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M. Proust e W.R. Bion: due vertici di uno stesso percorso
M. Proust e W.R. Bion: due vertici di uno stesso percorso
M. Proust e W.R. Bion: due vertici di uno stesso percorso
Ebook37 pages25 minutes

M. Proust e W.R. Bion: due vertici di uno stesso percorso

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L'articolo si propone di confrontare la Recherche di Proust con il pensiero psicoanalitico di Bion, individuando possibili punti di raccordo tra i due autori, corrispondenti ad altrettanti elementi centrali e costitutivi della teoria bioniana: memoria e desiderio, pensiero e pensatore, dolore e crescita psichica, gruppo e mente individuale. Come affermava Freud nel 1906, il vero artista manifesta una conoscenza tanto implicita quanto corretta dei meccanismi inconsci, che all'analista è dato conquistare solo a fatica e in piena consapevolezza.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 2, 2016
ISBN9788892621114
M. Proust e W.R. Bion: due vertici di uno stesso percorso

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    M. Proust e W.R. Bion - Michele M. Lualdi

    M. Proust e W.R. Bion: due vertici di uno stesso percorso[1]

    Michele M. Lualdi

    [...] (il poeta) sperimenta in sé quanto noi apprendiamo da altri, e cioè le leggi a cui deve sottostare l’attività di questo inconscio; ma non ha bisogno di enunciare queste leggi, e neppure di riconoscerle chiaramente: [...] esse si ritrovano contenute e incorporate nelle sue creazioni (S. Freud, Il delirio e i sogni nella Gradiva di Wilhelm Jensen, 1906, 333).

    Introduzione

    La Recherche di Proust colpisce anzitutto per la sua considerevole lunghezza: si tratta di una lettura impegnativa, dove la pazienza è indispensabile tanto per comprendere il singolo periodo (spesso lungo e articolato) quanto per vedere svilupparsi le azioni e muoversi i personaggi (molte volte immobili per pagine e pagine, impiegate dall’Autore in minuziose descrizioni).

    Al contrario Bion, i cui scritti, mai prolissi, sono a volte così essenziali da risultare di non immediata comprensione: felicemente qualcuno ha osservato che egli scrive non dubitando di venire riletto (Bléandonu, 1990, 287).

    E mentre l’artista ci descrive con la sua Opera i ricordi di tutta una vita, lo psicoanalista ci propone di abbandonare la memoria: quanto più egli si avvicina, nelle sue comunicazioni, siano esse scritte o parlate (come i Seminari) a una forma espressiva (anche) artistica, tanto più mette in pratica questo principio del suo pensiero. È così che dai Seminari, nei quali a volte le sue risposte risultano essere così inattese e disorientanti da far sorgere il sospetto che egli si sia (volutamente!) dimenticato delle domande immediatamente precedenti, si giunge all’ultima Trilogia, romanzo sullo sviluppo del pensiero psicoanalitico, dove già dal titolo, Memoria del futuro, pare essere invertita la dimensione temporale propria della memoria: se il romanzo di Proust, con la memoria, guarda indietro nel tempo, quello di Bion, con la stessa umana facoltà, vuole provocatoriamente e coraggiosamente guardare in avanti[2].

    In apparenza non potrebbe esserci contrasto più netto. Tuttavia entrambi gli Autori intraprendono fertili e consistenti percorsi riflessivi sulla natura umana. Sarà mio obiettivo quello di confrontare i risultati cui giungono le loro analisi, proponendo la possibilità di superare costruttivamente le visibili cesure

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