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Capitan Low
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Ebook354 pages4 hours

Capitan Low

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ROMANZO (210 pagine) - FANTASCIENZA - La "Lacrima della notte" una nave pirata, perché pirati vengono chiamati gli equipaggi che non lavorano per il governo .

La corvetta "Lacrima della Notte" naviga nella galassia fuggendo la Federazione. È una nave pirata, perché pirati vengono chiamati gli equipaggi che non lavorano per il governo legittimo, che si rifiutano di piegarsi alle flotte militari federali.Il ritrovamento di uno strano oggetto cambierà le vite del capitano Low e dei suoi uomini. E della galassia intera. Un manufatto che corsari e federali cercheranno di rubare ai pirati, loro malgrado invischiati in una guerra cui non vogliono partecipare.Una space opera d'altri tempi, ricca di battaglie, astronavi, scontri tra corsari e pirati, con un filo narrativo che terrà il lettore col fiato sospeso e che lo proietterà al fianco dei protagonisti di questa avventura.L'autore, appassionato di storia militare e space opera, ci regala un romanzo reale, classico quanto innovativo, originale e coinvolgente.

Nato in provincia di Venezia il 29 marzo 1970, Diego Bortolozzo si trasferisce in Lombardia nel novembre del 2007, in compagnia di Paola e della piccola Alice. Inizia la sua avventura con la trilogia "Cronaca Galattica", disponibile in questa collana. Con la Sogno Edizioni pubblica il libro per ragazzi "Alice nella pancia delle meraviglie" e la graphic novel "Andromeda", entrambe in collaborazione con l'illustratore Simone Messeri. Dal 2012 ha collabora con la casa editrice come curatore ed editor della "Collana 99". Con Delos Books pubblica racconti in vari progetti e riviste: nelle antologie "365 racconti", "Magazzino dei Mondi", nelle riviste "WMI", "Delos", "Fantascienza.com". Per EDS Edizioni Diversa Sintonia cura l'antologia "Creatori di Universi" e pubblica racconti e romanzi in ebook. Edizioni Papavero ospitano un suo racconto nel primo numero dell'antologia "I Quaderni di Fantascienza". Ciesse Edizioni pubblica una sua opera nell'antologia "D-Doomsday". Dal 2012 è il responsabile del Settore Editoria ed Eventi Editoriali dell'Associazione Galaxy e Presidente di Giuria del Premio Letterario Nazionale Kataris. Nel 2013 pubblica il romanzo "Capitan Low". Ha collaborato con Tiscali e gli altri portali del gruppo come articolista ed è curatore, dal 2011, della factory editoriale Collana Imperium divenuta poi, nel 2014, Edizioni Imperium Milano. Attualmente cura la collana Imperium e altre collane per Delos Digital.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateSep 8, 2016
ISBN9788865307960
Capitan Low

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    Capitan Low - Diego Bortolozzo

    a cura di Diego Bortolozzo

    Diego Bortolozzo

    Capitan Low

    Romanzo

    Prima edizione settembre 2016

    ISBN 9788865307960

    © 2016 Diego Bortolozzo

    Copertina: Franco Brambilla

    Edizione ebook © 2016 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Il libro

    L'autore

    Capitan Low

    Prologo

    Parte I

    1. Il congegno

    2. Epsylon Rosso

    3. Il professore

    4. Contratto

    5. Trappola

    Parte II

    6. Contatto

    7. Preparativi

    8. Salvataggio

    9. Un vecchio amico

    10. Assalto

    Parte III

    11. Fuga

    12. Traditore

    13. Federali

    14. Ribellione

    15. Guerra

    Epilogo

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Il libro

    La Lacrima della notte una nave pirata, perché pirati vengono chiamati gli equipaggi che non lavorano per il governo .

    La corvetta Lacrima della Notte naviga nella galassia fuggendo la Federazione. È una nave pirata, perché pirati vengono chiamati gli equipaggi che non lavorano per il governo legittimo, che si rifiutano di piegarsi alle flotte militari federali.Il ritrovamento di uno strano oggetto cambierà le vite del capitano Low e dei suoi uomini. E della galassia intera. Un manufatto che corsari e federali cercheranno di rubare ai pirati, loro malgrado invischiati in una guerra cui non vogliono partecipare.Una space opera d’altri tempi, ricca di battaglie, astronavi, scontri tra corsari e pirati, con un filo narrativo che terrà il lettore col fiato sospeso e che lo proietterà al fianco dei protagonisti di questa avventura.L’autore, appassionato di storia militare e space opera, ci regala un romanzo reale, classico quanto innovativo, originale e coinvolgente.

    L'autore

    Nato in provincia di Venezia il 29 marzo 1970, Diego Bortolozzo si trasferisce in Lombardia nel novembre del 2007, in compagnia di Paola e della piccola Alice. Inizia la sua avventura con la trilogia Cronaca Galattica, disponibile in questa collana.

    Con la Sogno Edizioni pubblica il libro per ragazzi Alice nella pancia delle meraviglie e la graphic novel Andromeda, entrambe in collaborazione con l’illustratore Simone Messeri. Dal 2012 ha collabora con la casa editrice come curatore ed editor della Collana 99.

    Con Delos Books pubblica racconti in vari progetti e riviste: nelle antologie 365 raccontiMagazzino dei Mondi, nelle riviste WMIDelosFantascienza.com. Per EDS Edizioni Diversa Sintonia cura l’antologia Creatori di Universi e pubblica racconti e romanzi in ebook. Edizioni Papavero ospitano un suo racconto nel primo numero dell'antologia I Quaderni di Fantascienza. Ciesse Edizioni pubblica una sua opera nell'antologia D-Doomsday. Dal 2012 è il responsabile del Settore Editoria ed Eventi Editoriali dell'Associazione Galaxy e Presidente di Giuria del Premio Letterario Nazionale Kataris.

    Nel 2013 pubblica il romanzo Capitan Low.

    Ha collaborato con Tiscali e gli altri portali del gruppo come articolista ed è curatore, dal 2011, della factory editoriale Collana Imperium divenuta poi, nel 2014, Edizioni Imperium Milano. Attualmente cura la collana Imperium e altre collane per Delos Digital.

    Dello stesso autore

    Diego Bortolozzo, A sud di Star City Imperium ISBN: 9788865307885 Diego Bortolozzo, Cronaca galattica Imperium ISBN: 9788865307984 Diego Bortolozzo, Fuori! Fuori! Fuori! Imperium ISBN: 9788865308042 Diego Bortolozzo, Il decimo pianeta Imperium ISBN: 9788865308066 Diego Bortolozzo, La Piave Imperium (in preparazione) ISBN: 9788865308103 Diego Bortolozzo, Parola del Signore Imperium (in preparazione) ISBN: 9788865308189 Diego Bortolozzo, Protocollo Uno Imperium (in preparazione) ISBN: 9788865308202 Diego Bortolozzo, Una sola riga nera Imperium (in preparazione) ISBN: 9788865308257 Diego Bortolozzo, Franco Brambilla, Planet X vol. 1 Imperium (in preparazione) ISBN: 9788865308196

    Prologo

    IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE GALATTICA

    Visto l’articolo 87 della Costituzione;

    Visto l’articolo 15 della legge 8 marzo 2582, n. 53, recante delega al Governo Federale per l’emanazione di un decreto legislativo contenente il testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e di sostegno delle attività legate alla Sicurezza, nel quale devono essere riunite e coordinate tra loro le disposizioni vigenti in materia, apportando, nei limiti di detto coordinamento, le modifiche necessarie per garantire la coerenza logica e sistematica della normativa, anche al fine di adeguare e semplificare il linguaggio normativo;

    Vista la legge 23 agosto 2580, n. 400;

    Vista la deliberazione preliminare del Consiglio dei Governatori Planetari, adottata nella riunione del 15 dicembre 2580;

    Udito il parere del Consiglio dei Pianeti, espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi nell’adunanza del 15 gennaio 2581;

    Acquisito il parere delle competenti Commissioni dei Sistemi Stellari Uniti;

    Vista la deliberazione definitiva del Consiglio dei Governatori Planetari, adottata nella riunione del 21 marzo 2581;

    emana il seguente

    Decreto Legislativo Federale

    A far data dal prossimo 1 gennaio 2585 ogni attività di tipo militare dovrà essere svolta sotto il controllo Federale.

    Sono vietati l’uso di equipaggiamenti, risorse, navi, mezzi di terra e di aria, personale per scopi di tipo militare qualora questi non siano stati preventivamente autorizzati dal Governo Federale.

    I Governatori Planetari sono autorizzati all’utilizzo di reparti militari in coordinazione con il Comando Militare Federale e al solo scopo di difesa dei possedimenti e degli interessi della popolazione.

    Chiunque non rispetti il presente D.L.F. è considerato alla stregua dei pirati e come essi ritenuto nemico della Federazione Galattica e dei Pianeti aderenti alla stessa.

    È pertanto punito, ai sensi dell'articolo 469 del Codice Penale, con la reclusione a vita. Alla stessa pena soggiace chiunque, non essendo concorso nel fatto, fa uso improprio delle risorse militari che gestisce per conto proprio o di terzi.

    Le organizzazioni di tipo militare e/o paramilitare devono cessare ogni tipo di attività non autorizzata.

    Le organizzazioni di tipo militare e/o paramilitare che operano su contratto della Federazione Galattica e/o dei Governi Planetari preventivamente autorizzati, comunemente dette organizzazioni corsare, devono cessare ogni attività in caso di chiusura anticipata degli accordi, se questa avviene per colpa grave delle organizzazioni stesse.

    Parte I

    1. Il congegno

    Il piccolo congegno fluttuava ai bordi del sistema stellare riflettendo, sulla superficie metallica, la luce dell’astro splendente. Un’ombra raggiunse l’oggetto, coprendolo come un soffice manto, inghiottendolo e bloccando il segnale che trasmetteva da alcuni giorni. Si era svegliato da un lungo sonno, riattivando i circuiti interni e iniziando l’invio di segnali di riconoscimento. Qualcuno era riuscito a ricevere quelle comunicazioni; una nave in perenne viaggio nella galassia, alla ricerca di contratti commerciali o vascelli da depredare, una nave sempre pronta a nuove avventure.

    La Lacrima della Notte, vascello classe Marea, aveva un equipaggio molto particolare, conosciuto su tutte le rotte, temuto dai più, ricercato dalle autorità federali. I pirati della Lacrima, comandati dal capitano Marc Low, erano fuggiaschi, ex galeotti, cacciati dai pianeti natali da governi che volevano tra i loro cittadini solo persone di indubbia rettitudine. Eppure il loro comandante li aveva scelti uno a uno, invitandoli a bordo della nave, affidando loro compiti importanti, essenziali per la navigazione e per la sopravvivenza dei compagni d’avventura. Questi uomini, scacciati come feccia, componevano uno dei migliori equipaggi in navigazione nella galassia. Marinai che molti, anche tra i comandanti federali, invidiavano a Low.

    — Catturato e chiuso nella stiva isolata.

    Il vice comandante, Andy Bonnet confermò l’imbarco del congegno, pronto ad anticipare gli ordini del suo superiore.

    — Prepariamoci a lasciare il sistema, Andy.

    La Lacrima era una nave molto potente. I propulsori modello Sirio attraversavano tutta la nave, la loro affidabilità era leggendaria, tanto quanto le maestose dimensioni di quei motori. Nonostante la loro presenza, il vascello aveva un profilo che gli consentiva un’alta manovrabilità durante la navigazione all’interno delle atmosfere planetarie. La prua, elemento che distingueva la classe Marea, era formata da due lunghe sonde rinforzate, utilizzate dai pirati per colpire e abbordare navi o stazioni orbitali. L’armamento leggero della piccola corvetta era stato completamente sostituito con cannoni e missili, armi solitamente installate in corazzate o fregate di prima linea. Anche la struttura della Lacrima, durante l’ultima revisione, era stata rinforzata. In alcune parti sostituita interamente: i suoi vent’anni di servizio, navigazione e continue battaglie cominciavano a farsi sentire e il capitano aveva investito gran parte dei propri risparmi nell’aggiornamento della nave.Come diceva spesso Low, si era trattato di una vera e propria ricostruzione, una nuova vita per la Lacrima.

    Il ponte di comando ospitava cinque persone. In una corvetta classe Marea solitamente vi trovavano spazio dieci postazioni; durante la revisione il capitano aveva chiesto di ridurre il locale e il numero di persone addette alla navigazione della sua nave. Tutto questo grazie al grande cervello positronico che gestiva gran parte del lavoro, facilitando i compiti dell’equipaggio, equipaggio che aveva salvato da situazioni disperate in più di un’occasione. Il legame tra Low e la sua nave era difficile da spiegare, ma l’amore per la corvetta era condiviso da ogni singolo marinaio. Quella nave era la loro casa.

    — Nave in avvicinamento veloce! — urlò Mike Avery, l’addetto ai sensori e navigatore della Lacrima. — Fregata classe Celeste… della Federazione — aggiunse dopo qualche istante.

    La corvetta calcolò le possibili rotte a disposizione, proiettandole sul grande schermo che riempiva la parete di fronte alle loro postazioni. In verde erano evidenziate le vie di fuga, in rosso quelle d’intercettazione, con piccole varianti arancione che ne sottolineavano le posizioni di vantaggio tattico. Il pilota si preparò a muovere, attendeva solo l’ordine del capitano. Lai Choi San navigava con Low da molti anni e aveva imparato ad anticipare le sue scelte ma sapeva anche che il comandante era sempre pronto a sorprendere il suo equipaggio. La donna, consapevole che lasciare il sistema era la scelta più opportuna, temeva che Low avrebbe preferito indirizzare la loro corvetta contro la fregata federale, anche solo per vedere la reazione dei militari di fronte a una manovra così avventata. Completava le postazioni del ponte di comando l’addetto alle armi, il tenente Thomas Tew, soprannominato TT. L’ufficiale stava già caricando le armi di bordo, mentre il vice alzava gli scudi, sottraendogli molta energia dal quadrante di comando.

    — Bonnet, non rubarmi tutto, o dovrò uscire e lanciare i missili a mano! — Tew si sentiva al sicuro solo con le armi pronte a far fuoco.

    — Calmo TT. Quella fregata è un osso duro… — Low gli sorrise, poi si girò verso Choi San e le indicò lo schermo. — Andiamo via.

    La nave federale si stava avvicinando a grandissima velocità, preparandosi allo scontro. Il guardiamarina Avery si mosse a disagio sulla poltrona, preparandosi a comunicare la brutta notizia.

    — I federali hanno gli scudi al massimo e le armi cariche.

    Notizia che non sorprese nessuno, ovviamente, ma averne la conferma era tutta un’altra cosa.

    — Lai? — il capitano sollecitò il pilota.

    L’aumento della potenza dei propulsori trasmise una debole vibrazione, segnale inconfondibile del balzo nell’iperspazio. Gli schermi si oscurarono, divorando in un istante la stella che illuminava quell’angolo di universo, fagocitando i pianeti del sistema che stava assistendo alla loro fuga. Il capitano osservò ancora una volta i meravigliosi occhi a mandorla del pilota, che lo guardarono a lungo.

    — Eravamo troppo vicini alla stella. — Il guardiamarina spiegò il ritardo nell’attivare i motori per il balzo.

    — Anche loro — fece notare il vice.

    — Non avevano ancora sparato, evidentemente volevano catturare la Lacrima — precisò il pilota.

    — Già — disse Low pensieroso. — Forse cercavano anche loro quel congegno.

    Nessuno fiatò. Se la federazione cercava quella cosa, presto avrebbero avuto un’intera flotta al loro inseguimento. Il capitano controllò il timer al polso. Il turno di Bonnet terminava a breve, poi sarebbe stato sostituito, assieme agli altri ufficiali sul ponte, dagli uomini del secondo turno.

    — Quando hai finito qui — disse al suo vice, — raggiungimi in cabina.

    — Certo, Marc.

    Il capitano lasciò il ponte, dirigendosi al proprio alloggio. Silenzioso, cercò di pensare agli ultimi avvenimenti. E alla federazione. Erano da tempo nella lista nera dei militari, ma si augurava di non finire in testa a quell’elenco di nemici della corporazione.

    L’alloggio del capitano era situato sotto il ponte di comando. Le pareti esterne, sostituite da immense vetrate corazzate, erano coperte da spesse protezioni durante i viaggi nell’iperspazio o in caso di pericolo. In quel momento gli schermi immersi nelle pareti proiettavano immagini della terra, il pianeta natale dell’umanità, luogo così distante da quelle rotte ai margini della galassia…

    Le luci soffuse avevano illuminato l’ambiente all’ingresso di Low; si lasciò cadere sulla comoda poltrona autoregolabile e si versò un dolce liquore Sirmiano. Come sempre l’elisir gli solleticò il naso, costringendolo a trattenere uno starnuto. Chissà cosa conteneva quella bottiglia, oltre alla bevanda indicata sull’etichetta elettronica.

    A fatica e controvoglia si alzò, dirigendosi al bagno. Attivò la doccia e il monitor con gli aggiornamenti provenienti da tutta la nave. Si regalò anche dell’acqua che, assieme ai sensori della cabina sonica, rimosse un po’ di stanchezza. Decise di attendere il suo vice prima di cenare. Dopo la prima verifica dell’oggetto caricato, avrebbero chiesto un pasto speciale al cuoco per festeggiare il viaggio verso casa. Il planetoide che chiamavano casa, altro non era che una vecchia miniera ormai esaurita. Completamente scavato, l’enorme sasso continuava il suo peregrinare tra due sistemi vicini, giocando e danzando tra le forze gravitazionali delle stelle che si contendevano la sua presenza da millenni. Certo che chiamare casa un buco sotto terra… pensava spesso il capitano; come tutti i pirati, immaginava l’Isola Oscura come la casa che non aveva mai avuto. Un dolce segnale acustico l’avvisò dell’arrivo dell’ospite.

    — Entra, Andy — lo invitò Low.

    — Scusa il ritardo, ho dovuto mettere in guardia il secondo turno — spiegò il tenente.

    — Non preoccuparti, ho fatto una doccia e bevuto qualcosa. Vuoi un goccio? — chiese indicando la bottiglia di liquore.

    — Un bicchiere di nettare non si rifiuta, Marc! — il vice comandante amava il denso liquido brucia budella.

    Assaporarono quel momento di pausa, i pensieri rivolti all’incontro con la nave federale, pronta ad attaccarli e probabilmente tuttora alle loro costole.

    — Secondo te, cosa voleva quella fregata? — chiese Bonnet.

    — Il nostro carico — dichiarò sicuro il capitano. — Andiamo a vedere di cosa si tratta.

    Il turboascensore era situato a pochi metri dall’alloggio del comandante. Li portò alla stiva principale, dove trovarono il dottor Lafayette intento a sondare il carico.

    — Doc… — salutò Bonnet.

    La risposta fu un brontolio. I risultati delle scansioni assorbivano tutta l’attenzione del medico di bordo.

    — Questa poi! — Lafayette alzò finalmente la testa dal monitor.

    — Novità? — chiese il capitano.

    — Sì Marc… una in particolare — attese qualche istante prima di proseguire, guardando prima uno, poi l’altro. — Tracce di DNA all’interno del congegno.

    Seguì un lungo silenzio, interrotto solo dal ronzio dei macchinari utilizzati per le ispezioni e la movimentazione del carico.

    — DNA? — chiese Low.

    — Esatto. Possiamo portarlo in infermeria; non ci sono tracce radioattive, né pericoli batteriologici: il DNA è umano e credo sia il caso di verificare il carico — il dottore si voltò verso il monitor, sorridendo per l’espressione dei due amici. Amava sorprenderli. Lo faceva giocando a carte o a dadi, in palestra durante gli allenamenti alla lotta corpo a corpo e ogni volta gli fosse possibile. — Andiamo? — domandò ridendo.

    Lunga poco meno di un metro, la struttura recuperata giaceva su un letto dell’infermeria. Centinaia di sensori, che solitamente verificavano lo stato di salute del paziente di turno, analizzavano quello strano oggetto. La superficie assomigliava a mercurio solido; le immagini si riflettevano sul manufatto distorcendosi sotto la pressione di correnti inesistenti. Al tatto il metallo appariva resistente e senza i classici segni del tempo trascorso nello spazio in gara con detriti e pulviscolo, asteroidi e meteoriti, esplosioni e stelle infuocate.

    — Che ne dici Doc? — il capitano era impaziente.

    — Ho fatto tutte le analisi del caso, non sembra ci siano pericoli. Questo — indicò una piccola scanalatura su una delle estremità — è l’unico punto non uniforme e impenetrabile.

    Low e il vice si avvicinarono per osservare meglio la zona indicata da dottore.

    — Hai idea di come aprirla? — domandò Bonnet.

    — Ho provato a inserire alcune gocce d’acqua all’interno di quell’area, con una siringa, il liquido è stato assorbito immediatamente e i sensori sono impazziti. Così ho iniettato alcune cellule epidermiche e anche in quel caso è accaduto qualcosa al suo interno anche se non sono riuscito a spiegarmene il significato.

    Il capitano si avvicinò al terminale, richiamando i dati raccolti durante le prove del dottore.

    — Aumento delle emissioni — seguì sul monitor le registrazioni — e dell’energia interna.

    — Esatto, Marc. — Il dottore cambiò un parametro sul computer, e proseguì. — Si è attivato un analizzatore. Almeno credo.

    — Congegno dotato di sensori e con DNA umano al suo interno — riepilogò il capitano. — Proviamo con qualcos’altro?

    — Per esempio? — chiese Bonnet.

    — Altro DNA? — rispose Low.

    — Proviamo. — Il dottore prese una siringa, prelevò poche gocce da una scorta di sangue che teneva in una cella a bassa temperatura e lo inserì nella fessura. Ancora una volta il computer segnalò un aumento dell’attività interna del congegno che improvvisamente si aprì, lasciando uscire un sibilo sinistro. I tre si allontanarono, attendendo notizie dal cervello della nave che non segnalò alcun allarme; solo allora si avvicinarono, sempre con lo sguardo che si alternava tra l’oggetto e i risultati trasmessi sullo schermo. Il dottore aprì completamente il dispositivo e poterono osservare il suo interno, pieno di luci colorate che si rincorrevano. Al centro giaceva una sorta di gelatina pulsante che iniziò a muoversi. Cresceva lentamente ma la vecchia dimora cominciava a starle stretta. Lafayette sterilizzò le mani e la raccolse, poggiandola all’interno di un’incubatrice.

    — Cosa fai, Doc? — il capitano pose una mano sulla spalla del dottore facendolo voltare, attendendo una spiegazione.

    — Guarda il monitor, Marc. Questa è una forma di vita.

    La risposta del medico lasciò i due senza parole. Osservarono il computer e i risultati delle analisi che provenivano dal piccolo ambiente controllato.

    — Una forma di vita umana — aggiunse il dottore.

    Il giorno seguente il capitano Low si presentò sul ponte di comando dove trovò il primo turno, guidato dal tenente Bonnet. Il guardiamarina Choi San si voltò al suo ingresso, guardandolo a lungo. Il tenente Tew stava preparando le armi; non voleva farsi sorprendere da qualcuno, al rientro dall’iperspazio. La sua statura impediva al capitano di vedere il monitor di quella postazione, così si avvicinò all’ufficiale appoggiando una mano al suo vicino di consolle, il guardiamarina Avery. Quest’ultimo, mingherlino e di carnagione particolarmente pallida, era così diverso da TT che il capitano si chiedeva spesso cosa rendesse grandi amici i due marinai. Avery stava aumentando la potenza dei sensori, preparandosi al rientro, il vice strinse la cintura della sua poltrona e attivò il segnale di allarme che annunciava l’uscita dal canale iperspaziale.

    Low si portò alla sua postazione richiamando, sul piccolo monitor agganciato alla poltrona, tutte le informazioni sui sensori e sulla navigazione. Stavano uscendo in una zona solitaria nei pressi del sistema stellare di Mirzov, tappa obbligata per calcolare il nuovo balzo nell’iperspazio. Navigare senza attenersi a semplici regole di sicurezza non era consigliabile in quella zona della galassia. Troppe navi affondavano misteriosamente tra le onde dell’iperspazio o nel cuore di stelle infuocate, a causa di capitani che non rispettavano le norme. Lo schermo nero, senza stelle né punti di riferimento, s’illuminò all’improvviso proiettando sul ponte il caratteristico arcobaleno di colori: la Lacrima e il suo equipaggio uscirono nello spazio normale. Il disorientamento dovuto al balzo, che per uomini esperti durava solo pochi istanti, fu sufficiente a una nave federale per prendere la mira e lanciare la prima bordata che li colpì a proravia.

    — Fregata federale classe Celeste! — avvisò Avery.

    Gli scudi assorbirono l’enorme quantità di energia; il computer di bordo segnalò la posizione della nave nemica e la sua rotta, evidenziando sullo schermo le alternative a disposizione del comandante.

    — Virare a tribordo! — gridò Low.

    La Lacrima offrì il fianco alle batterie nemiche, invitando la nave federale ad aprire il fuoco. Il comandante della fregata approfittò del bersaglio che si stagliava luminoso sul buio dello spazio profondo, ordinando una seconda salva. L’attacco fu anticipato dalla nave pirata che sparò in sequenza con le batterie di babordo. Le navi si erano avvicinate e lo scambio di colpi fu istantaneo, con la Lacrima in vantaggio sui federali. Quando gli scudi della fregata si abbassarono per permettere l’attacco, la bordata della corvetta colpì la prua, distruggendo i cannoni principali e gli emettitori degli scudi frontali della classe Celeste. Solo le armi più piccole riuscirono a colpire la fiancata della nave pirata, causando pochi danni.

    Approfittando del momentaneo vantaggio, la corvetta del capitano Low virò, lasciando l’area a tutta velocità, accompagnando la manovra con un lancio di missili che crearono una rosa di piccole esplosioni tra i due vascelli. La nuvola di detriti creata dagli ordigni impedì alla nave federale di rispondere all’attacco, costringendola a manovrare e cambiare rotta. Bastarono pochi istanti per calcolare il nuovo balzo e fuggire da quella trappola.

    Attraccata a un grande asteroide inabitato, la Lacrima manteneva tutti i dispositivi di bordo al minimo, tranne i sensori passivi, lasciati attivi. L’equipaggio portava a termine le riparazioni di emergenza e non potevano rischiare di essere scoperti in quelle condizioni. Alcune boe erano state lasciate lungo le rotte di avvicinamento all’asteroide. Quel grosso sasso non conteneva minerali importanti, né offriva aree d’atterraggio sicure: difficilmente un comandante avrebbe indirizzato la propria nave verso quella roccia, ecco perché Low l’aveva scelta per nascondervi il

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