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I cereali in naturopatia
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Ebook107 pages1 hour

I cereali in naturopatia

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Questo libro tratta del grano e dei cereali in generale dal punto di vista naturopatico. "I cereali in naturopatia" è un trattato che analizza minuziosamente il grano, a partire dalla sua origine e diffusione, dalla classificazione scientifica e le qualità diffuse in commercio, fino ad arrivare alle tecniche di produzione, anche in ambito d'agricoltura biologica, all'esame delle varie farine (bianche, integrali, ecc.), ai valori nutrizionali, al germe di grano e alle sue proprietà terapeutiche dovute alla vitamina E. Sono inoltre descritti tutti gli altri cereali: orzo, farro, segale, grano saraceno, avena, miglio, mais, riso e kamut, con un'attenzione particolare alle loro caratteristiche nutrizionali e al loro utilizzo. Il saggio tratta, infine, delle problematiche che il frumento e i cereali possono causare (come l'acidosi, la malattia celiaca e le varie intolleranze), della correlazione tra celiachia e Ogm e di consigli per un'alimentazione più equilibrata e salutare.
LanguageItaliano
Release dateNov 24, 2016
ISBN9788893690225
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    I cereali in naturopatia - Angela Gimelli

    978-88-9369-022-5

    Introduzione

    Fa che il cibo sia la tua medicina: questa frase possa essere una pietra portante per ognuno di noi.

    Con questa frase vorrei spiegare perché ho scelto di scrivere questo trattato sul grano, che è stato uno dei primi nutrimenti nella storia dell’uomo. Base alimentare fin dall’antichità.

    Dapprima così nutriente, poi, nell’arco del tempo il grano è stato modificato, impoverito, bombardato, denucleizzato, raffinato, ecc... Privato di tutti i suoi nutrienti. Fino ad arrivare a oggi, che viene sfruttato in tutti i modi dalle industrie con coltivazioni massive.

    Oggigiorno si vedono aumentare sempre di più le intolleranze alimentari, i malassorbimenti e la malattia celiaca. Perché? Il perché cercherò di spiegarlo in questo breve lavoro.

    Il grano

    Storia del grano

    La coltivazione del frumento risale a un’epoca molto remota. Sembra che qualche tribù dell’Europa preneolitica abbia cominciato la coltivazione del frumento ed è accertato che la cereocoltura preistorica nelle regioni dell’Europa occidentale si sviluppò nella fase avanzata di transizione tra l’età paleolitica e quella neolitica.

    Testimonianze risalenti a circa 10.000 anni fa e reperite nella zona dei laghi svizzeri rivelano come sin d’allora l’uomo avesse sviluppato la lavorazione del pane. In Palestina sono stati rinvenuti attrezzi agricoli per la mietitura, del periodo che va dal 8.000 al 3.000 a. C. (neolitico). Residui di frumenti coltivati sono stati scoperti nelle caverne neolitiche del Belgio.

    Nelle caverne degli uomini primitivi gli archeologi hanno ritrovato chicchi di cereali che venivano utilizzati come alimento integrante della carne. I chicchi di cereali venivano frantumati fra due pietre e poi mescolati con acqua per preparare una pappa cruda molto nutriente.

    In Italia la coltura cerealicola nell’età neolitica è accertata dai ritrovamenti delle palafitte lacustri attorno alle rive meridionali dei laghi alpini e nel basso piano padano.

    La prima testimonianza scritta, dove si parla di pane e di birra, la ritroviamo nel codice di Hammurabi, un sovrano della prima dinastia di Babilonia, vissuto intorno alla metà del 1.700 a.C.

    Sembra che, a iniziare per primi la coltivazione del grano, siano stati gli antichi abitanti della Siria e della Palestina e da qui passò poi in Egitto dove già si produceva l’orzo. Ben presto fu preferito il grano perché consentiva una migliore panificazione, al punto di produrre diverse qualità di pane di farina bianca per le classi superiori e di orzo o pelta (un tipo di cereale oggi estinto) o durra (pianta simile al miglio, coltivata in Asia e Africa) per i più umili.

    Nell’antico Egitto crescevano numerose piante fra le quali vari tipi di cereali. Le terre lungo il Nilo, grazie al limo, erano molto fertili e adatte alla coltivazione. Gli egizi tra tante piante scelsero il frumento come base della loro alimentazione.

    Nelle famiglie più ricche erano le serve che avevano il compito di frantumare nel mortaio i chicchi e di separare con il setaccio la parte nutritiva del chicco dall’involucro che lo racchiude per poi macinarli tra due pietre. La farina così ottenuta veniva mescolata con l’acqua, impastata a lungo e cotta su pietre.

    Più tardi la cottura del pane migliorò perché la pietra fu chiusa con un vaso oppure, il pane, veniva cotto in una buca scavata nel terreno e rivestita di pietra nella quale si accendeva un fuoco. Quando la temperatura era abbastanza alta il fuoco veniva spento, la cenere tolta e al suo posto veniva messo il pane. La buca veniva chiusa con una grossa pietra mentre al suo interno il pane cuoceva lentamente.

    I primi forni in argilla erano a forma di cono e sulla sua parte esterna veniva appoggiato il pane che quando era cotto cadeva a terra. Dopo aver scoperto la lievitazione gli egizi inventarono un nuovo forno. Internamente il forno era diviso in due parti; nella parte inferiore ardeva il fuoco e in quella superiore, cuocevano il pane.

    Il pane lievitato è più soffice e digeribile e molte sono le ipotesi di come avvenne questa scoperta ma quella che mi piace di più è questa: Un giorno una serva versò per sbaglio della birra sull’impasto di pane. Per paura di essere sgridata non disse nulla e continuò a impastare la pasta che poi fu cotta. Quel pane era veramente più buono e soffice degli altri e da quel giorno gli egizi preferirono il pane lievitato.

    Insieme alla birra il pane costituiva la base dell’alimentazione di tutta la popolazione: era il salario del contadino e nelle tombe insieme a oggetti preziosi gli egizi posavano il pane perché il defunto non soffrisse la fame.

    Anche gli Ebrei, durante la loro prigionia si nutrivano di pane nero ma non lievitato (pane azzimo).

    Sempre in Egitto sono stati ritrovati, in alcune tombe lungo il Nilo, affreschi che ritraggono la coltivazione del grano, la raccolta, la macinazione, la miscelatura e la cottura al forno. In una tomba è stata ritrovata una forma di pane e focaccia piatta di circa 3.500 anni fa.

    Anche gli antichi Greci e Romani furono grandi consumatori di pane.

    In Grecia a causa del clima e del tipo di terreno, la coltivazione del grano era molto scarsa. Per questo motivo i greci cominciarono a importare frumento dall’Egitto, dalla Sicilia e dalle terre bagnate dal Mar Nero. I greci raggiunsero una grande abilità nella preparazione di pane e focacce che condivano con olio, ammorbidivano con latte, aromatizzavano con pepe e altre erbe, impastavano con il vino e il miele. All’inizio erano le donne che si occupavano della panificazione poi furono gli uomini. I fornai greci furono i primi a lavorare il pane di notte, in modo che la gente al mattino, lo trovasse cotto, fresco e croccante.

    Durante il periodo di Roma capitale del mondo il pane è stato l’alimento base per la popolazione. Il primo negozio di pane fu aperto a Roma nel 150 a.C. e ben presto il pane sostituì una polenta fatta con farina di cereali, chiamata plus, che era usata in tutta Italia.

    I Romani portarono a Roma numerosi schiavi fornai che svelarono i segreti della panificazione. In un primo tempo i forni furono sfruttati dai soli patrizi ma poi furono aperti quelli pubblici.

    Gli antichi popoli Italici

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