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Sharon vola
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Sharon vola

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Una serie di gialli che ti catturerà dal primo momento. Vorrai leggerli tutti! (ogni episodio è autoconclusivo)

IL TERZO ROMANZO GIALLO DELLA SERIE “SHARON”: UN THRILLER INVESTIGATIVO IRONICO E DIVERTENTE, UN’IMPAREGGIABILE POLIZIESCO ALL’ITALIANA

In questo terzo episodio Sharon, mentre sta volando felice sul suo IMAM Ro.41, in un raduno d’aerei d’epoca, vede esplodere davanti a sé il velivolo condotto dal fidanzato di Rossana, sua amica e direttrice del laboratorio di analisi della Fantasima Rifiuti. La bomba fa emergere l’attività nascosta del giovanotto, che dietro l’apparenza di semplice pilota d’aereo mascherava la missione pericolosa di agente segreto, coinvolto in giri di neonazismo magico e cocaina messicana. Sharon e la sua banda si impegnano a consolare il lutto di Rossana, in realtà mitigato da un amore non eccessivo, con la scoperta della verità, scoperta che si snoda come d’abitudine fra un omicidio e l’altro, fra ipotesi inconsistenti e intuizioni felici. Sharon, ormai prossimo alla soluzione, si salva infine da un attentato ancora una volta esplosivo, nel quale perisce la sua cara Ducati. Risolve il caso e la vendica, magari esagerando un po’, come riterrà all’inizio dell’episodio successivo.

Recensioni di alcuni lettoriHo scaricato questo giallo un po’ per curiosità per la tecnica di scrittura chiamata scriptomontaggio e anche perché è un giallo di investigazione poliziesca genere che adoro e devo dire che mi è piaciuto tanto. Dal personaggio principale, uomo, con soprannome di donna, miliardario che fa lo spazino per feticismo, le forze dell'ordine che sono tra il serio e il faceto. Scritto benissimo, colpi di scena, gag che ti alleggeriscono i colpi di scena… che dire… leggetelo e capirete. Consigliatissimo! Giovanni Muggianu
Un thriller investigativo, ironico è molto divertente. Un poliziesco tutto all’italiana. Il protagonista è Sharon nonché il milionario Lucrezio Fantasima, e i suoi aiutanti ed amici amici, Orso e Stella sono alle prese con una fibula insanguinata ritrovata tra i rifiuti, sicuramente l'insolita arma di un delitto. Un giallo molto intrigante, mi ha appassionata da subito. Francesca Annese

Tutti gli episodi di SHARON sono DISPONIBILI GIÀ DA ORA in Amazon a 2,99 euro. Di seguito l’elenco completo: 1) Sharon trova; 2) Sharon pesca; 3) Sharon vola; 4) Sharon festeggia; 5) Sharon scia; 6) Sharon protegge; 7) Sharon studia; 8) Sharon alleva; 9) Sharon balnea; 10) Sharon villeggia; 11) Sharon ritorna; 12) Sharon suona; 13) Sharon fiuta; 14) Sharon nuota; 15) Sharon visita; 16) Sharon sconfina;
LanguageItaliano
Release dateNov 25, 2016
ISBN9788868672027
Sharon vola

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    Book preview

    Sharon vola - Ruco Magnoli

    midollo.

    Gli autori

    Ruggero Campagnoli, già Professore Ordinario di Letteratura Francese presso l’Università di Bologna, nella Facoltà di Lettere e Filosofia. Chevalier Des Arts et Lettres, autore di un migliaio di sonetti, di una tragicommedia in versi rimati su Don Giovanni, di una breve storia dell’Alsazia in trecento alessandrini ugualmente rimati per la cerimonia della laurea honoris causa, nonché di qualche operazione di letteratura sperimentale.

    Marco Maiocchi, già Professore Ordinario di Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano, nella Facoltà di Design. Patafisico, nel suo percorso è passato da una laurea in Fisica a ricerche in elettronica, poi in informatica, quindi organizzazione aziendale, e infine in design emozionale. Ha anche un passato da imprenditore. Scrive testi di canzoni e fa qualche operazione di letteratura sperimentale.

    I - Volo sul Po

    Sto volando sempre meglio col mio IMAM Ro.41, mi consento ormai acrobazie estreme, in questo raduno di aerei d’epoca. Oggi sul sedile posteriore c’è Carlotta, che mi spedisce in cuffia gridolini di gioia. Siamo bellissimi con i nostri copricapi in pelle di modernariato. Davanti, sullo sfondo del delta del Po, il Sukhoi Su-26 di Raffaele Giudici, il fidanzato di Rossana. Mi abbandono all’idea di essere Snoopy che insegue il Barone Rosso, e lo mitraglio forsennatamente di suoni imitati. Una gioia immensa. Finché non lo colpisco in pieno… È esploso!… Come se avesse una bomba a bordo… L’onda d’urto destabilizza il mio caccia, e fatico a rimetterlo in linea di volo. Poi vedo i frammenti infuocati cadere sul verde del campo d’atterraggio, mentre gli spettatori fanno il vuoto indietreggiando di corsa dai limiti della pista, come due labbra che si aprono in un tragico riso. Nessuno è colpito, per fortuna. Scendiamo in fretta sulla vecchia pista abbandonata, ancora agibile, ma troppo corta. Arrivo al limite di un vigneto, ma ce la faccio. Mi accosto subito a destra, perché gli altri tre aerei in volo mi seguono uno alla volta. L’ultimo va a vendemmiare.

    Corriamo verso Rossana, visibile mentre Stella la trattiene a stento dal correre verso i resti della cabina del Sukhoi, non perché le manchi la forza, ma perché non vuole farle male.

    Carlotta comincia subito a organizzare i soccorsi, inutili, e le indagini; Orso si unisce a Stella per assistere Rossana e portarla in Villa Coriandoli. Io torno all’IMAM per riportarlo all’hangar dell’aeroporto del lago.

    Riesco a decollare nella pista corta (l’IMAM è una forza) e in un’ora sono all’atterraggio, che fila liscio sulla pista adeguata.

    Mi cambio nello spogliatoio e inforco la Ducati che era posteggiata a fianco della Guzzi di Carlotta – la verrà o la manderà a prendere dal suo appuntato.

    Mi trasferisco velocemente in villa ad aspettare Rossana, Stella e Orso, che tarderanno ancora un’oretta, con la Maserati Quattroporte Ermenegildo Zegna concept che avevo messo a disposizione di Stella.

    Nell’attesa, chiedo al Takeshi che la Takeshi prepari un pranzo leggero, adatto a una situazione di lutto: in Corea ce l’avranno di sicuro un pranzo funebre. Certo che ce l’hanno, ma il ch’arye, così si chiama il rito di ringraziamento degli antenati, prevede cibo che richiede una lunga preparazione, e che non si mangia in giornata. Così mi spiega il Takeshi. Allora ripiego sul forno a legna e chiedo pizze di vari tipi, champagne nature e Armagnac millesimato in chiusura. Per tirar su un’addolorata, per quanto possibile, penso che non ci sia nulla di meglio.

    Sarà utile anche la presenza di don Murphy, che non ha celebrato messa nella cappella della villa perché eravamo al raduno aereo, ma che verrà a pranzo, come ormai tutte le domeniche almeno.

    Anzi, eccolo arrivare per primo, con la sua Vespa 160 GS nera e col casco nero, entrambi con lo stemma argentato dei gesuiti che invidio tanto – non me lo lascia nemmeno provare.

    Lo ricevo in soggiorno, in veranda è già freddino, davanti a una Murphy Irish Amber a testa, preferite anche per la coincidenza del nome.

    Nemmeno lui può mancare di domandarsi: Incidente o attentato?. Vorrei saperlo anch’io, gli rispondo ma non conosco abbastanza il defunto fidanzato di Rossana, la responsabile del laboratorio della mia ditta, come sai, per formulare ipotesi. So soltanto che era un pilota dell’Aeronautica Militare, ma che una settimana fa si era congedato per partecipare alla gestione di una compagnia di aviotaxi, la ‘Flamant Rose’; ci aveva investito tutto il suo capitale.

    Sono i guasti della globalizzazione e del culto di Mammona. Se non fosse stato avido di ricchezza forse sarebbe ancora vivo. Come dice papa Francesco, ‘chi si lascia imprigionare dal nulla diventa nullità’.

    Dipende da cosa l’ha ucciso, se non è una disgrazia bisognerà cercare presso la ‘Flamant Rose’.

    Ci penserà la tua Carlotta: è troppo svelta per non metterli subito sotto torchio.

    Penso anch’io. A noi non resta che farcelo raccontare… a meno che…

    A meno che?

    A meno che la compagnia aerea non c’entri per nulla. Nel qual caso conto sul divertimento dell’investigazione, ma non se ne fa nulla finché non c’è uno spunto preciso.

    Lo spunto potrebbe trovarsi nei suoi itinerari di questa settimana. Forse ha visto qualcosa di pericoloso per un testimone oculare.

    Forse, ma per cominciare perquisirei casa sua, col permesso di Rossana, che ha certo le chiavi, anche se non convivevano.

    Potrei venire anch’io?

    Per i papalini la porta è sempre aperta. Se vado ti avverto.

    Grazie. Ora dedichiamoci alla vedovella.

    Infatti la Maserati è entrata nel viale, e dopo poco arriva chi la guidava con i passeggeri.

    Rossana piange, ma di sofferenza pacata, non isterica. Gli voleva bene, ma non in modo parossistico. Rimpiange un bel ragazzo simpatico morto anzitempo più di quanto lo rimpiangiamo noi, ma si lascia consolare.

    La convinciamo a mangiare e bere, soprattutto bere per euforizzarsi, e vengo subito al punto, senza tergiversare: Mi dai il permesso di visitare l’appartamento di Raffaele, con Stella, Murphy e Orso?.

    Certamente.

    Hai la chiave?

    Sì, eccola, e la estrae dal fondo della borsetta.

    Allora andiamoci subito, per esserci prima di Carlotta e dei suoi carabinieri. Se arrivano diremo che Rossana ci ha chiesto di ritirare alcuni oggetti personali. Dopo di che se non ci arresteranno sarà per rispetto dell’abito talare.

    L’appartamento è in una casa appena fuori dal centro, ma ci andiamo comunque con la Multipla di Stella, meno appariscente e capace di portare tutti, incluso il corpulento Orso. Orso è l’esperto informatico della mia azienda, la Fantasima Rifiuti, ed è un vero genio del bit e delle tecnologie. Stella, invece, come mia trainer personale, oltre che compagna d’investigazione, è di grande utilità non solo per il suo acume e la sua grande amicizia (un po’ particolare), ma anche per la sua atletica capacità di combattimento. Padre Murphy, invece, è un prete vero, per quanto può esserlo un gesuita.

    Arriviamo velocemente. L’appartamento, in uno stabile decisamente signorile, è situato al secondo piano: due soli appartamenti per piano; non prendiamo l’ascensore, e facciamo i gradini a due a due, per guadagnare tempo: tra breve tutto sarà invaso da carabinieri.

    Prendo la chiave, la infilo nella serratura, ma non gira: la porta è stata già aperta. Anzi, me ne intendo, forzata.

    Faccio segno a tutti di stare in silenzio, apro lentamente ed entro, guardando con circospezione per l’eventuale presenza di intrusi. Sembra che non ci sia nessuno. Faccio segno agli altri di entrare, e sto per dare disposizioni, quando Orso mi ferma, con l’indice sulla bocca che mi zittisce. Estrae uno scatolino nero, che alza in aria guardandone il quadrante: una lancetta si sposta verso destra. Estrae un altro aggeggio, schiaccia qualche pulsante, ruota un pomolo, poi sentenzia: C’è una cimice: almeno una. Ma adesso può solo ascoltare un disturbo in radiofrequenza: sembrerà che qualcuno abbia attivato un’antica telescrivente. Potete parlare.

    Ci addentriamo nell’appartamento. Non toccate nulla! dico. Guardate, registrate, fotografate, ma non toccate nulla!

    Sul piccolo vestibolo d’ingresso, arredato solo di un attaccapanni e un portaombrelli, si aprono due porte: una conduce a un breve corridoio su cui si aprono altre porte: una cucina, un bagno e una camera da letto; l’altra introduce in un salotto. La cosa che emerge evidente è la confusione e il disastro lasciato da qualcuno che, velocemente e maldestramente, ha rovistato ovunque alla ricerca di chissà cosa: impianto stereo e TV, camino, credenza Ottocento con altana a vetri e madia riadattata a mobile tuttofare sono sottosopra, divani e poltrone sono stati sventrati e l’imbottitura è sparpagliata dappertutto; il tappeto è stato rovesciato, i cassetti svuotati. Su una piccola console appoggiata al muro, un calendarietto semestrale semistrappato, e alcune foto tolte da spartane cornici: scene di avieri davanti ad aerei. Commilitoni.

    Lo stesso scenario si presenta in camera da letto. Il bagno sembra meno disastrato, anche se scatolette di medicinali sono sparpagliate a terra, il borotalco è ovunque, il mobiletto specchio mostra le antine aperte, ma senza gravi danni.

    Attenti al talco a terra: non toccatelo! E intanto lo fotografo: mi sembra di cogliere qualcosa che pare un’impronta.

    Facciamo foto di ogni dettaglio.

    Murphy assume un’espressione desolata, e dice: Perché tutta questa violenza! Non impareranno mai i mortali…; il suo passato da guerrigliero per l’Irlanda è veramente passato, e ora coglie con dolore i segni del male e della sofferenza. Comunque sono cose che deve dire.

    Vado in cucina: cassetti rovesciati, piatti a terra, barattoli svuotati, scatole di pasta aperte con maccheroni e spaghetti ovunque. Apro con un fazzoletto la lavastoviglie: vuota. La lavatrice ha l’oblò aperto: vuota. Il mobiletto sotto il lavello è spalancato: confezioni di detersivi. Il frigorifero, che spalanco sempre con un fazzoletto per evitare impronte, è praticamente vuoto: solo qualche birra, due bottiglie di champagne, dei pomodori, qualche scatola di tonno, un gambo di sedano rinsecchito, qualche tubetto di salse e poco più.

    So dove cercare: la spazzatura. Ho fatto lo spazzino per anni, e so bene che lì si nasconde la vera anima delle persone, rifiuti che sono l’unico vero sottoprodotto della nostra civiltà. Un voluminoso bidoncino Brabantia, la cui dimensione è stranamente in contrasto con l’esiguità del contenuto del frigo, campeggia accanto alla cucina a gas. Vuoto, completamente vuoto. Nemmeno un sacchetto di plastica dentro.

    Andiamo: avete guardato bene? Tutti annuiscono.

    Usciamo, socchiudo nuovamente la porta d’ingresso, Orso spegne i suoi marchingegni, scendiamo velocemente le scale e ce ne andiamo.

    E ora? chiede Murphy.

    Alla villa. Riunione.

    Arriviamo a Villa Coriandoli che sono ormai le due. Takeshi, il mio fedele maggiordomo tuttofare ci accoglie con premura, nascondendo il suo stato d’animo, con l’impenetrabile espressione di cui è capace un coreano. Ma so che è preoccupato e addolorato. Non perché lo chiamo con un nome giapponese, per la somiglianza col regista-attore (la cosa anzi quasi lo diverte), ma per Rossana. Takeshi ci spiega che Rossana è andata a casa, perché voleva essere lasciata sola, e che si è accordata con Carlotta per un colloquio, ai fini dell’indagine. Comprensibile e chiaro.

    Ci sediamo tutti in veranda; i vetri del giardino d’inverno ci riparano poco dalla temperatura quasi invernale, ma possiamo godere comunque della vista del lago, ormai grigio e quasi tetro, perfetto specchio della nostra giornata.

    Allora? chiedo, mentre Takeshi ci porta un Manhattan rye.

    Inizia Orso: Le cimici sono state messe da un professionista; due: una in soggiorno e una in camera da letto. Inserite all’interno delle prese elettriche, in modo da restare sempre alimentate. Non ci sono tracce di manomissione delle prese. Però… c’è qualcosa che non mi convince. Col casino che hanno fatto, perché non toglierle? Come se chi ha condotto quella maldestra perquisizione non c’entrasse nulla con chi ha messo le cimici!

    Bene: ricordiamocene. Tu, Stella?

    "Cercavano qualcosa di piccolo, che so, una chiave, un foglio… insomma, un oggetto che potesse stare nella scatola di un medicinale, o in un barattolo di borotalco, o in una confezione di pasta. Ma

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