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Nuovo Risorgimento Mazziniano
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Nuovo Risorgimento Mazziniano

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Giuseppe Melandri, ravennate DOC, nato l’11 luglio 1932. Ha sempre avuto un piglio deciso nell’affrontare le decisioni circa il suo futuro, entrando nel mondo del lavoro giovanissimo e sempre attento a ciò che avrebbe potuto farlo crescere professionalmente.

A 21 anni diventa un piccolo imprenditore nel settore dei trasporti per arrivare poi – 13 anni dopo – a diversificare la propria attività anche nel ramo delle demolizioni industriali.

Nel 1959, a 27 anni, contribuisce alla nascita della Consar – Consorzio autotrasportatori Ravenna – un’esperienza ancora in corso. Parte fondamentale del suo lavoro è consistita nella ideazione e realizzazione di attrezzature, alcune brevettate. Pioniere nel riciclaggio degli inerti, apre così la strada verso questo settore partecipando ai primi corsi di bonifica dell’amianto. Di recente ha brevettato l’idea di un ponte mobile per collegare la Sicilia all’Italia e all’Europa.

In questi ultimi anni, assecondando la passione per le carte, ha scritto un libro sul Beccaccino, il gioco principe della nazione romagnola, noto anche come Tresette con le briscole.

Sul fronte politico ha dato il via, sei anni fa, al progetto del Nuovo Risorgimento Mazziniano, che rappresenta ciò su cui sta investendo di più, in quanto la crisi della politica e dei valori rappresenta per lui una dolorosa spina nel fianco.

Ha esposto nel 2008 in un saggio le linee guida di questo importante progetto di riforma, le cui radici affondano nelle idee mazziniane. Nello stesso periodo ha inoltre dato vita al comitato cittadino per l’appunto denominato Nuovo Risorgimento Mazziniano. A gennaio 2010, in una nuova pubblicazione, presenta il progetto esecutivo che si basa su 10 punti da realizzare urgentemente. E ora, all’indomani di un periodo confuso, sta cercando di chiamare a raccolta le persone di buona volontà pronte a dare una svolta al quadro politico e sociale italiano.
LanguageItaliano
Release dateJul 22, 2016
ISBN9786050486155
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    Nuovo Risorgimento Mazziniano - Giuseppe Melandri

    comunicazione.

    Prefazione

    Sos Italia: una ‘buona politica’ per un futuro di speranza

    Sono passati sei anni da quando mi sono fatto portavoce del Nuovo Risorgimento Mazziniano che vuol essere un grande movimento popolare in grado di scuotere le coscienze, di scalfire l’immobilismo di una classe politica ottusa e ripiegata su se stessa e di favorire il ritorno a una vera democrazia governata da persone competenti e dotate di senso civico, mosse dai valori della socialità, della moralità, della trasparenza e della professionalità. E sono passati tre anni da quando, in un apposito libretto, ho illustrato le linee guida di un importante progetto politico di riforma che ora deve diventare esecutivo. La presente pubblicazione rappresenta infatti un ulteriore passo in avanti in quanto contiene i dieci punti che - con urgenza - occorre realizzare per poter sperare in un futuro migliore.

    L’Italia è sì in una situazione politica precaria ma è solo grazie alla grande levatura morale e civile di una buona parte del suo popolo, se non è ancora caduta in una voragine senza ritorno. Per scongiurare questo pericolo, l’Italia ha anzitutto bisogno di una moralizzazione della politica che passi attraverso la lotta agli sprechi a tutto tondo. Così come nel nostro paese c’è bisogno di dare più valore alla socialità offrendo più occupazione ai giovani, più sicurezza sul lavoro e più garanzie ai pensionati. L’Italia ha bisogno di speranza, di tornare a credere in un domani migliore, in cui saranno da gestire - con cura e attenzione - anche tutta una serie di questioni, dal federalismo all’immigrazione e fino all’ambiente.

    Per il grande amore che nutro nei confronti di questo paese, che ha dato i natali a tanti illustri personaggi in ogni settore, io Giuseppe Melandri - attivista repubblicano da decenni, nonché artigiano-imprenditore da oltre cinquant’anni - sottopongo alla vostra attenzione il mio progetto esecutivo mazziniano che spero possa avere la massima diffusione possibile. Invito soprattutto i giornalisti e i direttori di testate a darne la più ampia visibilità attraverso le pagine dei giornali e attraverso i servizi televisivi, ma anche i nuovi media fra cui internet.

    Grazie a tutti per l’attenzione e buona lettura!

     Giuseppe Melandri

    GIUSEPPE MELANDRI

    Breve autobiografia dell’ideatore del Nuovo Risorgimento Mazziniano

    1. La formazione professionale

    Sono un ravennate doc, nato l’11 luglio 1932, figlio unico di due genitori che erano lavoratori agricoli. Ho sempre avuto un piglio deciso nell’affrontare le decisioni circa il mio futuro e, a 13 anni – durante la Pasqua – comunicai in famiglia la mia intenzione di non continuare la scuola. Non mi sentivo portato per gli studi teorici ma scalpitavo per entrare in quella che ho sempre definito la ‘scuola della vita’. Così, ho iniziato a lavorare in una officina di costruzioni meccaniche. Sempre attento a ciò che avrebbe potuto farmi crescere professionalmente, mi sono iscritto anche a un corso serale di disegno. Il mio apprendistato è durato otto anni.

    A 21 anni ho fatto il salto di qualità, diventando un piccolo imprenditore nel settore dei Trasporti, per arrivare poi – tredici anni dopo – a diversificare la mia attività anche nel ramo delle Demolizioni industriali, di cui tuttora mi occupo. Nel 1959, a 27 anni, ho dato il mio contributo alla nascita della Consar – Consorzio Autotrasportatori Ravenna, un’esperienza che è ancora in corso.

    Una parte fondamentale del mio lavoro è consistito nella ideazione e realizzazione di attrezzature, alcune delle quali ho anche provveduto a brevettare. Verso la fine degli anni Ottanta, a Ravenna, sono stato pioniere nel riciclaggio degli inerti aprendo così la strada verso questo nuovo settore, e ho partecipato ai primi corsi di bonifica dell’amianto. Di recente ho brevettato l’idea di un ponte mobile per collegare la Sicilia all’Italia e all’Europa.

    In questi ultimi anni, assecondando la mia passione per le carte, ho scritto un libro sul Beccaccino, il gioco principe della Nazione Romagnola, noto anche come Tresette con le briscole. Sul fronte politico ho dato il via, sei anni fa, al progetto del Nuovo Risorgimento Mazziniano che è ciò su cui sto investendo di più, in quanto la crisi della politica e dei valori, rappresenta per me una dolorosa spina nel fianco.

    2. L’impegno politico

    Precoce è stato anche il mio interesse per la politica, sin da quando – sui banchi di scuola – ho letto i Doveri e Diritti di Giuseppe Mazzini, di cui mi sono rimaste impresse le parole magiche capitale e lavoro nelle stesse mani. Così è nata la mia fede mazziniana, perché quel principio è diventato una pietra miliare, un filo conduttore che da sempre accompagna la mia vita. Esso esprime un concetto di portata mondiale, tuttora di grande attualità. A mio avviso, quello era ed è il modo più efficace per risolvere un annoso problema, quello della ricchezza in mano di pochi a fronte della povertà di sterminate masse. Se ad essa si dà il giusto valore, lì c’è la giusta soluzione: il futuro della multiproprietà, attraverso un azionariato diffuso privilegiato, principio cardine del Nuovo Risorgimento Mazziniano. Rappresenta l’apoteosi della dottrina mazziniana che da ‘sola si è fatta strada’, una svolta epocale per il mondo intero. Rifacendosi a questo valore l’Italia può diventare una guida per tutti i Paesi occidentali, e poi anche di tutti quelli del cosiddetto Terzo e Quarto mondo, esportando così una politica sociale, trasparente e giusta.

    A 18 anni sono entrato del Partito Repubblicano Italiano, pur senza caricarmi di responsabilità. Ho sempre cercato di osservare i grandi cambiamenti della società, incamerando l’utile e tralasciando il superfluo, istruendomi alla scuola della vita. E di episodi in 82 anni, nel bene e nel male, ne ho visti tanti, e sono stati un vero banco di prova per me. Con grande rammarico ho assistito al lento decadimento degli ideali repubblicani e, circa dieci anni fa, ho iniziato a pensare a un rimedio per non fare morire il PRI. A vedere il mio partito diventare una ‘icona’ sempre più piccola e più sbiadita, scalzata da molti ‘fuochi di paglia’, mi si stringeva il cuore perché per me era una sconfitta insopportabile.

    Poi, sei anni fa, mentre stavo scrivendo un libro sul gioco del Beccaccino, mi accorgevo che in realtà la mia mente andava altrove. Mi balenavano in testa idee politiche con sempre maggiore insistenza, finché un giorno ho acceso il computer, ho aperto un ‘foglio bianco’ e ho iniziato a scrivere i pensieri che mi frullavano in testa riuscendo così a liberare la mente e a proseguire anche nel mio passatempo. Questo lavorio di idee è andato avanti per alcuni anni. I pensieri si affastellavano seguendo un’unica grande logica, ma sentivo il bisogno di confrontarmi con un esperto per riunire i concetti sparpagliati e dare un senso creativo al progetto che sempre più mi appassionava. È così che ho cominciato a vedere il futuro e un barlume di speranza per le mia massima aspirazione: la rinascita del Partito Repubblicano Italiano.

    Da sempre profondo estimatore del mio Paese, ho deciso di attivarmi in prima persona per cercare di dare il mio contributo – in termini di idee – al risanamento dell’Italia in chiave moderna e innovativa. Nel 2008 sono diventato il promotore di un nuovo modello politico-sociale: il Nuovo Risorgimento Mazziniano. Da qui il mio appello, il mio grido di dolore per ciò che osservo ogni giorno, per questo Paese così alla deriva che chiede solo di essere salvato, per il bene di tutti.

    3. Le pubblicazioni

    Sei anni fa, in un apposito libretto, ho illustrato le linee-guida di questo importante progetto di riforma le cui radici affondano nelle idee mazziniane. Nello stesso periodo (ottobre 2008) ho inoltre dato vita al comitato cittadino per l’appunto denominato Nuovo Risorgimento Mazziniano, aperto a tutte le persone di buona volontà che desiderano collaborare a questa importante sfida. A gennaio 2010, in una nuova pubblicazione, ho presentato il progetto esecutivo che si basa su dieci punti da realizzare urgentemente. E ora, all’indomani di un periodo confuso in cui il nuovo presidente del consiglio Matteo Renzi – non per nomina popolare ma di partito – sta cercando di incalzare le riforme ma con un passo troppo lento rispetto alle sue dichiarazioni, esce la versione aggiornata e definitiva della grande riforma politica attorno a cui sto cercando di chiamare a raccolta persone di buona volontà, pronte a dare una svolta al quadro politico e sociale italiano.

    4. L’intervista

    Pino Melandri, cosa la spinge a ottantadue anni a impegnarsi politicamente?

    «Al di là della difficile congiuntura economica che abbiamo attraversato e che ancora non ci siamo del tutto lasciati alla spalle, l’Italia sta vivendo un momento di grande confusione dal punto di vista politico in cui purtroppo si è ben lungi dal vedere i tanto attesi germogli del cambiamento. Per questo credo sia dovere di ogni uomo di buona volontà, di dare il proprio contributo per uscire da questo immenso ‘pantano’. La mia esperienza, la mia volontà, così come il mio innato ottimismo e il mio concreto buon senso, possono venir utili in un periodo così difficile da decifrare. C’è chi crede che sia meglio guardare gli altri fare proposte per impegnarsi nel criticare e distruggere. Preferisco far parte del partito del fare, del guardare avanti, sempre, per costruire un futuro migliore per tutti».

    Che cos’è il Nuovo Risorgimento Mazziniano?

    «È un progetto politico innovativo, ispirato a valori quali socialità, moralità e trasparenza, che in parte riflette la mia lunga militanza nel Partito Repubblicano Italiano. Una simpatia che è nata sui banchi di scuola, quando mi è rimasta impressa una frase di Giuseppe Mazzini che recita: capitale e lavoro nelle stesse mani. Da lì è iniziato anche il mio percorso professionale di imprenditore che tuttora continua».

    Qual è il suo obiettivo?

    «Arrivare a Roma, in Parlamento, portando le mie idee e il partito politico fondato dove più conta. Per fare questo però ho bisogno del supporto di persone in grado di condividere il mio programma e, possibilmente, di giovani desiderosi di diventarne interpreti per battersi con energia e ottenere i risultati sperati. Questo libro vuol essere un modo per farmi conoscere e rendere noto un programma che credo possa essere largamente condiviso e applicabile per risollevare le sorti del nostro bel Paese».

    Qual è la sua ‘ricetta vincente’ per una svolta politica innovativa e rivoluzionaria?

    «Un programma fondato su dieci essenziali punti: 1) azionariato diffuso privilegiato per azzerare il debito pubblico e creare anche una riserva di fondi per finanziare la ricerca scientifica, la sanità, la scuola, il patrimonio artistico che altrimenti rischia di andare in malora, il settore sociale con progetti ad hoc; 2) aumento delle pensioni minime a mille euro al mese, per un benessere sociale più diffuso; 3) taglio delle tasse del 10% per tutti i lavoratori dipendenti, per avvicinare gli stipendi italiani alla media europea, e taglio analogo anche per tutte le categorie imprenditoriali, per dare più fiducia alle imprese che possono così ritornare a investire. Al riguardo è necessario anche il ripristino dell’Iva al 20%; 4) riduzione degli sprechi e dei finanziamenti sospetti, privatizzazione dei beni patrimoniali improduttivi e taglio alla politica, da 630 a 200 deputati e da 315 a 100 senatori, e sbarramento del 10% per ridurre tanti inutili micropartiti; 5) trasformazione dei giovani e non più giovani disoccupati in lavoratori socialmente utili; 6) riforma della scuola per insegnare l’arte dei mestieri; 7) lotta al lavoro nero con più sicurezza; 8) federalismo a piccoli passi; 9) no al nucleare, sì alle energie alternative; 10) abrogazione del Concordato fra Stato e Chiesa cattolica. Già grazie all’applicazione di alcuni di questi punti si potrebbero ottenere immensi benefici, liberando risorse preziose per mettere ordine nei conti dello Stato e invertire la rotta rispetto a quanto accaduto in questi ultimi anni. Così si può rifondare il nostro Paese, con nuove idee e strategie che puntino sul rilancio dei giovani, dell’economia, del lavoro e della professionalità».

    Mai come nel 2014 si è parlato così tanto di riforme. Quali sono quelle assolutamente necessarie al Paese?

    «Ce ne sono diverse. A cominciare da quella della giustizia assegnando le rispettive mansioni ai giudici. Per quanto riguarda il lavoro, è necessario pensionare l’articolo 18. Poi c’è bisogno di riformare le carceri, metter mano al problema della prostituzione, risolvere la piaga dell’immondizia in certi regioni italiane. C’è molto da fare, da ricostruire, ma con ottimismo, buona volontà e onestà, si può puntare in alto».

    Lei è dunque disposto a mettere a disposizione la sua esperienza e la sua professionalità, puntando soprattutto sui giovani?

    «Certamente. Il nostro Paese ha bisogno di cambiare rotta per consegnare alle nuove generazioni la speranza di un domani migliore. Bisogna partire dai bambini delle scuole per cercare di migliorare una società in cui regna l’inciviltà. È importante riscoprire la

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