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La regina delle tenebre
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La regina delle tenebre

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La regina delle tenebre è il titolo di questa raccolta composta da sei racconti di vario genere ed ambientazione che permettono di conoscere in maniera dettagliata lo stile narrativo della scrittrice nuorese, apprezzata dal pubblico, non solo come autrice di romanzi, ma anche come novellista e scrittrice di racconti brevi.

La prima novella che dà il titolo alla raccolta, narra della geniale e solitaria Magda, ragazza moderna che vive il dramma di molti giovani pieni di creatività ma in perenne conflitto col mondo che li circonda. È la storia di una trasformazione, di una vera e propria iniziazione all’arte che coinvolge lo spirito della giovane, durante una notte sublime e magica, a diretto contatto con la Natura.

Anche la seconda novella, “Il bambino smarrito”, tratta di crisi esistenziale, ma in maniera completamente diversa dalla prima. Protagonista è Matteo, uomo afflitto dal dolore di non riuscire più a godere della vita, che decide di suicidarsi in un boschetto vicino alla città durante una splendida sera d’autunno. Ma adagiato su una panchina trova un bambino solo, fuggito da casa. Comica e tragica, la storia è incentrata sulla rinascita del protagonista.

La natia Sardegna fa da sfondo alla terza storia, intitolata “Le due giustizie”, che racconta le vicende di Ziu Chircu, che, accusato ingiustamente di omicidio, diviene vittima della giustizia degli uomini ma avrà la fortuna di conoscere anche quella di Dio.

“La giumenta nera” è invece il titolo della quarta novella: un racconto lungo che riesce a rendere in pieno le doti artistiche e la genialità della Deledda. In un ambiente dove la povertà morale dell’uomo la fa da padrone, tra commerci e smerci, truffe e imbrogli, il giovane Giame, colto e sensibile, cerca di opporsi a un mondo che lo circonda e lo soffoca. Intrigante e suggestiva, la novella connette una storia intricata e frammentata, ricca di spunti letterari e di richiami alle leggende e alle tradizioni popolari sarde.

Il quinto racconto si intitola “Sarra” e narra la storia di Alessandra (Sarra in lingua sarda) una ragazza umiliata e bistrattata, costretta a sposarsi contro il suo volere. Una denuncia di un mondo retrogrado e maschilista che si contrappone alle gioiose immagini di una tipica festa sarda, quella di San Costantino.

La raccolta si chiude con “Primi baci”, novella ambientata in Sardegna, che permette al lettore di apprezzare quel talento di narrare, semplice e istintivo, che Grazia Deledda seppe trasformare in un vero e proprio stile letterario; e che le permise di entrare di diritto nella storia della letteratura mondiale.

L’autrice

Grazia Deledda nacque a Nuoro nel 1871. Fu una scrittrice autodidatta. Cominciò la sua carriera narrativa collaborando con numerose riviste di costume e cultura.

Verso la fine dell’Ottocento, durante un breve soggiorno a Cagliari, incontrò Palmiro Madesani che divenne suo marito e col quale si trasferì a Roma. Nel 1926, unica donna in Italia, fu insignita del Premio Nobel per la Letteratura, per il suo senso artistico e le sue originali capacità creative. Visse nella capitale italiana sino al 1936, anno della sua morte.

La Deledda è autrice di numerosi romanzi, novelle, saggi e articoli di vario genere. Tra le sue opere più famose: Fiabe e leggende sarde, Elias Portolu, Racconti sardi, Canne al vento, La madre e Cosima, quasi Grazia.

L’eBook

La presente edizione digitale, dotata di sommario e di una nota introduttiva, è stata progettata per i dispositivi e le applicazioni di lettura digitale. Il testo è stato regolarizzato secondo le norme grafiche attualmente in uso, in modo da agevolarne la lettura e la fruizione.

LanguageItaliano
PublisherIndibooks
Release dateFeb 4, 2015
ISBN9788898737086
La regina delle tenebre
Author

Grazia Deledda

Grazia Deledda (Nuoro, Cerdeña, 1871 - Roma, 1936). Novelista italiana perteneciente al movimiento naturalista. Después de haber realizado sus estudios de educación primaria, recibió clases particulares de un profesor huésped de un familiar suyo, ya que las costumbres de la época no permitían que las jóvenes recibieran una instrucción que fuera más allá de la escuela primaria. Posteriormente, profundizó como autodidacta sus estudios literarios. Desde su matrimonio, vivió en Roma. Escritora prolífica, produjo muchas novelas y narraciones cortas que evocan la dureza de la vida y los conflictos emocionales de los habitantes de su isla natal. La narrativa de Grazia Deledda se basa en vivencias poderosas de amor, de dolor y de muerte sobre las que planea el sentido del pecado, de la culpa, y la conciencia de una inevitable fatalidad. Sus principales obras son Elías Portolu, La madre y Cósima. En 1926 recibió el Premio Nobel de Literatura.

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    La regina delle tenebre - Grazia Deledda

    baci

    Introduzione

    Grazia Deledda fu una scrittrice autodidatta che coltivò con forza e passione la scrittura, pratica riservata quasi esclusivamente agli uomini nella Nuoro dell’Ottocento. Dopo aver completato le scuole elementari, unico lusso concesso a una donnina sarda benestante del periodo, la Deledda decise di proseguire gli studi letterari in maniera indipendente, spinta da un vero e proprio istinto per la creazione di storie, unito ad una solida volontà di far ascoltare al mondo la sua voce di narratrice.

    La formazione di Grazia Deledda è legata al mondo delle riviste di consumo che, tra Ottocento e Novecento, la fiorente industria editoriale pubblicava e distribuiva su tutto il territorio del Regno. Fu dunque in questo particolare contesto culturale che la creativa e industriosa ragazza nuorese mosse i suoi primi passi, affermandosi gradualmente come scrittrice di storie, racconti e romanzi. Cominciò a pubblicare i primi lavori su riviste femminili di moda e costume.

    Il primo lavoro ad essere pubblicato fu Sangue sardo, novella che uscì tra le pagine della rivista romana Ultima Moda nel luglio del 1888. Sempre nello stesso anno, spinta dalla redazione del periodico allora diretto da Epaminonda Provaglio, che la invitò a continuare a scrivere, pubblicò la novella intitolata Remigia Helder, quindi il romanzo a puntate Memorie di Fernanda che uscì tra settembre 1888 e giugno 1889.

    Sempre nel 1888 la Deledda avviò la propria collaborazione con la rivista Il Paradiso dei Bambini, mentre, a partire dall’anno seguente, la sua penna firmò importanti interventi e racconti su alcune riviste sarde di cultura, letteratura e costume come La Sardegna e Vita Sarda; dal 1892 iniziò a collaborare con due importanti riviste culturali nazionali, dedicate al folklore e alle tradizioni popolari, Natura ed Arte e Rivista delle tradizioni popolari italiane, entrambe dirette da Angelo de Gubernatis.

    Intorno al 1900, anno del suo trasferimento a Roma, Grazia Deledda collaborava, in maniera differente, con circa trenta testate, tra giornali e riviste, che si stampavano e si distribuivano su tutto il territorio italiano: da Cagliari a Milano, dalla Sicilia a Roma. Tra queste, oltre alle già citate sopra, ricordiamo: L’Illustrazione per tutti, La Tribuna Illustrata, Vita Moderna, Boccaccio, Roma Letteraria, Il Fanfulla della Domenica, La Piccola Antologia, Rivista per le Signorine, La Vita Italiana, Il Corriere della Domenica, La Nuova Antologia, e altre ancora.

    La regina delle tenebre

    Pubblicata nel 1901 a Milano dall’editore Agnelli, La regina delle tenebre uscì in un periodo di transizione della vita della scrittrice nuorese, la quale, come già detto, dal mese di marzo del 1900, si era trasferita a Roma col marito Palmiro Madesani.

    La raccolta contiene sei novelle, composte negli anni Novanta dell’Ottocento, alcune delle quali già pubblicate in varie riviste. Si tratta di racconti di vario genere ed ambientazione che permettono di conoscere in maniera dettagliata lo stile narrativo della scrittrice nuorese, apprezzata dal pubblico, non solo come autrice di romanzi, ma anche come novellista e scrittrice di racconti brevi.

    La novella che dà il titolo alla raccolta fu scritta nel 1892. Protagonista del racconto è la giovane ed enigmatica Magda che vive una sorta di crisi esistenziale. Credendo di esser pazza, comincia a non uscire più di giorno dalle sue stanze ma solo di notte, "vagando in carrozza per le campagne dormienti. Vestiva di nero, e sui capelli scuri aveva un cerchietto d’acciaio con cinque diamanti che brillavano più che stelle. La chiamarono allora la regina delle tenebre".

    Geniale e solitaria, la ragazza vive il dramma di molti giovani pieni di creatività ma in perenne conflitto col mondo che li circonda. È la storia di una trasformazione; di una vera e propria iniziazione all’arte che coinvolge lo spirito della giovane, durante una notte sublime e magica, a diretto contatto con la Natura; di un rappacificamento tra la donna, che scopre il proprio ruolo nel mondo, e la vita. Una situazione esistenziale, che pure la giovane Deledda visse in prima persona, quando, all’improvviso, il cuore si fa nero e vuoto perché destinato a lasciare la vita antica verso una nuova felicità, grazie alla consapevolezza della propria potenza formidabile.

    Anche Il bambino smarrito è una novella che tratta di crisi esistenziale, ma in maniera completamente diversa dalla prima. Protagonista è Matteo, uomo afflitto dal dolore di non riuscire più a godere della vita, che decide di suicidarsi in un boschetto vicino alla città durante una splendida sera d’autunno. Ma adagiato su una panchina trova un bambino solo, fuggito da casa. Comica e tragica, la storia è incentrata sulla rinascita del protagonista che, nel prendersi cura del bambino e nell’assumersi la propria responsabilità di persona adulta, può finalmente tornare a vivere. La novella venne pubblicata per la prima volta nel dicembre del 1899, col titolo L’ostacolo, tra le pagine de La Piccola Rivista di Cagliari.

    La natia Sardegna fa da sfondo a Le due giustizie, novella che racconta la storia di Ziu Chircu, soprannominato Barabba, dal nome del personaggio biblico da lui interpretato in occasione di una Sacra rappresentazione, rito teatrale religioso di origine iberica che ancora oggi viene messo in scena in Sardegna in occasione delle festività più importanti. A differenza di Barabba, Ziu Chircu non è un ladro né un criminale, ma solamente un uomo materialmente povero che aveva una sola camicia, un solo paio di calzoni di tela, un paio di brache di orbace e un berretto che egli medesimo s’era fatto con una pelle di lepre; non aveva bottoni alla camicia, non aveva giubbone, non cappotto, non uose; e neppure scarpe, il che costituiva la più grande miseria per un uomo di quel paese. Accusato ingiustamente di omicidio, diviene vittima della giustizia degli uomini, e condannato ai lavori forzati. Sarà l’amicizia con un altro carcerato sardo, Ziu Pretu, a restituirgli un po’ di quanto non ricevuto e di quanto perso nel corso della vita, sia da un punto di vista materiale sia spirituale.

    La giumenta nera è un racconto lungo che riesce a rendere in pieno le doti artistiche e la genialità della Deledda. In un ambiente dove la povertà morale dell’uomo la fa da padrone, tra commerci e smerci, truffe e imbrogli, il giovane Giame, colto e sensibile, cerca di opporsi a un mondo che lo circonda e lo soffoca. Un mondo bello in superficie, ricco di dolci e di feste, ballate e canzoni, ma che nasconde un’interminabile catena di male e di viltà.

    Intrigante e suggestiva, la novella connette una storia intricata e frammentata, ricca di spunti letterari e di richiami alle leggende e alle tradizioni popolari sarde. L’utilizzo marcato della lingua sarda e dell’italiano regionale danno forza, non solo ai dialoghi e all’atmosfera, ma a tutta la novella, restituendo al lettore contemporaneo quel sentimento di scontro-incontro tra i due codici linguistici, che simbolizzano in pieno il contrasto tra modernità e cultura originaria.

    Di notevole interesse sono anche le pagine dedicate alla festa campestre di Santu Juanne, durante la quale "il popolo raccolto nella chiesa cantava i gosos, le laudi del Santo, in antico spagnolo; e quella nenia cadenzata, d’una melodia melanconica, in quell’ora di rosse ombre, perdute nell’immensa solitudine campestre, aveva più che mai tutta la nostalgia dei canti sardi, d’un popolo antico, ancora semi barbaro, che pare siasi svegliato dopo lunghi secoli di sonno, nell’epoca presente".

    Sarra racconta la storia di Alessandra, Sarra in lingua sarda, una ragazza alta, fina, un po’ curva, ma molto bella e bianca in viso. Umiliata e bistrattata, costretta a sposarsi contro il suo volere, la fanciulla medita di vendicarsi e di punire la famiglia d’origine e il futuro marito, che, agli occhi della giovane, è simile a un cane peloso, col naso grosso e gli occhi rossi, grasso e basso. Una denuncia di un mondo retrogrado e maschilista che si contrappone alle gioiose immagini di una tipica festa sarda, quella di San Costantino, balente imperatore che ancora viene venerato con amore e calore in molti centri dell’isola.

    La raccolta si chiude con Primi baci, che venne pubblicata con il titolo Il padre tra le pagine della rivista Sardegna Artistica di Sassari nel settembre del 1893. Si tratta di una novella ambientata in una Sardegna, il cui paesaggio non svolge il ruolo passivo di sfondo neutro, ma emerge con carattere nei modi di agire dei protagonisti principali della vicenda, due giovani sardi innamorati. Un racconto che permette al lettore di apprezzare quel talento di narrare, semplice e istintivo, che Grazia Deledda seppe trasformare in un vero e proprio stile letterario; e che le permise di entrare di diritto nella storia della letteratura mondiale.

    La regina delle tenebre

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