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Without you
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Without you

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Evelyne Hunter è un agente dell’FBI, è stata scelta per una missione sotto copertura, il suo compito è stabilire un contatto con il padron del Cartello di Cartagena e raccogliere prove sufficienti per arrestarlo. L’uomo però è molto diverso da quello che si aspettava.
Il colombiano Rafael Rubén Rodríguez Escobar è un boss carismatico, furbo,pericoloso e implacabile, qualità necessarie per sopravvivere nell’unico mondo che conosce. Cosa succederà se oltre alle complicazioni del suo lavoro si aggiungessero anche quelle del suo cuore?

Giulietta e Romeo, Paolo e Francesca non furono coppie così sventurate come questa.

Entrambi dovranno lottare contro se stessi e il loro amore, che lento e inesorabile li costringerà a fare i conti con la realtà. Un romantic suspense che non vi deluderà:
baci rubati in mezzo a intrighi, menzogne, sparatorie e rapimenti.

La seconda parte della storia di Evelyne e Rubén sarà on line tra pochi mesi.
LanguageItaliano
PublisherAlice Vezzani
Release dateDec 14, 2016
ISBN9788822877192
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    Without you - Alice Vezzani

    WITHOUT YOU

    Il paradiso è un posto pericoloso  #1

    Redattore: Lucia Buscema

    © 2016 Alice Vezzani

    Immagine Cover © - Fotolia.com

    Edizione digitale self- publishing Dicembre 2016

    Edizione cartacea: Dicembre 2016

    Questa copia è protetta dalla Legge sul diritto di autore,

    ne è vietata ogni riproduzione,

    anche parziale, non autorizzata.

    I personaggi, i fatti, i luoghi e i nomi di società e locali descritti nel romanzo sono frutto dell’immaginazione dell’autrice. Qualsiasi riferimento ad avvenimenti e a persone reali è puramente casuale.

    Sinossi:

    Evelyne Hunter è stata scelta per una missione sotto copertura, il suo compito è stabilire un contatto con il padrón del Cartello di Cartagena e raccogliere prove sufficienti per arrestarlo. L’uomo che incontra però è molto diverso da quello che si aspettava.

    Il colombiano Rafael Rubén Rodríguez Escobar è un boss carismatico, furbo, pericoloso e implacabile, qualità necessarie per sopravvivere nel suo mondo. Cosa succederà se oltre alle complicazioni del suo lavoro si aggiungessero anche quelle del suo cuore?

    Evelyne e Rubén dovranno lottare contro se stessi e il loro amore che lento e inesorabile li costringerà a fare i conti con la realtà. Un romantic suspense che non vi deluderà: baci rubati in mezzo a intrighi, menzogne, sparatorie e rapimenti.

    La seconda parte della storia di Evelyne e Rubén sarà on line tra pochi mesi.

    Per Giusy,

    un’anima troppo sensibile per questo mondo.

    Rip, amica mia.

    PROLOGO

    L’aria era irrespirabile quella mattina a causa dell’afa, Evelyne percorse le strade di Miami quasi deserte a velocità sostenuta. L’asfalto sembrava liquido all’orizzonte e il cielo di solito azzurro intenso, tendava al grigio. Era uscita di corsa dopo aver ricevuto la telefonata e per la fretta ignorò più di un semaforo e di uno stop. Non voleva pensare a quello che l’attendeva in ospedale perché la paura e l’angoscia l’avrebbero distratta. Poteva fare sparire le multe ma non rimediare a un incidente stradale.

    Parcheggiò nel posto riservato alle forze dell’ordine e senza neanche chiudere l’auto si precipitò dentro il pronto soccorso.

    –Per favore, dov’è Michael Hunter? È stato ricoverato per overdose, – chiese quasi urlando all’infermiera dall’aria annoiata seduta al bancone.

    –Lei chi… – Rispose tranquillamente la donna.

    –Sono la sorella, – la interruppe lei.

    –Un attimo, – la donna la guardò con malcelata accondiscendenza. –Eccolo qui, si trova in sala emergenza 3, ma… ehi! Si fermi non può entrare! È riservato al personale! Chiamo la polizia!

    –Sono io la polizia! – Urlò Evelyne mentre proseguiva per i corridoi. La donna fece uno sbuffo e tornò a sedersi al suo posto, era stufa di tutte quelle persone che pensavano di poter fare quello che volevano solo perché portavano distintivo e pistola.

    La ragazza corse fino a quando non trovò la sala che stava cercando, superò la soglia e restò immobile davanti alla scena che si trovò davanti.

    Suo fratello era sdraiato mezzo nudo sul lettino, pallido e paurosamente immobile. Due medici stavano operando su di lui: uno erogava ossigeno ai polmoni premendo una mascherina sul viso, l’altro era pronto con il defibrillatore. Un’infermiera si stava occupando della flebo, erano così impegnati che nessuno fece caso a lei.

    –È in arresto da troppo tempo, – stava dicendo uno dei due.

    –Lo so, ma voglio fare un ultimo tentativo. – Solo allora Evelyne riconobbe l’uomo che aveva parlato: suo marito.

    –Ormai il cervello è andato. – Quelle parole le fecero diventare le gambe molli e dovette appoggiarsi al muro. L’infermiera si accorse di lei e le andò incontro.

    –Lei non può stare qui. – Le disse gentilmente, ma la ragazza non la sentì. Teneva gli occhi incollati sul fratello privo di vita che giaceva sul lettino, le lacrime le offuscarono la vista mentre i due medici si mettevano al lavoro. La scarica fece sobbalzare il corpo che ricadde pesantemente sul lettino, ma la linea sul monitor restò piatta. Suo marito dopo aver fatto l’ultimo tentativo sul cadavere si girò verso di lei e la fissò con il viso segnato dal dolore.

    –Mi dispiace, Evelyne. – Lei non riuscì a parlare. Come poteva Michael averla abbandonata dopo averle promesso che non lo avrebbe mai fatto?

    Dopo un lungo momento guardò suo marito. Aveva un’aria distrutta, era reduce da un doppio turno e adesso aveva il suo amato fratello morto sul lettino. Lui era sempre in ordine, perfetto in ogni occasione, ma quel giorno aveva i capelli scompigliati e la fronte sudata, il camice sporco di sangue. Le si avvicinò allungando una mano per toccarla e confortarla, si vedeva dalla sua espressione quanto desiderasse esserle d’aiuto.

    –No, – lo bloccò lei, –ho bisogno di restare da sola.

    –Aspetta, tesoro! – Lui cercò di trattenerla ma fu inutile.

    Evelyne si voltò e si diresse verso l’uscita. Doveva uscire di lì al più presto. Si era illusa come una sciocca di essere riuscita a salvare Michael dalla droga, invece era stato tutto inutile. Non voleva più vedere neanche il suo corpo, ricordava benissimo com’era da vivo, i capelli castani, gli occhi azzurri, la leggerezza dei suoi vent’anni. Aveva creduto che stesse bene, aveva trovato un lavoro, sembrava felice. Ma quella maledetta bastarda aveva vinto ancora una volta e se l’era portato via per sempre.

    Guidò fino a quando le lacrime sembrarono essersi esaurite e poi si fermò in un parcheggio fuori dalla città, senza accorgersi si era ritrovata sulla spiaggia, doveva aver seguito la litoranea per molti chilometri. Quella zona era deserta, i gabbiani sopra la sua testa volteggiavano e urlavano. Ripensò alla loro ultima telefonata, lui le aveva detto che non sentiva il bisogno di drogarsi da ormai un mese e aveva un appuntamento con una ragazza che aveva appena conosciuto. Per la prima volta dopo anni le era sembrato un ragazzo come tanti che voleva solo divertirsi, invece qualche ora dopo era morto.

    Su quella riva persa nei ricordi e nel dolore promise che, anche se ci avesse messo tutta la vita, avrebbe fatto del suo meglio per vendicarlo. Non si sarebbe fermata fino a quando l’ultimo respiro non le avrebbe lasciato il corpo.

    –Te lo giuro Michael! Te lo giuro! – Sussurrò al cielo.

    Risalì in macchina e si diresse verso la sede dell’FBI di Miami dove lavorava già da un paio d’anni. Sapeva quello che doveva fare e non si sarebbe fermata davanti a niente anche se avrebbe dovuto sacrificare la sua vita.

    Tornò a casa diverse ore dopo, sola, sconvolta e svuotata. Aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornata indietro. Loris, suo marito, l’attendeva in soggiorno preoccupato, le andò incontro per stringerla in un muto abbraccio. Lui era una persona incredibile, generosa, attenta, che sopportava lei, il suo lavoro e i suoi turni infiniti. Il loro era un rapporto sereno senza grossi scossoni, nessuna passione dirompente, solo molto affetto e rispetto. Si scostò e lo guardò negli occhi, lui non si meritava una donna come lei.

    –Oggi ho chiesto di diventare agente esecutivo e di occuparmi di narcotraffico.

    Lui la guardò allarmato.

    –Evelyne, perché hai preso una decisione del genere proprio adesso che sei sconvolta? Dovevi aspettare almeno qualche giorno. Potevamo parlarne insieme.

    –Non è una cosa improvvisata, ci pensavo già da un po’ di tempo. Una settimana fa me lo avevano proposto ma avevo declinato l’offerta perché avrei dovuto trasferirmi.

    –Trasferirti? E dove? E per quanto tempo? – Era la prima volta che vedeva suo marito perdere la calma in quel modo, era sconvolto e sorpreso.

    –Sei mesi di formazione a New York, poi non so.

    –Evelyne e noi? – La voce gli tremava e lei si sentì male per avergli procurato quella sofferenza.

    –Mi dispiace, Loris.

    –Ma… stai prendendo questa decisione troppo in fretta, tu… aspetta almeno qualche giorno. I tuoi superiori capiranno, hai avuto un lutto e hai preso una decisione impulsiva. – Provò a giustificarla, ma lei lo guardò scuotendo la testa.

    –Ho già firmato. – Quella firma metteva fine a ogni altra discussione. Lui la conosceva bene, non sarebbe mai tornata sui suoi passi. Il loro rapporto finiva in quel momento senza possibilità di salvezza.

    –Io ti amo, Evelyne, – Aveva la voce sconfitta e le spalle curve mentre cercava di muovere la coscienza di sua moglie in un ultimo vano tentativo.

    –Io… – lei non voleva mentirgli così rimase in silenzio. Lo rispettava, erano amici, amanti, ma era da tempo che sentiva che quello che provava per lui non era sufficiente. La loro storia era nata all’università, dopo qualche anno lui le aveva chiesto di sposarla e lei aveva accettato. Si erano sposati quando lei aveva compiuto ventidue anni e tra i due lei sapeva chi aveva amato di più l’altro fin da subito. Adesso, dieci anni dopo Evelyne era una persona diversa e i suoi sentimenti erano cambiati, lei era cambiata. Lui la amava con la stessa passione mentre per lei il fuoco non si era mai acceso. Il suo lavoro o il calvario con Michael l’avevano forse indurita. Avrebbe potuto continuare così, ma non le sembrava così giusto tenere vincolato a sé un uomo che meritava una donna migliore, che lo ricambiasse. Si sentiva troppo svuotata per pensare al suo benessere anche se sapeva che gli stava spezzando il cuore, ma lei non era nelle condizioni di assorbire altro dolore. Era un’egoista, lo sapeva, ma in quel momento non le interessava e non poteva farci nulla.

    –Faccio i bagagli, me ne vado in albergo fino alla partenza.

    Riempì le valigie e poi uscì da quella casa, era pronta ad affrontare qualsiasi difficoltà per vincere la sua battaglia personale e nessuno l’avrebbe fermata.

    Martha

    Il vento salmastro mi scompigliava i capelli mentre, dal pontile superiore della Sirena, osservavo la moltitudine colorata di passeggeri che si stava imbarcando sul molo. La giornata era calda e soleggiata e da lassù la vista del porto e della città di New York era così sbalorditiva da togliere il fiato.

    –Credo che lui sia già a bordo, – disse mio marito dopo avermi raggiunta. Eravamo arrivati all’imbarco un’ora prima che aprissero i cancelli ed eravamo stati i primi a salire sulla nave. Dopo aver fatto un salto in cabina per controllare i bagagli e nascondere le armi, eravamo usciti a fare un sopralluogo.

    Anch’io ero convinta che Escobar si fosse imbarcato molto prima dei passeggeri, ma sarei morta pur di dargli ragione. Presi la macchina fotografica con lo zoom professionale e scattai qualche foto della folla a distanza ravvicinata. Nella calca scomposta di coppie, anziani e famiglie con bambini non mi aspettavo di trovare certo la persona che da mesi era quasi diventata la mia ossessione.

    –Vado a fare un giro sul pontile dove si trovano le suite principali, – si chinò per baciarmi la guancia con fare canzonatorio e poi si allontanò.

    Mi pulii il viso disgustata, Antony faceva apposta a usare più saliva di quanta fosse necessario. Era odioso, soprattutto perché non era indispensabile baciarmi visto che eravamo soli. In quel momento sia l’equipaggio che i passeggeri erano indaffarati e non avrebbero certo badato alle nostre effusioni. Ero giunta alla conclusione che lo facesse solo per irritarmi, sapeva che non sopportavo sentire le sue mani addosso anche se lo faceva per rendere realistici i nostri personaggi. Il direttore capo del Bureau di Miami, Maddox, aveva scelto lui per questa missione perché aveva più o meno la stessa età del vero signor Smith e per uno strano caso del destino lo stesso nome di battesimo.

    L’agente speciale Ash Marconi era il mio partner senior da quando, cinque mesi prima, ero entrata a far parte del team operativo della sede di Miami dopo l’addestramento a New York. L’agente Antony Lauren era più adatto al ruolo di Antony Smith, ma questo non cambiava il fatto che con Ash mi sarei trovata molto meglio. Comunque adesso mi trovavo incastrata in una missione importante con un idiota come Antony e non potevo fare nulla tranne che il mio meglio. Antony era arrivato da una sede secondaria di Orlando e mi era stato antipatico fin dal primo istante. Era un arrogante esibizionista e per nulla professionale, pensava fossi solo una matricola da addestrare anche se gli avevo fatto presente che ero la seconda del corso.

    Respirai per l’ultima volta l’aria di New York. Tra qualche ora la lussuosa ed enorme nave sarebbe partita per una crociera di ventotto giorni che avrebbe raggiunto alcune mete turistiche nel sud America per poi terminare il viaggio a Miami. Era la mia terza missione sotto copertura, ma l’obbiettivo non era neanche lontanamente paragonabile alle altre. Ero stata felice quando Maddox mi aveva scelto anche se avevo paura di non essere all’altezza. A differenza delle altre volte non avevo dovuto inventare un personaggio, ma avevo preso il posto di una persona vera, una donna ricca e viziata che, insieme al marito, aveva prenotato la crociera diversi mesi prima. Per depistare qualsiasi controllo io e Antony avevamo deciso insieme al team che sarebbe stato più sicuro prendere il loro posto, inoltre i due avevano riservato una suite proprio sullo stesso ponte dove pensavamo avesse alloggiato la nostra preda. Avere una prenotazione effettuata prima dell’obbiettivo ci assicurava la totale mancanza di sospetti nei nostri confronti poiché il nostro scopo era stabilire un contatto con lui.

    Quando ci eravamo presentati a casa dei signori Smith dicendo che per ragioni di sicurezza nazionale avremmo preso il loro posto durante la crociera sulla Sirena non ne erano stati molto contenti. La coppia aveva cercato di opporsi minacciando di chiamare i loro avvocati, ma si era quietata subito quando avevamo proposto loro una vacanza in Europa sotto copertura e a spese del governo. Più lontano restavano, più sicuro sarebbe stato per noi. La signora Smith accettò eccitata, al termine di quella vacanza avrebbe sicuramente avuto qualcosa da raccontare ai suoi amici ricchi e annoiati quanto lei. C’eravamo subito accertati che non ci fossero conoscenti a bordo, non potevamo permettere che la nostra copertura saltasse. Poi avevamo fatto alcune domande ai coniugi sul loro stile di vita e ci eravamo attenuti a quelle indicazioni per diventare i loro sosia.

    Io e Antony dovevamo sembrare una coppia in viaggio di piacere e avevamo una suite prenotata sul ponte Acquamarina. Avevamo una specie di piano per agganciare il nostro uomo, ma per la maggior parte del tempo avremmo dovuto improvvisare.

    Aspettai fino a quando l’ultimo passeggero non fu salito e poi tornai in cabina dove trovai Antony in boxer. Gli lanciai un’occhiata disgustata e feci finta di non vederlo affatto anche se dovevo ammettere che aveva un fisico che non passava inosservato. I capelli color miele gli cadevano sulla fronte ma non nascondevano gli occhi azzurri. Aveva un fisico atletico, ma chi non lo aveva tra gli agenti operativi? Eravamo sempre sottoposti ad allenamenti intensi, immaginai che un narcisista come lui facesse un utilizzo extra della palestra.

    –Lui non è a bordo, – annunciò lanciandomi un sorriso malizioso mettendo in mostra il suo corpo.

    –Avevamo informazioni certe, non è possibile, – risposi cercando di tenere sotto controllo la rabbia mentre mi versavo

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