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Dove cerca il grafologo: Tesina per il corso di formazione in criminologia
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Dove cerca il grafologo: Tesina per il corso di formazione in criminologia

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DOVE CERCA IL GRAFOLOGO. TESINA PER IL CORSO DI FORMAZIONE IN CRIMINOLOGIA.
Trattandosi di una tesina di studio, il testo tenta di evidenziare i punti cardine delle ricerche che effettua un grafologo e le motivazioni principali che spingono l’esperto nel suo lavoro e la legge e la medicina a cercare il suo intervento da esperto. Nella verifica dei reperti a disposizione il numero permette un lavoro più accurato, in quanto il confronto di tali reperti permette all’esperto di giungere alle conclusioni espresse in:
  • termini di certezza sia in senso negativo sia in positivo, qualora sia possibile identificare l’intrinseca natura e variabilità scritturale dei grafismi esaminati;
  • termini di compatibilità nei casi in cui si disponga di limitati tracciati grafici o comunque impedimenti tecnici (es. fotocopie) non idonei alla valutazione esaustiva della variabilità.
Nell’insieme del lavoro si verifica come la grafologia rappresenti un modo per conoscere se stessi e gli altri, un fondamentale sussidio al Magistrato ma anche lo  studio dell’essere umano, rispetto allo stato di salute ed alle sue potenzialità positive e negative. Queste le motivazioni per cui esiste la  responsabilità del perito, rispetto al suo operato, utilizzato come metodo di indagine dalla Polizia scientifica. Le indagini tecnico grafiche sono utilizzate, difatti, come mezzo di prova. Il grafologo è in grado di evidenziare le patologie del tratto grafico e utilizzare la grafologia in relazione agli atti criminosi accaduti o potenziali.
Per chi voglia proseguire nello studio della grafologia, della stessa autrice: La grafia dell'amore e dell'odio ed altri metodi di conoscenza dell'essere uman" Vol. II
 
LanguageItaliano
Release dateOct 21, 2016
ISBN9788822858351
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    Dove cerca il grafologo - Bianca Fasano

    Capitoli

    DOVE CERCA IL GRAFOLOGO

    TESINA PER IL CORSO DI FORMAZIONE IN CRIMINOLOGIA

    "Psicogiuridico.it

    Associazione Interdisciplinare di psicologia e Diritto"

    Bianca Fasano. Anno 2013

    ​La grafologia: un modo per conoscere se stessi e gli altri.

    Il mio interesse per lo studio della grafologia ha radici nel passato: testi facenti parte della biblioteca paterna hanno da sempre sollecitato la mia attenzione. Provengo da tempi in cui si parlava di calligrafia, ossia della tecnica di scrittura a mano secondo canoni di nitidezza ed eleganza storicamente definiti. Dal greco Calos grafos, che vuole dire appunto bella scrittura.

    Non molto tempo fa nelle scuole italiane vi era l’uso d’insegnare agli studenti ad avere, appunto, una bella scrittura.

    Al tempo in cui frequentavo le scuole elementari, erano d’obbligo l’inchiostro ed il pennino a cavallotto. D’obbligo anche la carta assorbente e tanta, tanta pazienza, per apprendere a restare nelle righe.

    Inizialmente riempivano le pagine di aste. Intere pagine dei quaderni con la copertina nera lucente e le righe fatte ad hoc per gli allievi della prima elementare caratterizzavano ore 

    ed ore di allenamento, preparando noi studenti non tanto e non solo all’idea che si potesse usare la macchina per scrivere, quanto allo sforzo di rendere bella ed elegante la scrittura, tenuto conto che molto era ancora scritto manualmente e si doveva restare nelle caratteristiche di leggibilità ed estetica codificate. Dobbiamo giungere alla rivoluzione delle penne biro, negli anni ‘60, per liberarci davvero da una grafia lenta e più accurata, giungendo ad una scrittura più veloce nella quale però c’era anche meno cura della propria scrittura.

    Sempre in quegli stessi anni giunse anche la soppressione, dell’insegnamento scolastico della bella scrittura, che restò patrimonio della sola prima elementare, classe nella quale ancora si poteva trovare la vecchia, cara maestra che scriveva per ogni allievo, di suo pugno, una prima riga di lettere e lo scolaro, doveva ripeterle molte volte cercando di copiarle ancora dignitosamente, anche se non più con l’assillo che caratterizzava gli anni precedenti.

    Oggi, studi recenti (e la consuetudine verificata dagli insegnanti dalle scuole elementari ai licei), dimostrano che gli studenti, con una percentuale di circa il 20%, soffrono non solo di disortografia ma anche di disgrafia (più delle

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