La punteggiatura: Regole e contro regole
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Questo testo farà conoscere più approfonditamente i segni interpuntivi e le regole d'uso.
"Errare humanum est,
perseverare autem diabolicum."
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Book preview
La punteggiatura - Antonio Libardi
Antonio Libardi
LA PUNTEGGIATURA
REGOLE E CONTRO REGOLE
MANUALE DI ORTOGRAFIA
Elison Publishing
Proprietà letteraria riservata
© 2016 Elison Publishing
www.elisonpublishing.com
elisonpublishing@hotmail.com
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Elison Publishing
Via Milano 44
73051 Novoli (LE)
ISBN 9788869631139
Indice
Prefazione
Introduzione
Capitolo I
La punteggiatura: cos’è e a cosa serve
Capitolo II
Punteggiatura è sintassi
La punteggiatura va oltre
Capitolo III
Per comprendere… i segni della punteggiatura uno ad uno
Il Punto
La Virgola
Il Punto e Virgola
I Due Punti
Il Punto Interrogativo e il Punto Esclamativo
Il punto interrogativo
Il punto esclamativo
I Puntini di sospensione
Trattino e lineetta
Le Parentesi
Virgolette doppie: basse o caporali – alte o doppi apici e Virgolette semplici o apici
Asterisco
Sbarretta – sbarra – o barra
Altri segni: Obelisco
Paragrafo
Asterismo
Conclusioni
Bibliografia
Sitografia
Prefazione
La scelta di scrivere una tesina sulla punteggiatura è nata per puro caso: durante l’esame di grammatica italiana, quando mi sono trovato a relazionare proprio sulla punteggiatura di un brano.
Tutti, bene o male, conoscono i segni di interpunzione, molti meno sanno bene esplicitare a cosa servono, pochi li sanno usare in modo oculato.
Tante volte ci si trova di fronte a delle pagine di libri che affrontano argomenti interessanti ma che, nonostante l’iniziale interesse all’argomento, non si finiscono di leggere. Altre volte al contrario si sfoglia un libro per caso e si è quasi rapiti dalla armonica bellezza delle sue parole e della sua musicalità.
Cosa ci spinge o cosa ci impedisce di continuare a leggere il più delle volte rimane un mistero, ciò perché non ci si ferma a capire la ragione.
Si parla spesso di stile, di facilità di scrittura e si sente dire quel determinato scrittore ha una bella penna
, per dire appunto che ha un bel modo di scrivere; anche se, chi legge non è consapevole del perché il testo abbia a che fare con la bellezza. Tornando al motivo che mi ha spinto ad affrontare questo tipo di studio, fu la richiesta, in seduta di esame, di relazionare su un breve testo della scrittrice Goliarda Sapienza. Non nego di essere rimasto sorpreso, tanto da chiedere delucidazione alla prof.ssa Giampieretti. Lei con molto garbo mi disse che avrei dovuto scrivere le mie impressioni sul brano che ci aveva assegnato e che lo avrei dovuto fare in maniera molto libera. Continuò dicendomi che se mi fossi proprio trovato in difficoltà sarebbe bastato spiegare i segni di punteggiatura nella loro funzione canonica.
La cosa che però più mi lasciò basito, durante la nostra piccola conversazione, fu la sua affermazione: i docenti elementari non sanno leggere!
Furono tali parole che si incunearono nella mia testa e mi fecero balenare l’idea di scrivere una tesina sull’argomento. Ciò per soddisfare la mia curiosità, ma soprattutto la voglia di continuare la mia formazione in merito alla scrittura creativa. Argomento questo che avevo già cercato di approfondire grazie ai fondi Strutturali della Comunità Europea, PON 2007-2013.
Tali finanziamenti elargiti alle regioni obiettivo (Campania, Puglia Calabria e Sicilia), infatti, mi hanno permesso di seguire un corso di aggiornamento per docenti sulla scrittura e poi di mettere in pratica le abilità e competenze acquisite attraverso l’attivazione di un progetto di italiano per bambini di terza primaria, conclusosi con la stampa di un libro dal nome Giovannino sulla giostra dei mesi
, edito da Artebaria di Taranto.
Dopo il superamento dell’esame, ho ricontattato la prof.ssa Giampieretti e le ho chiesto di seguirmi nello studio di un così particolare argomento. Fortunatamente tale richiesta è stata da lei accolta, e fin da subito mi ha suggerito i testi su cui studiare e da cui cogliere gli aspetti più essenziali.
Introduzione
Scrivere è una delle azioni più importanti della storia, tanto da definirne la fine/inizio di un’era: con la scrittura si ha la fine della Preistoria e l’inizio della Storia; l’Era Moderna è stata caratterizzata, oltre che dalla scoperta delle Nuove Terre
(le Americhe), anche e soprattutto dall’invenzione della stampa a caratteri mobili, che ha determinato una maggiore diffusione della cultura e quindi una maggiore diffusione di idee, capaci addirittura di modificare le varie società, portando alla lunga la propagazione della Democrazia
.
Questi cambiamenti, a causa dell’enorme portata, sono stati definiti come rivoluzione gutenberghiana
, dal nome dell’inventore della stampa{1}. Nella società attuale ognuno di noi si trova ad essere sia lettore che scrittore di tante e svariate forme di scrittura. Occorre in primis definire quali possono essere queste forme.
Tutti noi da riceventi leggiamo manifesti, dépliant, libri, giornali, riviste. Poi siamo utenti e nello stesso tempo scrittori di sms (Short Message Service, in italiano: servizio di messaggi brevi) e-mail (posta elettronica), e testi scritti nei social network (facebook e twitter per citare i più comuni).
C’è infine chi per gusto inizia a scrivere su giornali locali, anche solo con piccoli comunicati stampa per l’azienda o l’ente per cui lavora, o magari, qualcun altro, come me, si cimenta ad affrontare un concorso dirigenziale e si trova a doversi esercitare a scrivere testi un po’ più complessi e abbastanza tecnici, per i quali occorre essere chiari, ma non banali!
Come regolarsi di fronte a testi un tantino più complessi e che ci fanno sorgere il dubbio se è più giusto usare una virgola, un punto e virgola o un punto di chiusura?
Approfondendo, ho potuto appurare che le insicurezze nell’uso della punteggiatura più adeguata sono abbastanza comuni, in quanto come dice Bice Mortara Garavelli:
«È ragionevole prendere atto che sono abbastanza frequenti i dubbi e le curiosità su una pratica aperta a incertezze, a problemi per i quali talvolta si improvvisano soluzioni arbitrarie – ma non è detto che l’arbitrio e l’improvvisazione portino necessariamente ad errori{2}». Dare istruzioni per l’uso della punteggiatura può avere più di una giustificazione. Una, ad esempio, fa leva su una circostanza abbastanza comune: a chiunque scriva possono sorgere dubbi e interrogativi sulla scelta di determinati segni, o sull’opportunità di usare uno piuttosto che un altro, o nessuno dei due.
Da ciò si può comprendere come l’azzardo
(ovviamente pensato, studiato e voluto) possa portare a forme nuove, che fanno nascere una scrittura più creativa, meno banale e anche più stimolante.
Capitolo I
La punteggiatura: cos’è e a cosa serve
Come si può facilmente notare i due piccoli testi sono uguali, o meglio usano le stesse parole e vorrebbero significare la medesima cosa!
Mentre il primo, però, risulta parecchio ostico da leggere e più difficile da comprendere, il secondo è molto più lineare e chiaro, ciò in quanto in quest’ultimo sono presenti i segni di punteggiatura, che nel primo non ci sono e che consentono alle parole di meglio distribuirsi per una lettura scorrevole e chiara.
Tutto ciò è stato detto perché la punteggiatura è quell’insieme di piccoli segni grafici, oramai convenzionali, "che servono a regolare o a scandire, nella pagina scritta, il flusso delle parole e della frase, in modo da riprodurre il più fedelmente possibile le intonazioni espressive del parlato{3}".
Come è chiaramente visibile le stesse parole, poste sempre nel medesimo ordine, hanno acquisito un’altra forma con la semplice
aggiunta dei segni della punteggiatura.
C’è da dire però, che pur essendo di una così grande importanza, tali segni venivano e forse vengono ancora bistrattati, durante lo studio della grammatica che regolarmente si compie nelle scuole. Il problema è che poi, come abbiamo visto, tutti