Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

La ricerca dello stregone
La ricerca dello stregone
La ricerca dello stregone
Ebook245 pages3 hours

La ricerca dello stregone

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Non è facile essere il più giovane di sette figli in una famiglia di famigerati stregoni, specie per Ayden Dracre. In un mondo in cui gli stregoni praticano solo la magia oscura e i maghi praticano solo la magia di luce, Ayden ha un problema, è davvero incapace di essere cattivo. Per quanto si sforzi, tutti i suoi incantesimi che dovrebbero causare il caos vanno male. Quando scopre  che la sua famiglia ne ha abbastanza dei suoi errori, Ayden decide di prendere il suo destino nelle proprie mani.

Ha una possibilità di dimostrare alla sua famiglia di essere degno del nome di stregone, o si ritroverà dal lato sbagliato della collera di sua madre: deve sconfiggere il più potente mago del mondo. Ci sono solo due problemi: non sa come combattere con la magia e non vuole fare male a nessuno. Se vuole sopravvivere alla sua ricerca, dovrà affidarsi agli alleati più improbabili.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateSep 16, 2016
ISBN9781507155226
La ricerca dello stregone

Read more from Rain Oxford

Related to La ricerca dello stregone

Related ebooks

Fantasy For You

View More

Related articles

Reviews for La ricerca dello stregone

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    La ricerca dello stregone - Rain Oxford

    La Ricerca dello Stregone

    La Saga dello Stregone – Volume 1

    Rain Oxford

    Traduzione di Carmelo Massimo Tidona

    La ricerca dello stregone

    Autore Rain Oxford

    Copyright © 2016 Rain Oxford

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Carmelo Massimo Tidona

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Epilogo

    L’autrice

    Capitolo 1

    «Lasciate solo che vi dica...» Mi fermai perché di colpo stavo parlando a una porta. Sospirai e ripresi la strada. La paura e la fame stavano avendo la meglio su di me. Un uomo uscì dalla foresta, seguito da un enorme animale sovrappeso a chiazze bianche e nere che si muoveva lentamente. «Scusatemi, signore», dissi, mostrandogli tutto l’entusiasmo che riuscivo a mettere assieme.

    «Sì? Come posso aiutarvi?» mi chiese. Era un uomo dall’aspetto gentile e, anche se indossava vestiti logori, aveva il volto e i capelli puliti.

    «Mi chiedevo, sareste interessato a comprare dei fagioli magici?»

    Lui aggrottò la fronte e scosse la testa. «Mi spiace, ho appena ceduto i miei fagioli magici per questa bestia». Indicò l’animale, che stava brucando l’erba. «Ma sarei disposto a scambiare la bestia per i vostri fagioli, non penso davvero di aver fatto un buon affare».

    Estrassi la manciata di fagioli dalla tasca ed esaminai l’animale. «Io... mi spiace, mia Madre mi ucciderebbe se accettassi». Era una bugia, ma non sarei riuscito a vivere con me stesso se le avessi consegnato un animale.

    «Comprendo. Vi auguro una buona giornata».

    «Anche a voi». Si affrettò a riprendere il cammino e io sospirai. Almeno non ha notato il mio stemma di famiglia ricamato sulla veste verde scuro. Poteva dipendere dal fatto che avevo indossato la veste al rovescio. Di proposito.

    Dopo la quinta porta a cui avevo bussato senza che nessuno aprisse, avevo rovesciato la veste per nascondere il ricamo dorato. Aveva funzionato: ora le persone aprivano la porta, anche se solo per sbattermela in faccia. Tuttavia, era sempre meglio sembrare un idiota che un membro della famiglia Dracre. Dracre era un nome che la gente temeva perfino di pronunciare ad alta voce, e nessuno era tanto pazzo da aprire la porta a uno di noi. Mia Madre in particolare era nota come la stregona più vendicativa di tutte, un titolo di cui si vantava ogni volta che facevo qualche errore.

    E ne facevo davvero parecchi. Ad esempio, tutto quello che avrei dovuto fare era vendere qualche fagiolo maledetto. Avevo passato tre giorni in giro per quelle terre, setacciando ogni collina e vallata in cerca di un povero sventurato che li avrebbe comprati, ma le uniche persone ad aprirmi la porta erano, in effetti, povere. Non era che la mia famiglia avesse bisogno di soldi; non mancava mai gente che avesse bisogno di maledizioni o pozioni. Mia Madre voleva solo assicurarsi che io facessi la mia parte nel diffondere il caos.

    Mi sedetti su un grosso masso a lato della strada. Mi facevano male i piedi. La triste verità era che avrei dovuto essere in grado di vendere quei fagioli a qualcuno, ma ero davvero un pessimo stregone. Tirai fuori un panetto d’argilla e la mia bacchetta.

    Era una bacchetta perfettamente dritta, fatta di palissandro, con stemmi eleganti incisi sull’impugnatura. Mia Madre aveva gettato via le mie prime tre bacchette e me ne aveva fatte fare di adatte a uno stregone, come la sua. La sua bacchetta era sinistra e contorta, fatta d’ebano, con potenti incisioni per tutta la lunghezza, che si muovevano casualmente. Sfortunatamente, non aveva importanza quanto mi sforzassi di farne una come la sua, si trasformava in questa ogni volta che la usavo. Era una grande fonte di divertimento per i miei sei fratelli maggiori.

    Alzandomi, misi da parte la mia veste, sia per la vergogna che perché era un caldo giorno d’estate. Posizionai con cura l’argilla sulla pietra e agitai la bacchetta nella sua direzione, cercando fortemente di trasformare quella massa in un pezzo di bistecca al sangue. Invece l’energia passò attraverso di me, nella mia bacchetta, e trasformò l’argilla in... una mela e dei broccoli. Gemetti. Perché devo per forza essere vegetariano? Tutti i miei fratelli riuscivano a evocare della carne. Io dovevo affidarmi alla caccia per averne, ma ogni volta che ci provavo non riuscivo a trovare il coraggio di colpire un animale.

    «Non dovresti avere quella cosa, giovanotto». Una voce mi riscosse dalla mia tristezza. Alzai lo sguardo e vidi un uomo con una bella maglia beige e dei pantaloni blu. Dalle condizioni decenti dei suoi abiti, e dai capelli castani ben curati, capii che era un venditore itinerante. Avevano tutte le cose migliori. Indicò la mia veste, su cui spiccava chiaramente lo stemma della mia famiglia.

    «È il marchio della mia famiglia», dissi, cercando di sembrarne fiero.

    Mi rivolse un’occhiataccia incredula, di certo a causa dei miei capelli biondi e degli occhi azzurri. Tutti i Dracre avevano capelli neri e occhi bordeaux. «Quello è lo stemma dei Dracre, e so che non c’è nessun mago tra loro».

    Sussultai. «Non sono un mago! Sono uno stregone!»

    L’uomo rise. «Con quei capelli biondi? Impossibile». Se ne andò, scuotendo la testa e borbottando di maghi che cercavano di essere ciò che non erano.

    Sospirai. I miei fratelli mi prendevano in giro ogni giorno, dicendo cose come che nostra Madre mi aveva rubato da una famiglia di maghi, o peggio... di taumaturghi! I maghi erano quanto di più contrario alla magia nera potesse esistere, laddove nessuno stregone degno di tal nome avrebbe mai alzato un dito per aiutare un’altra persona. Gli unici che la mia gente considerava peggiori dei maghi erano i taumaturghi, che erano guaritori e creatori di cerche.

    Dato che i maghi erano noti per i capelli biondi, e gli stregoni avevano capelli neri, non sarei mai stato accettato nella mia famiglia. Mangiai la mela e i broccoli, poi sospirai e mi diressi verso casa.

    *      *      *

    Arrivai a una baracca scura nel mezzo della foresta proprio al tramonto. Era fatta di pietra grigia e coperta di edera color sangue. Gli alberi tutto attorno erano morti, cosa che avvertiva i passanti che si trattava della casa di un utilizzatore di magia nera. Tentai di aprire la porta, ma era chiusa a chiave. Sospirai e bussai.

    «Madre? Sono tornato». Quando non ci fu risposta, estrassi la bacchetta e la agitai verso la maniglia. Il metallo rispose con una brusca scarica di energia che mi bruciò la mano.

    La porta si aprì con dietro il mio fratello più grande. Zeustrum ridacchiò, facendo risaltare più del solito i suoi lineamenti acuti e spigolosi. «Lo sapevo che eri un mago».

    «Levati dai piedi», dissi.

    «Chiedi per favore, mago».

    «Spostati!» urlai. Aveva i capelli neri acconciati in una treccia lungo la schiena, come al solito. Ne andava talmente fiero che non li aveva mai tagliati. Avrei voluto tagliarglieli io e guardarlo piangere. Quando ero piccolo e lui cercava di far pratica dei suoi metodi di tortura su di me, riuscivo a mandarlo via solo tirandogli la treccia. Ahimè, aveva imparato il trucco, quindi non ci avrei neanche provato stavolta.

    Lui fece solo un sorrisetto. «Nostra Madre ha detto che se non avessi venduto i fagioli maledetti non avresti avuto il permesso di rientrare».

    «Non è colpa mia! Non hai idea di quanto sia difficile vendere prodotti magici di questi tempi».

    «Sei una tale delusione per la famiglia», disse lui prima di sbattermi la porta in faccia. Attesi un attimo prima di girare la maniglia ed entrare.

    L’interno della casa era probabilmente dieci volte più grande dell’esterno. La cucina era il cuore della casa, con l’area comune che la circondava. Solo un muretto di pietra all’altezza delle ginocchia divideva la cucina dal soggiorno intorno a essa. Fungeva anche come lungo tavolo sul quale preparavamo gli ingredienti per le pozioni. C’erano molte pentole, cucchiai e strumenti di misura che la mia famiglia usava per preparare veleni, pozioni e maledizioni.

    Il soggiorno veniva usato soprattutto per intrattenere gli ospiti e fare piani. Da quando i maghi non offrivano più maledizioni, la clientela della famiglia Dracre era notevolmente aumentata. All’estremità nord, una scala a chiocciola portava al secondo piano, dove c’erano le nostre stanze da letto. Mi ci diressi solo per urtare quello che sembrava un muro solido.

    «Ayden, Zeus ha detto che hai fallito nel semplice compito che ti avevo assegnato», disse la voce di mia Madre dalla cucina. Non l’avevo vista entrando, ma avrei dovuto immaginarmi che ci fosse.

    «Buonasera, Madre. Non direi esattamente che ho fallito. Ho avuto dei soldi in cambio? no, ma è stato perché...»

    «Li hai regalati?» chiese lei.

    «No».

    Era una donna molto alta e sottile, con lunghi capelli neri e lisci, freddi occhi bordeaux e zigomi sporgenti. Non c’era nulla di gentile o caloroso nel suo aspetto. Perfino le sue lunghe unghie sembravano più artigli che non le unghie piatte che aveva altra gente. Sapevo per esperienza che erano molto dolorose. Potenti, pericolosi anelli adornavano le sue dita pallide e sottili.

    «Vai nella tua stanza. Mi occuperò di te domattina». La sua voce era calma, che era il massimo della femminilità che raggiungeva, e mi diceva senza ombra di dubbio che ero in grossi guai. Se avessi regalato i fagioli, almeno avrei raggiunto il suo scopo di generare caos.

    Corsi su per le scale, fino all’ultima porta della stanza circolare, e mi chiusi nella mia camera. La mia stanza era la più piccola della casa – a stento grande a sufficienza per il mio lettino. Estrassi il mio baule da sotto il basso letto e mi cambiai la maglia nera e i pantaloni con una maglia color bronzo a maniche corte e dei pantaloni marroni.

    C’era una ragione per cui non tenevo uno specchio nella mia stanza: come se essere l’unico in famiglia a cui non piaceva generare il caos non fosse abbastanza imbarazzante, ero anche il più piccoletto. Oltre ai capelli biondi e agli occhi azzurri, ero piccolo e magro per la mia età. Mentre iniziavo ad arrotolare la mia veste, sentii diversi dei miei fratelli parlare fuori della porta.

    «Pensi che nostra Madre finalmente lo caccerà di casa?» chiese Thaddeus, il più giovane di loro. Thad non istigava mai niente di suo, preferiva stare da parte e lasciare che combattessero tutti gli altri, per poi schierarsi col vincitore. Essenzialmente andava dietro a Zeustrum.

    «Lo spero. Forse allora potremmo ottenere un fratello che valga qualcosa», disse Bevras. Era il secondo più grande, e probabilmente il più violento. Zeustrum e Bevras erano gemelli e si sostenevano sempre l’un l’altro.

    «Nostra Madre non lo lascerebbe mai andare», commentò Zeustrum. «Non permetterebbe a qualcuno di rovinare il nostro buon nome. L’ho sentita dire a nostro padre che questa sarebbe stata la sua ultima possibilità. Penso che si sbarazzerà di lui una volta per tutte».

    Una volta per tutte? Nostra Madre non avrebbe... Sì, avrebbe.

    «Quindi non verrà con noi a distruggere Magnus?»

    Magnus? Nostra Madre li stava mandando a sconfiggere Magnus? Quel mago era ben noto in tutta Akadema per il suo grande potere e altruismo. Neanche gli stregoni più potenti potevano accedere al suo castello.

    «Ovviamente no. Ayden non avrebbe nessuna possibilità contro un mago potente come lui».

    Il cuore mi si appesantì quando compresi cosa avrei dovuto fare. Non ero nato crudele come i miei fratelli, ed era ovvio che non lo sarei semplicemente diventato crescendo. Il solo modo in cui avrei potuto farmi accettare dalla mia famiglia era fare qualcosa di drastico. E se avessi potuto far pratica causando del caos lungo la via, meglio ancora per la mia reputazione.

    Raccolsi tutto ciò che possedevo in una piccola borsa e attesi che tutto tornasse calmo. Ben presto aprii la porta, scoprii che i miei fratelli se ne erano andati e sgattaiolai lungo la sala. Quando raggiunsi il fondo delle scale esitai, ma non vidi nessuno. Arrivare alla porta d’ingresso fu quasi troppo facile.

    Mi fermai presso un enorme salice che usavo da bambino per nascondermi e guardai indietro verso la casa, certo che quella fosse un qualche genere di trappola... ma non c’era nessuno a guardare, in attesa di fermarmi. Poi mi voltai e saltai con un sonoro squittio. Mi tappai la bocca con una mano per zittirmi. Mio padre, dritto in piedi davanti a me, sembrava in qualche modo triste. «Ti prego, non dirlo a Madre», sussurrai. Mi sarei maledetto da solo, potendo, per aver pensato di poter sfuggire al mio destino.

    Lui si mise un dito sulle labbra in segno di silenzio. Lo faceva alle volte, quando c’ero solo io in giro, e avevo sempre pensato che fosse strano. Mio padre non era come mia madre. Sì, era uno stregone, e pertanto usava la magia solo per fini egoistici, ma non era mai crudele con me o i miei fratelli. Se avessi pensato che uno stregone ne fosse capace, sarei arrivato a dire che gli dispiaceva per me.

    Anche se Kille Rynorm non aveva i muscoli possenti di un guerriero, era molto più forte di quanto un normale stregone avesse necessità di essere. Aveva capelli neri e corti, che rendevano più severo il suo viso. La sua mascella era puntuta e sempre ben rasata. Ciò che la gente notava come prima cosa erano i suoi occhi, che cambiavano colore, si pensava in base al suo umore. Di solito erano di uno scuro color ruggine, ma quella notte erano dorati.

    Non alzava mai la voce e non perdeva mai le staffe. Non ne aveva bisogno. Quando c’era lui, le persone desideravano solo tenere la testa bassa e comportarsi bene. Anche se non avevo mai conosciuto la sua famiglia, immaginavo che fossero come lui.

    I membri della sua famiglia erano addestratori di draghi, e di grande successo, finché mio padre non aveva sposato mia Madre. Lei aveva tentato di prendere il controllo dell’attività senza sapere nulla di draghi. Dopo che molti di essi erano rimasti uccisi a causa del suo trattamento improprio, avevano lasciato liberi quelli rimasti. Mia Madre spesso mi diceva che i draghi si erano estinti prima della mia nascita, ma a me piaceva pensare che si stessero semplicemente nascondendo da lei.

    Nelle loro camere da letto.

    Come facevo io.

    Anziché lasciar ricadere al fianco la mano, mio padre me la mise gentilmente sulla spalla. «Non lo dirò a tua madre. Avresti dovuto andartene una vita fa».

    «Zeus ha detto che Madre si sbarazzerà di me. Intende uccidermi?»

    «Sì. Tua madre è sempre stata fin troppo ambiziosa. Per lei, i figli sono al pari degli schiavi. Corri, finché ne hai la possibilità. Non sono un veggente, ma so che imparerai molto durante il viaggio che hai davanti».

    Annuii. «Si arrabbierà con te per avermi lasciato andare?»

    Lui fece un sorrisino, cosa che mi sconvolse profondamente. Non pensavo neppure che ne fosse capace. «Me ne occuperò io. Almeno per oggi». Il suo sorriso scomparve. «Alla fine ti cercherà».

    «Allora dimostrerò di essere lo stregone più forte di Akadema prima che lo faccia». Mentre mi avviavo lungo la strada buia, la mia risolutezza aumentò. Sapevo di poter diventare uno stregone talmente potente che neanche i miei fratelli avrebbero potuto contestarlo. O quello, o non sarei mai tornato.

    *      *      *

    Al terzo giorno stavo rimpiangendo la mia decisione. Akadema era un posto splendido per vivere in un villaggio tranquillo, o da solo in un capanno nei boschi, ma non c’era molto altro. C’era qualche castello, ma perfino quelli erano piccoli. Essenzialmente, avevamo abbondanza di foreste, strade di terra battuta, campi pianeggianti e colline.

    Anche se avevo incontrato numerosi viaggiatori, nessuno era interessato a niente a parte commerciare, e io non avevo nulla di valore. Sulle strade principali, di norma incontravo quattro o cinque villaggi al giorno. Dato che sembravano tutti uguali, non mi sarebbe dispiaciuto un cambiamento di scenario.

    Ero sul punto di voltarmi e tornare a casa quando udii della confusione alla mia destra. C’erano urla e richieste di aiuto, perciò decisi di andare a vedere. Dopotutto, c’era sempre qualcosa che uno stregone poteva fare per peggiorare un problema.

    Seguii la strada lungo una collina, dove vidi un pittoresco villaggio in una vallata poco profonda. Be’, di solito doveva essere piacevole. Al momento, però, era in fiamme. Quando vidi degli uomini correre da una parte all’altra con le braccia cariche di refurtiva, pensai fossero saccheggiatori. «Be’, se li stanno già saccheggiando... il minimo che posso fare è partecipare». Madre sarebbe molto orgogliosa se le giungesse voce che ho terrorizzato un intero villaggio.

    Mentre entravo nella cittadina, riuscii facilmente a distinguere i predoni dai residenti per via delle loro cappe verde foresta. La mia era troppo chiara per confondersi con esse, ma dopo averla gettata in terra ed esserci saltato sopra un paio di volte si adattava abbastanza bene. Uno dei predoni mi passò un pesante sacco pieno di monili d’oro. Sapevo che si trattava di gioielli perché nel sacco c’era un buco da cui fuoriusciva il contenuto.

    Raccolsi velocemente quelle ricchezze e le cacciai nella mia sacca. Wow, è stato facile. Il sentiero era costeggiato da piccole capanne, per cui scelsi la più vicina. Prima che potessi anche solo fare un passo all’interno, però, un predone arrivò e mi spinse un sacco di bottino tra le braccia.

    «Oh, ciao», disse. «Quando hai iniziato?»

    «Oggi», risposi automaticamente.

    «Be’, bello averti qui. Vai a dare una mano a Dorna».

    Esitai. Non avrei dovuto aiutare nessuno. «Chi è Dorna?» chiesi. Vagai per il villaggio e raccolsi altra refurtiva che era stata abbandonata. Sfortunatamente non c’era altro che cibo, oggetti di legno e abiti stravaganti.

    Sentii un sommesso nitrito dietro di me, mi voltai e schivai giusto in tempo per evitare di essere infilzato. Un unicorno bianco puro con un corno dai riflessi perlacei scosse la testa e ridusse la distanza tra noi. Annusò me e la mia veste come se stesse cercando uno zuccherino, cosa che mi rese molto complicato schivare il suo corno. Ero meravigliato, davvero, ma anche turbato. Era ampiamente noto che agli unicorni non piacessero gli stregoni, perciò il fatto che quello si stesse comportando

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1