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Il segreto del mago
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Il segreto del mago

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About this ebook

Ayden Dracre, il figlio più giovane di una famiglia di famigerati stregoni, è lieto dei suoi studi di magia fino a quando  Merlino lascia Caldaca allo scopo di trovare un modo per spezzare la sua maledizione. Mentre aspetta il ritorno di Merlino, Ayden commette un errore che fa sì che metta in discussione la sua magia.

Ben presto scopre che sia sua zia che Merlino sono in pericolo e, allo scopo di salvarli, deve spingersi più avanti che mai. Con due potenti nemici e una presenza oscura a tormentarlo, Ayden dovrà scegliere con molta attenzione di chi fidarsi. Intanto, Merlino deve affidarsi a Ayden quando il suo passato torna a minacciare il suo futuro.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateDec 1, 2016
ISBN9781507165003
Il segreto del mago

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    Il segreto del mago - Rain Oxford

    Il Segreto del Mago

    La Saga dello Stregone – Volume 2

    Rain Oxford

    Traduzione di Carmelo Massimo Tidona

    Il Segreto del Mago

    Autore Rain Oxford

    Copyright © 2016 Rain Oxford

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Carmelo Massimo Tidona

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Epilogo

    L’autrice

    Parte 1

    Ayden

    Capitolo 1

    «Misura un grosso pizzico di solfato di zinco», mi istruì Merlino.

    Mi versai una piccola quantità della polvere bianca nel palmo. Merlino mi aveva insegnato a misurare usando le linee della mano. Dovevo stare attento, però, perché alcuni degli ingredienti di cui disponeva Magnus erano pericolosi da toccare. Confidavo che Merlino non mi avrebbe fatto sbagliare. «Così?»

    «Molto bene».

    Misi giù il barattolo e lasciai cadere la polvere nel piccolo calderone. Io e Merlino eravamo in una delle tre stanze della magia di Magnus. Era quella preferita di Merlino, perché era ben rifornita di tutto ciò che avrebbe potuto volere.

    Pareti e pavimento erano di pietra. La parete sud era dominata da un grande caminetto, un’alta finestra occupava gran parte della parete nord, una libreria l’intera parete est, e la pesante porta di legno era sulla parete ovest. Un grande tavolo rotondo nel mezzo era coperto di ingredienti e strumenti, inclusi libri, bottiglie e fornelletti. Oggetti dello stesso tipo riempivano gli scaffali, erano appesi a ganci su tutte le pareti e pendevano perfino dal candelabro sopra il tavolo. Nell’angolo sud-ovest della stanza c’era un piccolo albero, dai cui rami pendeva di solito un serpente nero. Non mi preoccupavo mai del serpente, fino a quando le scorte di veleno di Magnus si esaurivano e toccava a me prenderne dell’altro. Odiavo le faccende.

    Avevo davanti il mio grimorio, in cui Merlino mi faceva scrivere tutti gli incantesimi che mi insegnava, soprattutto quelli del suo mondo. Di solito il lupo diceva che dovevo avere fiducia nella magia perché funzionasse. In questo caso, non pensavo davvero che l’avrebbe fatto.

    «Ora, versaci dentro la bottiglia d’acqua».

    Svuotai una delle due bottiglie di acqua di fonte nel calderone e accesi un piccolo fuoco sotto di esso.

    «Adesso aggiungi qualche pezzetto di zinco».

    Presi un altro barattolo e ne scossi fuori alcuni pezzetti di metallo, facendomeli cadere sul palmo prima di aggiungerli al calderone e rimettere il barattolo sullo scaffale. Mi aspettavo che Merlino mi dicesse di pronunciare una formula, concentrare la mente, o usare la mia bacchetta.

    «Metti dentro delicatamente la moneta di rame e assicurati che il rame sia sopra lo zinco».

    Presi le pinze, le usai per prendere la moneta e la misi nel calderone. Mentre aspettavamo, Merlino mi fece prendere il fornello piatto, che era una piccola pietra piatta e rotonda in una cornice di metallo. Potevo accendere un fuoco sotto di essa proprio come avevo fatto col calderone e bruciarci delle cose sopra. Era una delle invenzioni di Merlino. Seguendo le sue istruzioni, accesi il fuoco perché si riscaldasse.

    «Riprendi la moneta dal calderone, intingila nell’acqua per sciacquarla, poi mettila sulla pietra».

    Usando le pinze, estrassi la moneta e rimasi a bocca aperta. «È argento!»

    «Ti avevo detto che lo sarebbe stato».

    «Ma non ho usato la bacchetta né il bastone!» Immersi la moneta nell’acqua come mi aveva detto e spensi il fuoco sotto il calderone. Guardammo la moneta ridiventare lentamente da argento a rame. «Non sta funzionando».

    «Pazienza, giovane stregone. Va tutto secondo i piani. Ora toglila dalla pietra e tienila nell’acqua per raffreddarla».

    Eseguii, per quanto fossi scettico. Poi, con mia grande sorpresa, la moneta diventò davvero d’oro raffreddandosi. «Wow. La magia del tuo mondo è molto più potente della mia. È davvero oro o è un’illusione?»

    «Questa è scienza. Alchimia, se vuoi, non illusione o stregoneria. Però è temporaneo».

    *      *      *

    Vorrei poter dire che ero un mago, o anche uno stregone. Il fatto è che non sapevo cosa fossi. Ero il settimo nato di una famiglia di famigerati stregoni, noti per la loro mancanza di scrupoli e i loro malefici poteri. Purtroppo, io ero sempre stato l’imbarazzo della famiglia perché, non importava quanto mi sforzassi di usare la mia stregoneria per causare caos e distruzione, riuscivo solo a fare magia bianca.

    Nel mio mondo, i maghi usavano solo la magia della luce e gli stregoni solo la magia oscura. Entrambi erano rispettati per i propri talenti, ed entrambi avevano uno scopo nella vita. Sembrava che io fossi destinato a essere un emarginato, perché maghi e stregoni non potevano semplicemente scambiarsi i ruoli.

    Poi scoprii che mia madre progettava di uccidermi, perciò andai via di casa per mettermi alla prova. Avrei sconfitto il più grande mago del mondo, Magnus. Ben presto, liberai accidentalmente Merlino da una prigione magica chiamata syrus. Lui, però, era sotto una maledizione. Era un mago di un altro mondo, eppure la sua magia non era strettamente magia della luce, ed era stato imprigionato nella forma di un lupo, e i suoi poteri portati via. Dopo aver saputo della mia ricerca, decise che Magnus avrebbe potuto spezzare la maledizione, perciò mi promise di insegnarmi a diventare un malefico stregone se avessi accettato di aiutarlo.

    Ero speranzoso ma, nonostante il fatto che mi guidasse in ogni passo lungo il cammino, non riuscivo a sopportare di far del male alla gente. Anche quando ottenni un bastone da stregone, la sinistra magia riuscì solo ad aiutare le persone. Fu solo dopo aver conosciuto mia zia che appresi perché fossi così. Essendo il settimo figlio, si supponeva che avessi ulteriori poteri, ma la mia magia non era né buona né cattiva.

    Quando finii per salvare Magnus ed esiliare i miei malvagi fratelli in un altro mondo, alla fine smisi di provare a essere qualcosa che non ero. Non ero davvero tagliato per essere crudele. Purtroppo, questo non faceva di me un mago.

    Per tre mesi, non ebbe importanza. Vissi con Magnus e godetti della sua magnifica biblioteca. Appresi nuovi incantesimi e pozioni e le provai sotto la guida di Magnus e Merlino. Riuscivo perfino a usare la stregoneria, finché era solo per far pratica. Dopo un bel po’ di allenamento, ero certo che sarei riuscito a uccidere perfino la più spaventosa delle pietre.

    *      *      *

    Non ero pronto perché le cose cambiassero, ma Merlino lo era. «Parti?» gli chiesi.

    «No, non sto partendo; sto solo andando via per qualche giorno per far rimuovere questa maledizione».

    Misi giù il libro e mi alzai. Io e Merlino eravamo in biblioteca. Quando era entrato, avevo pensato che stesse per dirmi cosa mi avrebbe insegnato la prossima volta, invece mi aveva chiesto di aprire un portale per un altro mondo.

    «Va bene, dammi il tempo di prendere la borsa».

    «Sai cosa ha detto Dessa, Ayden».

    «Che la maledizione si spezzerà il giorno in cui io morirò. Potrebbe voler dire qualunque cosa. Forse Dessa si sbaglia. Posso esserti di aiuto».

    «Non ti metterò a rischio. Questa è la mia maledizione, ed è un mio errore che devo risolvere io».

    «Errore? Intendi l’esserti innamorato di una donna? Non hai fatto niente di sbagliato!»

    «Non ti ho detto tutto. Mandami nel mio mondo e, quando la maledizione sarà stata spezzata, tornerò e continuerò a insegnarti la magia».

    «Se è così pericoloso viaggiare tra i mondi, dovrei davvero venire con te. Tu non puoi usare la magia».

    «So come sopravvivere senza magia. Fidati di me; tornerò prima che tu possa sentire la mia mancanza. Ora, per cortesia, fa’ ciò che ti chiedo».

    Avrei voluto obiettare, ma mi fidavo di lui. «Va bene». Avrei dovuto sapere che Merlino sarebbe diventato impaziente e avrebbe voluto tornare nel suo mondo. Avrei voluto provare io stesso a spezzare la maledizione, ma una veggente di nome Dessa aveva avvisato Merlino che si sarebbe spezzata il giorno in cui io sarei morto. Non aveva detto come sarei morto, per cui Merlino voleva essere certo che io fossi lontano e al sicuro nel castello in quel momento.

    Fu così che mi trovai ad aprire un portale per Merlino in una delle stanze della magia. Era quella che usavamo più di rado, perché non era ben fornita, ma aveva un grande spazio libero nel mezzo. Non c’era un tavolo né un camino, solo una libreria, un lampadario e una finestra. Dovevo pulire il pavimento ogni giorno perché Merlino mi faceva fare pratica giornaliera per disegnare la base del portale.

    Tutti i portali avevano lo stesso schema di base, un pentagramma all’interno di un cerchio, con un cerchio appena più grande attorno. Merlino mi fece disegnare e ridisegnare il pentagramma e i cerchi finché non fui in grado di farli perfetti, prima di insegnarmi i sigilli necessari per viaggiare davvero tra i mondi.

    Non mi ci volle molto a disegnare la base, poi dipinsi sul pavimento i sigilli che Merlino mi trasmise direttamente nel cervello. Quando lo avevo liberato dal syrus, ci eravamo legati in qualche modo e potevamo parlare l’uno nella mente dell’altro. Di recente riusciva a inviarmi vere e proprie immagini, cosa che faceva spesso durante le nostre lezioni.

    «Sembra ben fatto», disse.

    «Pensi davvero che abbia potere sufficiente per farlo? E se sbagliassi?»

    «Allora probabilmente morirei. Non sbagliare».

    «Forse dovrei chiamare Magnus».

    «Come mai io credo sempre in te più di quanto lo faccia tu? Richiedi la sua assistenza, se vuoi, ma fa’ in fretta per cortesia, ho fretta di liberarmi di questa maledizione».

    Avevo spedito uno dei miei fratelli in un altro mondo, ma era stato nel mezzo di una battaglia. «Devo solo riversarci dentro della magia, vero? Hai detto che sono i sigilli a determinare dove conduce il portale».

    «Forse sarebbe meglio se lo facesse Magnus. I sigilli determinano dove conduce il portale, ma non possiedono alcun potere. Immaginali come una formula matematica in cui...»

    «Una che?» lo interruppi.

    Si sedette sui fianchi posteriori. «I simboli sono un lucchetto a combinazione. La tua magia è...»

    «No, mi hai perso di nuovo».

    Sospirò. «Fidati semplicemente di me, giovane stregone. La tua magia non determina il luogo, ma i simboli sono innocui senza la magia appropriata. Con la magia sbagliata, potrei restare intrappolato tra i mondi, o perfino essere fatto a pezzi».

    «Ma... e i miei fratelli? E se non l’avessi fatto bene quando li ho mandati via?»

    «L’hai fatto. Sei un vero enigma di Caldaca».

    «Che significa?»

    «Sono stato in mondi in cui la magia è temuta, in mondi in cui non c’è magia, e in mondi in cui viene praticata apertamente, ma non ho mai trovato un mondo come il tuo. In altri mondi, coloro che praticano la magia possono usarla per il bene o per il male. La gente di Caldaca, tuttavia, può usare solo un ramo della magia. Perciò gli stregoni non possono viaggiare tra i mondi, devono assumere dei viaggiatori. A causa del raro potere che possiedi, tu non hai questi limiti».

    «Pensavo significasse solo che ho una magia neutrale».

    «È quello il punto; tutta la magia è neutrale. È la persona a essere limitata, non la sua magia. Tu e tua zia non siete limitati, ed è probabilmente questo il motivo per cui non siete malvagi come la vostra famiglia. Purtroppo, per quanto so che desidereresti il contrario, questo significa che loro non possono cambiare. La gente del tuo mondo non può cambiare».

    «Non è una cosa carina da dire».

    «No, non lo è. Forse sono negativo solo perché ho passato tanto tempo senza magia. Intendevo solo dire che tu sei l’unico ostacolo sulla tua stessa strada».

    «Che vuoi dire?»

    «Oh, cielo. Lascia stare. Prendi il tuo bastone e ti mostrerò come attivare il portale».

    Chiusi le bottiglie di vernice, uscii dalla stanza e corsi al piano di sopra. La mia stanza da letto era la prima porta a destra una volta giunti in cima alla scalinata di sinistra. Il castello era immenso e piuttosto solitario, considerato che c’eravamo solamente io, Merlino e Magnus. C’erano talmente tante stanze vuote da essere ridicolo, ma non lo facevo mai notare al potente mago dato che sapevo perché fosse vuoto.

    La mia stanza era sfarzosa, con un enorme letto, mobili eleganti e un ricco caminetto. Le mie coperte erano blu scuro e più morbide di qualunque cosa avessi mai avuto prima. Il baule ai piedi del letto, il mio armadio e la scrivania accanto alla finestra erano tutti dello stesso legno scuro con intarsi dorati. Avevo una profonda vasca da bagno nell’angolo est, con un paravento di seta blu e dorata. Il mio bastone era appoggiato all’armadio, perciò lo presi e tornai di corsa nella stanza della magia.

    Merlino stava attendendo pazientemente, proprio come lo avevo lasciato. «Sei sicuro che non possa venire con te?»

    «Ne sarei devastato se in qualche modo io dovessi causare la tua morte. Dato che non sappiamo cosa abbia visto Dessa, la tua sicurezza è al primo posto».

    «Avrebbe dovuto dirti di più».

    «La divinazione è la magia più pericolosa che esista, perciò confida che la tua amica sappia quando parlare e quando mantenere il silenzio». Avanzò fin dentro il cerchio. «Puoi farcela, Ayden. Confida in te stesso per una volta».

    Annuii e mi inginocchiai davanti al cerchio. «Istruiscimi passo per passo». Prima che potesse iniziare, sentii un inquietante sussurro e guardai il piccolo scrigno che stava nel mezzo della libreria. «Perché fa così?»

    «La chimera sta cercando di convincerci a lasciarla libera. Se scappasse, senza dubbio ucciderebbe chi l’ha soccorsa. Ora, schiarisci la mente e immagina di guardare in alto nel cielo notturno». Feci come aveva detto. «Guarda fisso nel portale e immagina di potervi vedere attraverso, nel cielo notturno. Mentre lo fai, riversaci la tua magia».

    Cercai di adattare il ricordo del cielo nero e delle stelle al cerchio esterno del pavimento di pietra. Mentre lo facevo, le linee bianche e i sigilli risaltavano.

    «Vedi che i sigilli e le linee sono più luminosi

    «Sì».

    «Molto bene. Nello spazio scuro del portale, allinea le stelle con le linee».

    Sobbalzai quando feci ciò che aveva detto, perché la mia energia svanì immediatamente. Fu come se il portale si fosse spalancato di colpo in quell’oscurità come un buco. Poi il portale iniziò a trarre a sé la mia magia con la forza. Era solo la mia magia, ma sentii l’effetto sul mio corpo quasi istantaneamente. Iniziai a sudare e respirare a fatica come se avessi corso. Perfino i miei muscoli risentivano dello sforzo.

    Le linee e i sigilli iniziarono a brillare di più, finché non furono troppo luminosi per poterli guardare. «Abbi cura di te», fu tutto ciò che dissi mentre Merlino svaniva.

    *      *      *

    Un mese dopo...

    «C’è qualcosa che non va! È via da troppo tempo!»

    Magnus sospirò. «Te l’ho detto, Ayden, ti informerò non appena sentirò qualcosa».

    «Beh, non basta! Dovrebbe essere tornato ormai!»

    «I maghi sono dei solitari. Sono certo che ha spezzato la maledizione e sta cogliendo l’opportunità per usare eccessivamente la sua magia».

    «Non senza dirmelo! Qualcosa non va!»

    «Merlino è anche più anziano di me, sa come difendersi».

    Sentii l’energia scorrere in me e feci appena in tempo a estrarre la bacchetta prima che la punta si accendesse. L’ultima volta che mi ero innervosito mi ero incendiato i pantaloni; in effetti era successo la sera prima durante la cena. Corsi fuori della stanza. Non riuscivo a mangiare quando ero così nervoso. A metà strada verso la mia camera, cambiai direzione e andai fuori.

    Merlino era assente da troppo tempo. Sapevo che qualcosa non andava. Era la noncuranza del mago in merito alla vita di Merlino a darmi tanto fastidio. Nessun altro poteva sentire Merlino, perciò dovevo parlare io per lui. Magnus non conosceva Merlino quanto me. Per il vecchio mago, Merlino era solo un lupo.

    Volevo andare in cerca di Merlino, ma Magnus si rifiutava, insistendo a dire che non sarei durato un giorno in un altro mondo senza aiuto. Non apprezzavo affatto la sua opinione. Forse non ero neanche la metà di uno stregone decente, ma ero sopravvissuto ai miei fratelli per anni, e dubitavo seriamente che esistesse qualcuno più pericoloso della mia famiglia.

    Capitolo 2

    Infilai i piedi nelle calde acque della fonte chiara. Dopo aver discusso di Merlino con Magnus per gli ultimi tre giorni, volevo solo stargli a distanza. Perfino la biblioteca stava perdendo la sua tranquillità, dato che avevo letto ogni libro nella mia lingua che conteneva.

    Magnus e Merlino mi avevano detto che eravamo al sicuro solo entro il territorio del castello, ma odiavo essere messo in un recinto. Anche se il vecchio mago aveva degli incantesimi disposti per avvisarlo se qualcuno stava cercando di intrufolarsi nel castello, la sua magia non lo avvertiva quando sgattaiolavo fuori. Superare il muro di pietra che circondava il castello era facile. La prima volta che avevo lasciato il castello da solo, appena qualche giorno dopo essermici trasferito, avevo trovato un tranquillo ruscello proprio in mezzo alla foresta. Da allora, una delle cose che preferivo fare era andare lì e far pratica con qualunque incantesimo avessi voglia di esercitare.

    Merlino non si preoccupava più di insegnarmi solo magia oscura, ma ora era ansioso di insegnarmi della magia che mi servisse a difendermi da mia madre. Non credevo che una magia del genere esistesse. Avevo sperato che, sconfiggendo Magnus, avrei reso mia madre fiera di me e le avrei fatto cambiare idea sul fatto di uccidermi. Dato che mi ero alleato con Magnus contro i miei fratelli, non avevo speranze. Quando mia madre fosse venuta a cercarmi, non sarei stato una minaccia inerme e indecisa. In effetti mi aspettavo che mi avrebbe torturato prima di uccidermi, e nessuna magia della luce mi avrebbe mai salvato.

    Merlino aveva suggerito che la cercassimo prima noi, anche se lui non capiva mia madre quanto me. Anche se era molto nota nelle mie terre natie, mandava allegramente i suoi figli a fare il lavoro per lei, perciò era più potente di quanto la gente sapesse.

    Mentre sedevo sull’erba coi piedi nell’acqua, agitavo la bacchetta in aria a casaccio. Avevo avuto intenzione di esercitarmi con l’incantesimo di protezione che Magnus mi aveva insegnato, ma questo non fece che irritarmi di nuovo. Non mi piaceva non essere in grado di aiutare Merlino.

    Misi da parte la bacchetta e iniziai ad allentare i legacci della mia camicia. Era un pomeriggio perfetto per una nuotata. Un movimento appena dietro di me fu l’unico avvertimento prima che la mia bacchetta venisse afferrata da una chiazza sfocata pelosa e arancione. Mi voltai non appena la piccola volpe si fermò per rivolgermi un’occhiata. Aveva la mia bacchetta in bocca e schizzò tra gli alberi prima che potessi anche solo pensare al da farsi. Perciò le corsi dietro. La mia bacchetta era pericolosa nelle mani sbagliate.

    Purtroppo non ero abituato a camminare all’aperto a piedi nudi, e non avevo fatto in tempo a prendere i miei stivali, per cui non riuscii a tenere il passo della volpe. Di conseguenza rimasi sorpreso quando questa si fermò appena prima di non essere più in vista e attese quasi finché non la raggiunsi. Poi schizzò di nuovo via prima che potessi afferrare la bacchetta. O stava giocando con me, o voleva condurmi da qualche parte.

    Dato che non ero stato in grado di esplorare molto a causa delle preoccupazioni di Magnus, non conoscevo bene la zona e mi ero completamente perso. Chiaramente la volpe sapeva dove stava andando e schivava con facilità rocce e alberi. Io, d’altra parte, riuscii a sbucciarmi le ginocchia e sbattere le dita dei piedi quasi contro qualunque cosa.

    Ero senza fiato quando mi resi conto che davanti a noi si sentiva il suono di acqua corrente. La volpe stava andando verso un fiume. Conosce questa foresta; starà andando verso una tana nascosta o qualcosa di simile. Ma no, non era così. Quando emergemmo dalla foresta, vidi l’ampio fiume tagliare la radura prima della montagna. La volpe corse dritta verso di esso.

    «Ferma! Nessuno può saltare così tanto!» urlai. Volevo solo allertare la creatura, ma in qualche modo la magia dentro di me richiamò la mia bacchetta. Sentii l’energia riscaldarmi il sangue come collera, e la bacchetta lampeggiò di una violenta luce rossa proprio nella bocca della volpe, che di colpo inciampò e rotolo in terra.

    Con mio grande orrore, l’animale non fece nulla per evitare di ruzzolare giù dall’argine e dritto nell’acqua. Non ci pensai due volte a gettarmi nelle acque impetuose dietro di lui. Per fortuna non avevo la mia veste da stregone, o sarebbe stato impossibile. Con tutte le volte in cui avevo dovuto nuotare lontano dai miei fratelli per salvarmi la vita, ero un nuotatore decente, anche se non avevo mai provato a nuotare in acque così violente. Nuotai seguendo la corrente verso la volpe, che stava andando su e giù con l’acqua senza agitarsi e neppure sforzarsi di respirare.

    L’acqua era così rapida e tumultuosa che a stento riuscivo a vedere. Infine, e alquanto inaspettatamente, presi la piccola volpe, solo per scoprire per quale ragione fosse così immobile. Era colpa mia! La mia magia l’aveva paralizzata e non poteva nuotare.

    Me la strinsi al petto, tenendole la testa fuori dall’acqua. Era rigida come un sasso. Tentai di recuperare la bacchetta, ma facendolo le avrei spezzato i denti, e a una volpe i denti servono. Fu in quel momento che sentii la cascata. Mi sforzai di vedere oltre le onde e in effetti stavamo andando dritti verso uno strapiombo. Smisi di cercare di riprendermi la bacchetta e nuotai con tutta la mia forza e velocità verso terra.

    Anche se non eravamo così lontani, la corrente ci spingeva verso il centro del fiume e non riuscivo a nuotare molto bene con una mano sola. Tenere la testa della volpe fuori dall’acqua era impossibile. Mi concentrai sulla bacchetta in bocca alla volpe e immaginai che fluttuassimo fuori dall’acqua. Avevo fatto levitare un’enorme nave pirata, per cui avrebbe dovuto essere facile.

    Non lo fu. Provai in tutti i modi a lanciare l’incantesimo, ma ottenni solo di essere trascinato sott’acqua.

    Poi, all’improvviso, la terra non c’era più e stavamo cadendo. Non ebbi tempo di usare la magia o preoccuparmi di sfracellarmi contro le rocce al di sotto. Potei soltanto chiudere gli occhi, stringere la volpe e attendere che accadesse. Proteggici.

    Dopo un attimo, sentivo ancora il fragore dell’acqua tutto attorno a me. Ero ancora vivo. E per di più non stavo annegando. Aprii gli occhi solo di una frazione all’inizio, poi del tutto quando vidi ciò che stava accadendo. Stavo fluttuando sopra il fiume con un’enorme bolla attorno a me. L’acqua colpiva la bolla e ne veniva respinta. Era una protezione, ma neppure Magnus poteva creare una protezione contro gli elementi. L’unica che conoscessi a essere abbastanza

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