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Nude e Crude
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Nude e Crude

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About this ebook

Un intrigante intreccio di storie vere, storie toccanti di donne la cui vita tuona di domande, di perché, di segnali che le spingono quasi brutalmente a rinascere, riappropriandosi di loro stesse e del proprio potere personale. Un percorso via e-mail, il loro, che darà vita a una profonda amicizia e una rinascita interiore che passa attraverso una serie di intime confidenze e culminando in un rispettivo sentimento di gioia. Dodici appassionanti missive di posta elettronica che parlano di noi, del nostro tempo, della vita contemporanea osservata nel suo svolgersi in culture diverse. La figura della ‘cittadina medio-borghese’ si contrappone a quella della ‘brava ragazza di paese’, ma entrambe toccano con le loro storie temi di violenza femminile che si genera silenziosamente tra le mura domestiche, il perbenismo morale, il Sessantotto a confronto con il mondo bigotto cattolico, l’eccessivo femminismo della società moderna a discapito di un naturale ‘femminilismo’. Una rapida panoramica su argomenti sociali che rivelano il modo in cui siamo ancora fortemente imbrigliati in vecchi retaggi di un tempo che ormai non è più.
LanguageItaliano
Release dateNov 10, 2016
ISBN9788822863737
Nude e Crude

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    Nude e Crude - Indirha Salsano

    12

    L'Autrice

    Indirha Salsano, Ricercatrice Spirituale

    Nata ad Agropoli, sul mare del Cilento e cresciuta in una prima fase a Cava dei Tirreni, con genitori giovanissimi grazie ai quali mi sono subito ritrovata ad interagire con un ambiente familiare molto amichevole, schietto e tutt'altro che formale, fatto di gente giovane soprattutto, che frequentavano casa continuamente. Avendo avuto fin da subito l'opportunità di confrontarmi con persone di generi molto diversi e vari, il mio interesse per le questioni relazionali, la mia passione per il genere sociale, fatto prima di tutto da un'attenta osservazione dei comportamenti, si è delineato molto presto nella mia vita, e il tutto è stato sempre poi amplificato da un'accesa curiosità verso chiunque incontrassi.

    Mentre crescevo lì quasi invisibilmente, osservavo mia madre, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue reazioni ad essi, i suoi comportamenti e facevo lo stesso anche con mio padre che però vedevo poco a causa del suo lavoro. Lui si occupava di moda e la nostra vita era sotto il profilo sociale, impostata in maniera molto standard, seguendo molto gli stereotipi e i canoni dettati dalla vita di una cittadina molto borghese, inseguendo molto poco invece la propria volontà di vita.

    All'età di tredici anni la mia famiglia visse un momento di grandi cambiamenti ed io con loro, andammo a vivere in campagna con una vera e propria fattoria da mandare avanti; caprette, cavalli, asino, galline, cani, gatti, e un profondo contatto con la natura, hanno influenzato un breve ma intenso momento adolescenziale, aprendomi importantissime finestre di libertà.

    Successivamente mi sono ritrasferita a Salerno per l'inizio della scuola superiore, immergendomi completamente nella mia formazione artistica. Sono stati anni di esperienze e contatti fondamentali alla mia crescita, conobbi la ceramica e il suo mondo fatto di equilibri tra elementi acqua, terra, aria e fuoco. Incontrai in quegli anni e in quegli ambienti, persone, donne che al tempo incisero molto sulle mie opinioni femministe. Donne in carriera, che io ammiravo per la loro realizzazione artistica, donne che mi fecero appassionare allo studio del mondo della donna, che parallelamente ad altre mie esperienze e sensazioni è poi divenuto il fulcro, il tema centrale del mio studio.

    Concluso a pieni voti il mio percorso scolastico, mi affacciai solo un momento alla vita universitaria, rifiutandone da subito lo spirito competitivo degli studenti e l'eccesso di teoria a discapito della pratica che offrivano i programmi ministeriali. Determinante invece per la mia conoscenza dello spirito, sono state le esperienze di contatto con il mondo antroposofico avvenute in seguito ad un duro e lungo momento di malattia, che ha segnato un altro punto di svolta interiore nella mia vita. Infatti la breve formazione Euritmica praticata e interrotta per diventar madre ha iniziato ad abitare la mia vita rendendone più consapevole ogni gesto.

    Il divenire madre, anch'io giovanissima per imposizione delle mie condizioni di salute, si è subito dovuto confrontare con gli stereotipi della famiglia che troppo ancora seguiamo senza ponderare, e spesso ci ritroviamo addosso a risuonare in noi come uno stupro psicologico, soprattutto quando noi non li scegliamo. Stereotipi familiari che io nello specifico ho sempre rifiutato consapevolmente, fin da ragazzina.

    Oggi ho trent'anni, madre single per scelta, vivo con le mie tre adorabili bambine in un piccolo paesino del mio amato Cilento, di cui ne denuncio notevoli aberrazioni sociali che ancora vengono vissute con troppa normalità vista la mole dalla loro gravità. Aberrazioni che mi sono ritrovata a subire sulla mia pelle e ad affrontare di conseguenza, e quelle apprese dalle storie e testimonianze di altre donne, raccolte in giro. Grida senza suono, gesta senza coscienza, un mondo da far crescere ancora troppo!

    La mia esistenza e le mie scelte di vita mirano alla liberazione dalle ipocrisie sociali e soprattutto personali. Perché tutto è possibile!

    Se penso ai mari che ho dovuto navigare con grinta, tenacia ed autodeterminazione per arrivare ad esser la donna consapevole che sono oggi, consapevole nel dettaglio del proprio essere selvatico interiore da proteggere e far esprimere, mi accorgo che noi esseri umani non abbiamo nessun tipo di limite, se non quelli che lasciamo deporre alle nostre paure e ai nostri sensi di sfiducia in noi stessi.

    Oggi io sono una donna libera. Una donna libera soprattutto nella sua mente da qualsiasi predatore dell'anima che potrebbe insinuarsi nascondendosi come sempre dietro una carezza possessiva.

    Oggi io non sono in vendita, e a mie spese l'ho stabilito, ma la cosa di più alto valore per me è che trasferisco questo ed altri valori essenziali della vita, alle mie figlie, ed il mio lavoro di educatrice oggi trova libera espressione ripagandomi con soddisfazioni enormi quando mi fermo ad osservare la donna che si sta formando in ognuna delle mie figlie.

    Perché ogni cosa è possibile!

    Introduzione

    Essere semplicemente!

    Una donna è semplicemente una donna, diceva Emily alzando gli occhi al cielo, e non dovrebbe coltivare in seno il desiderio di essere altro! 

    Mentre lo faceva il suo sguardo s'ispessiva e s'inaspriva, diventava più nero, quasi tagliente. Era difficile, oserei dire impossibile, guardare quella donna negli occhi senza essere pervasi da un turbine, un moto violento di qualcosa difficile da spiegare, una forza che la si può trovare in un bosco guardando le chiome degli alberi mosse da un feroce vento, nel mare, guardando i movimenti acrobatici che fa l'acqua, scontrandosi con una scogliera. Faceva paura e allo stesso tempo, rapiva, tutto quello che si trovava, soffermandosi un solo istante nei suoi occhi nero pece.

    Emily era una donna proveniente da una famiglia piuttosto ricca e colta, dalle basi culturali abbastanza solide e moderne, ma soprattutto, una famiglia in cui ci si era tanto adoperati negli anni, malgrado le contraddizioni umane e le difficoltà di quel tempo, per conservare vivi i valori, ripulendosi pian piano da tutti i fronzoli eccessivi della vanità, delle strutture sociali, e da quant'altro c'è al mondo, capace di ostacolare la sacrosanta verità dei comportamenti dell'anima. Tutti, nella famiglia di Emily, ognuno a suo modo, si erano notevolmente emancipati da vecchi retaggi culturali che si imponevano nella vita di ognuno rendendo falsa e ipocrita la loro esistenza, lavorando duramente per essere riconosciuti nella loro semplicità esistenziale, più che per la loro ricchezza materiale.

    Emily era una donna sul cui volto era scritta la forza. Quell'elemento a cui siamo soliti pensare attraverso gesta di aggressività e prepotenza, talvolta di violenza e sopraffazione. Ma la sua forza era del tutto diversa; era un'innata energia che lei stessa non spiegava a se stessa. Era un insieme di gesta che lei compiva senza il benché minimo ausilio di razionalità. Uno strepitoso impulso, il suo. Quando si dice natura.

    E allora mia cara, le rispondeva Giselda, perché vivo cosi male il mio essere semplicemente una donna?

    Perché dopo un'allegra cena in compagnia, se mi ritrovo a sparecchiar da sola la tavola dove tutti abbiam cenato, io poi, mi sento rodere dentro talmente tanto, che non posso proprio evitare di sentire l'impeto di una cavalleria nel mio petto, e di schiantare uno ad uno, piena di consapevolezza, i piatti contro al muro?

    Sono forse io inadatta a tutto questo?

    Questa fu l'ultima cosa che la ragazza disse alla sua amica prima di un rapido e triste saluto. Ma la loro relazione, nata casualmente com'è casuale il posarsi di una foglia naufraga nel vento, che giunge in un dato luogo, con naturale delicatezza, continuò, ebbe un seguito attraverso profonde e disarmanti lettere che le due amiche si scrissero con puntualità assoluta, quasi come se quello fosse stato l'appuntamento più importante per entrambe. Più di una messa per un credente, o di un'incontro con lo psicanalista per un miscredente.

    Giselda era nata in un piccolo paesino di provincia in una semplice modesta famiglia di contadini, cresciuta in una di quella che si definirebbe la classica famiglia del Sud, dove tutto è ben definito, ogni cosa sta al posto suo, i ruoli sono stabiliti da un preciso ordine gerarchico, secondo quella che per detta di sua nonna era la divisione dei compiti, dove la donna combatteva in casa occupandosi di tutte le mansioni domestiche, dei figli, degli animali, della campagna ecc.. e l'uomo combatteva fuori procurandosi di che vivere per la famiglia, di che riscaldarsi, prendendo le decisioni più importanti e proteggendo socialmente la famiglia, l'onore.

    L'incontro tra le due donne era avvenuto in ospedale. Le due erano state messe nella stessa stanza, e si trovavano ricoverate li in quel posto per un controllo di routine su una patologia comune. La routine, l'abitudine... bisognerebbe porre un certo accento su queste parole, sebbene sia più che abituale, non farlo affatto.

    Ogni anno trascorrevano due o tre giorni a fare prelievi, esami e quant'altro ci fosse da fare, stando sotto osservazione a causa di una rara malattia autoimmune, cui erano entrambe affette da diversi anni. Ma questa volta accadde qualcosa di unico e raro come la patologia per cui erano là.

    Da sguardi profondi (anche se intrisi di dolore), sorrisi e parole gentili, piccole attenzioni che crebbero secondo dopo secondo, pomeriggi passati a farsi intime confidenze per ammazzare la noia in un grigio ospedale di un grigio mondo, ad esclusione dell'orario di visita però, sia chiaro, dove Giselda fingeva spudoratamente di

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