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Ciò che non ti aspettavi
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Ciò che non ti aspettavi
Ebook77 pages1 hour

Ciò che non ti aspettavi

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About this ebook

Carlo è un giovane ragazzo che continua a inseguire il suo sogno: quello di non perdere mai sua moglie. Questo forte desiderio lo costringerà a fare i conti con il suo passato e a convivere perennemente con qualcuno che non avrebbe mai pensato. Come foglie secche cadranno tutti dal ramo dell'albero creato dalla sua immaginazione e trasformati in ombre verranno portati via in un luogo accessibile solo a poche persone. Un romanzo horror psicologico ricco di colpi di scena che lasceranno il lettore dubitante fino all'ultima pagina.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 22, 2016
ISBN9788892624832
Ciò che non ti aspettavi

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    Ciò che non ti aspettavi - Vincenzo Petrillo

    Indice

    Copertina

    Ciò che non ti aspettavi

    CAPITOLO 1

    Ormai erano le sei inoltrate ma di Maggie neanche l'ombra, ne una telefonata, uno

    squillo per dire che forse avrebbe ritardato per chissà quale assurdo motivo inventato al

    momento, per non ammettere che forse anche questa volta aveva fatto tardi, che non si

    era lavata in tempo, fermandosi ore e ore davanti a una stupida immagine o che aveva

    perso ore e ore a scegliere i vestiti più adatti da abbinare al trucco. Il sole aveva

    iniziato a fare capolino dietro la collina che separava la mia villa da una scarpata dove

    quasi nessuno si avvicinava da ormai molti anni. Vivevo nella solitudine più assoluta e

    isolato dal resto del mondo. Raramente decidevo di uscire e di fare un salto in città, a

    meno che non fosse per validi motivi, come rifornire gli enormi scaffali che tinteggiavano

    di un grigio terribile e triste gran parte di una stanza posto al piano inferiore. Facevo

    scorte di provviste interminabili e puntualmente ogni volta i ragazzi del negozio mi guardavano con un che di sospetto. Non capitava mai due volte di incontrare lo stesso

    cassiere, l'ultimo ricordo avere la barba molto corta, di un marroncino tendente al

    rossastro con folte sopracciglia e i capelli arruffati come se un gatto gli fosse saltato in testa o avesse litigato furentemente con una donna.

    << Qualche intrigo amoroso ? >>

    << O forse solamente la voglia di andare in giro così ? >>.

    Non gliel'ho mai chiesto perché non è che mi interessasse molto. A dir la verità mi saltò

    subito all'occhio un particolare. Aveva

    un piccolo anello al dito, un anello che non doveva esser d'oro perché non luccicava

    abbastanza e neanche un'imitazione presumo. Assomigliava molto a uno di quegli anelli

    che i fidanzati regalano alle ragazze quando festeggiano uno di quegli stupidi

    mesiversari o anniversari. Nulla di valore. Valore affettivo al

    massimo, ma aveva un che di familiare. Mi incuriosì molto ma non gli diedi molta

    importanza. Focalizzai la mia attenzione invece su un alone violaceo che circondava il

    dito. Gli doveva andar abbastanza stretto almeno due-tre misure in meno affinché il

    sangue si fermasse e formasse quella macchia che circondava non solo la parte dove

    l'anello aderiva alla pelle ma anche la parte sovrastante fino alla seconda nocca

    approssimativamente. Decisi di tornare in fretta e furia a casa, anche perché il cielo si

    era tinto di un colore molto macabro e grigiastro come se a breve un nubifragio sarebbe passato e avrebbe spazzato via tutto quanto. Manhattan in inverno non è molto bella da vedere. Il fumo nero di alcune fabbriche si innalza in cielo, tanto che anche io a volte dalla mia villa riesco a vederlo, come se si trasformasse. In estate assassina per il caldo e gelosia passionale e in inverno strangolatrice oscura. Molti genitori vanno con i loro figli a vedere il fiume Hudson in inverno con delle canne da pesca e alcuni coltelletti

    spacca ghiaccio, per inciderlo, come si usa vedere di solito nei cartoni animati

    in televisione, a forma circolare, e aspettare che abbocchi qualche pesce. Mi fermai

    qualche secondo a pensare vicino alla portiera aperta della mia auto. Anche io un giorno

    se avessi potuto mi sarebbe piaciuto portare Kate lì. Magari pescare un bel pesce e farle

    vedere come era bravo il suo papà e magari lei spaventata saltarmi addosso e urlami di

    abbracciarla e mandar via il brutto pesce cattivo. Notai l'insegna luminosa del

    supermarket. Una delle luci non funzionava più. Ricordo essere quella della k, non si

    notava molto essendo la lettera più piccola rispetto alle altre. Le lampadine al neon

    riuscivano anche ad illuminare gli altri negozi adiacenti e ricordo ne scorsi uno che vendeva liquori. Decisi di farci un salto velocemente per non tornare l'indomani, mi seccava molto scendere giù in città e vedere come le persone stessero lì a fissarmi, come se il mostro fossi io.

    CAPITOLO 2

    Mi voltai di scatto quando sentii quella voce al quanto familiare. Era August, non avevo

    dubbi. Il mio vecchio amico August. Che sollievo quando udii nuovamente la sua voce

    dopo tanti anni. Stava per chiudere il negozio, erano le sette inoltrate ormai ed era pieno

    inverno. A quell'ora non si vedeva molta gente da quelle parti, figuriamoci in un negozio

    di liquori a meno che non si trattasse di un vagabondo che viveva lungo qualche ponte o di un alcoolizzato di turno. Ricordo August quanto fosse fissato per i buoni costumi e

    l'essere sempre in perfetto stile con le abitudini che la famiglia gli aveva impartito. Ricordo fosse un bel figlio di puttana e che la sua famiglia si era arricchita tempo addietro trovando l'oro in non so qualche posto desolato e dimenticato da Dio dell'Australia e che da lì a qualche mese si trasferirono qui a Manhattan. Non riuscivo ad immaginare come un ragazzo come lui che aveva sempre detto di odiare i tatuaggi e l'alcool avesse potuto aprire un negozio di liquori. Appena mi girai per chiedergli come stesse lui mi urlò contro :

    << Brutto figlio di puttana, Cristo ma sei proprio tu Carlo ? Oh Dio ancora non ci credo di averti rincontrato dopo tutto questo tempo. Come diamine sei finito anche tu qui a

    Manhattan ? >>. Esitai per qualche secondo nel risponderlo.

    << I miei genitori sono morti quando avevo vent'anni e

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