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Infectum (Parte III: Terrore)
Infectum (Parte III: Terrore)
Infectum (Parte III: Terrore)
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Infectum (Parte III: Terrore)

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About this ebook

INFECTUM è il nuovo romanzo di David Pardo, autore del bestseller digitale DEGENERAZIONE che è stato tradotto in tre lingue (inglese, italiano e portoghese).

SINOSSI:

Anno 2020. La civiltà si consuma.

Roger Mears è un giovane dell'alta società di Capital City che vede stroncata la sua carriera sportiva a seguito di un incidente. Qualche anno dopo e tormentato dagli incubi che lo perseguitano ogni notte, Roger sopravvive trasformato in un tossicodipendente che si nasconde nei sobborghi della città. 
Dopo un'overdose di eroina per la quale è sul punto di morire, Roger si affida alle cure di un medico famoso che gli assicura di poter sradicare le sue dipendenze attraverso un trattamento costoso e innovativo. Da quel momento inizierà un viaggio terrificante in cui le sue paure prenderanno vita e durante il quale affronterà faccia a faccia i suoi demoni. 

INFECTUM è un viaggio intenso attraverso la follia. Un incubo crudele e spietato in cui l'autore di DEGENERAZIONE ci spinge a cadere preda dell'orrore che si presenta sotto forma di incubi opprimenti e creature assetate di sangue e di morte. Sarete in grado di vincere la paura e di fuggire dalla Prigione?

NR18 AVVISO: Questo romanzo contiene scene che possono urtare la sensibilità del lettore.

Recensione:
"È una montagna russa per l'inferno. L'azione va "in crescendo" e giunge a un finale delirante in cui la sorpresa, l'azione e le forze più selvagge vi obbligano a non lasciarlo. Se vi piace Resident Evil, questo è il vostro libro. Me lo sono gustato tutto!" -Octavi Segarra-.        

LanguageItaliano
Release dateJan 3, 2017
ISBN9781507147832
Infectum (Parte III: Terrore)
Author

David Pardo

David Pardo is a Research Professor at Ikerbasque, the University of the Basque Country UPV/EHU, and the Basque Center for Applied Mathematics (BCAM). He has published over 160 research articles and he has given over 260 presentations. He is now the PI of the research group on Applied Mathematical Modeling, Statistics, and Optimization (MATHMODE). His research interests include computational electromagnetics, petroleum-engineering applications (borehole simulations), adaptive finite-element and discontinuous Petrov-Galerkin methods, multigrid solvers, image restoration algorithms, and multiphysics and inverse problems.

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    Book preview

    Infectum (Parte III - David Pardo

    Edizione digitale indipendente

    Collezione horror

    ––––––––

    INFECTUM

    (Racconto)  David Pardo

    INFECTUM

    David Pardo

    1ª edizione cartacea in spagnolo: marzo 2015

    © David Pardo

    Produzione

    David Pardo

    Copertina

    © Juan Antonio Abad González (Juapi)

    È stato effettuato il deposito richiesto dalla legge

    ASIN:

    Secondo la legislazione vigente in materia di proprietà intellettuale, è vietata la riproduzione (totale o parziale), la distribuzione, la divulgazione, la trasmissione online, l'elaborazione così come qualsiasi altro sfruttamento, attraverso qualsiasi mezzo, dei contenuti di quest’opera salvo autorizzazione concessa in forma scritta del titolare dei diritti della stessa.

    David Pardo

    ––––––––

    INFECTUM

    Ben oltre la paura

    PARTE III: TERRORE

    19

    Quando la porta del tunnel si aprì completamente, il gruppo rimase inorridito davanti alla scena macabra che si presentò davanti ai loro occhi: decine di cadaveri, forse più di un centinaio, giacevano a terra: alcuni smembrati, altri, decapitati. Viscere sparse al suolo e sulle pareti che disegnavano sinistri dipinti su una tela di acciaio inossidabile. Litri di sangue coagulato ed essiccato in appena uno spazio di un metro e mezzo di larghezza. Uno di quei poveri disgraziati, forse respirando l’ultimo alito di vita, aveva lasciato sulla parete un messaggio scritto con lettere insanguinate: «QUI NON ESISTE LA PAURA PERCHÉ NULLA PRODUCE DOLORE. BEN OLTRE LA PAURA TROVERETE SOLO IL TERRORE».

    Sul pavimento e sotto l’avvertimento inquietante, un uomo vestito con l’uniforme della sicurezza interna giaceva morto. Il rigor mortis aveva fermato il suo braccio proprio sotto l’ultima lettera.

    Trecento metri di acciaio separavano il CMA dalla prigione, trecento metri stretti e soffocanti con un manto di cadaveri, estremità amputate e sangue scivoloso sul suolo; se Dante immaginò un ingresso all’inferno, forse assomigliava al tunnel attraverso il quale erano obbligati a passare. I generatori di emergenza mantenevano illuminato il condotto attraverso delle piccole lampade inserite nel tetto che proiettavano una fioca luce arancione. Le pareti erano color ruggine ed emettevano potenti crepitii causati dalla pressione dell’acqua. Il tunnel era stato costruito durante la Seconda Guerra Mondiale, quando l’esercito utilizzava le isole come base militare e magazzino delle armi e delle munizioni. Almeno questo era l’utilizzo ufficiale. La realtà era un’altra. Con l’operazione Paperclip, oltre 700 scienziati della Germania nazista furono deportati segretamente negli Stati Uniti dal servizio d’intelligence e tra loro c’era Erich Traub. Il dottor Traub, considerato da alcuni esperti come il padre delle armi biologiche, sviluppò gran parte dei suoi studi negli impianti sotterranei che oggi occupava Capital Tech. Se la Creatrice era la madre del Virus Erika, Erich Traub sarebbe stato il padre che generò la temibile creatura negli anni 50.

    Gary ispezionò il cadavere dell’uomo della sicurezza e scoprì che era stato disarmato prima, forse aveva perso la pistola nella sua fuga, o forse era un inutile che aveva dimenticato la sua arma mentre faceva colazione nella sala relax.

    Non aveva senso cercare armi tra i corpi ammucchiati e straziati dei detenuti, non avrebbero trovato nessun oggetto utile.

    Ascoltarono in lontananza alcuni gemiti, urla di dolore che colpivano contro l’acciaio del tunnel creando un’eco assordante. Roger sospirò preoccupato, mentre Brian si grattava con forza l’avambraccio destro fino a provocarsi una ferita. Alissa sollevò l’arma e mirò verso l’orizzonte. Gary fece lo stesso e cercò di concentrarsi al massimo. Roger estrasse il suo coltello da combattimento come se fosse una spada, però con la certezza che sarebbe stata un’arma inutile se fossero stati attaccati da numerosi infetti.

    All’ingresso del tunnel, il gruppo rimase immobile in attesa degli eventi, in attesa di qualunque suono o movimento che anticipasse loro un possibile attacco da parte degli infetti. Non successe nulla.

    Gary si fece coraggio e fece loro un gesto con la mano affinché avanzassero.

    Il gruppo s’incamminò verso l’estremità opposta del tunnel, che era aperto a giudicare dalla luce bianca che s’intravedeva in lontananza, però loro sapevano che la luce bianca non significava speranza ma una maggiore desolazione che dovevano affrontare e anche nuovi nemici. Avanzavano con cautela, evitando e lasciando dietro di loro i cadaveri mutilati, prestando attenzione a non scivolare sul sangue. L’orrore vissuto là dentro da quelle persone si era diffuso in tutto l’ambiente e, man mano che si addentravano nel tunnel, l’aria diventava sempre più densa e scura, come se le anime ballassero una danza sinistra con la morte imbevendo i loro palati con il sapore metallico del sangue. Roger fu sul punto di vomitare. Brian faceva gesti strani, e le sue guance gonfie cercavano di trattenere un rigurgito che finì vomitato sul suolo. Alissa gli porse un fazzoletto di carta e l’hacker si pulì il mento e gli angoli della bocca. Il soldato guidava il gruppo, cercando di non inciampare sui cadaveri. Gli altri seguivano le sue orme per cercare di non scivolare sui grumi di sangue versato sul pavimento. Più che un tunnel, quel passaggio simulava le viscere del diavolo, o forse una delle sue arterie, sature di sporcizia e sul punto di vomitare per diffondere la loro malvagità.

    Senza problemi, raggiunsero la fine del tunnel. Gary trovò il corpo di un compagno seduto a terra e con le spalle appoggiate alla parete; a testa bassa, sembrava che stesse dormendo. Gary colpì leggermente il suo compagno e questo crollò, lasciando visibile un foro di uscita sulla parte posteriore del suo cranio. Il volto del militare ucciso presentava un aspetto truce, sfigurato: gli avevano strappato la pelle del volto lasciando visibili i muscoli facciali.

    — Sergente... — Mormorò il soldato.

    — Sembra che sia stato morso— commentò Alissa, indicando l’impronta dei denti sul braccio del soldato caduto, che ancora teneva un imponente mitragliatrice Gatling con sei cannoni rotanti con una cadenza di sparo di quasi 6000 colpi il minuto. La minigun, nota così nel gergo del combattimento, era un’arma mortale a bordo di un veicolo pieno di munizioni, ma il suo rendimento diminuiva drasticamente quando era utilizzata manualmente e diminuiva la mobilità e la versatilità del soldato che la portava.

    Gary ispezionò il cadavere del suo compagno e non trovò né munizioni né armi, però prese la radio per ascoltare l’ultima conversazione che aveva avuto prima di morire. Le radio analogiche di ultima generazione per situazioni di emergenza in cui era sconsigliato l’utilizzo delle nanomacchine, aveva una memoria con le incisioni degli ultimi minuti di conversazione, come se fosse una scatola nera.

    « —...PSSS... Qui il sergente Herman. Mi riceve, tenente?

    —...PSSS... La ricevo, sergente. Qual è la situazione laggiù? Passo.

    —...PSSS... È una zona calda, tenente. Merda! (Suono di raffiche di spari) Sono tanti, signore! Ci hanno circondati!

    —...PSSS... Uscite da là! Subito!

    —...PSSS... Tenente, qui il sergente Herman. Mi trovo davanti al tunnel che mette in comunicazione la Prigione con gli impianti del CMA. La porta è aperta e la zona e piena d’infetti. Colins e Stigers sono caduti al primo piano; questi bastardi ci hanno fottuto per bene. C’è qualcosa di grande laggiù che ci insegue. Passo.

    —...PSSS... Resistete e difendete la posizione, sergente. Cercheremo di venire in suo aiuto. Passo e chiudo.

    —...PSSS... Sergente Herman, ci informi della situazione. Passo.

    —...PSSS... Ho ucciso un’orda d’infetti; il tunnel è bonificato. Come state voi? Passo.

    —...PSSS... Qua va male. Non siamo potuti scendere dal quinto piano e ho già perso due uomini. Non appena possibile, ci incontreremo con voi. Passo.

    —...PSSS... Non si preoccupi, tenente, non sarà necessario. Uno di questi bastardi mi ha morso e non ho più munizioni. Qua tutto è perduto... Tutto è perduto.

    —...PSSS... Sergente Herman, come sta? Passo.

    Silenzio.

    —...PSSS... Sergente Herman, risponda. Passo.

    —...PSSS... Sergente Herman, informi della sua situazione. Passo».

    La registrazione terminò e Gary osservò i suoi compagni di fuga. In quel momento, una sferzata di disperazione colpì il profondo del suo cuore, facendolo sanguinare a causa della sensazione che non sarebbero potuti uscire vivi da quel luogo. Senza munizioni, non potevano affrontare gli infetti che occupavano la Prigione. Però l’idea che Erika fosse ancora viva in un luogo di quegli impianti, lo fece riprendere e lo spinse a continuare. Strappò la radio dal bavero della giacca del sergente Herman e la porse a Roger.

    — Potrebbe esserci utile.

    Il soldato esaminò con lo sguardo la zona in cui si trovavano: era un piccolo blocco di cemento umido con una scala di accesso alla Prigione che il sergente aveva bloccato da dentro, e un ascensore che avrà smesso di funzionare. Però Gary scoprì un’altra scala, metallica, vecchia e arrugginita, il cui utilizzo doveva essere destinato alle emergenze.

    Nella Prigione, le pareti si trasformavano dal freddo acciaio del CMA in cemento armato e blocchi di cemento di un colore annerito dall’umidità e dal trascorrere degli anni.

    Il soldato aprì la mappa per terra e tutti s’inginocchiarono accanto a lui per elaborare un piano sicuro, anche se, citare la parola sicuro intrappolati in quelle mura, sembrava un’utopia. Gary si diresse verso la scala metallica e alzò lo sguardo. Si sorprese nel vedere che la scala non conduceva soltanto fino al primo piano ma scendeva fino a perdersi nell’oscurità. Sulla mappa degli impianti che avevano a disposizione, non figurava questo dettaglio, neanche la scala di emergenza. Forse si era deciso di non modificare le mappe.

    — Questa scala dà accesso al primo piano della Prigione— disse il soldato indicando la scala principale—. Propongo di bonificare la zona dagli infetti e di bloccare tutti gli accessi al piano per essere sicuri, in questo modo potremo mangiare qualcosa e riposarci un po’ nella sala da pranzo. Secondo le informazioni che ho a disposizione, le porte di sicurezza con le sbarre non funzionano, così sbarreremo gli ingressi e incroceremo le dita affinché gli infetti non ci trovino. Poi cercheremo l’accesso al laboratorio di ricerca che non è indicato sulla mappa, quindi è meglio che siamo svegli prima di cercare quell’ingresso. La strada che ci manca da percorrere sarà dura e vi vedo stanchi.

    —Sono d’accordo— annuì Roger—, ho bisogno di chiudere un po’ gli occhi.

    —Alissa? — Domandò il soldato, cercando l’approvazione della ragazza.

    — Non credo che sia conveniente riposarci. Il tempo qui dentro scorre in modo diverso e ogni secondo gioca un ruolo importante. Credo che dovremmo continuare.

    Brian non disse nulla ma fece un gesto ad Alissa disapprovando che si negasse il riposo senza pensare a Roger.

    — Va bene — disse la ragazza rassegnata—, prenderemo un vermouth prima di continuare ad ammazzare quelle bestie.

    Il gruppo salì per la scala per sbloccare la porta. Da quel momento, le loro vite sarebbero state appese a un filo.

    — Bene, in teoria, le luci di emergenza dovrebbero continuare a funzionare— spiegò il soldato—, avremo poca luce là fuori, però quanto basta per distinguere gli infetti e far volare loro le cervella.

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