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Dourado (Le Avventure di Dane Maddock #1)
Dourado (Le Avventure di Dane Maddock #1)
Dourado (Le Avventure di Dane Maddock #1)
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Dourado (Le Avventure di Dane Maddock #1)

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About this ebook

Un tesoro affondato. Un antico artefatto Biblico. Un mistero antico quanto l'umanità. Il 25 gennaio 1829 il brigantino portoghese Dourado affondò a largo della costa dell'Indonesia, perdendo il suo carico di inestimabili tesori provenienti dalla Terra Santa. Una di queste reliquie perdute contiene la chiave per un antico mistero. Ma qualcuno non vuole che questo tesoro venga alla luce. Quando suo padre viene assassinato mentre è alla ricerca del Dourado, Kaylin Maxwell assume il cacciatore di tesori ed ex soldato deli Navy Seal Dane Maddock e il suo partner Uriah “Bones” Bonebrake per ritrovare il Dourado, e recuperare un artefatto Biblico perduto, dietro il quale si cela una verità che potrebbe sconvolgere le fondamenta della chiesa e chiamare in questione le verità fondamentalmente trattenute dell'esistenza umana. Unisciti a Dane e Bones in una pericolosa avventura che li trasporta dalle profondità del Pacifico ad antiche città di pietra mentre cercano di svelare il mistero del Dourado.

LanguageItaliano
Release dateNov 11, 2016
ISBN9781507153581
Dourado (Le Avventure di Dane Maddock #1)
Author

David Wood

David A. Wood has more than forty years of international gas, oil, and broader energy experience since gaining his Ph.D. in geosciences from Imperial College London in the 1970s. His expertise covers multiple fields including subsurface geoscience and engineering relating to oil and gas exploration and production, energy supply chain technologies, and efficiencies. For the past two decades, David has worked as an independent international consultant, researcher, training provider, and expert witness. He has published an extensive body of work on geoscience, engineering, energy, and machine learning topics. He currently consults and conducts research on a variety of technical and commercial aspects of energy and environmental issues through his consultancy, DWA Energy Limited. He has extensive editorial experience as a founding editor of Elsevier’s Journal of Natural Gas Science & Engineering in 2008/9 then serving as Editor-in-Chief from 2013 to 2016. He is currently Co-Editor-in-Chief of Advances in Geo-Energy Research.

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    Dourado (Le Avventure di Dane Maddock #1) - David Wood

    Dourado di David Wood

    Un’avventura di Dane Maddock

    Un tesoro affondato. Un antico artefatto Biblico. Un mistero antico quanto l’umanità. Il 25 gennaio 1829 il brigantino portoghese Dourado affondò a largo della costa dell’Indonesia, perdendo il suo carico di inestimabili tesori provenienti dalla Terra Sacra. Una di queste reliquie perdute contiene la chiave per un antico mistero. Ma qualcuno non vuole che questo tesoro venga alla luce. Quando suo padre viene assassinato mentre è alla ricerca della Dourado, Kaylin Maxwell assume il cacciatore di tesori ed ex soldato del Navy Seal Dane Maddock e il suo partner Uriah Bones Bonebrake per ritrovare la Dourado, e recuperare un artefatto Biblico perduto, dietro il quale si cela una verità che potrebbe sconvolgere le fondamenta della chiesa e chiamare in questione delle verità nascoste sull’esistenza umana. Unisciti a Dane e Bones in una pericolosa avventura che li trasporta dalle profondità del Pacifico ad antiche città di pietra mentre cercano di svelare il mistero della Dourado.

    Critiche positive alle Avventure di Dane Maddock di David Wood

    Una frenetica avventura con moltissima azione. Dane Maddock è un eroe modellato su Dirk Pitt, e Bones" Bonebrake è il miglior assistente che si possa avere. Se vi piacciono i thriller con un tocco di mistero e l’archeologia biblica, Dourado è il libro che fa per voi." Recensione della Megalith Book

    "Dourado è una lettura rapida, reminiscente delle prime avventure di Cussler, e perfetta per un pomeriggio sulla spiaggia o per un volo attraverso il paese. Dopo averlo letto vorrete assolutamente leggere le altre avventure di Maddock." Sean Ellis- Autore di Into the Black

    Un’eccitante corsa senza sosta con tripla minaccia- intelligente, divertente e misterioso. Jeremy Robinson, autore di Threshold

    "David Wood ce l’ha fatta di nuovo. La sua ricerca vi porterà ad una spedizione che conduce lungo una serie di avventure e brividi. David Wood ha perfezionato la sua abilità e Quest dimostra i suoi sforzi!" David L. Golemon, Autore di Legacy, The Supernaturals, e Event

    Antiche pitture rupestri? Città d’oro? Pergamente segrete? Mi avete convinto! Cibola è una tortuosa storia di avventure ed intrighi che non delude mai e non vi lascia mai andare! —Robert Masello, autore di Bestiary e Blood and Ice

    Non c’è da sbagliarsi: David Wood è il futuro Clive Cussler. Dalla scrittura semplice alle estese trame con personaggi che non si arrendono nonostante tutte le avversità, l’ultimissimo libro di Wood, Quest, è una tremenda avventura classica. Una volta che avrete cominciato a leggere, non riuscirete a smettere finché non sarete giunti alla risoluzione del mistero. Edward G. Talbot, autore di 2010: The Fifth World

    Opere di David Wood

    Le Avventure di Dane Maddock

    Dourado

    Le Sette Città di Cibola

    Il Segreto delle Amazzoni

    Cattedrale di Ghiaccio

    Bucaniere

    Atlantide

    Altre opere

    Nei boschi

    La Vita da Zombie

    Fai Schifo

    Nominativo: Regina (Con Jeremy Robinson)

    Opere di David Wood scritte come David Debord

    Il Serpente d’Argento

    Il Custode delle Nebbie

    Dourado

    Copyright 2006, 2012 di David Wood

    Pubblicato su Smashwords dalla Gryphonwood Press.

    Tutti i diritti sono riservati.

    Questo libro è un’opera di finzione. I nomi, i personaggi, i luoghi e i fatti sono prodotti dell’immaginazione dell’authore o sono stati usati in modo fittizio.

    ––––––––

    Questo ebook è autorizzato solo al vostro divertimento personale. Questo ebook non può essere rivenduto o dato ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con un’altra personea, siete pregati di acquistarne un’altra copia. Se state leggendo questo libro e non l’avete acquistato, o non è stato acquistato per il vostro utilizzo, allora siete pregati di acquistarne una vostra copia. Vi ringrazio per aver rispettato il duro lavoro di questo autore.

    Sommario

    Prologue

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 15

    CAPITOLO 16

    CAPITOLO 17

    CAPITOLO 18

    CAPITOLO 19

    CAPITOLO 20

    CAPITOLO 21

    CAPITOLO 22

    CAPITOLO 23

    CAPITOLO 24

    CAPITOLO 25

    CAPITOLO 26

    CAPITOLO 27

    CAPITOLO 28

    CAPITOLO 29

    EPILOGO

    Informazioni sull’autore

    ––––––––

    Per mia moglie Cindy, la mia lettrice, critica e fan numero uno.

    Prologo

    E David disse, Non c’è niente di simile; dallo a me

    1 Samuele 21.9

    25 Gennaio 1829 - Oceano Indiano

    Il prezioso sogno fuggì come l’ultima foschia del mattino prima dell’alba. Un’altra ondata si abbatté sul lato della Dourado, e dentro la piccola cabina il fragoroso scontro risuonò come un tuono. Monsieur le Chevalier Louis Domenic de Rienzi si strinse forte al lato del suo letto per evitare di sobbalzare e rotolare. Aveva sognato un trionfante ritorno in Francia, dove avrebbe mostrato i frutti di anni di duro lavoro. Si tirò la coperta umida e ammuffita sulla testa, ma come barriera contro le grida che penetravano da sopra non ebbe molta efficacia. L’uomo strizzò gli occhi e provò a costringersi a tornare a dormire, ma senza successo. Mormorando un’imprecazione, spinse sul proprio petto le coperte intrise d’acqua e si mise a fissare il vecchio soffitto di legno.

    Un uomo della sua reputazione dovrebbe avere sistemazioni più fini, si disse. Ovviamente quello era il meglio che il capitano avesse da offrire. Quando fosse tornato in Francia, quando avessero visto cosa aveva recuperato, allora sarebbe stato un uomo importante. Avrebbe avuto solo le sistemazioni più comode. Sorrise.  Per un momento, la vecchia cabina di legno si era trasformata in una lussuosa cuccetta sulla più raffinata delle navi.

    Un’altra onda fece inclinare la barca come un ubriacone, e la sua cabina immaginaria si dissolse in un istante. Rienzi tenne duro finché la nave non si raddrizzò, quindi si alzò per indossare gli stivali e il cappotto. Le urla sul ponte si fecero più stridule, venate di un urgenza che non c’era mai stata prima. La tempesta doveva essere più seria di quel che aveva creduto.

    Impiegò un momento per guardare nel piccolo specchio fissato al muro oltre il letto. Non era più un giovane uomo, ma l’età lo stava benedicendo con un tocco della dignità che gli era mancata nella sua giovinezza. Aveva lasciato la sua casa quand’era un uomo giovane, ma stava facendo ritorno da avventuriero esperto con una storia incredibile da raccontare.

    La porta della sua cabina si aprì su uno stretto corridoio. Una piccola donna in una vestaglia sbirciò fuori dalla porta direttamente oltre la sua. La sua cuffia da notte era storta, dando una piega comica al suo aspetto emaciato. I loro occhi si incontrarono e lei emise un breve strillo e sbatté la porta. Rienzi rise sotto i baffi e percorse la stressa gradinata che portava sul ponte.

    Le sue narici furono assalite da un’aspra aria salata mentre usciva nella notte gelida. Il suo volto fu colpito da grosse gocce di pioggia, spazzando via le ultime tracce di sonno. Lo superò un affaccendato uomo dell’equipaggio, spintonando Rienzi per la fretta. Il marinaio mormorò qualcosa che avrebbe potuto essere una scusa, ma il portoghese di Rienzi era troppo limitato da permettergli di capire.

    Furiose nubi nere annunciarono la ferocità della tempesta che assaliva la nave. Il brigantino si sollevava tra le onde che si abbattevano sul ponte come dita affamate che avvolgevano la loro preda. Rienzi si strinse il cappotto per combattere il vento gelido che lo fendeva e ringraziò la Madre Benedetta che nella metà inferiore del pianeta era estate. Come doveva essere una tempesta simile in pieno inverno francese?

    Con la grazia di uno schermidore, Rienzi mise piede sul ponte, tenendosi in equilibrio sulla piattaforma inclinata. I mozzi si muovevano freneticamente in giro, cercando chiaramente di mostrarsi coraggiosi di fronte al nodo di passeggeri che si avvinghiavano insieme vicino all’albero maestro. Strano che l’equipaggio si sentisse più al sicuro sul ponte, dove un’onda errante avrebbe potuto spazzarli via, piuttosto che sottocoperta al caldo e all’asciutto.

    Trovò quasi subito il capitano, Francisco Covilha, che stava combattendo con il timone e allo stesso tempo gridando gli ordini.

    Capitano. urlò Posso esserle d’aiuto? Rienzi aveva qualche conoscenza in fatto di navigazione, ma di sicuro non quanto quell’esperto marinaio. Eppure, gli sembrava doveroso fare almeno la domanda.

    Il marinaio portoghese scosse la testa, e rispose in un francese dal forte accento. Mi dispiace, Monsieur. Devo tenerci alla larga dalle rocce. Mantenendo la presa sul timone, annuì in avanti e a babordo.

    Rienzi si voltò e vide allarmato una linea frastagliata di rocce che sporgevano dal mare; il tenue rossore dell’alba illuminava le loro caratteristiche frastagliate. Nonostante i migliori sforzi dell’equipaggio, la Dourado sfrecciava verso un certo pericolo, trasportato sulla cresta delle onde e del vento mortali.

    Non c’era modo di aiutare il capitano o l’equipaggio, e Rienzi non aveva molte speranze che la nave sarebbe riuscita ad evitare la sua imminente sventura. Ma c’era, in realtà, qualcosa che Rienzi poteva fare. Vacillando a causa dell’equilibrio instabile della nave, l’uomo si fece strada verso il luogo dove i passeggeri spaventati si accumulavano con preoccupato scompiglio. Avendolo scambiato per qualcuno di autorevole, iniziarono tutti a sommergerlo di domande.

    La maggior parte di loro parlava inglese, ma pochi erano francesi. Rienzi riusciva a parlare la lingua inacculturata dei babbei del lato nord del canale, ma non lo faceva se non quando strettamente necessario. Aveva una reputazione da difendere.

    Non gridate. gridò cercando di farsi sentire tra le loro domande confuse. C’è poco tempo. Sebbene le sue parole fossero in francese, tutti quanti parvero capirlo e tacquero. Rienzi dette un’altra occhiata alle rocce incombenti. Sembravano i denti di una qualche bestia primordiale, pronta a frantumare il loro fragile vascello. Non c’era tempo per portare gli altri sotto, e se lo schianto fosse stato fatale, stare sotto coperta non sarebbe stata l’alternativa più sicura.

    L’uomo trovò una cima legata ad una ringhiera nei paraggi. Veniva usata dall’equipaggio per assicurarsi alla nave in situazioni simili. Fece sedere i passeggeri e mostrò loro come fissare la corda attorno a ciascun braccio cosicché potessero legarsi tutti alla stessa corda. Una delle donne inglesi si lamentò del freddo e della pioggia, ma Rienzi la ignorò. Quando tutti quanti furono assicurati, avvolse la cima attorno al proprio polso e si abbassò sul ponte, attendendo come un condannato in attesa della ghigliottina.

    I miei tesori! Quel pensiero improvviso perforò il velo di apprensione e si aggrappò al suo cuore. Una fredda scaglia di paura gli inacidì lo stomaco ed inviò una scossa di timore dentro di lui. Sotto coperta si trovavano artefatti inestimabili e insostituibili che rappresentavo il lavoro di una vita. Quanti anni aveva trascorso a racoglierli? In particolare, c’era un oggetto che non poteva andare perduto.

    Con quel pensiero nella mente, si alzò dal ponte per guardare l’oceano. Le rocce continuavano ad incombere pericolosamente davanti a loro, le onde si abbattevano sul vascello mandando gotte di schiuma che gli fecero venire alla mente una bestia rabbiosa. Adesso sembravano ancora più a babordo. Forse il capitano stava ottenendo il controllo della nave? Proseguivano più velocemente verso la fine della linea delle rocce; adesso la pioggia fredda gli stava pungendo il volto. Trattenne il respiro. Ce l’avrebbero fatta?

    Slegandosi la corda di sicurezza dall’avambraccio, si mise a pancia sotto su un lato e si avvinghiò alla ringhiera, osservano gli oggetti pericolosi che gli passavano davanti agli occhi, lo spazio tra la Dourado e quelle sentinelle della morte che si stavano stringendo.  L’ultima roccia passò davanti ad appena trenta centimetri.

    E in quel momento il mondo esplose.

    Il forte suono di uno strappo lo assordò, e ogni cosa si capovolse. Rienzi ruzzolò verso prua, il dolore che lo trafiggeva attraverso la sua fredda carne intorpidita mentre lui in parte rotolava e in parte rimbalzava lungo il ponte sdruccevole. Sbatté contro l’albero prodiero con un grugnito senza fiato e un acuto schiocco alla base del suo cranio. Stordito, lottò con tutte le sue forze per rimettersi in piedi. I suoi piedi e le sue mani non intendevano lavorare, però, e la sua testa gli sembrava piena di sabbia. Arrendendosi con un gemito angoscioso, chiuse gli occhi.

    Non ho scelta, Monsieur Rienzi. Devo ordinarle di abbandonare la nave. Il tronco di un uomo; Francisco Covilha era un palmo più basso di Rienzi, eppure riusciva ad apparire come se stesse guardando l’esploratore da sopra il proprio naso. La luce della luna accentuava il suo naso storto e il volto rugoso.

    Capitano, non può dire sul serio. lo supplicò Rienzi. Lei ci ha tenuti a galla da questa mattina. Sono sicuro che riuscirà a resistere fino all’arrivo dei soccorsi. Si strofinò la testa, che ancora pulsava per via del colpo che gli aveva fatto perdere i sensi. Aveva provato ad annegare il dolore col vino, ma era riuscito solo a attenuare i sensi al punto da farli diventare solo una fastidiosa distrazione.

    Non arriverà nessun soccorso. disse Covilha scuotendo la testa. Abbiamo perso il timone quando abbiamo colpito quelle rocce appena sopra la superficie. Molto probabilmente siamo usciti dalle rotte di navigazione. Non possiamo aspettarci l’arrivo di nessuno, e questa nave non rimarrà a galla ancora a lungo. Le pompe non sono riuscite a stare dietro all’ingresso dell’acqua. Immagino che l’abbia notato anche lei, no?

    Rienzi fissò l’uomo più basso per un momento. A dire il vero aveva osservato il livello dell’acqua che si alzava, e mano a mano cresceva anche la disperazione. Non poteva permettersi di perdere quel carico. Era troppo prezioso. Il mondo non poteva permettersi che lui perdesse quel carico. Come poteva farglielo capire?

    Capitano, se lei non sa dove siamo obiettò allora come può sperare che i passeggeri e l’equipaggio possano raggiungere un porto sani e salvi? Forse era egoista da parte sua cercare di tenere in acqua la nave che stava affondando, ma non aveva scelta. Convincere Covilha a non abbandonare la nave e il carico era imperativo. Rimaneva la remota possibilità che qualcuno venisse a salvarli. Qualsiasi quantità di tempo egli riuscisse ad ottenere, non importava quanto piccola, aumentava le sue possiblità.

    Non so con precisione dove siamo. disse Covilha, sollevando un dito segnato da una cicatrice ma siamo andati a sud e a sud est per tutto il giorno. Ho un’idea generale della nostra posizione, e so di essere in grado di portarci a Singapore. O meglio, se scendiamo da questa nave prima di annegare tutti. Il volto del Capitano era una maschera di determinazione, e in quel momento Rienzi capì che non sarebbe mai riuscito a dissuadere quell’uomo.

    Capitano. chiamò una voce da dietro Rienzi. Un membro dell’equipaggio, un uomo basso e di carnagione scura con una cicatrice storta che gli percorreva il volto dall’orecchio sinistro al labbro superiore, gli passò accanto strisciandosi contro di lui; lo sguardo spaventato si addiceva al suo volto sfigurato. L’acqua sta arrivando molto più velocemente di prima. Potremmo avere solo pochi minuti! Rivolse uno sguardo comprensivo a Rienzi. Mi dispiace, Monsieur.

    Il momento di colpa che provò per aver pensato solo alla bruttezza del marinaio si dissolse con le parole di Covilha.

    Dia l’ordine di abbandonare la nave. disse il capitano. Senza dire altre parole si allontanò da Rienzi ed iniziò a gridare l’ordine di affrettarsi.

    Mormorando un’imprecazione, Rienzi corse verso la prua e scese al livello dove dormiva l’equipaggio. Si era assicurato di sapere con esattezza dove erano stati immagazzinati i suoi tesori, uno in particolare, e trovò velocemente la botola che conduceva alla stiva. Da sopra scendevano i suoni dei passeggeri spaventati, poiché coloro che avevano creduto che il peggio fosse passato adesso si ritrovavano a dover abbandonare la nave. Curioso che questo stia succedendo a mezzanotte, pensò.

    Spalancando la botola, Rienzi cominciò a scendere la scala. Appena pochi pioli più giù udì il suono dell’acqua dentro la nave. Probabilmente si stava riempiendo rapidamente. Un gelido senso di minaccia cominciò a crescere dentro di lui; sforzò gli occhi per guardare nell’oscurità, ma era troppo buio perché riuscisse a vedere qualcosa. Doveva trovare una lanterna, sebbene probabilmente sarebbe servita a poco. Perché non l’aveva messo nella sua sistemazione? Sapeva la risposta; era troppo grande perché potesse nasconderlo nella stanzetta, e sarebbe stata una tentazione troppo grande per il capitano o per la ciurma. Gli era sembrato più sicuro lasciarlo imballato con gli altri artefatti. Adesso era sicuramente al sicuro dalle mani di qualche ficcanaso. Presto lo sarebbe stato. Fece una mesta risata pensando all’ironia della cosa.

    Risalì la scala e tornò sul ponte. La Dourado era inclinata a babordo, e Rienzi aveva grosse difficoltà a mantenere l’equilibrio mentre si affrettava a tornare alla sua abitazione. All’interno raccolse la sua piccola lanterna e il suo diario, che teneva al sicuro in un panno di tela cerata. Illuminando frettolosamente lo stoppino, fece ritorno sul ponte.

    Adesso la nave si era inclinata moltissimo, e Rienzi fu costretto a mettere la sua mano libera sul ponte e a muoversi velocemente come un granchio ferito. Mentre raggiungeva la prua, un rumore catturò la sua attenzione. Sollevò la lanterna e la luce calò su due giovani donne avvinghiate all’albero, i loro volti pietrificati dal terrore.

    Andate alle barche. gridò. Veloci! La donna più bassa, una bionda la cui carnagione lentigginosa era quasi spettrale nella luce della luna che si fondeva con quella della lampada, scosse la testa. L’altra non rispose affatto. La paura le teneva radicate in quel punto.

    Monsieur! Risuonò la voce del Capitano. La seconda barca sta partendo! Deve venire subito!

    Aspetti, Capitano! Ci sono ancora dei passeggeri a bordo! gridò Rienzi. Anche se non aveva intenzione di aspettare Rienzi, forse avrebbe aspettato loro.

    Si sbrighi, la prego! Disse la voce di Covilha da una notevole distanza. La nave sta affondando velocemente!

    Mon dieu. mormorò Rienzi mentre faticava per raggiungere il punto in cui sedevano le due donne spaventate. Venite con me. ordinò. Vi porterò alle barche. Quella che un minuto prima aveva seduto in silenzio, una magra bruna con gli occhi marroni, annuì. Lasciò la presa dall’albero con evidente riluttanza e strisciò verso il suo lato.

    Vieni, Sophie. disse rivolgendosi alla bionda. Dobbiamo sbrigarci. Non c’è tempo." Sophie scosse nuovamente la testa e si rifiutò di muoversi.

    Rienzi imprecò senza preoccuparsi di non essere udito e si spostò a lato della donna; i suoi stivali scivolarono sul ponte umido. Stringendo il panno di tela cerata tra i denti, usò la sua mano libera per staccare le dita di Sophie dall’albero. L’agguantò per il polso e la sollevò sulla sua spalla. Sentì le braccia della donna avvolgerlo, fermandolo mentre avanzavano con cautela sul ponte scivoloso.

    Il Capitano stava aspettando alla ringhiera. Insieme aiutarono le donne a salire sulla barca più piccola. A breve distanza da loro, la barcaccia aspettava. Ogni barca straripava di viaggiatori e marinai con lo sguardo ansioso.

    Ci sono tutti? domandò Covilha.

    Rienzi annuì e gettò il suo panno di tela cerata nella barca. Salpate. Vi raggiungerò tra poco. Si voltò e lasciò il Capitano a bocca aperta in cima alla scala di corda. Inciampò e scivolò mentre cercava di muoversi attraverso il ponte per tornare all’apertura che conduceva alla stiva. Fece penzolare la sua lanterna attraverso la botola aperta e avvertì il cuore che gli cadeva nello stomaco. Ogni cosa era sott’acqua. Tutto era perduto. Avrebbe perduto tutto. Avrebbe dovuto prenderlo dalla stiva quando la nave aveva colpito le rocce. Non credeva che la nave sarebbe veramente affondata!

    Un pietoso piagnucolio lo distolse dai suoi cattivi pensieri, in particolare quando si rese conto che non era arrivato dalla sua gola. Guardò in basso e vide un cagnolino che stava furiosamente sguazzando nella gelida acqua salata che sciabordava nella stiva allagata. Come era arrivato laggiù? Il livello dell’acqua era così alto che avrebbe potuto facilmente allungare il braccio e afferrare quella povera creatura per la collottola e portarla in salvo.

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