Le brave ragazze contano sempre fino a nove
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Una storia d'amore cruda e reale circondata da droga, sesso e serate all'insegna del divertimento; elementi che porteranno Lucy a crescere in fretta e a prendere decisioni che non sempre la porteranno dalla parte giusta.
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Le brave ragazze contano sempre fino a nove - Marika Speranza
LE BRAVE RAGAZZE CONTANO SEMPRE FINO A NOVE
Marika Speranza
A Roberta, grazie al quale questo mio sogno non sarebbe andato avanti
rimanendo chiuso nel più buio dei cassetti.
A lei devo tutto.
Capitolo 1
Flashback 2008
Finalmente l'estate era finita, era stata una delle piú noiose della mia vita.
Non avevo più sentito ne' visto i miei vecchi compagni di scuola, chissá perché, ma un po’ me lo aspettavo, una volta lessi da qualche parte che finite le elementari si chiude un capitolo della nostra vita, compreso di amicizie, ricordi ed emozioni.
Fui promossa a pieni voti, mia madre era così fiera di me. Iniziava il mio primo anno di scuola media, avevo paura, chissá come saranno i miei compagni e i miei professori
, pensavo.
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Quella notte non dormí granchè, ero in ansia. Il primo giorno di scuola media mi aspettava. Posto nuovo, amici nuovi, nemici nuovi.
Aprí l'armadio cercando disperatamente qualcosa che potesse andarmi bene. Il primo giorno di scuola ci si veste sempre bene. Non mi sforzai piú di tanto, indossai una polo rosa, molto comoda, e un paio di jeans e allacciai i capelli in una coda di cavallo.
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Già, i miei schifosissimi occhiali alla Harry Potter
.
Nella mia nuova classe c'erano 9 maschi e 10 femmine compresa me, non aspettatevi che vi dica che la mia classe era stupenda e che compagni e professori erano gentili e socievoli; stronzate, la mia classe faceva schifo. Era la tipica classe da scuola comunale con pareti sporche, piena di graffiti e buchi nei muri, banchi e sedie mezze rotte di un color verde sbiadito, e ad ogni sottobanco che si rispetti potevi trovare cewingum appiccicati e induriti dal tempo.
I miei professori erano dei bastardi presuntuosi, del tutto sofisticati, ma del resto, quasi tutti i professori lo sono.
Tra i miei compagni si erano già formati i gruppetti: quello dei secchioni e quello dei vip. E poi c'erano quelli come me che si adattavano.
Io stavo un po' da una parte e un po' dall'altra. Nel gruppetto dei vip conobbi Serena
.
Serena era la ragazza piú popolare della scuola, era molto bella. Aveva i capelli molto lunghi e castani, lisci come spaghetti, gli occhi scuri, neri come la pece, lunghe ciglia che ne incorniciavano la forma a mandorla, aveva il naso alla francese e le labbra a forma di cuore, rosse quasi come se fossero truccate.
Nonostante avesse la mia stessa etá sembrava piú grande, aveva giá il seno ben formato e il corpo di una giovane donna, era sempre ben vestita; jeans griffati e scarpe costose, sembrava la classica figlia di papá e lo era, visto che entambi i genitori erano dottori. La madre era una ginecologa-ostetrica e il padre un chirurgo di medicina bariatrica, o una cosa del genere, comunque qualcosa di importante.
Tutto questo poteva renderla in apparenza superficiale, ma non lo era. Era gentile, generosa e premurosa, e legammo fin da subito.
I giorni passavano e la scuola... era la scuola.
Io e Serena pian piano ci stavamo conoscendo e diventammo amiche. Amiche davvero.
Durante il giorno ci cercavamo, io andavo sempre a casa sua e facevamo i compiti insieme e nel tempo libero leggevamo riviste e ascoltavamo musica, fantasticando e parlando di ragazzi. In quel periodo ci prendevamo le cotte per chiunque, Serena attirava molte attenzioni, anche da ragazzi piú grandi, io beh, io ero socievole ma avevo l'etichetta di amica di Serena
.
Tenevo molto alla sua amicizia, ma allo stesso tempo ero invidiosa di lei e della sua perfezione, persino la sua famiglia era perfetta.
Io ero la solita ragazzina un po' paffutella, con i vestiti dei grandi magazzini e la famiglia sfasciata. La nostra situazione familiare era complicata, mia madre e mio padre si lasciarono prima che io nascessi. Non l'ho mai conosciuto mio padre. Non conosco nemmeno il colore dei suoi occhi o la sua voce. L'unica informazione che ho su di lui è che si trasferí in Ungheria dove si è rifatto una vita. Una vita dove io non esistevo.
Mia madre da allora si è presa cura di me lavorando sempre, non ha mai fatto mancare nulla in casa, lavorava in una fabbrica di scarpe per 8 ore al giorno. Lei faceva tutto, mi portava dal dottore, veniva alle recite scolastiche, badava alla casa, anche da ammalata si alzava dal letto per portare il pane in casa. Io passavo le giornate dai nonni finchè non veniva a prendermi e rientrando a casa parlavamo per quel poco tempo che ci rimaneva.
Serena conosceva la mia situazione in famiglia, con lei mi confidavo e lei faceva lo stesso con me. Anche se le sue confidenze erano assai piú dolci delle mie. Ad esempio mi raccontava che a volte la madre aveva problemi al lavoro e doveva prolungare il ritorno in casa di un paio d’ore, o del padre che a volte si addormentava sul divano senza darle troppe confidenze, cose ai miei occhi superficiali.
Il primo anno di scuola media finí, fummo entrambe promosse e finalmente iniziarono le vacanze estive. Questa volta non le avrei passate come al solito rinchiusa a casa dei nonni, ma avevo ottenuto il permesso da mia madre di passare le vacanze nella casa al mare dei genitori di Serena.
La casa al mare era stupenda: molto grande e moderna, grandi finestre, mobili bianchi e qualsiasi elettrodomestico possibile e immaginabile loro lo avevano. Io in casa mia non avevo neanche il frullatore, loro avevano il robot da cucina che frullava, cuoceva, impastava… Fuori c'era un gran bel giardino con alberi molto alti, aiuole fiorite, prati ben curati, un gazebo molto confortevole, con sedie e tavolo in vimini e un'amaca appesa tra due grandi felci e naturalmente la piscina a forma di fagiolo, ma la cosa piú bella era che il mare stava propio fuori l'abitazione a soli 100 metri.
I genitori di Serena erano meravigliosi, in quella casa regnava tanta pace e serenitá.
Passavamo i giorni giocando, facendo tuffi in acqua, passeggiando la sera in riva al mare e prima di andare a dormire restavamo ore a chiaccherare fin quando non perdevamo la cognizione del tempo.
La mamma fece amicizia con i genitori di Serena e veniva a passare il week-end con noi, era tutto molto bello, così bello e surreale che il tempo sembrava volare.
Capitolo 2
Flashback 2009
Le vacanze erano finite e si ritornava a scuola per iniziare il secondo anno scolastico. Ad agosto compí 13 anni e i genitori di Serena furono molto carini con me, mi regalarono una torta gelato alla nocciola e festeggiammo il mio compleanno in famiglia, sì, perchè quella era diventata come una seconda famiglia per me.
Tutto era rimasto uguale, la classe, i professori. Soltanto i miei compagni sembravano essere cresciuti, è strano lasciare i tuoi compagni con la voce infantile, col viso pulito, e ritrovarli soltanto un paio di mesi dopo con voce diversa, un paio di toni più bassa, il viso pieno di brufoli, acne, altri parecchi centimetri più alti... La natura.
Io e Serena, eravamo ormai inseparabili, con lei mi sentivo al sicuro, era il mio punto fermo. Con lei studiavo, con lei passavo le mie intere giornate, fin quando, all’improvviso, non cambiò tutto.
Quando terminó il secondo anno di scuola e iniziarono le vacanze estive, ero stata nuovamente invitata a passare l'estate con la famiglia di Serena, e così accadde, ma le nostre giornate erano un po' cambiate dall'anno precedente. Avevamo conosciuto un gruppetto di ragazze e ragazzi, quindi non eravamo piú sole ma in compagnia e la situazione era piacevole. Tra la comitiva c'era anche Marco, un ragazzo un po’ piú grande. Marco e Serena scherzavano, ridacchiavano e si punzecchiavano, fin quando non si misero insieme. Era bellissimo vedere i primi amori, i primi baci, vissuti attraverso loro.
Nella nostra comitiva c'erano altri ragazzi, tra cui anche Mirko di cui avevo una cotta bestiale, ma non ero ricambiata, diciamo che non gliel’ho detto mai perché poche settimane dopo che lo conobbi lo vidi pomiciare in spiaggia con una ragazza dai tratti russi. Pian piano si formavano le coppie, e io restavo lì a guardare la marmaglia pomiciare quasi come fosse un’orgia.
Che rabbia! Ero invidiosa. Mi guardavo allo specchio e il mio riflesso mi disgustava. Portavo i capelli sempre legati perchè troppo lunghi e voluminosi e il caldo non aiutava, i miei occhi verdi con gli occhiali sembravano piú grandi, le mie labbra screpolate dalla salsedine del mare, il mio naso a patata e lentigginoso, le mie guanciotte arrossate dal sole. Nascondevo il mio corpo col costume intero, non adatto alla mia età, fiorato e nero e a volte non toglievo neanche la canottiera. Il seno quell'estate mi era cresciuto (visto che mi ero anche formata
mi era venuto il ciclo, un ricordo da film horror che ho cercato di rimuovere dal mio cervello e infatti non scenderó nei particolari) anche se era l'unica parte del mio corpo che mi faceva sentire donna, i ragazzi lo guardavano, ma avevo molto imbarazzo a metterlo in evidenza. E in fine guardavo i miei fianchi rotondi che cercavo di nascondere con maxi gonne o asciugamani arrotolati.
Anche quell'anno i genitori di Serena festeggiarono il mio compleanno e questa volta erano stati invitati anche tutti gli altri.
Nonostante passai l’estate ad osservare gli amori degli altri, il tempo passò in fretta, d’altronde il gruppetto mi stava simpatico e ci divertivamo quando ogniuno aveva la lingua dentro la propia bocca.
Il terzo anno di scuola iniziava. Qalcosa era cambiata. Serena stava ancora con Marco quindi nei nostri pomeriggi era inclusa anche la sua presenza, mi sentivo imbarazzata da quella situazione perchè non si facevano scrupoli a pomiciare davanti a me. Era palese, non era Marco quello di troppo, ma io. Io ero il terzo incomodo e di conseguenza dovevo farmi da parte. Fù così che smisi di passare i pomeriggi con loro.
Fra noi non era cambiata la nostra amicizia, noi stavamo insieme a scuola e parlavamo sempre un sacco al telefono la sera, ma passare il tempo con lei mi mancava. Ma anche Marco era diventato importante. Si era innamorata. L’amore era un sentimento sconosciuto allora e non capivo come un ragazzo potesse avere il potere di trasformare incredibilmente quello che in due anni io e Serena avevamo costruito.
Nel frattempo passavano i mesi e si avvicinavano