Nel lento esistere
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Basta poco per far cadere il funambolo, c'è sempre il rischio che la corda vacilli, che il terrore prenda il sopravvento e di cadere in un baratro senza fine.
Nove storie, perché nove è il numero completo che racchiude in sé la forza di tutti quelli che lo precedono. Nove racconti di vite sospese, di esistenze in bilico, di forza e rinascita. Di passi lenti nell'esistere.
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Book preview
Nel lento esistere - Giovanna Avignoni
dell’autore.
Il cucciolo
Un uomo senza troppi scrupoli e dalle mani ruvide andò a prenderlo, strappandolo senza nessuna premura dai suoi luoghi abituali.
Avvolto in una coperta che non scaldava, fu trasportato per chilometri su un’auto satura di fumo e alcol.
Tremava, era solo e terrorizzato e a ogni curva, frenata o sobbalzo sentiva la paura penetrargli nella pelle.
Ciò che lo spaventava più di ogni altra cosa era quel buio pesto e quel senso di soffocamento.
Il cuore gli batteva forte e gli occhi iniziavano a bruciargli.
Pensava ai suoi fratellini e alla sua bellissima mamma, alle corse sui prati e tra le pozzanghere.
L’aria si stava facendo sempre più pesante, il respiro più faticoso.
Soffocava.
Sembrava non penetrare più ossigeno nei suoi piccoli polmoni, si sentiva morire.
Sì, era convinto, sarebbe morto entro breve.
Non avrebbe più visto il cielo azzurro, né più rincorso una palla sul prato.
I giochi erano finiti.
La sua mamma non era riuscita a proteggerlo, malgrado avesse provato e avesse lottato fino allo stremo delle forze.
L’uomo alla guida, intanto, fumando una pessima sigaretta senza filtro pregustava il guadagno che avrebbe tratto dalla vendita del piccolo.
Già conosceva l’acquirente che avrebbe pagato quanto pattuito.
Avrebbe finalmente potuto fumare delle sigarette decenti e comprare qualche bottiglia di vino di marca.
Di colpo il cucciolo si trovò schiacciato contro qualcosa di duro e sentì un dolore mai provato per tutto il corpo. Il conducente doveva essersi fermato perché non gli sembrava che l’automobile procedesse come poco prima.
Una luce improvvisa azzerò il buio e delle mani calde scostarono con attenzione la coperta che non lo aveva ancora riscaldato.
Qualcuno lo aveva preso in braccio e lo stava accarezzando dolcemente.
L’uomo era di spalle e aveva le mani poggiate sull’automobile mentre una persona in divisa lo stava perquisendo.
Passava di nuovo aria pulita attraverso il suo nasino umido e la paura di morire era sparita.
«Ehi, piccolo.
Sei proprio un bel cucciolo, sai?
Quel bastardo ubriacone forse aveva intenzione di venderti per poter comprare qualche litro di vino. La fortuna ha voluto che passasse su questa strada dove stavamo facendo dei normali controlli. Ti porto a casa con me. I miei bambini saranno contenti e anche tu, vero piccolino?»
Avvolto nella stessa coperta, diventata improvvisamente morbida e calda, ora stava sdraiato sul sedile posteriore di una vettura che profumava di lavanda.
«Vedrai Buk i miei bimbi ti piaceranno. Dormi ora, piccolo.
L’incubo è passato».
Il profumo delle rose
Passeggiava per il giardino incolto, con il naso per aria a controllare i rami nodosi del grande ulivo e le gambe nude tra le erbacce, stando attenta a non ferirsi con le rose i cui steli spinosi sembravano volessero trattenerla.
Sebbene non più curate da molto tempo e ridotte a cespugli privi di forma, le piante erano in piena fioritura ed emanavano un intenso profumo.
«Il terreno ha bisogno di essere dissodato e occorre estirpare le erbacce. Dovrò chiamare un giardiniere per la potatura degli alberi da frutto. L’ulivo, invece, vorrei lasciarlo così, contorto e piegato dagli anni, non avrei il coraggio di tagliarne i rami», rifletteva Linda mentre, con le mani sui fianchi, osservava soddisfatta il giardino immenso.
Aveva da poco firmato il contratto e, finalmente, dopo aver risolto tutte le pratiche burocratiche necessarie, quella grande villa era sua.
Aveva concluso un vero affare perché l’immobile era in vendita all’asta già da parecchio tempo senza, però, aver destato alcun interesse da parte degli acquirenti.
Era venuta a sapere dalla gente del posto che, parecchi anni addietro, la figlia quindicenne dei vecchi proprietari era stata portata via dal mare che non aveva più restituito il corpo.
Inutili le numerose e ripetute ricerche da parte dei sommozzatori: la ragazza sembrava esser stata inghiottita dalle acque.
I genitori, disperati, si erano chiusi nel loro dolore.
Da quando la figlia era scomparsa, la madre era impazzita e, con ossessione, curava le rose che la ragazza aveva piantato sotto il vecchio ulivo insieme a un’amica.
Il padre, medico condotto del paese e considerato da tutti un sant’uomo, era rimasto in vita soltanto per poco tempo.
Consumato dalla sofferenza per la tragica scomparsa della figlia e l’inguaribile pazzia della moglie, si era lasciato andare, spegnendosi nell’arco di qualche mese dall’incidente.
La donna, una volta rimasta sola, aveva abbandonato del tutto la casa e, come un’ombra, si trascinava per le vie del paese, dormendo per strada e vivendo ancora solo grazie all’attenzione di un gruppo di cittadini volontari.
Alcuni abitanti del luogo mormoravano, però a mezza bocca, che la giovane fosse stata uccisa dal padre il quale non aveva accettato che la figlia avesse stretto un’amicizia molto particolare con una certa Giulia, una ragazza di città dai modi troppo liberi.
C’era chi giurava di aver sentito lamenti di donna provenire dal giardino e chi, addirittura, era pronto ad affermare di aver intravisto delle ombre vagare nella casa vuota come se il fantasma di una ragazza si aggirasse da anni nell’edificio abbandonato.
Alcuni le suggerirono persino di non acquistare quella casa maledetta, di starne alla larga.
«Al diavolo dicerie e superstizioni! Ho realizzato il sogno della mia vita acquistando quest’antica villa circondata da un giardino immenso. Certo, sono stati necessari importanti lavori di ristrutturazione per gli interni dell'edificio e ora occorre dedicarsi al restauro del giardino e della facciata esterna, ma il tempo non mi manca e i soldi nemmeno».
Linda, infatti, aveva avuto la fortuna di ereditare un’ingente somma che le avrebbe permesso di condurre una vita più che agiata e di coronare il