Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Ultimo respiro nel labirinto
Ultimo respiro nel labirinto
Ultimo respiro nel labirinto
Ebook187 pages2 hours

Ultimo respiro nel labirinto

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Il fascino delle Ville Venete attira ogni anno turisti da tutto il mondo, i quali accorrono ad ammirare i dipinti e le strutture di quelle residenze di altri tempi, così come i loro rigogliosi parchi. In questa cornice scorre la vita di una famiglia benestante e di alcune persone a essa legate da sentimenti di amicizia, aspetti economici o emozioni contrastanti. Quando uno di loro, un uomo stimato e dalla vita apparentemente irreprensibile, viene ritrovato cadavere all'interno di un labirinto, dubbio e sconcerto attanagliano tutti i suoi conoscenti. Omicidio o suicidio? È necessario indagare: nella vita, il successo può comportare sconvolgimenti nell'animo umano. Per risolvere il caso, molte ipotesi sono vagliate dall'ispettore Falchetti. Fino a che un ginecologo con la passione per la psicologia non mette insieme tutti i pezzi e svela gli aspetti più intimi e crudeli di quel mistero.
LanguageItaliano
Release dateSep 19, 2016
ISBN9788822846433
Ultimo respiro nel labirinto

Read more from Barbara Massaria

Related to Ultimo respiro nel labirinto

Related ebooks

Psychological Fiction For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Ultimo respiro nel labirinto

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Ultimo respiro nel labirinto - Barbara Massaria

    Ringraziamenti

    Prologo

    Quando la fine dell'inverno ha un clima piuttosto mite la Riviera del Brenta offre alle persone che desiderano fare una gita, o una piccola vacanza durante il fine settimana, uno scorcio di splendidi paesaggi.

    In tal modo visitare le Ville Venete diventa estremamente piacevole, in quanto non sono ancora invase dai turisti, i quali solitamente le affollano in altri momenti dell'anno.

    Accanto a una delle più rinomate e prestigiose Ville del Settecento, Villa Nardin, sorge una villa più modesta nella grandezza, costruita circa un secolo dopo, di squisita architettura, che appartiene attualmente alla famiglia Valenti. Essa presenta un giardino con un muro perimetrale, il quale sulla destra funge da confine tra questa proprietà e il più vasto parco della rinomata Villa.

    Esiste un cancello di ferro nero, con degli intrecci di foglie e di fiori su tutta la superficie, che permette di passare da una proprietà all'altra.

    Affissa a entrami i lati del cancello c'è una targa che recita:

    Sii la mia luce nel cielo oscuro,

    sii la via che mi guida

    verso l'uscita del labirinto.

    1. Il ricevimento

    La signora Elena Gorini in Valenti, a seguito del ritorno del marito da un viaggio in Europa, organizzò un piccolo ricevimento. Esso si svolse una domenica pomeriggio di quel marzo fortunato dal punto di vista climatico; per quell'occasione Alberto Valenti stava eseguendo alcune sonate di Beethoven, repertorio di molto suoi concerti, per gli amici più stretti e per altri facoltosi invitati.

    «È una splendida giornata, sembra quasi primavera! In effetti, non manca molto al cambio di stagione... Ha fatto proprio bene a scegliere il suo giardino per questo evento; ha fatto disporre i tavolini all'esterno così bene, e i vasi contengono dei fiori che non ricordo di aver mai visto sulle tavole in questo periodo dell'anno... Lei ha organizzato questo ricevimento in modo davvero delizioso!» Questo fiume di parole uscì una certa enfasi dalla bocca della signora Pecci, mentre si rivolgeva alla padrona di casa, gesticolando animatamente in direzione dei tavoli. «I tramezzini sono ottimi, quello al salmone e uova è così squisito che tra poco ne prenderò un altro!»

    «La ringrazio, signora Pecci. Per la verità ho cercato di rendere questo ricevimento non troppo formale, perché so che mio marito così preferisce» rispose con pacatezza la signora Valenti.

    «Penso dovreste organizzare più di frequente occasioni come questa, permettono di conoscere molta gente nuova... oltre ad ascoltare dell'ottima musica, s'intende» aggiunse l'altra donna, che presentava un volto segnato dalle rughe dell'età e una costituzione non più esile. Subito dopo addentò il pezzo di un dolcetto afferrato poco prima da un vassoio.

    «Mio marito è spesso impegnato con le prove e con i concerti a teatro, ma ci saranno certamente altre occasioni» replicò con cortesia la padrona di casa. «Ascoltate... sta iniziando a suonare un nuovo brano.» Voltò la testa cercando con lo sguardo Alberto che, seduto al pianoforte posto su una struttura rialzata, iniziava a far scivolare le dita sui tasti dello strumento, producendo una nota melodia.

    Il vociare diffuso degli invitati poco a poco si quietò, e tutti i presenti si voltarono verso il pianista, ascoltando la musica, con i calici di champagne o di prosecco tra le dita.

    Elena, cogliendo il momento di distrazione della signora Pecci, che osservava ora con curiosità Alberto Valenti, si affrettò a salutarla cortesemente.

    Si avvicinò a una signora dai capelli biondi, che indossava un lungo abito di lana dai vistosi disegni floreali, ed era accompagnata da un uomo.

    Con un tono di voce amabile attirò l'attenzione della donna. «Serena, cara, che piacere rivederti.»

    Le due si abbracciarono affettuosamente.

    «È stata una fortuna che Giorgio abbia deciso di trascorrere un po' di tempo assieme a me nella villetta che si trova qui vicino, quella che abbiamo acquistato qualche tempo fa, per staccare un po' dal suo noioso lavoro. Così ho potuto raggiungervi senza dover fare chilometri di treno e poi di taxi» rispose gaiamente la signora Serena Spezzani in Lamon. «Ho sentito dire che Alberto è stato via per alcuni mesi per proporre i suoi concerti in giro per il mondo... Avrà avuto un gran successo, immagino.»

    «Sì, è proprio come dici. Ho quasi temuto non sarebbe più tornato a casa!»

    A questa affermazione le due donne si misero a ridere.

    «Verrete a trovarci prima che ce ne ritorniamo a Roma, non è così?»

    «Ma certo, cara. Siete proprio a due passi» detto ciò, Elena sospirò. «In effetti, però, mio marito mi ha confidato che dopo i frenetici mesi passati all'estero non desidera assolutamente muoversi dalla villa, se non di pochi metri... ma sono certa riuscirò a convincerlo a fare un piccolo sforzo! Non dirà di no: siete tra i nostri più cari amici...»

    «Oh cara, grazie...» mormorò con un sorriso Serena. Poi aggiunse: «Suppongo il viaggio sarà stato faticoso per tuo marito, in fondo non è più un ragazzino. Quanti anni ha adesso?».

    «Cinquantaquattro.»

    «Ma non se li porta male» intervenne Giorgio Lamon, che fino a quel momento aveva ascoltato le due donne senza dire niente. «Anche se non pratica spesso dello sport, la sua corporatura dopotutto mi sembra ancora giovanile e robusta. A essere sinceri, ha solo qualche cenno di calvizie, proprio come ce l'ho io.»

    «Ma sì, caro, non te la prendere. Entrambi avete i capelli ancora quasi del tutto neri, in fondo. Poi, Alberto è sempre così elegante al pianoforte con quel completo da uomo...»

    «Lui ama portare abiti di taglio raffinato anche nei momenti meno informali, lo avrete notato ormai» Elena sorrise.

    «È proprio vero, ha un certa classe tuo marito.»

    Giorgio Lamon sbuffò. «Anche io mi vesto bene... Oh, scusatemi, ho visto un amico che non incontravo da tanto tempo. Vado a salutarlo.» Si allontanò, dirigendosi verso un uomo di circa quarant'anni, vestito con un completo color marrone.

    Elena guardò il prato, a destra e a sinistra. «Non vedo tuo figlio, è qui con voi?»

    «Starà giocando qui intorno con le sue biglie, immagino, oppure starà giocando al piccolo esploratore.»

    «Quanti anni ha?»

    «Ormai otto, è un piccolo ometto» rispose Serena con un certo orgoglio.

    «Vado a salutare gli altri invitati. Se lo vedrò da qualche parte ve lo riporterò.»

    «Ma certo, non ti preoccupare. Vedi, io non mi preoccupo, conosciamo praticamente tutti coloro che sono presenti a questa festa...»

    Elena infine si allontanò per raggiungere la piattaforma sulla quale stava suonando suo marito. Lo guardò.

    Lui ora era concentrato solo sul suo pianoforte e sembrava non vedere null'altro, così lei non poté fare a meno di iniziare a sorridere dolcemente mentre continuava a osservarlo.

    A differenza degli amici che aveva appena salutato, loro due non erano stati benedetti dall'arrivo di un figlio in tutti gli anni trascorsi assieme, ormai venticinque; a quarantasette anni, ella aveva ragionevolmente rinunciato a sperare. Questo non aveva però impedito loro di essere felici: spesso, infatti, si riscoprivano innamorati come agli inizi della loro relazione. Solo la complicità, forse, era un po' sfumata con il tempo, sostituita da un affetto che permaneva duraturo.

    Ciò che l'aveva attratta di lui molti anni prima, e che ancora adesso le piaceva, era la sua dolcezza; amava la sua mitezza, così come i suoi sorrisi caldi. Amava anche il suo leggero umorismo, la sua blanda ironia che mai sfociava in cinismo.

    Tuttavia, da quando era ritornato dal suo tour di concerti, sembrava esser diventato in qualche modo più serio.

    Quel lungo viaggio in Europa compiuto da Alberto li aveva divisi per alcuni lunghi mesi. Lei era riuscita a raggiungerlo, certo, saltuariamente, quando i suoi impegni come insegnante glielo avevano permesso, ma i giorni insieme erano trascorsi sempre troppo in fretta.

    Era contenta che quel periodo frenetico fosse terminato, visto che nell'ultimo mese aveva notato segni di evidente stanchezza sul volto del marito.

    Sospirò. Non era tornato nemmeno da una settimana e già qualcuno gli aveva proposto di eseguire un'altra serie di concerti, questa volta in America; non le aveva ancora spiegato tutti i dettagli, ma lei sperava che questa volta avrebbe potuto raggiungerlo per trascorrere un periodo un po' più lungo assieme.

    Fu interrotta dai suoi pensieri dalla signora Pecci, che continuava a gironzolare tra i tavoli e infine era riuscita a raggiungerla di nuovo.

    «Ha davvero delle splendide camelie, lo sa? Quelle lì in fondo dal colore rosso acceso... Cosa non farei per averne di simili nel mio cortile! Ma tutto ciò che pianto sembra avere vita breve.» Sospirò. Dopo una certa iniziale esitazione, cambiò repentinamente argomento. «Ho visto molti volti noti qui intorno, ma alcuni di loro sembrano inavvicinabili... Non potrebbe presentarmi qualcuno?» chiese con un tono di voce dal quale emergeva la sua fervente speranza.

    «Certamente, signora. Datemi però il tempo di andare a controllare se stanno per servire le altre torte che avevo ordinato di preparare.»

    Con questa scusa, Elena si affrettò a congedarsi dall'invadente signora e a dirigersi verso la casa.

    A qualche passo di distanza dalla signora Pecci, che era rimasta visibilmente interdetta per non essere stata subito accontentata, Giorgio Lamon raggiunse l'amico, il quale stava seguendo l'esibizione del pianista in piedi con un bicchiere in mano.

    «Ciao Enrico.»

    «Ciao Giorgio, vecchio mio, come stai? Come procedono gli affari?»

    «Direi che va tutto a gonfie vele, come al solito. È quasi noioso» replicò il signor Lamon, poi prese un bicchiere di vino rosso da un vassoio e si mise a sorseggiarne il contenuto. «Alberto è sempre impeccabile, non trovi?»

    Enrico non rispose subito, ma tacque per un lungo momento degustando il liquido chiaro dal proprio calice. Infine replicò: «È da molto tempo che non ho modo di udire una sua esibizione, forse da qualche anno. Non ricordavo suonasse esattamente in questo modo...»

    «Certo, il suo stile è molto particolare.»

    «Sì, ma io mi stavo riferendo a qualcos'altro» affermò Enrico Clevani con una strana espressione sul volto. «Ascolta bene... non senti?» E dopo qualche momento, improvvisamente, aggiunse: «Ecco, ancora».

    «Sì,» rispose dubbioso Giorgio «hai ragione... Ma, ti ripeto, è nel suo stile: ogni musicista dà la propria interpretazione di un brano, di un passaggio particolare della composizione. Tu dovresti saperlo meglio di me. A me sembra che il suo modo di soffermarsi su certi passaggi di quel sonetto siano originali e abbiano un certo gusto.»

    L'altro non replicò, continuando ad ascoltare l'esibizione con un'aria concentrata e le labbra leggermente strette tra loro. Sollevò la mano libera e mosse le dita in un certo modo, velocemente. Ripeté poi quel movimento con delle pause particolari. Scosse appena il capo.

    Rimasero ad ascoltare per un po' di tempo la musica, poi Enrico parlò cambiando argomento. «Senti, per caso hai visto Carlo?» Aveva ora un tono di voce leggermente più duro.

    «Intendi il fratello di Alberto?»

    «Sì. Dovrei porgli alcune domande riguardanti la sua attività, ma non mi sembra di vederlo da nessuna parte. Tu l'hai incontrato da quando sei qui?»

    «No, non ancora. Forse arriverà più tardi, oppure non ha potuto venire, prova a chiedere alla moglie di Alberto. Era con me e Serena qualche momento fa» suggerì Giorgio, poi sollevò un sopracciglio scuro. «La sua attività? Ha qualcosa a che fare con la tua? Mi sembra di ricordare che siano molto diverse...»

    «Abbiamo trovato il modo di renderle complementari. No, mi sono espresso male. Diciamo che lui ha promesso di fare qualcosa per me ma ancora non mi ha dato nessuna notizia, e questo mi sembra molto strano. Sarà meglio che riesca a parlargli al più presto. A ogni modo, hai ragione: Elena dovrebbe saperlo senz'altro. È meglio che vada a cercarla, ci vediamo più tardi.»

    Si allontanò camminando veloce sull'erba ben curata del prato, mormorando poco dopo tra i denti con rabbia: «Se mi ha truffato...»

    2. Virgilio Giada

    A poca distanza dal palco, seduto su una sedia pieghevole accanto a un grazioso tavolino, c'era un uomo. Il suo aspetto non era sufficiente a destare l'attenzione dei più: non troppo alto di statura (misurava forse un metro e sessantacinque centimetri d'altezza), magro, indossava un completo da uomo a righe e scarpe marroni. Aveva capelli biondo paglia tagliati corti, un paio di baffetti sul labbro superiore, e portava un paio di occhiali dalle lenti piuttosto spesse che facevano quasi scomparire due occhi dalle iridi azzurro chiaro.

    L'uomo era da solo, a tratti leggeva un foglio sul quale erano stampati il programma del ricevimento, una descrizione del curriculum di Alberto Valenti e l'elenco delle composizioni che il pianista avrebbe eseguito. Sorseggiava del succo di aranciata spremuta pochi minuti prima da un bicchiere che prendeva a tratti dal tavolino, al centro del quale c'era un piccolo vasetto contenente fiori di campo che l'uomo aveva osservato con evidente gradimento poco prima di sedersi.

    Quando terminò di leggere inclinò il capo di lato ascoltando la particolare melodia che in quel momento giungeva alle sue orecchie, canticchiando in modo basso e stonato. Socchiuse gli occhi per qualche momento, prima di riaprirli e accorgersi che qualcuno stava camminando verso la sua direzione.

    Un sorriso comparve sulle sue labbra sottili e, quando la figura fu sufficientemente vicina a lui, si

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1