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Storia in sintesi, anno quinto
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Storia in sintesi, anno quinto

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Riassunti di storia basati sul testo "Il segno della storia", volume 3, di Giovanni De Luna e Marco Meriggi. Utili per lo studio in vista di interrogazioni orali, dato che sono strutturati in maniera discorsiva e logica.
LanguageItaliano
Release dateOct 15, 2016
ISBN9788822856241
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    Storia in sintesi, anno quinto - Martino Casarin

    Storia in sintesi

    -

    Anno quinto

    -

    Riassunti di storia basati sul testo Il segno della storia, volume 3 di Giovanni De Luna e Marco Meriggi

    -

    Il Novecento e il mondo contemporaneo

    Indice:

    La nascita della società di massa;

    L'età giolittiana;

    La Prima guerra mondiale;

    Il primo dopoguerra;

    La Grande Crisi;

    Il regime fascista;

    Rivoluzione russa e stalinismo;

    Il regime nazista;

    Il mondo alla vigilia della Seconda guerra mondiale;

    La Seconda guerra mondiale;

    L'inizio della guerra fredda;

    I due blocchi tra il 1950 e il 1980;

    La fine della guerra fredda;

    Un altro mondo tra vecchi e nuovi Stati;

    La lotta per lo sviluppo: Asia, Africa e America Latina;

    Dalla ricostruzione al boom economico;

    L'Italia negli anni Sessanta e Settanta;

    La lunga transizione dalla prima alla seconda Repubblica;

    Dopo l'11 Settembre;

    La fine del Novecento: un periodo di grandi trasformazioni.

    1. La nascita della società di massa

    La seconda rivoluzione industriale

    Nell'arco del XIX secolo aumentò esponenzialmente la popolazione europea, e la sua massiccia emigrazione determinò l'aumento della popolazione delle Americhe. Aumentarono inoltre l'estensione e la popolosità dei centri urbani.

    In Europa e in America aumentava anche il reddito pro capite della popolazione (rapporto tra la ricchezza prodotta da uno Stato in un anno e il numero dei suoi abitanti).

    A causare quest'enorme crescita economica, demografica e urbana, in Europa e in America, fu la seconda rivoluzione industriale, scoppiata nella seconda metà dell'Ottocento. La seconda rivoluzione industriale portò ad un ulteriore massiccio sviluppo dell'industria e all'introduzione di importanti invenzioni tecnologiche, quali il telefono, la lampadina, l'automobile, l'aereo e il cinema. La prima rivoluzione industriale era caratterizzata dall'utilizzo del carbone come fonte energetica, dall'invenzione del motore a vapore, e dall'utilizzo del ferro come materia prima nelle industrie.

    La seconda rivoluzione industriale, invece, fu caratterizzata dall'utilizzo di elettricità e di petrolio come fonti energetiche, dall'invenzione del motore a scoppio ed elettrico, e dall'utilizzo dell'acciaio come materia prima nelle industrie. Inoltre si sviluppò l'industria chimica.

    L'utilizzo del petrolio permise di inventare il motore a scoppio e di introdurre automobili e aerei. L'invenzione del motore elettrico permise di introdurre nelle fabbriche dei macchinari molto più precisi e produttivi rispetto a quelli alimentati a vapore, i quali resero ancora più inutili le capacità tecniche dei singoli operai. Fu questo il presupposto del taylorismo e del fordismo, due forme di razionalizzazione del lavoro che imposero nuovi tempi e metodi di lavorazione.

    Il taylorismo venne introdotto dall'ingegnere americano Taylor nel 1911: esso prevede la suddivisione del lavoro in determinate fasi, ciascuna delle quali da compiersi in un determinato tempo, proporzionale alla velocità delle macchine.

    Il fordismo venne introdotto dall'ingegnere americano Ford nel 1913: esso consiste nell' applicazione del taylorismo alla catena di montaggio (introdotta dallo stesso Ford), la quale prevede una suddivisione del lavoro tale che ogni operaio non debba fare altro che ripetere pochi e semplici movimenti per tutta la giornata lavorativa. Nel 1907 Ford introdusse nel mercato la Ford T, la prima vettura ad essere prodotta a livello industriale.

    Iniziarono così i fenomeni della standardizzazione dei prodotti e della produzione di massa.

    Ciò permise la nascita del consumismo di massa; nel 1852 venne introdotto a Parigi il Bon Marché, il primo centro commerciale. Iniziarono inoltre ad espandersi di dimensione le industrie; le industrie più grandi iniziarono ad assorbire quelle più piccole, a stringere accordi (cartelli) tra di loro, e a diventare monopoli, cioè a controllare interi settori produttivi. (es. la Standard Oil company deteneva il monopolio della raffinazione del petrolio negli USA).

    Colonialismo e imperialismo

    La supremazia industriale (e di conseguenza anche militare) di Europa e America si tradusse nei fenomeni di colonialismo e imperialismo.

    Per colonialismo si intende la tendenza ad acquisire il dominio economico su un territorio. Per imperialismo si intende la fase del colonialismo tra il 1870 e il 1914 (scoppio della Prima guerra mondiale) in cui gli Stati europei acquisirono non solo il dominio economico, ma anche quello politico, in Asia e Africa.

    In particolare imperialisti furono Inghilterra, Francia, Olanda, Stati Uniti, Portogallo, Russia, Germania, Belgio , Italia e Giappone.

    Di particolare importanza nel 1877 la regina Vittoria si proclamò "imperatrice delle Indie".

    Nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, circa l’85% dei territori mondiali era assoggettato al dominio delle potenze europee.

    L'imperialismo era mosso soprattutto da interessi economici: conquistare territori significava conquistare fonti di materie prime, forza lavoro e un mercato per i prodotti della propria industria.

    Le guerre di conquista dell'imperialismo europeo vennero definite "asimmetriche" per via dell' enorme differenza tra gli eserciti opposti, sia per la tecnologica degli armamenti, che per il numero di morti. In particolare, al contrario di asiatici ed africani, europei e americani erano provvisti di cannoni, fucili a ripetizione e proiettili dum-dum (esplosivi).

    Particolarmente asimmetriche furono le guerre tra Inghilterra e Sudan (1898) e tra Germania e Namibia (1904).

    Solo in due casi si verificarono guerre simmetriche, cioè pari.

    La prima fu tra inglesi e boeri (contadini olandesi insediati in Sudafrica) (1899-1902). Solo dopo tre anni i boeri furono sconfitti e venne creata un'Unione sudafricana posta sotto il dominio inglese.

    La seconda tra Giappone e Russia (1904-1905) per il controllo della Manciuria e della Corea; la Russia venne sconfitta nella battaglia di Tsushima (1905): prima volta che l'uomo bianco venne sconfitto.

    Una volta esauriti i territori africani e asiatici da conquistare facilmente, iniziarono i conflitti tra le nazioni imperialiste. Questo è uno dei presupposti della Prima guerra mondiale.

    Il mondo delle potenze imperialiste

    Lo Stato nazionale liberale ottocentesco

    Gli Stati europei del XIX secolo erano degli Stati nazionali, ovvero Stati popolati da persone con identità etnica e culturale omogenea. Gli Stati nazionali europei si basavano sul modello dello Stato liberale ottocentesco, ovvero uno Stato dotato di: un territorio delimitato da confini geografici facilmente riconoscibili e sufficientemente estesi; da un governo riconosciuto dagli altri Stati; da leggi valide per l'intera cittadinanza; dalla tutela dei diritti fondamentali dell'uomo.

    Fino al 1900, questi Stati nazionali esistevano solo in Europa (con l'eccezione degli USA); iniziarono poi a venire importati nelle colonie.

    La politica di massa

    Lo Stato liberale ottocentesco garantiva il diritto di voto solo ad una ristretta fascia di società dotata di una certa ricchezza e di un certo livello di istruzione. Quindi venivano rappresentati solo gli strati sociali più elevati. Il grande sviluppo dell'industria portato dalla seconda rivoluzione industriale permise la nascita del consumo di massa, della comunicazione di massa, e quindi si rese necessario (verso il 1870) rendere di massa anche la politica.

    La politica di massa richiese la nascita dei partiti politici di massa, ovvero gruppi politici che rappresentano vaste fasce della società. Un partito è caratterizzato da un'unica ideologia (socialismo, democrazia, ecc.) e da un esplicito programma politico. I partiti politici di massa si contrappongono ai vecchi partiti dei notabili.

    Molto importante fu il movimento suffragista che chiedeva l'estensione del diritto di voto alle donne (che venne accordato in Inghilterra nel 1918, negli USA nel 1920 e in Italia nel 1946).

    Sviluppo, crisi ed emigrazione

    L'economia degli Stati nazionali ottocenteschi si basava sul sistema capitalistico. La forte crescita capitalistica, e quindi la forte crescita dell'industria, causava periodi di boom economici seguiti a breve da gravi crisi economiche, dovute al fenomeno della crisi di sovrapproduzione (la condizione in cui viene prodotta più merce di quella richiesta dal mercato).

    La più grave di queste crisi fu la cosiddetta grande depressione, che iniziò nel 1873 e durò fino alla metà del Novecento. A questa crisi industriale si aggiunse una crisi dell'agricoltura: l'importante sviluppo dei trasporti permise una massiccia importazione in Europa del grano prodotto in America in enormi quantità e a prezzi stracciati; si verificò così una grave crisi di sovrapproduzione, che causò un eccessivo abbassamento del prezzo del grano, cosicché i contadini non riuscivano a ricavare quanto bastava per vivere. Per poter sopravvivere, quindi, molti contadini furono costretti ad emigrare e a diventare operai industriali.

    Il protezionismo

    In risposta alla grave crisi della grande depressione (in particolare) la Germania e l'Italia adottarono il protezionismo, ovvero la politica economica con la quale il governo cerca di proteggere la produzione nazionale dalla forte concorrenza estera, in primo luogo introducendo alti dazi doganali (che fanno lievitare i prezzi delle merci importate, sfavorendone quindi l'acquisto). Perciò il protezionismo si contrappone al liberismo.

    Il nazionalismo

    Con la nascita della politica di massa gli Stati avevano dato al popolo enorme potere politico; bisognava quindi introdurre dei valori e delle ideologie che indirizzassero questo potere politico in una direzione non contrapposta allo Stato stesso. Il valore che si affermò in questo periodo fu quindi la nazionalità (ovvero il sentimento di appartenenza ad una nazione, ovvero ad una comunità dotata di identità etnica e culturale omogenea). <> diceva D'Azeglio, intendendo che la nazionalità era un'ideologia che andava insegnata ai cittadini. Questo sentimento si diffuse particolarmente nel ceto medio-basso, che vedeva così compensata la propria inferiorità sociale.

    Strumenti efficacissimi nella diffusione del valore della nazionalità furono l'esercito, la scuola e le celebrazioni nazionali (come l'inno, la bandiera, ecc.).

    Dopo il 1870 circa, però, il sentimento di nazionalità verrà sostituito dal nazionalismo, ovvero una sintesi di amore per la propria patria e xenofobia (cioè odio nei confronti di tutto ciò che è straniero). Gli stranieri divennero il capro espiatorio della frustrazione sociale che caratterizzò quest'epoca; in particolar modo furono presi di mira gli ebrei (dato che erano prevalentemente banchieri e commercianti): esempio nel 1894 il caso Dreyfus (militare francese ebreo falsamente accusato di spionaggio a favore della Germania). Inoltre fu la competizione imperialista che favorì lo sviluppo della xenofobia; infatti la guerra tra le nazioni veniva considerata positivamente come portatrice di progresso. Il nazionalismo fu un altro presupposto della Prima guerra mondiale. Il nazionalismo divenne l'ideologia politica dei schieramenti di destra.

    Socialismo e rivoluzione

    In quest'epoca l'avvento della grande industria provocò una forte frustrazione sociale: ad esempio, molti contadini furono costretti ad abbandonare il proprio lavoro e a farsi operai industriali, e gli operai industriali erano frustrati dal lavoro ripetitivo nelle catene di montaggio. Poi c'era la crisi economica. Si creò così il proletariato, una vera e propria classe sociale avversa alla borghesia.

    Nacquero quindi i sindacati, organi rappresentativi degli interessi del proletariato. A partire dagli anni Settanta dell'Ottocento i sindacati vennero riconosciuti dai vari governi europei (importanti i sindacati inglesi, le trade unions).

    Nacquero inoltre i primi partiti operai (partiti socialisti): in Germania l'SPD (Partito social-democratico) 1875, il Italia il Partito socialista 1892, in Inghilterra il Labour party. Venne inoltre fondata a Parigi nel 1889 la Seconda internazionale socialista (organizzazione finalizzata alla coordinare i principali movimenti socialisti dell’Europa) (nata a seguito della Prima internazionale, fondata a Londra da Marx nel 1864 e poi sciolta nel 1876).

    Espressione politico-filosofica della classe proletaria il <<socialismo scientifico>> di Marx, che profetizzava una rivoluzione proletaria volta al rovesciamento del sistema capitalistico.

    All'interno dei partiti socialisti si creò un'importante frattura, quella tra riformisti e rivoluzionari. Altra ideologia politica che si diffuse in opposizione al sistema capitalistico fu l'anarchismo. L'anarchismo auspicava l'abolizione dello Stato in favore di una totale libertà ed uguaglianza delle persone. L'anarchismo si diffuse prevalentemente tra i contadini (non a caso il ceto meno colto), e quindi prevalentemente in Russia, Italia e Spagna.

    Religione e scienza

    In quest'epoca si sviluppò il modernismo religioso, ovvero un'opposizione teologica, politica e filosofica all'ortodossia cattolica, che auspicava una modernizzazione, un rinnovo del cattolicesimo. Sebbene questa corrente venne condannata nel 1907 da papa Pio X, essa portò alla formazione dei Partiti cattolici (quello italiano fu l'Unione elettorale cattolica, il partito della democrazia cristiana) e ad un intervento della Chiesa contro lo sfruttamento della classe operaia, che avvenne con l'enciclica Rerum novarum, promulgata nel 1891 da papa Leone XIII.

    Ciononostante, in quest'epoca si assistette ad un fenomeno

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