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Legami Di Drago
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Legami Di Drago

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About this ebook

Una scintilla può scatenare una fiamma. Una vita può alimentare il fuoco. Una luce può trafiggere l'oscurità. Nel luogo in cui l'oscurità regna sovrana. Dopo esser a stento sfuggita dalle Terre del Fuoco, Auri segue le richieste del padre e intraprende un viaggio nella conoscenza dei Maestri dei Draghi. Una volta arrivata, spera di immergersi negli allenamenti e diventa il fulcro decisivo per la salvezza di Terradin e la sconfitta definitiva di Obsidian e dei suoi Ribelli. Ma prima che il suo viaggio abbia davvero inizio, qualcuno a lei caro le viene strappato via. A pezzi dalla perdita, e con Terradin che cresce sempre più nell'oscurità, è costretta a prendere una decisione che avrà eterne ripercussioni. Rimarrà aggrappata alla vecchia Auri? O dimenticherà il suo passato e come la fenice leggendaria, rinascere dalle sue ceneri per risplendere come mai prima? 

LanguageItaliano
Release dateFeb 1, 2018
ISBN9781507167458
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    Legami Di Drago - Dusty Lynn Holloway

    Legami di drago

    Cronache di Luce e Ombra

    Libro 2

    Altro da Dusty Lynn Holloway

    Dragon Dreams (Libro uno)

    Dragon Light (Libro tre)

    Dragon Soul (In arrivo in inverno 2016/2017)

    Capitolo uno – Perdita

    Non ha dormito un solo attimo quella lunga, eterna notte. Suo padre si diresse verso il Salone ancor prima dell’alba, a cercare Nachal, mentre lei rimase dov’era, con lo sguardo rivolto verso l’oceano immenso davanti a lei, cercando di trovare il coraggio di lasciare questo silenzioso paradiso. Il coraggio di lasciare le persone che amava. Di lasciare il padre che aveva a malapena iniziato a conoscere.

    Wolf si avvicinò a lei con passo silenzioso, e poggiò la testa sul suo grembo. Osservò anche lui il mare. Come fai a sapere sempre quando ho bisogno di te? gli chiese, sfregandogli le orecchie.

    Lui la guardò con i suoi occhi vispi, rispondendo con un singolo sguardo alla sua domanda. Lui sapeva perché era un Lupo Bianco Albino, ed era il suo compito prendersi cura di lei, un membro della famiglia reale. E lui sapeva anche perché le voleva bene.

    Il suo manto era morbido al tocco della sua mano. Faceva scorrere i suoi ciuffi tra le dita, ancora una volta meravigliata da quanto fosse setosa. Sorrise, ancora più beata di prima. Come erano in grado gli animali di fare questo? Forse solo Wolf ne era in grado. Continuava a pensarci tra sé e sé mentre gli sfregava le orecchie, e scoppiò in una risata vedendo che lui chiuse gli occhi in totale godimento.

    Forse passò un’altra ora, non ne era certa. Il tempo sembrava non avere più grande importanza. Continuava ad andare avanti senza sosta, senza arrestarsi un attimo come lei desiderava. Sussultò d’improvviso quando si accorse che c’era una presenza vicino a lei, e si voltò trovando Liran seduto a pochi passi da lei.

    Da quanto tempo sei seduto lì? chiese sorpresa.

    La fissò per un momento, come a cercare qualcosa, per poi risponderle. Da un po'.

    Un po'? A quanto corrispondeva un po'? Come fai ad essere così silenzioso? gli chiese con aria frustrata. Come ha fatto? A volte sembrava un fantasma.

    Alzò le spalle. Non hai ancora imparato ad usare il tuo potere.

    Potere?

    Fece il suo mezzo sorrisino. Sto parlando dell’olfatto. I draghi hanno un acuto senso dell’olfatto. Anzi, più che acuto, è proprio un sesto senso. Dovresti essere in grado di fiutarmi ancora prima che io mi avvicini a te.

    Guardò lontano, ricordando una precedente conversazione con suo padre sul fiuto di un drago. Cerralys mi ha detto che ha capito quando mia madre era incinta di me perché ha fiutato una nuova vita in lei.

    Annuì. Il tuo potere è ancora debole perché non lo hai mai sfruttato. Stai tranquilla. Ti verrà naturale.

    E invece volare? Volare era una delle sue paure nascoste. Non che avesse paura dell’altezza. Aveva più paura di fallire in una cosa che per un drago dovrebbe risultare naturale. Temeva di sentirsi un’imbrogliona, e sembrare ancora una volta fuori posto nell’ambiente che la circondava.

    La sua voce divenne un mormorio. Ti ci vorrà un po' di tempo, ma una volta appreso il meccanismo, sarai fantastica.

    Gli lanciò uno sguardo sorpreso. Come fai a saperlo? La sua voce era tagliente dalla paura.

    Alzò le spalle. Lo so e basta.

    Tentò di sorridere, sperando di non fallire come pensava facesse. Chissà di che colore saranno le mie scaglie?

    Soffocò una risatina. Sei vuoi posso dirtelo.

    Non puoi saperlo, disse con un sorriso, guardandolo. Poteva?

    Si avvicinò di più a lei, a sussurrarle nell’orecchio come se stesse per rivelarle un segreto di proporzioni monumentali. Blu.

    Rise, avvertendo un calore familiare accendersi dentro di sé. Lo ignorò. Blu, respirò entusiasta. Non ho ancora visto un drago blu.

    Nemmeno io.

    Ne sei sicuro?

    Fece un sorriso nascosto e guardò verso il mare. Ne sono sicuro.

    La sua mano rimase ferma sulla guancia di Wolf, e lui la toccò gentilmente con il suo naso, ad incitarle di continuare a coccolarlo. Vorrei essere così sicura di certe cose come lo sei tu.

    La sua risposta fu ancora più dolce di prima. Ci sono delle cose su cui è facile essere certi, Auri. E tu sarai sempre una di quelle.

    La sua mano si fermò di nuovo sulla guancia di Wolf, e fissò il volto di Liran, scrutandolo. Ma, essendo l’ultima volta insieme per loro, il suo volto era imperscrutabile. Completamente. Dovette allontanare lo sguardo per un momento per riprendere il controllo di sé, cercando in vano di liberarsi del grande peso che sentiva sul cuore.

    Le mancava Liran. Molto era cambiato nel loro rapporto, e molto rapidamente. Le mancava il loro semplice rapporto d’amicizia che avevano all’inizio. Le mancava l’assenza di muri. Le mancava il suo amico.

    La stava evitando. Aveva capito che lo stava facendo, ma non riusciva a capire il perché. Era Nachal il problema? Non approvava il suo rapporto con lui? Non approvava Nachal?

    Avvertì Liran avvicinarsi a lei, e si voltò a guardarlo. Origliare non è una bella cosa, commentò dolcemente.

    Il suo sguardo era addolorato. Sono preoccupato per te, disse con fare ostinato. Non stai dormendo molto.

    Il cuore di Auri si fermò un istante mentre guardava altrove. Ormai già da tempo si era arresa, cercando di capire come Liran sapesse certe cose; le sapeva e basta. Soprattutto se queste cose riguardavano lei. Troncò subito il suo pensiero, non volendoci pensare troppo. Non riesco a dormire, sussurrò lei. Sto stesa ad occhi aperti... a ricordare El’dell... a ricordare Valdys.

    La mano di Liran toccò quella di Auri dolcemente, e lei avvertì una leggera scossa di energia sulla pelle. Lui spostò la mano, continuando però a guardarla con occhi pieni di dolore. Mi dispiace molto di non essere stato lì, disse con voce stridula.

    Con il pollice e l’indice della sua mano, Auri sfregava la mano in maniera assente, parlando dolcemente. "Non dire così, Liran. Non c’era tempo. E tra l’altro, non volevo nessuno con me, a mettere a repentaglio le vostre vite più del dovuto."

    A parte la bestia, ovviamente.

    Wolf?

    I suoi occhi brillavano maliziosamente, ma al di sotto c’era qualcosa in più che si nascondeva dentro quello sguardo. Qualcosa di celato. E chi sennò?

    Wolf ringhiò senza aprire gli occhi, e lei accennò un sorriso. Certo, rispose con un sorriso.

    Rispostò lo sguardo sulla sua mano che continuava a sfregare, voltandola da un lato all’altro quasi a verificare che non ci fosse qualche segno fisico. Non c’era niente. Cos’era quello?

    Sorrise maliziosamente. Questo? Si allungò per toccarle il braccio, e una scintilla balzò di nuovo contro la sua pelle.

    Lo guardò con sguardo accigliato mentre cercava di rimettere al loro posto i peli delle braccia che le si erano rizzati. "Cosa è quello? Le tue dita cacciano scintille?"

    I suoi occhi ridevano. In un certo senso, credo di sì. Gli elfi sono in grado di assorbire l’energia di Terradin in diverse forme. Nel caso della luce, possiamo immagazzinarne una parte dentro di noi, e utilizzarla per prenderci cura dei nostri terreni. Il sorriso dai suoi occhi si ampliò anche sulla bocca. Così come tante altre cose.

    Gli occhi di Auri si allargarono. La tempesta di fulmini dell’altro giorno...

    Liran sogghignò mentre cercava di avvicinarsi di nuovo a lei, ma lei lo allontanò ancora con sguardo accigliato. Wolf ringhiò, guardando verso Liran con fare minaccioso. Auri lo accarezzò sulla testa per calmarlo. Va tutto bene, Wolf. Lo sai che mi sta solo prendendo in giro. Si voltò verso Liran. Puoi insegnarmi a farlo?

    D’improvviso si fece serio. La sua voce si abbassò. "Non so se ne sei in grado. La maggior parte degli elfi riescono a contenerne solo una piccola parte, altrimenti rischiano un serio sbilanciamento dentro loro stessi. Solo i più forti, come la regina, sono in grado di immagazzinarne di più. Non sono sicuro se la tua metà di drago potrebbe bloccare o amplificare questo potere."

    Amplificarlo potrebbe essere pericoloso?

    Alzò le spalle. Se la tua forma non è in grado di contenerlo, sì. Anche se tu sei di certo più forte fisicamente rispetto agli altri elfi, non ne sono sicuro.

    Oscillò la testa. Stava ondeggiando. Ogni nuova informazione che riceveva le sembrava come se riguardasse qualcun altro, e che non poteva trattarsi di lei. Il pensiero di volare, di sputare fuoco dalla bocca, assorbire energia... Sembravano favole per bambini. Non potevano essere reali.

    Sono reali, sussurrò Liran. Hai bisogno di tempo, Auri. Stai affrontando tante cose nello stesso momento.

    Non lo accusò di nuovo di aver origliato nei suoi pensieri. Invece, i suoi pensieri tornarono a quella notte alle pianure. Si perse talmente nei suoi pensieri, che ci mise un po' a notare che Liran era diventano immobile. Come l’antitesi del rumore e del movimento.

    Oh.

    Serrò gli occhi, chiusi in auto recriminazione. Nel tempo passato dalla morte di Valdys, era stata molto attenta ai suoi pensieri vicino a Liran. Percepiva l’afflizione che provava per non essere stato lì a proteggerla, il dolore nel vederla distrutta tra le braccia del padre e non voleva addolorarlo ancora di più per nessun motivo. Ma ora... ora era troppo tardi. Per un piccolo istante le tornarono in mente quei ricordi, e lui glie li rubò. Come temeva che succedesse.

    Aprì timorosamente gli occhi, e si voltò a guardarlo.

    La sua pelle era diventata bianca come il marmo, e i suoi occhi rossi come il fuoco. Continuava a cercare di rimanere immobile. Dolorosamente immobile. Mi dispiace, Liran. Mi sono dimenticata... Erano le uniche parole che riuscivano ad uscire dalla sua bocca. Cosa poteva dire? Che stava cercando di proteggerlo non facendogli vedere quelle immagini?

    Chiuse gli occhi e rimase in silenzio. Sembrava che stese combattendo contro sé stesso per cercare di controllarsi. L’unica emozione che le lasciava carpire era rabbia. O forse, era l’unica emozione che non riusciva a contenere. Liran? Toccò la sua mano per un momento, poi la ritirò. Mi dispiace. Stavo cercando di... assicurarmi che tu non lo vedessi. Solo... mi dispiace.

    Iniziò a parlare con tono severo e gli occhi ancora serrati. I Luminari vogliono che io trovi i Perduti. Tu sai chi sono?

    Batté gli occhi all’improvviso cambio di conversazione. No. Non ne ho mai sentito parlare fino a poco tempo fa.

    Aprì gli occhi, e Auri voleva scappare via alla vista di quel palese dolore che trasmettevano. Era stata la sua mancanza di riguardo a causarlo.

    I Perduti sono i draghi che non hanno mai fatto una scelta. Quando scoppiò la guerra, i Perduti si rifiutarono di combattere, e scomparvero. Da allora non si sa più nulla di loro.

    Ecco perché questo nome.

    Liran annuì lentamente. Sì. Fu un duro colpo per gli elfi quando ne perdemmo così tanti, compreso tua madre. Qualcosa di così forte e fluido improvvisamente divenne fragile al punto di rompersi. La nostra coesione come popolazione è parte della nostra forza, e vale lo stesso per i draghi. Quando i Perduti se ne andarono, persero parte della loro forza, la loro coesione, e ne hanno di nuovo disperatamente bisogno se vogliono avere un’occasione per battere I Ribelli.

    Auri annuì. I Ribelli, sussurrò. Credo che solo le altre razze li chiamano così.

    Come li chiama tuo padre? chiese dolcemente Liran.

    Famiglia. Per i Luminari e coloro che hanno scelto di stare dalla parte del re, sono sempre la loro famiglia, indipendentemente dai crimini che hanno commesso. L’amore e i ricordi non svaniscono per loro. I ricordi possono cambiare, diventare qualcosa di meno doloroso con il tempo, ma per la maggior parte di loro...c’è ancora...una voragine, un buco che non si può riempire.

    Mi dispiace, mormorò Liran.

    "Non avevo mai realizzato quanto fosse istintivo per i draghi. Per me. Avrei dovuto saperlo, in fondo. Valdys lo ribadì quando me ne andai. Mi ha nascosto delle informazioni, informazioni sui Ribelli, perché disse che non voleva che mi ferissero. Si voltò di nuovo verso di lui. Non avevo mai capito perché mi facesse così male. Adesso credo di saperlo."

    Liran annuì, facendo un grosso respiro e cercando le parole giuste da dire. La ragione, iniziò gentilmente, per cui te ne ho parlato, è perché volevo farti capire il motivo per cui ho accettato questo compito.

    Auri sfiorò per un attimo la sua mano, prima di allontanarla. È per cercare una speranza, Liran. Lo capisco.

    Gli occhi di Liran la studiarono per un bel po' prima che mormorasse, No, non credo che tu capisca. Si chinò verso di lei e le diede un leggero bacio sulla guancia, poi si alzò e andò verso il Salone. Lei si voltò e lo guardò andare via, cercando di capire le sue motivazioni, e come esse, alla fine, non fossero in grado di alleviare l’improvviso implacabile senso di perdita che sembrava divorarla dall’interno.

    Capitolo due – Cambiamento

    Un’ora prima dell’alba, Auri si alzò e andò a cercare suo padre.

    Era quasi ora...

    Lo trovò nel suo studio, che parlava ancora con Nachal. La loro conversazione si fermò bruscamente quando aprì la porta. Scusate, disse silenziosamente, rivolta verso il padre. Volevo solo avere con te due minuti prima di andare.

    Il padre annuì mentre Nachal si alzò dalla sedia e si diresse verso di lei. Non essere testarda, disse sospirando. Poi la baciò sulla guancia, e chiuse dolcemente la porta.

    Si voltò verso suo padre confusa. Sono davvero così testarda? gli chiese corrucciata.

    Rise, e tutte le ombre svanirono dal suo volto. Auri non poté fare a meno di contraccambiare il sorriso. Ho paura che si stia riferendo a qualcosa in particolare, mia cara, non alla semplice testardaggine. Rimase un attimo in silenzio, a studiarla, prima di annunciarle brevemente, Nachal mi ha chiesto di essere rimosso come mio erede, ed essere rimosso come successore al trono.

    Sussultò, cadendo sulla sedia più vicina. "Lui cosa?!"

    Cerralys le diede un sorriso doloroso. Non vuole privarti della tua eredità, Auri, e non vuole farti sentire in dovere di condividerla. Mi ha chiesto di essere completamente omesso, suggerendomi addirittura che dovrebbe stare negli accampamenti insieme agli altri soldati.

    Ridicolo, disse sedendosi con sguardo accigliato. Non posso essere io la tua erede perché io... e lui... ed io. Beh, è meglio se lo fa lui. Sospirò, e cercò di continuare nonostante la sua mancanza di articolazione. "In più, ci sono camere più che sufficienti qui per tutti. Abbiamo talmente tante stanze da poter ospitare l’accampamento nel Salone se volessimo. "

    Cerralys si sedette di nuovo sulla sua sedia, il suo volto misurato. Perché tu cosa, cara?

    Si accigliò. Non stava andando per niente come aveva sperato. Beh ovviamente, perché io sono io, e lui è lui. Sta al comando senza essere autocratico, intelligente senza essere arrogante...Sembra essere molto a suo agio in questa vita. È un leader nato. E io sono stata abbastanza vicino a assetati di potere e leader corrotti per capirne la differenza. È ovvio che lo stai preparando a prendere il tuo posto una volta che tu... Annaspò un attimo al pensiero, poi fece un respiro e cercò di continuare. Beh, è sicuramente la scelta migliore.

    Gli occhi di suo padre si addolcirono alle sue parole, e la studiò in silenzio a lungo, prima di parlare di nuovo. Sono d’accordo con te su dove dovrebbe dormire. Si sedette dritto nella sua sedia, cercando di tenerla al suo posto con l’intensità improvvisa del suo sguardo.

    Comunque, disse lentamente, di proposito, Sono d’accordo con lui sul cambio del mio erede. Credo che Eldaria e Terradin abbiano bisogno di te sul trono.

    Crollò nuovamente sulla sedia completamente stordita. Sei matto? disse alla fine.

    I suoi occhi scintillarono. Forse, ammise.

    Alzò una mano tremolante per spostare i capelli davanti al viso, e poi riportò improvvisamente il silenzio nella stanza. Che cosa stava fantasticando l’altro giorno? Una vita semplice qui con suo padre? Rise. Sembrava strozzato, e leggermente isterico, ma era sempre un sorriso.

    Il re improvvisamente era in piedi davanti a lei. Fermò la sua irrequietezza poggiando le sue calde mani sopra le sue spalle. La sua voce era gentile. Scoprirai, figlia mia, di essere sempre all’altezza delle tue responsabilità, qualunque essa sia.

    Che cosa poteva mai dire?

    Grazie per avere fiducia in me, disse debolmente, con voce sarcastica. Continuo a credere che stai perdendo il contatto con la realtà.

    Sorrise sotto i baffi e la avvolse con le sue braccia. Ti voglio bene, Auri.

    Ti voglio bene anch’io.

    Quando Cerralys lasciò la presa, Auri vide tutto lo stress degli ultimi mesi rappresentati sui solchi del suo volto. Lo baciò sulla guancia. Sii prudente, Cerralys. Va bene? Ho perso così tanto, non riuscirei a sopportare di perdere anche te.

    Lo stesso vale per me. Farò del mio meglio.

    Stephen ti terrà d’occhio. Me l’ha promesso.

    Cerralys sogghignò. Allora andrà tutto bene."

    Continuarono a guardarsi in silenzio. È ora, sussurrò Auri, alla vista del primo raggio rosa che annunciava l’alba attraverso la finestra dello studio, e atterrò sulla scrivania e sul suo volto.

    È ora, sussurrò Cerralys. La stanza divenne nuovamente silenziosa, poi lui sorrise e la baciò sulla fronte. Raduna i tuoi compagni di viaggio, disse, dirigendosi verso la porta. Io penserò agli altri.

    Auri rimase impalata per qualche infinito minuto. Sembrava che il suo cuore si stesse lacerando in due parti mentre infine si decise a lasciare lo studio, chiudendo la porta dietro di sé.

    ––––––––

    Fecero una vera e propria comunicazione pubblica sulla scogliera. Tutti e quattro rimasero lì fermi per qualche minuto. Abbastanza a lungo da permettere a qualunque spia di capire chi fossero, e che erano soli. Dopo di che, si ricompattarono e si diressero verso la sala principale, passando attraverso l’enorme portone con fare solenne.

    Dopo qualche minuto, emersero altri quattro, con Wolf al seguito. I mantelli coprivano i loro volti. Uno di loro era mingherlino, e aveva dei capelli corvini che volavano al vento.

    Incontrarono gli uomini armati che li stavano aspettando alla saracinesca alzata, e poi avanzarono, marciando senza sosta sotto la scogliera in direzione della foresta al di sotto come se stessero andando in guerra.

    ––––––––

    Il sentiero che i quattro hanno scelto di intraprendere era molto più infido, quasi come una vera e propria scogliera, che non ha una strada percorribile al suo fianco. Ogni singolo passo che facevano trovavano buche nelle rocce, grandi abbastanza da poterci entrare una mano o un piede, o poco più. Così continuarono il loro lungo e silenzioso viaggio.

    Auri si concentrò solamente sul suo obiettivo, svuotando la mente completamente da tutto ciò che stava lasciando, e focalizzandosi sui punti in cui mettere le mani e i piedi. Aveva già scalato in passato–alberi e cose del genere durante la sua infanzia–ma mai in discesa, e stava scoprendo che si trattava di un processo completamente diverso. Non c’erano dubbi su cosa sarebbe successo se uno di loro fosse caduto.

    Nachal iniziò per primo la discesa, seguito da Dhurmic. Auri terza, e Liran era subito sopra di lei. Guardò in alto verso di lui e aggrottò la fronte, confusa. Sembrava così calmo e composto come se stesse facendo una piacevole passeggiata al chiaro di luna, con una leggera brezza che smuoveva gli alberi, e gli uccellini che canticchiavano. Lui notò il suo sguardo, e gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente accennando un sorriso. I suoi occhi ridevano. Ridevano, ma senza deriderla. Auri apprezzava la differenza.

    Cominciò a borbottare tra sé e sé mentre allungava le braccia per raggiungere il prossimo buco per poggiare la mano. Un buco che sembrava non esserci. Il suo volto si accasciò sulla roccia mentre cercava di allungare le dita in cerca di un posto a cui appoggiarsi. Trasalì quando schiacciò dei sassolini lungo la scogliera e andarono dritti addosso a Dhurmic. Dwardven seguiva ringhiando e borbottando. Sarebbe scoppiata a ridere se non avesse sbattuto la faccia contro il muro. Per come era, cercava a malapena di respirare per paura di causare troppo rumore.Chiuse gli occhi, si rimise in posizione così da rimanere in equilibrio con la punta dei piedi, e ci è arrivata. Una mano forte prese la sua, la guidò verso un buco, e la lasciò prima che facesse in tempo a riaprire gli occhi sorpresa. Liran. L’ha fatto di nuovo! Come aveva fatto ad avvicinarsi così tanto senza che se ne accorgesse!

    Grazie, disse, mentre già cercavano un nuovo punto di appoggio. Liran annuì mentre prese il comando, mostrandole dove poteva appoggiarsi, e mantenendo la sua calma trasmettendola anche a lei. Lo seguì attentamente.

    Spesero quasi l’intera mattinata a scendere la scogliera. Quando la vegetazione della foresta li avvolse, Auri tirò un sospiro di sollievo. Liran la prese gentilmente per il braccio e la allontanò momentaneamente dal gruppo, senza essere notati.

    Deglutì. Era il momento per loro di separarsi, ma non sapeva come dire addio. Non c’era nessuna garanzia. A Terradin, per come stavano le cose adesso, e per come la situazione si stava evolvendo, una volta salutati non si poteva sapere se un giorno ci si sarebbe rivisti di nuovo.

    La guardò intensamente con uno sguardo gentile attraverso i suoi occhi ambrati, e tolse la mano appesa al suo braccio per riportarla al suo posto. Vide come la mano piano piano si contorse in un pugno, e il suo cuore cominciò a battere velocemente. Deglutì di nuovo, la sua bocca si rifiutava di dire quelle parole. Alla fine, capì che non poteva. Non un’altra volta. Non aveva più parole per un altro doloroso addio.

    Liran annuì bruscamente e le voltò le spalle, dirigendosi verso la chioma fitta e verde dell’albero.

    L’aria improvvisamente le entrò vorticosamente nei polmoni, facendole girare la testa. I suoi piedi cominciarono a muoversi senza che se ne rendesse conto.

    Liran? disse Auri, con una preghiera nella sua voce.

    Liran si pietrificò, e Auri esitò dopo essersi fermata. Alzò esitante la mano a toccare la sua spalla. Avvertendo il suo muscolo che si irrigidiva, deglutì ancora. Cosa? Voleva dire qualcosa, ma non sapeva cosa. Le parole non le uscivano dalla bocca, non le venivano in mente. Riusciva solo a stare lì ferma con la mano sulla sua spalla, aspettando che Liran dicesse qualcosa. Ma non lo fece. Rimase immobile per un altro momento, fino a quando un sussulto lo attraversò e si volto velocemente, spaventandola.

    Alzò una mano–ancora, velocemente–portandola sul suo collo, dove la afferrò con mano ferma. Auri sbatté le palpebre, e le labbra di Liran serrarono le sue, intensamente e in maniera possessiva. Afferrò la sua maglia come in cerca di appoggio mentre il mondo le girava vorticosamente sotto i piedi.

    Liran si staccò con un lamento, poggiando la fronte sulla sua. Il suo respiro era veloce ed esausto. Auri fu colta di sorpresa nel vedere che anche il suo lo era. Non ci riesco, le sussurrò con voce agonizzante. Ci ho provato molte volte... Ci ho provato a non avere bisogno di te. Ho provato a starti lontana. I suoi occhi bruciavano in quelli di Auri, il colore del fuoco liquido, fuso. Scusami, sussurrò in un lamento sofferto. Poi la baciò un’altra volta, forte e intensamente, lasciando il suo marchio indelebile su di lei per sempre.

    Quando Auri aprì gli occhi nuovamente, era sparito. Il leggero movimento delle foglie era l’unica traccia rimasta del suo passaggio.

    ––––––––

    Più tardi quella notte, Wolf la raggiunse. Apparì all’improvviso, quasi come un fantasma nella notte, si precipitò verso di lei vicino al fuoco, e poggiò la testa sulla sua pancia. I suoi occhi erano preoccupati e attenti, il suo manto caldo e leggermente umido di sudore. Auri guardò in direzione degli altri. Dhurmic stava russando a tre metri da lei, e Nachal... non era al suo posto.

    Immagino tu non possa dirmi se i doppioni hanno funzionato, giusto? chiese a Wolf svogliatamente, accarezzando ciocche di peli attorno ai suoi occhi. Sebbene il fatto che non siamo stati ancora attaccati, probabilmente significa che sono stati efficaci.

    Wolf si lamentò piano, i suoi occhi erano preoccupati.

    Auri sospirò. Le sue mani si fermarono. Hai visto Nachal venendo qui? La fissò. No? sospirò di nuovo. Se n’è andato diverse ore fa. Non lo avverto più, e la cosa mi fa preoccupare.

    Dopo alcuni minuti a sentire Dhurmic russare, si sedette. Devo fare una passeggiata, annunciò silenziosamente. Vuoi venire con me?

    Wolf si alzò in fretta su tutte e quattro le zampe, e la seguì mentre si allontanava dalla radura. Dopo diversi minuti si ritrovò affianco ad un piccolo fiumiciattolo. Wolf si sedette con le gambe posteriori guardando non l’acqua ma Auri. Sembrava stesse aspettando qualcosa. Qualche indizio da lei. Qualche comando.

    Il pensiero arrivò piano all’inizio, debole, e poi più intensamente–doveva andare a cercare Liran. Se avesse fatto in fretta, lo avrebbe raggiunto e sarebbe riuscita a tornare entro la sera successiva. Si accovacciò affianco a Wolf. Devo vedere Liran. Perché non rimani qui con Dhurmic e Nachal? Hai corso tutto il giorno.

    Fece un lamento di protesta. Lei sospirò e lo abbracciò, per poi rialzarsi e andare via. Il rumore della stoffa che si spezzava e un piccolo foro sulla sua gonna la fecero fermare. Si voltò, guardando in basso incredula, e vide il pezzo della sua gonna che Wolf aveva appena sputato per terra.

    Devo vederlo solo un attimo, spiegò con voce persuasiva. Sarò di ritorno entro domani notte.

    La ignorò, e afferrò parte dei suoi pantaloni con i suoi denti affilati, e cominciò a tirare fino a farle perdere l’equilibrio, barcollando verso di lui. Lo allontanò irritata. Starò bene, disse stizzita, cercando di allentare la presa sui suoi pantaloni senza strapparli.

    Fecero un tira–e–molla per qualche minuto. Ovviamente, vinse Wolf. Strillò quando le morse il dito. Non tanto da farle uscire il sangue, ma abbastanza da ottenere la sua attenzione.

    Mi hai morso! lo accusò incredula, tenendosi il dito con cautela con l’altra mano. Wolf la guardò arrabbiato, e cacciò l’aria in fuori col naso in segno di protesta. Va bene, disse sorridendo in segno di resa. Forse mordere non è completamente esatto, mai tuoi denti mi hanno lasciato un segno sulle dita. Alzò la mano per mostrarglielo. Cacciò di nuovo aria col naso allargando le narici, facendola sorridere. Il suo sorriso svanì nel nulla quando le venne nuovamente in mente Liran, e sospirò, chiudendo gli occhi per opprimere il senso di dolore che stava improvvisamente avvertendo.

    Hai ragione, sussurrò. Renderei tutto più difficile se lo incontrassi adesso. Si sedette sulla riva, e si portò le gambe al petto, scrutando l’acqua.

    Fa così male. È come se mi stessero strappando in due parti.

    Wolf poggiò la testa sulle sue gambe, e lei guardò in basso verso i suoi tristi occhi blu come il ghiaccio. Li amo entrambi, sussurrò. La testa le cade tra le gambe, chiuse gli occhi, e delle lacrime le scesero sulle guance. Ricordi e pensieri sia di Liran che Nachal le vennero in mente, facendola piangere ancora più forte.

    Cercò di attivare i suoi sensi, come Liran le aveva insegnato, e immediatamente i suoi ricordi si fermarono. I suoi pensieri divennero chiari e precisi. La sua mente si espanse, come un fiore del deserto che assorbe acqua, fino a quando un solo pensiero rimase. La vita di Liran.

    Wolf la guardò, in attesa e aspettativa. Gli cullò il volto con entrambe le mani. Devo sapere che sta bene, Wolf. Puoi tenerlo al sicuro tu per me? I suoi occhi lo imploravano di aiutarla. Sapeva che Wolf era il suo protettore, ma era anche suo amico, e sperava che capisse che quello di cui aveva più bisogno in quel momento, era sapere che Liran fosse al sicuro fino a quando avrebbe potuto incontrarlo di nuovo. Per favore? lo implorò.

    Sospirò–un suono che sembrava così umano–e si alzò in piedi, fissando attentamente il suo volto. Poi si spinse in avanti fino ad accarezzarle il collo con il muso, e annusò il suo profumo, inalando a pieno. Le leccò la guancia, e si allontanò silenziosamente nella foresta.

    Addio, amico mio. Sussurrò Auri nel

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