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Alieni e chiacchiere: e comunque niente di importante
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Alieni e chiacchiere: e comunque niente di importante
Ebook289 pages47 minutes

Alieni e chiacchiere: e comunque niente di importante

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About this ebook

Rilancio. Mi intrufolo da qualche parte mentre impalpabili bolle di sapone danzano, disegnando traiettorie impossibili. Si muove un tempo. Piccole cose. Lo specchio è appannato da umidità e calore, cadute e speranza, micro eternità, tentativi pungenti e sfiancanti. Tutto questo è già successo, è già altro. Alieni si accalcano, spingono, urlano la loro esistenza. Le stanze si affollano. Nessun inchino, niente da aggiungere e tutto da scoprire sotto voce. Proiezioni, scarabocchi e confortanti immagini. Fluttuo nel cammino. C’è l’urgenza di non lasciare andare, arginare la ferita, ricapitolare, inventariare. Si smarrisce un’illusione, sboccia un sorriso e un pugnale, vecchie parole, virgole nuove, pensieri e sospiri scintillanti o riverniciati e pronti all’uso. Tutta questa umanità sotto un tetto appena intravisto. Qualcosa e qualcuno, ora, sono parte di me. Comunque niente di importante.

Federico Miragliotta
LanguageItaliano
Release dateNov 1, 2016
ISBN9788869020469
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    Alieni e chiacchiere - Federico Miragliotta

    ISBN 978-88-6902-046-9

    Prima edizione: Ottobre 2016

    ® Tutti i diritti sono riservati.

    È vietata ogni forma di riproduzione dell’opera, senza il

    permesso esplicito dell’Autore e della Casa Editrice.

    © Copyright 2016 Armenio Editore

    Via C. Colombo, 38 − 98061 Brolo (Me) − Italy Tel. +39 0941.565334 − Fax +39 0941.563794

     armenio@armenioeditore.it

    www.armenioeditore.it

    Progetto Grafico: Ramona Russo − https://www.behance.net/RamonaRusso

    NOTA D’AUTORE

    Rilancio. Mi intrufolo da qualche parte mentre

    impalpabili bolle di sapone danzano, disegnando

    traiettorie impossibili. Si muove un tempo. Piccole

    cose. Lo specchio è appannato da umidità e calore,

    cadute e speranza, micro eternità, tentativi pungenti

    e sfiancanti. Tutto questo è già successo, è già altro.

    Alieni si accalcano, spingono, urlano la loro

    esistenza. Le stanze si affollano. Nessun inchino,

    niente da aggiungere e tutto da scoprire sotto voce.

    Proiezioni, scarabocchi e confortanti immagini.

    Fluttuo nel cammino. C’è l’urgenza di non lasciare

    andare, arginare la ferita, ricapitolare, inventariare.

    Si smarrisce un’illusione, sboccia un sorriso e un

    pugnale, vecchie parole, virgole nuove, pensieri e

    sospiri scintillanti o riverniciati e pronti all’uso.

    Tutta questa umanità sotto un tetto appena intravisto.

    Qualcosa e qualcuno, ora, sono parte di me.

    Comunque niente di importante.

    Federico Miragliotta

    Lettera

    Frinio

    assoluto.

    Il cigolio di una porta qualunque,

    un vento,

    un occhio e il sogno.

    Deglutire lentamente

    e passare oltre.

    Abbiamo perso quando eravamo bambini

    Abbiamo perso le spalle strette

    e il latte tiepido,

    nel mediocre girone di falsi profumi

    e accelerazioni continue.

    Abbiamo perso l’accennato

    e il delicato non detto,

    nel vortice di pensieri superflui

    e fantastiche storie.

    Abbiamo perso per saziare

    i fantasmi, le pance di cicale

    e gli specchi deformanti.

    Abbiamo perso

    il solleticante ticchettio di orologi notturni,

    l’odore del legno e delle nuvole basse,

    delle albe alcoliche e della sabbia.

    Nelle mani sbagliate

    tra scarabocchi e fiori di cartapesta,

    soli

    nel tempo.

    Abbiamo dato e subito ripreso,

    venduto a noi stessi

    un po’ d’ingenuità.

    Abbiamo perso quando eravamo bambini.

    Mr. Stern

    Premette ripetutamente il tasto d’avorio

    con l’indice della mano destra.

    Le spalle leggermente reclinate in avanti

    e un sentore di nostalgia attorno alle orecchie.

    Assolutamente consapevole

    che il tempo scorreva piano,

    troppo lentamente

    per sé e i suoi capelli.

    Eseguiva spesso estemporanei inventari

    del fatto e del da farsi.

    Poggiò entrambe le mani sul pianoforte

    e una rete di note rimbalzò

    nell’aria della stanza colma di mobilia.

    Rimase sullo sgabello

    per un tempo interminabile.

    Lo spartito sonnecchiava

    e il pentagramma,

    allo sbatter delle ciglia,

    sembrava prender vita.

    Nell’orto le melanzane stavano ingrassando

    giorno dopo giorno,

    sotto il getto dell’impianto a pioggia

    che inumidiva ogni angolo del giardino

    attorno alla grande casa.

    Adesso o forse da un bel po’

    i suoi capelli erano più radi e sottili,

    grigi e stanchi

    Soffriva di emorroidi.

    Il riposo notturno era divenuto impresa ardua.

    Il medico

    aveva consigliato un unguento

    da applicare due volte al dì.

    Voltando lo sguardo a destra

    notò una luce biancastra

    che, attraversando il grezzo tessuto delle tende,

    si spalmava sulle enormi mattonelle bianche

    accanto ai suoi piedi ancora ancorati ai pedali,

    sotto lo strumento a coda.

    Si alzò rincorso dalla sua ombra

    posizionandosi sotto il grande lampadario

    al centro della stanza.

    Tirò fuori dal taschino della camicia

    il pacco di sigarette.

    Dall’età di quindici anni,

    ogni qualvolta infiammava un cerino,

    ripeteva a se stesso

    di sentirsi piccino.

    Piccino.

    Aveva impiegato del tempo

    pensò,

    con la parola piccino.

    Abbandonando il lampadario

    e le contorsioni mentali,

    si sedette nuovamente sullo sgabello.

    La cenere piombò sul pavimento,

    piccoli neri petali di rosa.

    Oggi, in quest’oggi,

    non aveva molto da raccontarsi.

    Continuava ad aggirarsi

    nei pressi di una noia soffocante,

    tra le risa gioiose dei bambini del vicinato

    e i claxon isterici delle automobili

    che invadevano il suo cuore.

    Suonò svogliatamente Petrucciani,

    ma il sole e la freschezza delle soffici nuvole,

    quel

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