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Oltre l’amore
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Oltre l’amore

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Oltre l’amore è una storia che apre il cuore alla speranza e ci fa capire che nulla è impossibile se si è mossi dall’amore per il prossimo e si da tutto se stessi per aiutare chi è in serie difficoltà e che non vede nessuna luce all’orizzonte. Milena, la protagonista del libro, è un medico ricercatore che vive e svolge il suo lavoro in una città del Medio Oriente, dove è stata costretta a trasferirsi da Roma (sua città natale e dove ha vissuto fino alla laurea), per nascondere un passato difficile che ha affrontato per permettersi gli studi e realizzare il desiderio di una vita, diventare medico, obiettivo che, essendo la sua famiglia di umili origini, non avrebbe mai potuto raggiungere se non avesse fatto quel “lavoro sporco”. Con i suoi colleghi ricercatori, che come lei lavorano con passione nel centro di ricerche, riesce ad arrivare alla radice dei problemi che sono alla base di una buona parte delle malattie invalidanti considerate finora incurabili e a trovare le cure adatte. Oltre al miglioramento iniziale i pazienti riescono a giungere, nel tempo, alla completa guarigione, e persone che fino allora non avevano avuto nessuna speranza di uscire da una situazione umiliante, dolorosa e senza futuro, possono finalmente tornare alla vita, ricevendo anche l’aiuto necessario per trovare una occupazione e finalmente uscire dalla solitudine. Milena in quella città troverà anche l’amore della sua vita: un medico che, come lei, si cala pienamente nei problemi delle persone sofferenti. Quando ripenserà al suo passato, per cui prova ancora disagio e repulsione, si renderà conto che non tutti i mali vengono per nuocere, perché se non si fosse allontanata forzatamente dalla sua città, non avrebbe mai avuto l’occasione inaspettata di raggiungere quel traguardo così entusiasmante che le permetterà di dare il sorriso e la speranza a chi ormai non ne aveva più.
LanguageItaliano
Release dateSep 6, 2016
ISBN9788856779271
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    Oltre l’amore - Masiello Elvira Capece

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-7927-1

    I edizione elettronica agosto 2016

    A tutti quelli che sono nati con una malattia invalidante, con l’augurio, e la speranza, che con l’impegno della ricerca, e con l’amore del prossimo, si possa arrivare a trovare le cure adatte a ridare la vita a chi ne è stato privato da sempre.

    Lo sguardo della ragazza vagava lontano, al di là degli alberi e delle basse colline illuminate da un sole intenso e caldissimo, il cielo era terso e di un azzurro brillante, e solcato, di tanto in tanto, da stormi di uccelli in volo che davano uno sprazzo di rumorosa allegria a tutto quel silenzio, e sollevavano momentaneamente l’animo di Milena, oppresso in quel momento da una cappa di dolorose indecisioni e di dubbi ancora più lancinanti. Aveva da poco compiuto i sedici anni Milena, e la sua vita, fino allora, era stata un turbine di avvenimenti che le avevano dato soddisfazioni da una parte e ripensamenti dall’altra, ripensamenti pesanti, che le avevano avvelenato la soddisfazione di vedersi allineata, come importanza e possibilità economiche, alla gente che contava. Non avrebbe voluto rinunciare per nulla al mondo ai vantaggi che le arrivavano dalla vita che conduceva da un paio d’anni a quella parte, ma la sua coscienza vigile, e tendenzialmente improntata all’onestà, le avvelenava tutti i benefici derivanti da quella ‘attività’, e la faceva riflettere a lungo, in preda al disgusto e ai sensi di colpa.

    Si mosse a disagio sulla pietra dove era seduta, le spalle curve sulle ginocchia e una mano a cincischiarsi le dita di un piede che fuoriuscivano dai sandali completamente aperti, mentre di nuovo la sua mente si perdeva dietro a immagini ed episodi che la disturbavano profondamente.

    Milena era nata e viveva in un quartiere periferico di Roma, frequentava il liceo classico, e già questo era una cosa esageratamente esaltante per lei – una cosa che non avrebbe potuto permettersi se non avesse fatto quella vita – e frequentava giovani della buona società cittadina. La famiglia di Milena era di una povertà che rasentava la miseria. Il papà era un operaio che non aveva un posto fisso e faceva solo lavori saltuari e malpagati, e la mamma, una donna semplice, che probabilmente non era mai neanche andata a scuola, si arrangiava a fare piccoli lavoretti, tipo lavare le scale di qualche condominio, o fare un po’ di compagnia a persone anziane e sole, e il resto del tempo lo dedicava ai figli, che erano quattro, compresa Milena, e che erano ancora piccoli. Nella casa però c’erano armonia e amore, i genitori filavano un accordo perfetto ed erano sempre presenti per ogni difficoltà che riguardava i figli, e il rapporto tra tutti loro era sereno e rilassato, sebbene mancassero molte cose in quella casa, anche quelle che erano indispensabili.

    Milena era una ragazza molto intelligente, lo era sempre stata, fin da piccola, e quell’intelligenza, così viva e così presente dentro di lei, l’aveva portata a farsi molte domande, per le quali era difficile a volte darsi delle risposte. La scuola dove era andata da piccola e che era situata nel suo quartiere, era frequentata allora da alcuni ragazzi che, supponeva, appartenevano a famiglie benestanti, se non ricche, e la differenza che saltava agli occhi, tra quello che quei ragazzini potevano permettersi e gli altri, compresa lei, era così evidente che l’aveva portata, per la prima volta nella sua giovane vita, a chiedersi perché ci fossero quelle differenze così grandi da dare ad alcuni tutto quello che volevano, anche le cose superflue e senza significato, e ad altri una povertà così assoluta da rendere estremamente difficile anche solo mettere insieme il pranzo con la cena. Ci pensava spesso Milena, specialmente quando vedeva la mamma trascinarsi stanca lungo tutto l’arco della giornata, dividendosi tra il lavoro estenuante che faceva fuori casa e i compiti che svolgeva in famiglia per portarla avanti senza che i figli ne soffrissero.

    Aveva da sempre un sogno Milena, fin da piccola: voleva diventare un medico, come la dottoressa che aveva lo studio nel loro quartiere e che lei ammirava come se fosse un essere speciale. Ne era così attratta da spiarla, quando quella arrivava, dalla finestra della sua cameretta, un piccolo ambiente che divideva con i suoi due fratelli e una sorella, tutti più piccoli di lei, e la osservava di nuovo con attenzione quando il suo lavoro terminava e si accingeva a ritornare a casa, ne seguiva i movimenti e ne ammirava il biondo dei capelli e la figura alta e snella che dava agilità alla sua persona. Ne era talmente affascinata Milena, da avere nei suoi confronti una specie di timore riverenziale che la faceva tirare indietro quando si incrociavano per caso qualche volta in strada. Ma finché era stata poco più che una bambina quel sogno le era sembrato attuabile e facilmente raggiungibile, non quando era diventata più grande però, e si era resa conto che arrivare a quel traguardo non sarebbe stato per niente facile, sapeva, anzi, che per lei sarebbe stato praticamente impossibile, e le ingiustizie della vita le erano saltate agli occhi ancora una volta e in una maniera abbagliante e deludente insieme. Ma il suo desiderio di diventare medico era così prioritario dentro di lei da costituire un motivo per farsi mille domande e prendere in considerazione la possibilità, quando sarebbe diventata più grande, di trovarsi un lavoro che le permettesse di realizzare il suo sogno, e finché arrivò alla licenza media non ebbe altro pensiero che quello, un lavoro part-time, ovviamente, per poter continuare a studiare, e l’estate di quello stesso anno, appena finita la scuola, si diede da fare per trovare qualcosa. Naturalmente, però, anche per via dell’età che aveva, dovette accontentarsi di piccole cose che comunque le offrirono la possibilità di iscriversi alle scuole superiori e di continuare a coltivare il suo sogno.

    Era bellissima Milena, alta e sottile e con lineamenti perfetti, aveva i capelli di un castano dorato molto luminoso, e così folti da crearle un’aureola intorno al volto, somigliava alla mamma se la si guardava bene, anche se a prima vista la cosa non risaltava, perché Cesira, la mamma, era una donna un po’ sciatta e trascurata, non per sua colpa naturalmente, ma perché non aveva nessuna possibilità di prendersi cura di sé, sia per il tempo a disposizione, che era quasi inesistente, sia per le possibilità economiche, che erano così scarse da essere quasi nulle.

    Si iscrisse al liceo Milena, e lo fece sentendosi quasi un’intrusa, una persona che si permetteva una cosa che non era nelle sue possibilità, sia economiche che sociali, e nei primi tempi si trovò a disagio tra i suoi compagni di classe, che si vestivano bene e sfoggiavano oggetti lussuosi che spesso le davano un senso di invidia che stentava a nascondere, anche perché la evitavano un poco, quasi avessero capito che non apparteneva al loro stesso ceto sociale. Si sentiva un’aliena in quella classe Milena, e appena arrivava l’ora di uscire, si precipitava fuori e si nascondeva per qualche momento dietro un’edicola o fingendo di guardare le vetrine di un negozio, per osservare le sue compagne di classe, soffermandosi sugli atteggiamenti che avevano e sulle cose che indossavano, soprattutto tre di quelle ragazze, che erano sempre elegantissime, anche se quell’eleganza era un pugno nell’occhio, visto che la sfoggiavano a scuola, e le osservava anche per una specie di tracotante superbia che avevano e che faceva loro trattare gli altri come esseri inferiori. Non sapeva a che cosa attribuirlo Milena, se non alla ricchezza che evidentemente avevano, perché appartenevano, secondo lei, a famiglie di persone importanti e cariche di soldi.

    Cominciò comunque a sognare una vita simile alla loro, e per avere qualche notizia in più, pensò che doveva stringere amicizia con quelle tre ragazze, per essere messa a parte di qualcosa che potesse illuminarla sul tipo di lavoro che facevano le famiglie, o anche loro stesse eventualmente, e iniziò a comportarsi con loro in maniera molto più amichevole e intima, attirandosi all’inizio una specie di rifiuto. La guardavano con aria di sufficienza quelle ragazze, come se la considerassero una guastafeste, qualcuna che poteva mandare all’aria tutti i loro piani, se l’avessero inserita nella loro compagnia. Ma fu proprio quello, invece, che rafforzò in Milena la determinazione a capire come facevano a essere sempre così allegre, quasi non potessero contenere la loro immensa felicità, e da dove venisse quell’eleganza così sfacciata e così piena di fronzoli costosi e tintinnanti che a volte disturbavano perfino la lezione in classe. Studiava con impegno, Milena, e la sera faceva le ore piccole per fare i compiti, dopo che aveva fatto qualche lavoretto fuori casa per guadagnare un po’ di denaro che conservava gelosamente per attuare i suoi progetti. Ma le ore che passava in classe le dedicava non solo alle lezioni, ma anche a spiare di sottecchi le sue compagne, quelle che riteneva ricche, con la speranza di riuscire a capire qualche cosa della loro vita di tutti i giorni, e a scoprire qualche segreto che potesse esserle utile per riuscire ad avere anche lei qualche vantaggio nel futuro più prossimo, un futuro che si avvicinava rapidamente e senza cambiamenti, nella sua vita priva quasi di tutto. Ma le compagne continuavano a evitarla, e quando lei si avvicinava, si facevano un cenno con gli occhi e si appartavano, fingendo di doversi comunicare cose molto importanti che non prevedevano la presenza di una persona estranea al loro piccolo, esclusivo gruppo, e dopo un poco sgattaiolavano via ridendo rumorosamente e facendo girare incuriosite le persone che incrociavano lungo la strada.

    Ma tutte quelle manovre non erano sfuggite a un uomo, che frequentava quel quartiere da un bel po’ di tempo, con intenzioni evidentemente particolari, perché osservava le giovani donne dall’aspetto più affascinante con un’attenzione morbosa, un’attenzione che faceva pensare a un essere viziato in cerca di avventure piccanti. Quell’uomo, che conosceva le tre ragazze, alle quali era stato lui stesso a procurare il lavoro che facevano, aveva notato l’avvenenza di Milena proprio per via delle sue compagne di scuola, che la evitavano con una specie di fastidio, come se rappresentasse una minaccia per loro, e dopo averla studiata a lungo, ed essersi reso conto di quanto sex-appeal avesse, aveva deciso subito di offrire anche a lei il lavoro che aveva dato alle sue tre compagne di classe, e un giorno si appostò davanti alla scuola, e quando quella uscì e si avviò verso casa, dopo aver subito un ennesimo gesto di noncuranza dalle sua ‘amiche’, la seguì, e con una scusa che si inventò lì al momento, le chiese qualcosa che la tenesse impegnata per qualche minuto, per poterla studiare più attentamente, fino a che, dopo aver parlato per un po’, la invitò al bar a prendere un aperitivo, e da quel momento l’ingenuità di Milena si rivelò così favorevole all’uomo che in poco tempo riuscì a coinvolgerla nella sua offerta di amicizia e di un probabile, interessante lavoro, che le avrebbe fatto guadagnare delle belle sommette di denaro, con il quale avrebbe potuto soddisfare il suo desiderio – che le traspariva dagli occhi – disse, di avere anche lei la possibilità di comprarsi abiti e accessori che avrebbero reso la sua figura, già così bella, ancora più desiderabile, lusingandola enormemente.

    Luigi, così si chiamava l’uomo che aveva mostrato tanto interesse per lei, era un procacciatore di ‘affari’ in tutti i sensi, affari che andavano dal ricettare oggetti rubati, soprattutto gioielli, e rivenderli ai negozianti di preziosi, quelli non propriamente onesti, che li smontavano trasformandoli in una maniera tale da renderli irriconoscibili, a tante altre cose, più o meno redditizie, che gli facevano guadagnare considerevoli somme di denaro, ma l’attività che rendeva più di tutte era abbordare ragazze piuttosto appariscenti e dalla figura morbida e sinuosa, per avviarle, dopo aver preso alcune precauzioni, alla prostituzione, ma non a quella che si praticava sulle strade sotto gli occhi di tutti e in maniera piuttosto raffazzonata, una prostituzione invece di alto livello, che coinvolgeva uomini ricchi e importanti, e malati di sesso. Ce ne erano tanti di quegli uomini, aveva potuto constatare Luigi, e non badavano a spese purché la donna, o la ragazza il più delle volte, che gli veniva proposta, fosse veramente bella e ci sapesse fare in quel campo. Così, dopo aver visto più da vicino quanto fascino avesse quella ragazza semplice e chiaramente ingenua, tanto da non avere alcun sospetto sulle sue manovre interessate, la circondò di attenzioni facendole spesso dei complimenti e invitandola a fare delle passeggiate insieme di tanto in tanto, durante le quali trovava il modo di informarsi su alcune cose che la riguardavano e di conquistarsi la sua fiducia prima di metterla al corrente del tipo di lavoro che le avrebbe procurato e che stava già cercando, le diceva.

    Milena non aveva avuto fin lì nessun sospetto, e gli era anzi quasi riconoscente per le attenzioni che dava alla sua persona, e che le sembrava di non meritare, vista la sua estrazione sociale e la semplicità della vita che aveva condotto fino a quel momento, una vita piatta e immersa in un indigenza che non permetteva nessuna cosa che non fosse ordinaria e senza attrattive. Si meravigliava che l’uomo le dedicasse tanto del suo tempo, e si chiedeva se lo facesse solo per l’amicizia che stava nascendo tra loro o perché provava qualcosa nei suoi confronti, un sentimento d’amore per esempio, nel quale voleva coinvolgerla, e faceva tutto quello per consolidare quel rapporto affinché lei gli dicesse di sì senza tentennamenti. Ma la cosa le sembrava un po’ strana, Luigi era molto più grande di lei, a occhio e croce le sembrava che avesse almeno quarant’anni, se non di più, e si meravigliava Milena per il fatto che cercasse un rapporto con lei che era poco più di una ragazzina. Ma si sentiva anche lusingata da quelle attenzioni che le riservava, lui che era un uomo di mondo, colto e istruito, e con un lavoro molto interessante come le aveva detto più volte, senza specificare quale tipo di lavoro fosse.

    Continuò comunque a uscire con lui, rinunciando perfino a quei piccoli lavoretti che aveva fatto fin lì per guadagnare qualche misera somma, e lo fece oltre che per stare insieme a lui quanto più tempo possibile, anche per la speranza che le desse presto quel lavoro di cui aveva parlato spesso prospettandole guadagni sostanziosi.

    Quando ritenne di aver lavorato bene e che fosse giunto il momento di metterla a parte di quello che aveva programmato, la invitò una sera a una festa in casa di amici, una festa, disse, dove ci sarebbero state solo poche persone ma tutte di alto livello, e le regalò dei soldi perché si comprasse un abito alla moda e qualche accessorio indispensabile, facendola commuovere fino alle lacrime per quell’interessamento di cui non era mai stata fatta oggetto da parte di nessuno in tutta la sua giovane vita, e la sera della festa, dopo aver indossato l’abito che aveva comprato, semplice ma elegante, dicendo alla mamma che la guardava con grande meraviglia che lo aveva avuto con un prezzo scontato e lo aveva pagato con i soldi che aveva guadagnato facendo quei piccoli lavoretti di cui lei era a conoscenza, uscì per incontrarsi con Luigi e andare insieme alla festa; era in preda a un grande imbarazzo Milena, si sentiva inadeguata all’ambiente che avrebbe trovato e timorosa di non essere all’altezza di quelle persone. Luigi le aveva raccomandato di comportarsi e di muoversi come una persona un po’ più grande di quello che in realtà era, e di aggiungersi almeno un paio d’anni a quelli che aveva, se qualcuno le avesse chiesto la sua età, favorita dal fatto che sembrava più grande dei suoi quindici anni, che non aveva ancora compiuto ma che non erano molto lontani nel tempo.

    Quando giunsero a casa delle persone che davano la festa, Milena si fermò un attimo, dubbiosa, ma il sorriso caloroso di Luigi, e la mano che le aveva messo sulla spalla in segno di incoraggiamento, le tolsero ogni esitazione, ed entrò in casa imponendosi un sorriso radioso e muovendosi in maniera alquanto sofisticata, come se fosse abituata da sempre a quegli ambienti lussuosi. Nella sala dove si diressero c’era già qualcuno ad attenderli, uomini non più giovanissimi ma che avevano il fascino del potere e della ricchezza, e alcune ragazze, che avevano poco più della sua età, erano sedute in conversazione, anche loro vestite elegantemente e con una sicurezza di sé che mostravano quando si rivolgevano a quegli uomini autorevoli.

    Milena sedette e si guardò intorno, non aveva ancora il coraggio di fare il primo passo per essere coinvolta in una conversazione, e rimase a lungo appoggiata con le spalle al divano seguendo i loro discorsi ma senza osare intromettersi, fin quando si rese conto che quasi la evitavano, e non sapeva spiegarsi il perché, visto che non era stata lei ad autoinvitarsi. Luigi era piuttosto distratto, guardava tutti con un lieve sorriso sulle labbra ma senza mai intervenire, come se fosse un uomo che non faceva parte di quella classe sociale, anche se era una persona abbastanza distinta e dall’aspetto molto gradevole.

    Passò un bel po’ di tempo, e proprio mentre Milena si chiedeva che cosa ci facesse lì, e quale era il lavoro che le era stato promesso, se c’era, uno di quegli uomini, che si chiamava Massimo, andò a sedersi vicino a lei, e dopo avere scambiato alcuni convenevoli le chiese quanti anni avesse e che cosa faceva nella vita di tutti i giorni, le fece dei complimenti per la sua avvenenza, e aggiunse che aveva intenzione di darle un bellissimo lavoro, che l’avrebbe fatta guadagnare bene, così da poter realizzare i suoi sogni e di vivere, da allora in poi, senza problemi e senza preoccupazioni.

    Quando finirono di parlare, passarono tutti in un’altra sala, dove era stata preparata una cena non molto abbondante ma fatta di squisitezze che Milena non aveva mai mangiato. E fu allora che le altre ragazze che facevano parte di quel gruppo, che era composto da quattro di loro e tre uomini, oltre a Luigi, si avvicinarono, e anche loro la circondarono di attenzioni e, in breve, si creò un aria di complicità piacevole e piena di calore.

    Tra il chiacchierare e fare conoscenza tra di loro, mentre consumavano quella cena così particolare, si fece piuttosto tardi, e quando fu ora di ritirarsi, Milena si rese conto che di tutto si era parlato fuorché di lavoro, e chiese a Luigi, che la stava riaccompagnando a casa, come mai non ci fosse stato nemmeno un accenno a quel lavoro, e lui le rispose che aveva bisogno di un po’ di tempo per spiegarle bene in che cosa consisteva, e vedere se se la sentiva di fare quello che lui le proponeva o se voleva scegliere qualche altra cosa, e intanto, aggiunse, non doveva preoccuparsi se aveva bisogno di soldi, perché lui avrebbe potuto darle degli anticipi, se fosse stato necessario, fino a quando avesse cominciato a guadagnare, la qual cosa sarebbe arrivata abbastanza presto.

    Sebbene la cosa sembrasse piuttosto strana a Milena, e le comunicasse dei dubbi, la visione di quei soldi, che intuiva come delle belle somme – da come ne parlava Luigi – non si allontanava dagli occhi della mente, e la faceva rimanere ferma sul suo proposito di cercare di ottenere a tutti i costi quel lavoro che le era stato promesso.

    Così si sforzò di essere allegra e interessata quando le quattro ragazze che aveva conosciuto solo qualche sera prima alla festa, la cercarono e la invitarono a uscire con loro, la prima volta solo due di quelle, e poi, in seguito, tutte e quattro insieme e man mano che la loro amicizia si stringeva, la circondavano di attenzioni e la portavano nei posti più belli e sfarzosi, che Milena ovviamente non conosceva perché erano posti per gente ricca. A volte quelle ragazze si limitavano a portarla solo nei pressi di quei posti e ad illustrarle che cosa rappresentavano e quanta gente facoltosa li frequentasse, e poi la condussero, sebbene una volta soltanto, a visitare una mostra di pittura in uno dei palazzi più belli e più antichi del centro di Roma, una mostra di un pittore famoso, che aveva attirato tanta di quella gente da lasciare Milena a bocca aperta. Tra quelle ragazze ce n’era una, che si chiamava Gianna, ed era quella che più di tutte era interessata invece agli abiti di alta moda e alle boutique che li vendevano, e faceva di tutto per trascinarla nelle strade del centro dove quei negozi fiorivano uno accanto all’altro, perdendosi con gli occhi su quelle meraviglie e chiedendo il suo parere sulla bellezza di quegli abiti e su come le sarebbero stati, secondo lei, una volta che li avesse comprati, suscitando in Milena uno stupore enorme, perché da quello che diceva quella ragazza si intuiva chiaramente che doveva avere alle spalle una famiglia ricca sfondata, e la cosa in un certo qual modo la mortificava e la faceva, ancora una volta, ritenere al di sotto di molti gradini, di quelle che solo da poco erano diventate sue amiche. E il desiderio che Luigi si facesse sentire al più presto e le desse finalmente quel lavoro tanto sospirato, cominciò ad essere impellente più che mai dentro di lei, senza sospettare che tutto quell’interesse che le ragazze mostravano nei suoi confronti e quel girovagare per interi pomeriggi per le strade più lussuose e piene di ‘oggetti del desiderio’ avevano uno scopo ben preciso e delle mire altrettanto predominanti.

    Così quando Luigi le telefonò, sul cellulare che le aveva regalato lui stesso, e le chiese di incontrarsi perché le aveva finalmente trovato un lavoro, del quale voleva discutere con lei prima di prendersi quell’impegno, Milena toccò il cielo con un dito, e subito, davanti agli occhi della mente, si profilò l’immagine di se stessa vestita elegantemente e con accessori raffinati e bellissimi, mentre passeggiava con passo da modella lungo le strade della sua città. Si preparò senza alcun indugio e, dopo aver detto alla mamma che andava a tenere i bambini di una signora, per alcune ore, un lavoro che aveva trovato da poco, disse, si precipitò verso il luogo dove aveva appuntamento con Luigi e, quando lo vide, gli andò incontro con un sorriso smagliante che le illuminava gli occhi di una luce particolare e la faceva camminare con un passo così morbido da dare l’impressione che danzasse.

    Per descriverle in che cosa consisteva il lavoro che le aveva procurato, Luigi si arrampicò sugli specchi, perché sapeva che le avrebbe dato una grossa delusione e, almeno all’inizio, un senso di smarrimento. Milena era una ragazza povera ma onesta, e soprattutto ingenua, si intuiva che aveva alle spalle una famiglia serena dove poteva mancare di tutto ma non l’amore; ma era stato proprio quello, la povertà assoluta, che lo aveva spinto a sceglierla per introdurla in quell’ambiente perverso dove si perdevano tutti i valori ma si guadagnavano somme di denaro non indifferenti, che erano proprio l’esca che attirava chi nella vita aveva sempre dovuto accontentarsi di poco o niente. Insieme al gruppo di uomini, che Milena aveva conosciuto alla festa, Luigi aveva messo su quella specie di commercio, e poiché era l’esponente meno importante tra tutti loro, aveva il compito di avvicinare le giovani donne che aveva scelto e, dopo essersi informato sul loro ‘status sociale’ ed economico, partiva subito in quarta per fare la loro conoscenza e per allettarle con la visione di un mondo migliore, ricco e affascinante, fino a riuscire a prospettare loro la possibilità di entrare a far parte proprio di quel mondo che ammiravano tanto, e di farlo da protagoniste.

    Era stato così anche per Milena; la presenza di quelle ragazze belle e ricche, che erano diventate sue amiche, era stata un ‘escamotage’, proprio per farle avere la visione di quel mondo che lei probabilmente non sospettava neanche che esistesse e che una volta conosciuto, non avrebbe più potuto fare a meno di volerne fare parte. E aveva centrato in pieno l’obiettivo.

    Ma quando disse alla ragazza in che cosa consisteva quel lavoro, che riguardava la prostituzione, sebbene il suo parlare fosse inframmezzato da frequenti pause, la vide bloccarsi di colpo, perdendo tutto il suo entusiasmo e fare una faccia così delusa e amareggiata da temere che dopo tanta fatica potesse andare tutto all’aria. Cercò di parlarle Luigi, mostrandole la cosa in una maniera molto più leggera, e prospettandole invece dei guadagni che le avrebbero permesso, nel giro di pochi anni di realizzare il suo sogno di andare all’università e di diventare un medico, e intanto vivere in una maniera più spensierata e aiutare la sua famiglia, senza dire loro ovviamente che tipo di lavoro fosse, e inoltre avrebbe potuto permettersi tutte quelle cose così belle che tutte le ragazze del mondo desideravano. Parlò e parlò, aggiungendo sempre cose nuove ed entusiasmanti a quello che diceva, e soprattutto cercando di convincerla che lei non avrebbe risentito di quella specie di abusi sulla sua persona, perché sarebbe bastato chiudere gli occhi e pensare ad altro, e tutto quello non sarebbe stato un peso sulla sua coscienza, e intanto avrebbe goduto di grossi benefici.

    Ma l’espressione di Milena passava dalla delusione alla repulsione, fino a quando gli disse, dopo aver combattuto una dura battaglia con se stessa, che non se la sentiva di fare una cosa del genere, umiliante e degradante insieme, e si girò per andarsene, dopo avere aggiunto che ci avrebbe pensato e gli avrebbe dato eventualmente una risposta se avesse deciso per il sì, lasciando Luigi con un palmo di naso e una sensazione di sconfitta che non si aspettava nonostante tutto; avevano avuto sempre successo, lui e i suoi amici quando avevano proposto a giovani donne avvenenti e povere quello che loro chiamavano lavoro, e salvo qualche caso, tutte quelle che avevano avvicinato si erano lasciate convincere, specialmente dopo che le quattro ragazze, che facevano parte della loro ‘associazione’, le avevano portate in giro a rendersi conto di tutte le cose belle che avrebbero potuto avere, compresi abiti di lusso e gioielli.

    Se ne andò con la coda tra le gambe Luigi, deluso e amareggiato per quello che avrebbe perso in termini di guadagno, e perché temeva che Milena spifferasse tutto in giro e la sua sporca attività venisse a galla. Si rimproverò mille volte strada facendo di non aver preso alcuna precauzione, convinto che la ragazza avrebbe accettato subito la sua proposta, dopo aver visto con quanto entusiasmo guardava gli abiti lussuosi nelle vetrine e i relativi accessori, e con quanta foga gli parlasse della sua passione per la medicina e di come avrebbe fatto di tutto per poter accedere all’università a suo tempo. Anche i rimproveri che avrebbe avuto dai suoi amici lo preoccupavano, soprattutto da parte di Massimo, il quale era un uomo così avido e senza scrupoli che lo avrebbe certamente aggredito a male parole e con una violenza inaudita, com’era sua abitudine. Così decise di non dire ancora niente, e di cercare invece di convincere Milena adottando qualche altra tattica e pregandola di non dire niente a nessuno di quello che le era stato proposto, anche se i nomi con i quali tutti loro si erano presentati a Milena erano nomi inventati, naturalmente, anche quelli delle ragazze che, oltre a prostituirsi loro stesse erano a capo di quella ‘associazione’ insieme agli uomini.

    Passò alcuni giorni in preda a dubbi e incertezze Luigi, prima di comunicare ai suoi compagni che la ragazza non aveva accettato la sua proposta, e intanto si preoccupò di chiedere un ennesimo appuntamento a Milena, per cercare ancora di convincerla e per rendersi conto se era tuttora così umiliata e arrabbiata con lui per averla ingannata in una maniera così spudorata.

    Ma Milena si rifiutò di incontrarsi con lui, e lo pregò anzi di non farsi più sentire né vedere, lo pregò in una maniera così accorata che Luigi avrebbe giurato di sentire il pianto nella sua voce, e nonostante tutto si commosse; per lui, che era abituato a frequentare persone senza scrupoli, e che passavano sopra a qualunque cosa, pur di avere denaro in grande quantità, l’innocenza di quella ragazza toccava una corda nella sua sensibilità, e le rispose che non l’avrebbe più disturbata, ma che voleva solo un’occasione per poterle parlare, per qualche minuto soltanto, disse, per spiegarle alcune cose e per scusarsi di essere stato così poco attento da non accorgersi della sua sensibilità, offesa da quelle proposte oscene per lei.

    Ci volle del bello e del buono prima che Milena accettasse di incontrarlo, e in quella occasione fu di poche parole, mantenendo un atteggiamento riservato, e ascoltò a testa china le parole di Luigi, e ad un certo punto si scusò perfino di avergli procurato quel disagio che il suo amico Massimo gli avrebbe fatto certamente pagare caro, ma non se la sentiva di scendere a compromessi con se stessa, poiché non era nella sua natura prestarsi a certe situazioni così umilianti.

    «Era solo per farti guadagnare dei soldi – disse lui – Sei così bella che meriteresti di indossare le cose più raffinate che esistono, e di prenderti degli svaghi, tipo viaggi, per esempio, o villeggiature in luoghi particolarmente belli, senza contare la realizzazione dei tuoi sogni» aggiunse, mentre gli occhi di Milena si accendevano di desideri repressi subito spenti dalla consapevolezza che non sarebbe mai stata capace di scendere così in basso accettando quella proposta.

    Ma Luigi si era accorto dell’esitazione che le aveva acceso per un attimo gli occhi, e capì che, come tutte le donne del mondo, quegli oggetti del desiderio erano una cosa alla quale era difficile rinunciare, una volta conosciuta.

    Così non perse tutte le speranze, ma intanto doveva comunicare agli altri che questa volta avevano fatto un buco nell’acqua, e com’era prevedibile la reazione dei compagni, e soprattutto di quello che per convenienza si faceva chiamare Massimo, fu violenta e infarcita di male parole. Urlò l’uomo, a più non posso, e lo accusò di essere un deficiente e di non saperci fare con le donne: «Ti rendi conto – disse – di quanti soldi perdiamo, che caspita!» aggiunse «Avevi trovato un tesoro con quella ragazza così bella e così sexy, e te la sei fatta sfuggire dalle mani».

    «Non è mica colpa mia – disse Luigi – io ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità, ma se lei non se la è sentita, io che colpa ne ho, non potevo mica costringerla con la forza!».

    Massimo non rispose, e andò via sbattendo la porta con violenza, era arrabbiatissimo. Quel ‘commercio’ che avevano messo su lui e i compagni si era rivelato così redditizio che era difficile adesso rinunciare anche solo a una piccola parte di quei guadagni. Camminò a lungo per le strade, la mente piena di pensieri, il più insistente dei quali era vedere se si poteva fare qualcosa per convincere quella ragazza ad accettare il lavoro che le avevano offerto, e fin quando si ritirò a casa sua quella sera, aveva preso alcune decisioni e scartato delle altre, fino a concludere che avrebbe tentato qualunque cosa pur di inserirla nella schiera di giovani donne che lavoravano per la sua ‘associazione’, non doveva lasciarsela scappare, quella ragazza aveva un tale sex-appeal che avrebbe attirato qualunque uomo, anche quelli più esigenti e viziati.

    Così si calmò e cercò di fare un piano per raggiungere il suo scopo, e il giorno dopo iniziò già a mettere in atto una parte di quello che aveva ideato, mentre Luigi a sua volta andava verso casa sua in preda a pensieri di rabbia e di delusione. Non accettava le proposte di Massimo, che si sentiva il padrone di tutto e se la prendeva con gli altri quando una cosa non andava secondo i suoi desideri. Che poteva fare lui se la ragazza non voleva aderire alle sue proposte? Sapeva che avrebbe perso, al pari loro, una fetta dei sostanziosi guadagni, ma non poteva costringere nessuna a fare quelle cose se non se la sentiva. Così anche lui decise che avrebbe fatto qualche altro tentativo, ma senza costrizioni, e senza che dai suoi occhi trasparisse l’avidità di denaro che si leggeva negli occhi di Massimo. Voleva rispettare la volontà di Milena, che era una ragazza onesta come ce ne erano poche in giro, e che era dotata di una dolcezza ormai piuttosto rara tra i giovani moderni. E quando arrivò a casa sua, aveva deciso di tenere testa a Massimo, e di non insistere con Milena per costringerla a fare quello che non voleva, senza farsi condizionare dall’avidità del suo amico.

    Milena intanto stava attraversando una fase di tristezza e di scoraggiamento che la faceva sentire depressa e demotivata. Aveva perso la compagnia delle quattro ragazze che aveva considerato, fino a qualche settimana prima, delle amiche, e insieme a quelle aveva perso anche la possibilità di distrarsi e di divertirsi, cose che avevano costituito, in quel breve periodo, la parte positiva della sua vita piuttosto anonima e vissuta nella povertà più assoluta. Le sue giornate erano ritornate ad essere solitarie e senza altri interessi che non fossero quelli legati allo studio, aveva perso anche quel misero lavoro che le dava la possibilità di continuare a studiare, e temeva che se non si fosse data subito da fare per trovarne un altro, i suoi progetti per il futuro sarebbero andati all’aria in men che non si dica, facendola precipitare in un baratro senza fondo dal quale sarebbe stato molto difficile riemergere.

    Andava in giro senza posa in quei giorni Milena, ogni pomeriggio, dopo aver fatto frettolosamente i compiti e chiedendo a destra e a manca, ma sembrava che nessuno avesse bisogno del suo aiuto in quel periodo, e tornava a casa scoraggiata e avvilita, ma prima si stampava in volto una espressione apparentemente serena, per evitare che la mamma si accorgesse delle sue sconfitte e si rattristasse anche lei, più di quanto già non lo fosse per la situazione precaria che si viveva nella sua famiglia.

    Un pomeriggio sul tardi, mentre con la coda tra le gambe si ritirava a casa sforzandosi di sembrare allegra e soddisfatta, incontrò inaspettatamente Gianna, una delle quattro ragazze che aveva frequentato fino a poco tempo prima. Fece finta di non vederla Milena, per non sentirsi umiliata nei confronti di quella giovane che come al solito indossava un abito alla moda e reggeva tra le mani pacchi e pacchetti di roba con il nome dei negozi più famosi, e camminò a testa bassa, come se fosse impegnata in quel momento a guardarsi le scarpe, ma Gianna, che si era accorta di lei, la chiamò, e lo fece con una voce così piena di entusiasmo che Milena si sentì lusingata da quell’interesse, e si fermò, sorridendo a sua volta, e lasciandosi abbracciare e baciare dall’amica e ricambiando le sue effusioni, mentre quella le chiedeva come mai non si fosse fatta più vedere.

    Milena non sapeva se Gianna fosse al corrente delle proposte oscene che le erano state fatte, anche se aveva avuto dei forti sospetti allora, così non seppe che cosa rispondere e si mantenne sul vago, dicendo che era impegnata a studiare e per il resto del tempo doveva dare una mano alla mamma, la quale non ce la faceva a portare avanti da sola tutto il lavoro di una famiglia abbastanza numerosa.

    Ma non ci fu bisogno di aggiungere altro a quello che aveva detto, perché Gianna parlò a lungo, quasi senza fermarsi, e poi le propose, prima di ritirarsi, di andare a prendere qualcosa in un bar del centro dove facevano dei dolci e dei gelati superlativamente buoni e che lei, Milena, doveva assolutamente assaggiare, perché erano una cosa speciale, quasi unica.

    Tentò di tirarsi indietro Milena, ma Gianna fu così insistente che alla fine vinse la sua resistenza, e insieme si avviarono verso il centro della città, dove sedettero in un bar tra i più eleganti e ben frequentati e dove la gente che entrava era così benvestita, e in alcuni casi anche ingioiellata, da non poter evitare, almeno per Milena, di lanciare sguardi insistenti su quelle figure che rappresentavano per lei un mondo nuovo e irraggiungibile.

    Gianna parlava ininterrottamente, e di tanto in tanto

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