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Gesù di Nazareth è esistito?
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Ebook63 pages41 minutes

Gesù di Nazareth è esistito?

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Un profeta? Un pacifista? Un contestatore? Un ebreo marginale? Chi era Gesù di Nazareth per i suoi contemporanei? E soprattutto, che cosa pensavano di lui i non-cristiani? Per rispondere a questi quesiti è necessario risalire alle fonti storiche, ed entrare nella ricerca che si inoltra in direzione dei testi letterari dei primi secoli. Unitamente a ciò, è anche utile conoscere il contributo offerto dall’archeologia. Tale apporto aiuta a meglio comprendere una serie di dati contenuti nel Nuovo Testamento. Nasce da qui l’impegno del Prof. Pier Luigi Guiducci mirato a fornire ai più diversi interlocutori quanto può essere utile per costruire delle risposte non legate a opinioni ma a riscontri effettivi.
LanguageItaliano
Release dateAug 1, 2016
ISBN9788856778755
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    Gesù di Nazareth è esistito? - Guiducci Pier Luigi

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-7875-5

    I edizione elettronica luglio 2016

    A tutti coloro che nella mia vita mi hanno aiutato

    a incontrare la Persona di Gesù

    "E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,

    noi predichiamo Cristo crocifisso..."

    (I Cor 1,22)

    Prefazione di Peter Gumpel

    Fin dal I secolo il dibattito sulla figura storica di Gesù di Nazareth si è sviluppato in termini sempre molto accesi. Da una parte, specie in taluni ambienti ebraici più rigoristi, si volle cercare di cancellare quanto riguardava un personaggio che aveva ‘attirato’ diversi ebrei del suo tempo. Per opera, poi, di questi discepoli, erano state fondate varie comunità. In tali luoghi cristiani si annunciava (e si annuncia) che Gesù era (ed è) proprio ‘quel’ Messia che Israele attendeva da secoli. Ovviamente, tale linea di testimonianza fu non solo mal vista, osteggiata, ma i primi testimoni del Risorto vennero pure perseguitati. Scacciati dalle sinagoghe. Imprigionati. Uccisi.

    Anche da parte pagana la figura di Gesù di Nazareth venne poco considerata. In definitiva, era un perdente. Era morto in croce. Si trattava dunque di un malfattore. E poi, determinate affermazioni del Suo messaggio costituivano oggetto di derisione: un dio che soffre la passione? Che muore in croce? Che rimane tre giorni in un sepolcro? Qualcuno, al massimo, arrivò a considerarlo un pacifista. E basta. Qualcun altro lo guardò con sospetto perché non aveva sostenuto delle dottrine politiche precise. Altri, videro in lui un personaggio dal quale prendere le distanze perché – accettando le sue tesi – il mondo del tempo sarebbe stato sconvolto da movimenti di riforma, a sostegno della dignità di ogni persona (ma lo schiavo non era una res?).

    Gli eventi successivi, poi, non facilitarono una ricerca storica corretta. Certo, si ricorda Nerone, l’incendio di Roma del 64, e la persecuzione dei cristiani, ma sempre in un’ottica politica. Dietro al racconto di torture e uccisioni esisteva la volontà di tramandare ai posteri un’immagine negativa dell’imperatore della dinastia giulio-claudia. Era lui l’obiettivo da colpire.

    Anche le fasi riguardanti le successive persecuzioni dei cristiani si svilupparono secondo logiche mirate a lasciar memoria di strategie politiche. La figura di Cristo non interessava. Era importante, al contrario, recuperare il senso dello Stato, il culto dell’imperatore, la romanità, la forza dell’esercito, l’estensione delle conquiste territoriali. Unitamente a ciò, altri fatti attirarono l’attenzione degli storici: dalle invasioni di popoli che oltrepassarono i confini dell’impero alle successioni dinastiche; dalle lotte tra pretendenti al potere assoluto a soluzioni politiche che non riuscirono a conservare un assetto politico-amministrativo unitario; dalle crisi economiche alle sconfitte che spaccarono in due un impero che aveva raggiunto la sua massima espansione con Traiano (6,5 milioni di chilometri quadrati).

    Unitamente a ciò, non si deve poi dimenticare il fatto che la tolleranza dei romani aveva consentito una diffusione di molteplici culti. Nella stessa Urbe si era sviluppato un pluralismo di confessioni: dalle religioni che provenivano dalla provincia dell’Egitto fino a quelle che i soldati avevano diffuso a Roma di ritorno dalla Persia, dai regni dei Parti e del Ponto in Asia Minore. Erano stati edificati templi a più divinità. Esistevano sacerdoti addetti ai vari riti.

    In tutto questo, la figura di Gesù di Nazareth scompariva. Al massimo, si faceva riferimento a una ‘setta’ – il Cristianesimo – che era sorta all’interno della più vasta famiglia dell’Ebraismo, e che era mal tollerata (se non odiata) dagli stessi giudei osservanti.

    Solo in fase costantiniana, e in seguito con l’imperatore Teodosio

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