Il vangelo secondo Matteo: la Costituzione di Renzi
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Il vangelo secondo Matteo - Giuseppe Lombardo
Note
Premessa
Autunno, assemblea di condominio. I partecipanti hanno i volti abbronzati di chi ha passato l'estate in vacanza e adesso si ritrova immerso nella routine lavorativa.
L'amministratore, bontà sua, ha fissato questa riunione a inizio mese. Si alza in piedi, chiede un momento di silenzio e un briciolo d'attenzione. "La proposta che presento oggi alla vostra attenzione è semplice ed è stata discussa a lungo durante l’estate: alcuni condomini vogliono introdurre il divieto, per i bambini, di giocare a pallone negli spazi comuni".
L’oggetto del contendere è chiaro ai presenti: l’esercito di ragazzini scalmanati non può continuare a utilizzare i parcheggi e gli androni del complesso come fossero campi da calcetto.
Da un lato si schiereranno quanti – avendo figli e marmocchi in fasce – vedranno nell’iniziativa un’imposizione assurda, dal vago sapore autoritario; dall’altro supporteranno la proposta i proprietari delle vetture più costose, divenute da mesi bersagli privilegiati dei Messi de noantri.
Ciò che non vedrete, in una simile assemblea, è la messa alla gogna dell’amministratore, l’idea che si possa assumere una posizione specifica solo per sostenerlo o per mandarlo a casa.
L’esempio, per quanto bislacco sia, può tornare utile alla vigilia del referendum costituzionale. Fra novembre e dicembre, infatti, saremo chiamati come elettori a pronunciarci sulle nuove disposizioni varate dal Governo. Rispetto a esse possiamo essere favorevoli o contrari, ma come cittadini abbiamo (o avremmo?) il diritto/dovere di conoscere nel merito ciò che intendiamo sostenere o rigettare in blocco. La simpatia verso il presidente del Consiglio, le sue fortune personali, contano zero quando dobbiamo discutere le regole della comune convivenza. O almeno zero dovrebbero contare in un sistema sano, in una liberal-democrazia non emotiva ma matura, capace di emanciparsi dalle beghe partigiane delle opposte fazioni.
Questa guida al voto
cerca umilmente di rispondere a tale necessità. L’opera che vi propongo non ha alcuna pretesa tecnica: non sono un costituzionalista e non ambisco a esserlo, per cui questo lavoro non vuole rappresentare in alcun modo un compendio basico di diritto pubblico. Lavoro nel mondo dell’informazione e ho cercato di redigere un testo che fosse snello
, chiaro ed esauriente. Un bignami in senso lato, per consentire a ciascun lettore di avere un’opinione basata sui fatti, non sulle astrazioni e sulle suggestioni filtrate dalla stampa.
Nella stesura ho cercato di valutare in forma asettica gli elementi cardine della riforma, grazie alla mole di atti pubblicati sul sito della Camera e ai testi esplicativi messi a disposizione dal Servizio Studi di Montecitorio. A quest’ultimo, in particolare, va reso il giusto tributo.
Quanto alla riforma che andremo ad analizzare nel dettaglio, dobbiamo tenere presente gli elementi quadro che a essa hanno portato. Consentitemi, pertanto, una breve digressione storica.
La cornice
Fino alla metà degli anni '70 qualsiasi ipotesi di mettere mano al testo era giudicata politicamente esecrabile. Le forze partitiche che fecero la Repubblica si consideravano, in diversa misura, depositarie dei valori del '48 e non erano disposte a fare concessioni di sorta. Soltanto con l'avvento di Craxi l'equilibrio sarebbe mutato, poiché il Psi - forza chiave della Resistenza - per la prima volta avrebbe posto all'ordine del giorno