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La Fine
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About this ebook

Una bambina viene ritrovata morta appoggiata a una parete di quella che una volta doveva essere una stalla. Coroncina di fiori in testa e sulla pancia scritto, con un pennarello nero, “Help”. Sarà proprio quest’ultimo indizio che metterà Carla Caprino, medico legale, sulle tracce di un noto serial killer a cui sono attribuiti una serie di spietati omicidi. L’uomo è abile nel mascherarsi e sa conquistarsi la fiducia delle persone, specie dei bambini. Ma dove si nasconde? Sa muoversi bene, sa far sparire le sue tracce e conosce perfettamente il territorio. Così una dopo l’altra scompaiono delle giovani donne e delle innocenti bambine, vittime della perversione del maniaco che sa adescarle con abili inganni. Un giallo che lascia il lettore senza fiato, che arriva dritto allo stomaco come un pugno e che sa coinvolgere fino all’ultimo colpo di scena.
LanguageItaliano
Release dateAug 4, 2016
ISBN9788856778854
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    La Fine - Rochira Italo

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-7885-4

    I edizione elettronica luglio 2016

    Dedicato a mia moglie Daniela e a mio figlio Simone

    nonché a tutti coloro che avranno la bontà di leggere

    queste pagine e anche di criticarmi.

    Capitolo 1

    I giorni trascorrevano in una noiosa monotona normalità.

    La morte dei bambini e la scomparsa di Fioravante oramai sembrava facessero parte di un lontano passato.

    Carla e Valerio proseguivano nella loro relazione e tutti erano in attesa che Fiorella partorisse.

    Giovanni non lasciava mai sola Fiorella ed aveva affidato gran parte del suo lavoro ad uno stretto collaboratore di studio.

    Mancavano oramai pochi giorni ed ogni momento poteva essere quello buono.

    Una mattina Carla fu presa da un dubbio che l’angosciò non poco.

    Stranamente, lei così regolare, erano due volte che aveva la mancanza del ciclo.

    Poteva essere un falso allarme, ma la cosa le creò una certa agitazione.

    Decise di non parlarne con nessuno, nemmeno con Fiorella e Nunziatina, sino a che non fosse sicura della causa della mancanza.

    Per risolvere ogni dubbio non c’era che fare una sola cosa.

    Andò alla più vicina farmacia e comprò un paio di kit per l’accertamento di gravidanza, anche se non era del tutto convinta che potessero essere test validi perché, in più di una occasione, avevano fatto cilecca dando dei falsi negativi o positivi con tutte le conseguenze, di tipo psicologico, immaginabili come era successo nel caso di due sue conoscenti di Taranto, Mariella e Renata, di ventotto anni la prima e cinquanta la seconda.

    Proprio grazie a quei kit del cavolo, si erano ritrovate la prima a non risultare incinta mentre lo era e la seconda ad aspettare un bambino, alla sua età, quando invece erano i primi segni della menopausa.

    Dopo averci pensato su, girando e rigirando tra le mani i due kit, lasciò perdere e decise che la cosa migliore era il vecchio metodo fatto in laboratorio solo che non poteva portare le sue urine alla ASL, dove lavorava, perché in caso di risultato positivo, nell’arco di pochi secondi, lo avrebbero saputo tutti.

    Vicino casa non conosceva alcun laboratorio, né voleva chiedere a Nunziatina, che le avrebbe fatto un miliardo di domande.

    Optò per una ricerca su Internet per trovare un centro di analisi vicino casa e scoprì che ve ne era uno ad un isolato da dove abitava.

    In una farmacia comprò due flaconi sterili per urine avendo deciso di fare due esami: uno a nome suo e l’altro con un nome a caso tipo Nunziatina.

    Portò il tutto alle otto del mattino e, le fu assicurato, che massimo per le diciassette avrebbe avuto i risultati.

    Furono per Carla le ore più lunghe della sua vita ma, apparentemente, riuscì a mantenere la calma anche se dentro di sé aveva una agitazione inimmaginabile.

    Alle diciassette precise era al laboratorio davanti al bancone del ritiro analisi.

    Doveva solo prendere i referti perché aveva già provveduto a pagare tutto al mattino.

    Aprì le buste con le mani che le tremavano e, per poco, non le venne un coccolone: positivo entrambi.

    Si appoggiò per un momento ad una parete per poi sedersi sulla prima sedia libera lì vicina.

    Nonostante l’ambiente fresco, anche grazie ai condizionatori, iniziò a sudare avendo una sensazione come se stesse per perdere coscienza.

    Cercò di farsi forza e fu in quel preciso momento che sentì il trillo del telefonino che teneva nella borsetta.

    Guardò il display: Fiorella.

    Non poteva non rispondere.

    Ci siamo...Giovanni mi sta portando in clinica...Si sono rotte le acque.

    Arrivo subito. Che hai deciso Villa Bianca o Ospedale?

    Villa Bianca...Villa Bianca...Fai presto!

    La telefonata di Fiorella le cancellò ogni idea che le potesse passare per la mente in quel momento.

    Istintivamente prese i due referti e, dopo averli appallottolati, li gettò in un cestino per la spazzatura.

    Arrivò a Villa Bianca in un batter d’occhio, cinque minuti appena.

    Dopo essersi qualificata chiese nervosamente alla suora della reception il numero della stanza.

    Se è arrivata da poco ancora non mi hanno trasmesso il numero e il cognome: ci vorranno ancora una decina di minuti però, se mi dice che si tratta di un parto, non può che essere al terzo piano, reparto Maternità. Non potrebbe entrare ma visto che è un medico possiamo fare una eccezione.

    Sa, per caso, se il marito è con lei?.

    Cosa vuole che ne sappia! Io sono chiusa qui dentro dalle sei di questa mattina. L’accettazione è dall’altra parte della Clinica. Può andare al bar, che è laggiù, e vedere se è lì altrimenti vada su e vedrà se è in camera con la signora.

    Non aspettò l’ascensore e fece le tre rampe di scale di corsa arrivando davanti alla porta del reparto Maternità col fiatone.

    Entrò e, dopo aver dato una occhiata a destra e sinistra, vide, in fondo al corridoio, la sagoma di Giovanni che, accortosi del suo arrivo, le andò incontro e la strinse in un forte abbraccio.

    Fiorella?.

    L’hanno portata in sala parto. Che dici posso stare tranquillo? Andrà tutto bene?

    Ma certo! Stai più che sereno. Ci sono io...Il tempo di sapere dove è la sala parto e la raggiungo. Non dovrebbero fare storie perché sono un medico ma se rompono li sistemo io. Stai sereno.

    Sai, dopo quello che mi è già successo con Loretta, non sono tranquillo. Anche allora tutto bene...tutto bene e poi…!.

    Quella è stata un’altra vicenda. Appartiene al passato e non ci devi pensare più. Ogni gravidanza ha una sua storia, l’una diversa dall’altra e, guardandosi intorno Ma in questo cazzo di reparto non c’è una fottutissima persona a cui chiedere qualcosa?!.

    Mi sembra che ci sia qualcuno lì rispose Giovanni indicando una porta accanto alla vetrata di ingresso del reparto dovrebbe essere la stanza della capo sala.

    Carla non lo lasciò finire che era già lì.

    Bussò discretamente e, senza aspettare risposta, aprì la porta infilando la testa tra il battente e l’anta.

    Mi scusi...Sono la dottoressa Carla Caprino, amica della dottoressa Marchetti appena portata in sala parto. Vorrei solo sapere dove si trova?.

    Al quinto piano, ma non so se può andare.

    Lei non si preoccupi. Ha detto quinto piano?.

    Anche questa volta fece le scale di corsa non aspettando l’ascensore.

    Superò la vetrata della sala parto senza bussare.

    Fu bloccata, in maniera brusca, da una infermiera che sembrava più una lottatrice di sumo che un’operatrice sanitaria.

    Lei dove pensa di andare?. Le disse mettendole una mano sul petto.

    Intanto mi tolga questa mano di dosso. Sono la dottoressa Carla Caprino, medico legale e, per giunta, carissima amica della dottoressa Fiorella Marchetti, appena arrivata. Mi dica come sta e dove sta e poi lei chi è?.

    La donna fece un passo indietro Mi scusi dottoressa, ma non è che ha scritto in faccia che è un medico e poi, anche lei, entrare in quel modo! Sono l’infermiera Paolucci. La signora Marchetti è laggiù, in sala travaglio indicando una stanza in fondo al corridoio. Secondo l’ostetrica signora Pancaldi tutto procede per il meglio. Io non posso farla entrare senza l’autorizzazione del Dottor Di Penta, il ginecologo, che sta arrivando. Se mi promette che se ne sta qui buona appena il dottore arriva lo informo della sua presenza, chi è e che vorrebbe essere vicino alla sua amica. Se il dottore mi da l’ok la faccio entrare...Promesso!.

    Passarono i minuti più lunghi della sua vita quando, finalmente, dalla stessa vetrata da cui era entrata Carla entrò un ometto alto non più di un metro e sessantacinque, magro come un chiodo e completamente calvo che indossava un paio di occhiali con lenti ultra spesse.

    Ancor prima che arrivasse l’infermiera Carla lo bloccò.

    Il dottor Di Penta?.

    Certamente. Lei è?.

    Dottoressa Caprino porgendogli la mano Una collega nonché amica della dottoressa Fiorella Marchetti, in questo momento in sala travaglio perché sta per avere un bambino anzi per essere precisi una bambina. Vorrei entrare ed assistere al parto!.

    Piacere Di Penta. Veramente non si potrebbe ma se la sua amica è d’accordo possiamo fare una eccezione. Solo un attimo che vado a vedere come procede il parto e chiedo alla sua amica l’ok, solo per un fatto formale. Intanto si faccia dare dall’infermiera un camice e un copricapo.

    Ciondolando il dottor Di Penta si avviò verso la sala travaglio.

    Passarono pochi minuti prima che si affacciasse facendo segno a Carla di entrare.

    Fiorella era distesa sul lettino, madida di sudore, sofferente, ma quando vide Carla fece un sorriso lanciandole un bacio con la mano.

    Ci siamo! Qualche minuto e la portiamo di là fece il dottore indicando verso la sala parto Le contrazioni sono più vicine ed intense. Il bambino è monitorizzato e tutto va bene. Penso ci vorrà massimo un’ora.

    Una bambina, come ho detto precisò Carla rimasta sulla porta, in attesa di disposizioni Si chiamerà come me. Lei indicando Fiorella è una collega e per essere precisi una ginecologa.

    Bene! Tutto in famiglia fece il dottor Di Penta Sono contenta per te e per i genitori. Allora rimani ma mettiti là indicando uno sgabello e quando andiamo in sala parto ti metti o dietro le mie spalle oppure, se non vuoi assistere, puoi metterti, in piedi, vicino alla tua amica e così le tieni la mano. A proposito medico cosa?.

    Specializzata in medicina legale. Per dove sistemarmi deciderà Fiorella.

    Ti voglio accanto a me intervenne Fiorella mentre il dottore rivolto all’ostetrica Oh! Signora Pancaldi vediamo di fare tutte le cose perbenino perché abbiamo la legge che guarda!.

    Alle 17,22 nasceva Carla Impruneta: 3 chili e 200 grammi di peso e 52 centimetri di lunghezza.

    L’ostetrica, fatta vedere la piccola alla neonatologa, nel frattempo sopraggiunta, portò la bambina a Fiorella che, presala tra le braccia, sollevandola, disse Ben arrivata Carla junior. Vedi tu sarai una grande come lei indicando l’amica.

    Fiorella ti lascio solo un momento. Vado ad avvisare Giovanni e a dargli la notizia prima che muoia per l’ansia.

    Ancora una volta fece le scale di corsa, saltando i gradini a due a due, rischiando anche un paio di volte di cadere e, entrata nel reparto maternità, sbracciandosi, corse incontro a Giovanni urlandogli Auguri papà. Carla junior è arrivata Mamma e figlia stanno bene, qualche minuto ancora di pazienza e sono qui.

    Solo allora si accorse che erano arrivati Nunziatina e Valerio.

    Carla decise di passare la notte con Fiorella dopo aver superato le insistenze di Nunziatina.

    Fu una notte tranquilla.

    Alle otto entrarono a portare la colazione e la capo sala informò Fiorella che, da lì a qualche ora, avrebbero portato la bambina per fargliela attaccare al seno.

    Come va amore mio? Riposato?. Le chiese Carla.

    Bene. Ho riposato tutta notte! Hai visto che bella bambina?.

    Ho fatto un salto, all’alba, mentre dormivi, alla nursery. È bellissima. Secondo me assomiglia tutta a te!.

    Di solito le femmine assomigliano al padre.

    Vi è sempre l’eccezione che conferma la regola. Fiorella, visto che siamo sole, debbo dirti una cosa che nessuno ancora sa. Sei la prima. Ieri mattina, proprio quando mi hai chiamato per dirmi che stavi venendo in clinica, ho avuto la conferma di essere incinta...Dovrei essere al secondo mese!.

    Ma è meraviglioso. Arriva Carla junior e tu scopri di aspettare un bambino, Valerio?.

    È una tragedia! Valerio non sa ancora niente. Ti ho detto che tu sei la prima. Questo bambino, in questo momento, non ci voleva. Io, ora, ho altre cose a cui pensare tra cui la mia attività. In questo momento tra ASL, Zurich, Tribunale chi mi dà il tempo di stare appresso ad un figlio e poi è la volta buona che Valerio pretenderà di sposarmi ed io non ho alcuna intenzione, almeno per il momento, di legarmi per tutta la vita con qualcuno. Io a Valerio voglio bene ma non penso di amarlo. Bene ed amore sono due cose diverse. Convivenza sì, ma matrimonio proprio no! Per carità non dire niente a Giovanni e Nunziatina.

    Se mi dici così non ne farò parola con nessuno sino a che non mi autorizzi. Che il matrimonio sia un’altra cosa sono d’accordo, ma ti posso assicurare che è bello e….

    In quel momento entrò Giovanni con un enorme mazzo di rose rosse.

    Ne contarono cento.

    Per la mamma più bella del mondo! E la bambina? Tutto a posto?.

    Tutto a posto lo riassicurò Carla Qualche minuto e dovrebbero portarla per attaccarla al seno. Io approfitto per fare un salto a casa e fare una doccia. Vi lascio con il vostro tesoro perché è giusto che questi attimi siano solo per voi. Godetevi il momento. Farò un salto anche alla ASL per dare la notizia e vedere se ci sono novità.

    Carla non andò alla ASL né a casa, ma, arrivata con la macchina sul Lungarno, all’altezza di Ponte Vecchio, trovato parcheggio, si fermò per qualche minuto a pensare. Poi decise di scendere per camminare un po’ e vedere se riusciva a mettere ordine alla confusione che aveva in testa.

    Era mattino presto e non vi era ancora l’abituale calca.

    Percorse il tratto del Lungarno sino all’altezza di dove era stato trovato il tizio appeso che si pensò, inizialmente, fosse l’autore dei primi due omicidi di quei poveri bambini e, fermatasi, si appoggiò al parapetto a fissare l’Arno che scorreva.

    Aspetto un bambino non voluto ma in ogni modo l’aspetto. Che debbo fare?... Non dire niente a nessuno e interrompere la gravidanza oppure andare avanti? Se poi Valerio lo venisse a sapere come la prenderebbe? Sicuramente male anche perché qualsiasi decisione va presa in due in quanto è vero che la gravidanza è mia ma il figlio che aspetto è anche suo. L’aborto non è un argomento da prendere in considerazione anche perché l’aspirazione di Valerio è sposarsi ed avere tanti figli per cui per lui, quale migliore occasione se non questa?! Ma io non sono pronta e poi, come ho detto prima a Fiorella, io a Valerio voglio bene ma non ne sono veramente innamorata. Con lui sto bene. È un uomo sensibile, certamente innamorato di me, ma da qui a sposarlo ce ne passa. Interrompere la gravidanza, magari anche con l’aiuto di Fiorella ma poi, dopo la nascita di Carla junior, sarà d’accordo? Mi sembra che lei sia contro l’interruzione salvo i casi previsti dalla legge. Anche io però voglio un figlio e forse anche più di uno ma, non in questo momento. E se poi decido di portare avanti la gravidanza, Valerio o non Valerio, con quale coraggio, domani, guarderò mio figlio e penserò che non lo volevo?.

    Si accorse che perle di lacrime le bagnavano le guance.

    Era un suo problema e ogni decisione, prima di informare Valerio, era sua e solo sua.

    Doveva metabolizzare quello che stava succedendo e alla fine decidere.

    Decise di tornare a casa e di chiamare la ASL, invece di andarci, e di buttarsi sotto la doccia che, forse, le avrebbe schiarito le idee.

    Informò il Direttore non solo della nascita della bambina di Fiorella ma, anche, che lei non sarebbe andata perché non si sentiva molto bene.

    Sono contento per la dottoressa Marchetti. Dove è ricoverata? Le vorrei fare una telefonata, anche se potrei chiamarla sul cellulare e mandarle dei fiori?... Mi dispiace che lei non si senta bene. Spero niente di grave. Lei, dottoressa, è molto stressata e da un po’ di tempo la vedo sciupata. Stia tranquilla e si riguardi perché la vogliamo in forma. Se c’è qualche problema provvediamo noi o al massimo la chiamiamo. Quanto pensa di assentarsi?.

    Massimo un paio di giorni. La clinica è Villa Bianca. L’indirizzo lo trova sull’elenco o tramite Internet. È inutile chiamare la dottoressa Marchetti sul cellulare perché le risponderebbe Nunziatina, la portiera dello stabile di dove abitiamo qui a Firenze, a cui Fiorella ha dato il telefonino per stare tranquilla.

    Si buttò sul letto, così come stava, e restò a fissare il soffitto.

    Ad un certo momento si rese conto che non stava pensando a nulla.

    Era come se si fossero cancellati dalla sua mente tutti i suoi pensieri e tutti i suoi problemi.

    Fu svegliata da quel torpore mentale dalla suoneria del telefonino.

    Guardò il display per vedere chi fosse e se fosse il caso di rispondere...Valerio.

    Pronto?.

    Ma che modo di fare. Fiorella partorisce e tu non mi fai sapere niente...Se non mi avesse chiamato Giovanni, peraltro a cose fatte, chissà quando ti saresti degnata di dirmelo! Non ti capisco eppure sapevi con quale ansia, anch’io, aspettavo questo momento più che altro per Giovanni. So che è andato tutto bene e che è una splendida bambina. Ma che hai? Non parli?.

    Hai ragione! Scusami!... Il fatto è che ho un problema!.

    Un problema? Che genere di problema? Perché non me ne hai parlato? Io che ci sto a fare? Non mi consideri per niente...Di solito quando due persone stanno insieme, indipendentemente se sono marito e moglie, conviventi o amanti, i problemi dell’uno sono anche i problemi dell’altro.

    Te ne avrei parlato quanto prima solo che ho bisogno di metabolizzare alcune cose. Te ne debbo parlare per forza anche perché tu fai parte del problema. Facciamo così: ti aspetto intorno alle due qui da me. Parliamo un po’ e poi andiamo insieme da Fiorella.

    Ma si può sapere cosa è successo?.

    Ogni cosa a suo tempo. Ho solo bisogno ancora di un momento prima di dirti di cosa si tratta.

    Hai deciso di lasciarmi? Hai un altro?.

    Ma come cavolo ti vengono in testa certe idee. È mai possibile che voi uomini quando una donna vi dice che ha un problema pensate sempre che ci sia un altro o a stronzate simili non prendendo in considerazione, solo per un momento, il fatto che il problema potrebbe essere un altro o di salute oppure di lavoro o magari di famiglia?... Io non ho alcuna intenzione di lasciarti anche perché sto bene così, specie per come è impostato il nostro rapporto. Ma è proprio per il nostro rapporto che ho un problema su cui debbo riflettere ancora un momento.

    La nascita di Carla junior ti ha fatto cambiare idea sul nostro futuro per cui hai deciso di sposarmi per avere subito dei bambini?... Se hai bisogno di riflettere fallo con tutta calma per cui ne possiamo parlare anche domani.

    Per fare i figli non bisogna necessariamente essere sposati. Il fatto è, neanche a farlo apposta, che proprio in concomitanza con l’arrivo di Carla junior mi sono accorta di una cosa che poi ti dirò. Dai! Falla finita e ci vediamo dopo da me. Ciao.

    Riattaccò senza dargli la possibilità di ulteriore replica anche perché, per Carla, la conversazione era andata oltre.

    Decise di farsi la doccia sperando di schiarirsi le idee e prendere le decisioni giuste.

    Chiamò Fiorella per sentire come stava e come era andata la prima poppata e la informò della sua decisione.

    Alle due precise sentì una scampanellata.

    Andò ad aprire e, ancor prima di dargli il buongiorno, bloccò Valerio con la mano sulla porta dicendogli Sono incinta.

    Valerio restò imbambolato non sapendo cosa fare e cosa dire.

    Capitolo 2

    Non entri? Guarda che mica ti ho detto che ho la lebbra o l’AIDS e che sto per morire. Non sei contento?.

    Sono senza parole...è una notizia bellissima balbettò Valerio.

    Entra scemo! Dobbiamo parlare un po’ io e te prima di farlo sapere in giro.

    Entrato in casa Valerio sprofondò nella prima poltrona non riuscendo a

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