nel caso ti fossi in qualche modo data fuoco da sola.

    Lei si sedette alla sua scrivania, bevve un sorso di caffè e accese il suo computer. Aveva lavorato di nuovo a lungo di notte, e non aveva spento il portatile se non dopo le 3 di mattina. Ma andava tutto bene - era riuscita a finire l'ultimo pezzetto di codifica, aveva solo bisogno di caricarlo nella cartella principale ed era pronta ad andare. Avrebbe presentato Zombie Killer Machine per la prima prova di qualità tra poco più di un'ora. Era nervosa, naturalmente, ma anche eccitata. Questo era il primo gioco a cui Hope aveva lavorato che sapeva avrebbe avuto successo.

    Dopo averci armeggiato ancora un po’ - non riuscendo a staccare - Hope finalmente ammise con se stessa che aveva fatto abbastanza. Il gioco era pronto. Lei era pronta.

    Esalò un respiro e scivolò giù lungo la sedia, concedendosi un breve momento di relax. Centinaia di ore di lavoro e travaglio, caffè e sigarette, mal di testa e piccole vittorie, erano stati riversati nel gioco. E ora era tutto finito.

    Il momento era arrivato: era tempo di lasciare il suo bambino libero nel grande mondo cattivo. Espulse il disco dall'unità e con attenzione lo fece scivolare in una busta di plastica. Si alzò dalla sedia, e riuscì infine a catturare l'attenzione di Sebastian fissandolo, tipo laser, per circa tre minuti.

    'E' fatta, 'gridò Hope, sorpresa dall'emozione che trapelava dalla sua voce.

    'Zombie Killing Machine !?' Gridò di rimando Sebastian.

    Hope annuì.

    'Evvai!' Sebastian tirò pugni in aria battendo le mani e gridando incitamenti. Il suo entusiasmo era contagioso, e ben presto la maggior parte dell'ufficio si unì a lui nel celebrare il grande momento di Hope.

    Lei li ringraziò per il loro sostegno uno alla volta con un cenno. Fu allora che notò Chet che applaudiva con vigore, così tanto che le sue tette da uomo rimbalzavano su e giù ritmicamente

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