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Il filo della vita
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Il filo della vita

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Ispirandosi alla Tradizione filosofica cinese, che si fonda sulla conoscenza sensoriale del Mondo ponendo l’uomo come mediatore fra gli opposti complementari di Terra e di Cielo (Yin e Yang), e le Stagioni come “organi” fondamentali al benessere (tanto fisico che psichico) dello stesso, l’autrice introduce questi elementi come personaggi di una pseudo favola al fine di rendere più facile la comprensione di un testo a contenuto filosofico, che si rivela di complemento a quello della Tradizione classica occidentale. La narrazione si snoda a partire da una “sorta di caos primordiale dove Sole e Luna, Cielo e Terra e le Stagioni stesse si animano, strada facendo, di una vita propria conducendo l’uomo, mediante il metodo della conoscenza empirica del Mondo, alle energie che presiedono alla formazione del suo carattere e al luogo dell’illuminazione.” Illuminazione della mente logica che scopre la complementarietà del pensiero del cuore, portandoci a riconsiderare il nostro filo della vita individuale, troppo spesso ripiegato su se stesso.
LanguageItaliano
Release dateOct 6, 2016
ISBN9788856779806
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    Il filo della vita - Marialuigia Bolla

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-7980-6

    I edizione elettronica settembre 2016

    ad Anita, con il suo tesoro di memorie nascoste

    Prefazione

    A cura del Dottor Marco Mossi, psicoterapeuta cognitivista e consulente di Risorse Umane

    Tutto ciò che riguarda la filosofia orientale ci affascina e confonde ad un tempo.

    Ci affascina perché intuiamo la possibilità di una terza via per spiegare il senso della vita, noi che, da bravi occidentali, siamo sempre un po’ schiacciati tra il Big Bang e la Creazione.

    Ci confonde perché la meccanica di funzionamento, ad esempio, della medicina tradizionale cinese a volte suona alle nostre orecchie un po’ macchinosa e complicata.

    Questo libro riesce invece nel piccolo miracolo di spiegare divertendo, o di divertire spiegando se preferite, unendo la leggerezza e la simpatia dello stile con il rigore delle argomentazioni.

    È facile immedesimarsi nelle Stagioni e nella loro fatica di capire le argomentazioni complesse che stanno alla base di questo approccio. La loro curiosità, che determina una continua alternanza tra stupore e scetticismo, è la stessa che proverà ogni lettore e, al di là di come ognuno la possa pensare in proposito, confrontarsi con i temi trattati rappresenta un importante arricchimento culturale e, perché no, spirituale.

    Vi sono poi molti spunti interessanti che invitano a riflettere.

    Penso ad esempio a come l’organizzazione viene messa al centro di tutte le cose e a come, all’interno di un tutto organizzato, la comunicazione è costante. Cielo non si stanca mai di impartire spiegazioni e consigli alle Stagioni e, anche se a volte il suo atteggiamento appare un po’ didascalico, ci mostra l’importanza di spiegare con pazienza e costanza ai nostri interlocutori cosa stiamo facendo, come lo stiamo facendo e perché. Ricordo le tante Aziende per le quali ho lavorato come consulente di Risorse Umane. Le criticità organizzative erano quasi sempre legate a importanti carenze comunicative.

    Un’altra argomentazione interessante è rappresentata dall’importanza delle regole per il buon funzionamento di tutto e del Tutto. Sapere che le regole non sono un elemento introdotto dall’uomo per la convivenza civile, ma sono alla base di qualunque processo naturale ci rimette un po’ in pace con le cose, e ci aiuta a evitare gli opposti estremismi che da un lato plaudono alle regole come obbiettivo ultimo di qualunque società e, dall’altro lato, le ripudiano come un’inutile zavorra in nome della libertà assoluta.

    Vi è poi un aspetto particolarmente affascinante, che è noto a chi si occupa di psicologia clinica ma che qui viene descritto con una diversa chiave interpretativa. Mi riferisco ai rapporti di ‘parentela’ tra le Stagioni e a come essi influenzino gli stati d’animo. In effetti tutte le volte che noi diciamo «mi sento triste» descriviamo in realtà un insieme composito di sensazioni che in qualche modo rappresenta le impronte digitali emotive per ognuno di noi, tanto è personale e unico.

    Per qualcuno la tristezza può essere un insieme di impotenza e frustrazione; per qualcun altro un insieme di rabbia e di dolore; per altri ancora un insieme di noia e malinconia. E potremmo continuare a lungo. Qui il parallelo tra quanto afferma la medicina tradizionale cinese e la psicologia clinica è sbalorditivo. Entrambe infatti fanno riflettere sul fatto che è impossibile comprendere le sensazioni umane se non in modo sistemico, dove la relazione tra i vari elementi emotivi è quella che spiega davvero cosa ci sta succedendo. Che poi questa relazione sia determinata dal rapporto tra le Stagioni o dalla propria storia di vita è solo una questione di scelta dell’approccio che vogliamo adottare.

    In fondo, in un altro passaggio del libro, si afferma che la comprensione umana passa attraverso un buon equilibrio tra intuizione e logica.

    E allora lasciamo che ogni lettore metta in campo il suo specifico insieme di questi due elementi per provare a dipanare anche noi, con l’aiuto di questo libro, qualche nodo della nostra esistenza.

    Presentazione

    Il lavoro svolto comincia da una necessità di conoscenza di me stessa per poter far fronte, in un momento molto difficile della mia vita, all’incertezza di ogni presunto ‘credo’ a cui mi ero affidata nel tempo.

    Ricordo che fu C. G. Jung, con il suo libro La saggezza orientale, a suggerirmi per primo la parte mancante al mio limitato orizzonte occidentale, invitandomi a considerare un’altra via di accesso a quello che cercavo inconsciamente annaspando fra tanta relatività di pensiero e di opinioni altrui.

    Mentre percorrevo la mia strada impiegando il tempo libero presso una cooperativa sociale che si proponeva la prevenzione al disagio giovanile, (fondata da alcuni carissimi amici con esperienze professionali diverse) continuavo a indagare – leggendo un po’ di tutto -– sul carattere della natura umana e sul significato della ‘passione’ nella vita di ogni essere vivente.

    Un bel momento, dopo il fallimento della cooperativa per l’esaurito interesse verso certi aspetti sociali (che oggi confermano che quel ‘disagio giovanile’ non curato è ormai diventato adulto), e quindi a corto di quelle attività quotidiane che fino ad allora avevano compensato i vuoti e le lacune della mia esistenza, mi iscrissi a un corso triennale di shiatsu proprio perché rappresentava, in un certo qual modo, l’alternativa alla ‘cura dell’uomo’ che mi stava a cuore… Ma non avrei mai immaginato di arrivare, attraverso la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), a quel traguardo di casa che cercavo in maniera ancora inconsapevole. Essa mi offriva, con le sue conoscenze empiriche e le sue metafore filosofiche, le travi e le tegole necessarie a mettere un tetto sopra quella mia ‘casa’ (costruita sulle fondamenta della tradizione occidentale con le sue belle facciate di linea classica) dove intuivo che mancava qualcosa d’importante a farmi sentire completa e a mio agio, aiutandomi nella comprensione di quel filo di vita originario che accomuna tutti al Tutto.

    Da subito rimasi affascinata dalle corrispondenze che la Tradizione Cinese applica fra la realtà del mondo fisico e quello psichico prendendo come centro di accoglienza e smistamento di ogni cosa visibile e invisibile, immanente e trascendente l’organo Cuore, così da portarmi a concludere (dopo una faticosa ‘ analisi logica ‘ dei contenuti decisamente ermetici della MTC) che, per districare la matassa della nostra esistenza ritrovandone il filo conduttore, non è sufficiente il solo lavoro della mente razionale: occorre affiancargli il ‘pensiero’ del cuore lasciandolo intervenire sull’argomento in questione con la sua dote immaginaria.

    Ed è per questo che ho scelto di travestire un contenuto denso di argomentazioni complesse in una sorta di favola: perché aiuta a cogliere l’anima del Mondo che ci circonda con il ‘sentire’ del cuore. (Il più grande Autore di questa sintesi di animazione è – lo ricordiamo – Walt Disney.)

    E dunque questa ‘favola’ prende spunto da alcune intuizioni della filosofia taoista (che si esprime solo per aforismi e metafore!) svolgendo il filo della vita secondo le direttive della Medicina Tradizionale Cinese, dove alle quattro stagioni conosciute se ne aggiunge una quinta: quella della Terra, considerata come elemento di centro in quanto soggetto-oggetto dell’incessante trasformazione che governa l’universo.

    Ed è nel Flusso dell’energia vitale (il Qi) che accomuna spazio e tempo collegando come i raggi di una ruota ogni singolo fenomeno naturale al cambiamento stesso, che si snoda la narrazione: a partire da una sorta di caos primordiale dove Sole e Luna, Cielo e Terra e le Stagioni stesse si animano, strada facendo, di una vita propria conducendo l’uomo, mediante il metodo della conoscenza empirica del Mondo, all’argomentazione delle energie che presiedono la formazione del suo carattere invitandolo ad arrivare all’illuminazione.

    A quel luogo spirituale – ancora poco conosciuto in Occidente – dove l’Io e il Tutto si fondono in un insieme unico grazie alla memoria del cambiamento custodita dalla Terra attraverso il tempo. Tempo scandito dalle stagioni che sono le immagini primordiali della nostra psiche.

    L’intento del racconto è quello di riuscire a trasmettere il significato di quel soffio vitale che sorprende e incanta la nostra rigida anima occidentale trastullandola con l’animazione, che è caratteristica della tradizione orientale.

    La stessa animazione che, scaturita alcuni miliardi di anni fa da una scintilla di fuoco e nutrita da un rivolo di acqua, va cercando da sempre l’equilibrio fra il cuore e la mente, che appartengono all’uomo come beni ereditari indispensabili per arrivare a comprendere la realtà di una Coscienza Universale.

    L’origine primordiale

    Se ci si attiene alla via dell’antichità per guidare l’esistenza di oggi si può scoprire l’origine primordiale; questo si chiama svolgere il filo della vita. (Tao Te Ching)

    LO YIN E LO YANG

    Un’antica leggenda orientale narra che nella storia dell’universo ci fu un tempo in cui il Sole e la Luna si amarono perdutamente…

    Pare si fossero incontrati per la prima volta sulla via Tao: quella che conduce dal noiosissimo luogo del non-essere alla dimora vivace e stimolante dell’essere. È questa una strada da sempre poco frequentata in quanto, per percorrerla senza smarrirsi nell’arido deserto del nulla evitando di essere irretiti da ombre ingannevoli e da seducenti miraggi, occorre essere fedeli a quella scintilla di luce originaria che, sostenendo l’integrità fisica e morale, porta al non-luogo senza-tempo dove ogni cosa si manifesta nella sua autentica realtà.

    E dunque, mentre il Sole si avvicinava a essere, sempre più radioso e tronfio di se stesso, la Luna si andava rassegnando al suo destino: presto sarebbe arrivata a non essere, perdendo ogni possibilità di considerazione futura.

    Stanca, emaciata, con i piedi doloranti per il lungo e tormentato percorso nel buio, si stringeva tremante in un mantello di colore indefinito dove lacrime di delusione ritagliavano pezze più scure.

    Quando all’improvviso, un calore sconosciuto sembrò avvolgerla come una carezza, mentre i suoi piedi e le gambe andavano delineandosi in una falce di luce color argento.

    Fra le polveri che oscuravano la strada, il Sole se la trovò davanti come una figura diafana, ripiegata su se stessa, che andava acquistando rapidamente rotondità e trasparenze delicate; e le pieghe della veste, rattoppata qua e là, sfumavano in tonalità ambrate.

    Per la sorpresa di tanta arcana bellezza che si palesava al suo sguardo attonito, il Sole fu assalito da un brivido così intenso da strappargli, dalla corona posta sulla testa, alcune scintille di fuoco che andarono zigzagando nello spazio alla ricerca di un luogo dove scaricare l’energia di quella massa di luce ormai pervasa di amore.

    Scosso dal tremendo boato conseguente a questo primo ‘colpo di fulmine’, l’Universo si destò dal suo sonno virtuale tramortito, manifestando stupore e disagio per la relazione che si andava instaurando fra i due viandanti solitari...

    Stretti l’uno nelle braccia dell’altra – non tanto per la paura quanto per una forza di attrazione ignota – essi indugiavano, indifferenti a tutto, in quel tratto della via Tao che poco prima stavano percorrendo entrambi in direzione opposta.

    Per un tempo indefinibile l’intero Universo fu afflitto dall’incandescenza di una sostanza volatile che per il troppo calore si liquefaceva in rivoli d’acqua creando rigurgiti di masse inerti in cui protoni e neutroni e un’infinità di neutrini si contendevano quella materia primordiale per trasformarla in composti sempre diversi, ma poco alla volta anche più stabili; soprattutto a partire dal momento in cui il Sole e la Luna cominciarono a rendersi conto della loro reciproca… repulsione.

    Il Sole si manifestava con una fisicità da energumeno nell’esigenza di dominare su ogni cosa all’intorno, sfiancando con la sua luce eccessiva e l’incontrollabile calore – per non parlare delle frequenti tempeste magnetiche – la vitalità degli astri più vicini, che spesso finivano per precipitare come fiaccole fra i canali di stelle.

    Al contrario, la Luna si presentava remissiva e taciturna, desiderando soltanto la quiete, la solitudine, il silenzio, la penombra e il freddo. Non riusciva a essere più passionale nemmeno quando il Sole l’inondava di luce per amarla… salvo farla arrossire.

    Va da sé che la convivenza fra i due si rivelò ben presto impossibile a causa della mancanza di una qualsiasi mediazione fra l’opposta tendenza al movimento dell’uno e dell’altra.

    Le loro diversità si esprimevano in litigi e discussioni sempre più accese, tanto che la Luna provava talvolta a reagire alle provocazioni del Sole accusandolo di essere brutalmente yang!

    «E tu.. e tu…» crepitava lui in risposta «sei squallidamente yin, mia cara!»

    Dando così avvio, senza saperlo, a un primo tentativo di classificazione caratteriale che, quando usata con significato dispregiativo, diventa offesa verbale.

    Tutto questo si ripercuoteva, inutile a dirsi, sul Mondo intero con conseguenze disastrose per il suo auspicato assestamento.

    Fu solo grazie alla mediazione del Principio Duale dell’universo se il Sole e la Luna arrivarono ad ammettere che, inspiegabilmente, si amavano e si odiavano allo stesso tempo… E pertanto si affidarono a Lui perché li aiutasse a venire a capo di quel rompicapo che li stressava.

    Quel Principio stabilì con saggezza che tanto l’uno quanto l’altra dovevano tornare a percorrere la Via corrispondente alle loro specifiche inclinazioni a partire da zero.

    Lo zero – spiegò – è un arbitro assolutamente imparziale con facoltà di annullare un evento oppure di farlo ripartire proiettandolo tanto in avanti che all’indietro.

    Inoltre, per assecondarli nel loro cammino, decise di affidare la custodia del Cielo, che si andava appena delineando, all’impeto esuberante del Sole, e quella della Terra, ancora in formazione, all’influsso seducente della Luna. Questa poi avrebbe potuto disporre, dopo la separazione consensuale, di alcuni periodi di luce concessa dal Sole, potendo così essere apprezzata in tutta la sua eterea bellezza nel buio delle tenebre.

    A partire da quel momento finalmente l’universo cominciò a pacificarsi, mentre la luce della conoscenza si faceva strada scendendo come un rivolo d’acqua dalla montagna alla pianura; giù dal cielo fino alla terra… creando l’ombra di ogni cosa.

    IL CIELO E LA TERRA (IL SOFFIO E LA VIRTù)

    Nel volgere del tempo il Cielo si era conquistato, sotto lo sguardo vigile del suo tutore, un regno di luce trasparente vincendo l’oscurità attraverso conflitti tempestosi alternati a tregue serene e gioiose. Il suo stendardo azzurro, di principe vittorioso, sventolava ovunque sempre foriero di nuove regole di buon governo.

    Pur essendo di natura Yang, a differenza del Sole così monolitico nel temperamento, la virtù del giovane Cielo si manifestava in una qualità di spirito benevolo e carismatico che egli diffondeva tutto all’intorno come polverina magica…

    Mentre cercava di farsi venire qualche idea per impiegare al meglio le sue doti, il Cielo, dall’alto della sua dimora poteva osservare indisturbato lo sviluppo di una giovane promessa.

    La Terra si presentava a lui come una figura femminile ancora acerba, con un caschetto di capelli castano dorati che le incorniciava il viso... Molto seducente con quelle rotondità dei fianchi e per il sorriso, sui denti candidi, che si stemperava in due deliziose fossette sulle guance.

    Benché il suo modo di fare fosse talvolta impulsivo, l’indole della Terra pareva prevalentemente Yin: riservata e accomodante. Molto sensibile a ogni minimo cambiamento e instabile di umore – data la sua giovane età – si sottraeva di tanto in tanto all’influsso della sua accompagnatrice Luna per aggiornare una serie di diari che occultava nelle viscere delle montagne, come pure nel fondo degli oceani.

    Nel lungo tempo, anche la Terra aveva acquisito una sua dote particolare: quella del soffio.

    Essa pareva sospirare di continuo per qualche intenso desiderio. Aspirava infatti alla condivisione della propria esistenza con qualcosa d’altro che la facesse sentire meno sola in quel vuoto sconosciuto, attribuendole anche un ruolo specifico.

    Millennio dopo millennio, questo suo sospiro, fluttuando dal basso in alto e dall’alto in basso come la marea indotta dalla Luna, assimilava lentamente la radianza benefica che il Cielo emanava su di lei.

    Nella sua sempre crescente aspettativa, la giovane Terra cominciò a immaginare per la prima volta d’intrattenere una relazione con esso… E

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