Una lacrima asciugata da una nota di poesia
By Laura Rubis
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Attraverso la sofferenza ho visto il volto del mio sogno: musica e poesia, il magico mondo della fantasia. Con la sclerosi multipla ho scoperto le bellezze della vita.
La musica
è l’anima del mio mondo.
Chiudo gli occhi e mille note
accompagnano i miei pensieri
che volano lontano
come quel gabbiano
che mostra al mondo la sua libertà.
Quelle ali lo portano lontano,
ed è libero.
Vedo le onde del mare
infrangersi fra le rocce,
vedo il tramonto
colorare di rosa il mondo,
un mondo che gira
negli spazi infiniti dell’Universo,
un mondo che muore
se tu non ascolti la sua anima.
La natura
è l’anima del mondo, i suoi colori, il suo suono
che è musica.
Il respiro del vento è musica,
del mare, del ruscello
è musica.
Il pianto di un bimbo
è musica.
Ascoltalo,
riuscirai a capire
anche i suoi pensieri,
e imparerai ad amare la musica
che sta dentro e fuori di noi.
Una chiave
è caduta dalla tua mano,
forse di qualcuno che ti cerca
perché tu apra la sua anima
e la comprenda.
Laura Rubis
Laura Rubis, nata a Venezia, laureata in Tecniche Artistiche dello Spettacolo all’Università Ca’ Foscari di Venezia e in Musica e Arti performative Interateneo Padova-Venezia. Cantautrice.
In copertina, Laura Rubis, studio fotografico di Francesco Barasciutti
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Una lacrima asciugata da una nota di poesia - Laura Rubis
curano
Indice
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
I MIEI RINGRAZIAMENTI SONO L’INIZIO DI NUOVI GIORNI
LA FORZA DELL’ARTE UNISCE I CUORI
INTRODUZIONE
Dietro il volto del mio specchio
c’è la vita del passato.
C’è la vita dei miei giorni
c’è il cammino della mia lacrima.
Un tuffo nei ricordi
nella nostalgia d’una pagina dimenticata.
Ho cancellato la mia infanzia.
Ho cancellato il passato.
Ora voglio vivere un presente
fatto di musica e note
la famiglia del mio cuore
la vita del mio mondo
quello che batteva
negli occhi impauriti
d’una bambina ferita, tradita
da chi l’aveva creata
da chi l’aveva poi uccisa.
Ma la musica le ha regalato
un battito in più
e lei è ancora qui
per far sognare
chi l’ascolta e chi la ama.
Sapete, fin da piccola
ho vibrato, ho dipinto la mia anima
l’ho fatta parlare al ritmo
d’un amore infinito, come la musica
e nel bianco d’una pagina
ho letto il mio sogno nel nero di un inchiostro.
La magia non si colora da sola, solo il pennello dell’anima può farla vivere negli occhi di chi la vede, di chi la ama, di chi la scopre.
Ho scritto questo libro guidata dalle parole troppo a lungo trattenute dal mio cuore, le paure, le delusioni, le piccole gioie ora le voglio condividere con voi.
Un giorno mi hanno diagnosticato la sclerosi multipla e ora vi voglio raccontare come la violenza fisica e psicologica da me subite siano riuscite a darmi il coraggio per accettare questa malattia e combatterla con tutte le mie forze.
CAPITOLO 1
Le lacrime rubate in un giorno di tempesta erano cristalli di luce in cieli infuocati di pensieri sfuggenti.
Nessuno sapeva, nessuno pensava, nessuno immaginava un cuore solo che chiedeva semplicemente amore; il sole tardava ad arrivare, il giorno arrivava, la pioggia lo stesso lo bagnava.
Niente asciugava quell’acqua. Niente teneva lontano quel vento. Niente, come l’amore mai avuto. L’amore non si può comprare, nasce con te quando il mondo vede le tue prime lacrime, ma quella lacrima è ancora lì, una lacrima bambina mai cresciuta.
Ma la cosa più grave dei miei primi anni di vita successe quando i miei offrirono ospitalità a un conoscente di vecchia data, ignari purtroppo della sua vera personalità, violenta e cattiva.
Lo capirono troppo tardi.
Ero solo una bambina, troppo presto per conoscere il dolore di due mani impazzite. Ero lì, inerme, gli occhi sbarrati con la paura nelle pupille, il volto presto diventava rosso, blu, poi nero.
Tenuta in casa già in tenera età per parecchi giorni perché la gente non vedesse quei segni inspiegabili sul mio volto.
Con gli anni non avevo più lacrime per piangere, ma solo note da far entrare nella mia anima; erano piccole scintille di gioia in quel buio di dolore.
E la vita continuò così, giorno dopo giorno e, giorno dopo giorno, la musica divenne la mia vita in una nuvola di poesia.
Oggi la mia malattia è entrata a far parte del suo mondo magico, che ora vi voglio far conoscere in queste pagine.
La vita, per me, era una poesia da inventare, un grande sogno colorava parole di una fantasia bambina. Ora è a voi che voglio tradurre in parole le sue emozioni perché so che chi legge poesie, chi ama la musica, ha un’anima gentile, anche chi non la ama, ma semplicemente l’ascolta. E, sin d’ora, vi ringrazio di regalare un minuto della vostra vita alle parole del mio cuore perché, per me,
Poesia
un attimo intenso, magico
che ti avvolge
una lacrima calda
scritta su di un foglio
la tua gioia,
la tua felicità,
scritta su di un libro.
Poesia,
lo specchio d’un’anima,
la tua,
che s’apre,
s’apre a chi solo
ha voglia di leggere
le parole che un giorno
un cuore scrisse
per tradurre in lettere i suoi pensieri, piccoli segreti
scritti su di un foglio
che ora appartengono al mondo.
Nell’ombra di mille ricordi si nascondevano i miei pensieri più profondi.
La mia anima vedevo riflessa nel bianco di quelle pagine che cercavo di riempire con le emozioni di quegli attimi vissuti nel terrore, nel dolore, ma poi qualcosa tratteneva sempre la mia mano.
La paura di parlare, la paura di svelare quel passato che da troppo tempo cercavo di dimenticare, nascondere ai miei e al mondo.
Ogni giorno quella rabbia, la rabbia di non essere mai stata amata, voluta, accettata, dentro di me emergeva e la delusione tingeva il mio volto.
Non si può dar alla luce un figlio
se non c’è luce dentro al cuore,
se non c’è amore nei tuoi occhi,
se non c’è pace nel tuo mondo.
Non si può dire che lo ami
se non ami neppure te stesso,
se non sei contento di ciò che sei
e di ciò che fai,
se intorno a te non c’è luce
ad illuminare i tuoi giorni.
A lui darai solo il buio
delle tue notti insonni.
Non creare ciò che non vuoi
ma ciò che ameresti
con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima,
con tutto il tuo io più segreto.
Il mondo aspetta nuove vite;
la felicità aspetta ad avvolgerle,
lascia che Lui sia avvolto da Lei.
La mia vita è stata avvolta dalla musica, la culla della mia infanzia, il respiro dei miei giorni. La felicità racchiusa in uno spartito accompagnava i miei anni. Inventavo con la mente melodie nuove, sognavo un futuro splendente in un raggio di sole. Le mie lacrime erano le note di uno spartito mai letto, chiuso in un cassetto segreto, ma un sogno faceva vivere dentro di me quella melodia. La musica volevo fosse il futuro dei miei giorni. A lei aprivo il cuore, parlavo con lei.
Dentro il mio cuore,
dentro il mio mondo
c’è il volto nascosto
d’un magico sogno.
Il tuo respiro
nel cuore che vive di te, di te.
Musica, portami via
ai limiti della fantasia.
Tocca il mio cuore
parlagli in note,
carezze di parole
sfumate nel mio sole.
Dentro al mio tempo,
dentro al mio mondo
c’è il volto nascosto
d’un magico sogno
il fiato d’una nota
adagiata nel mio cuore
fatto di Te.
Musica portami via
ai limiti della fantasia
tocca il mio cuore
fallo sognare al ritmo dell’amore.
L’amore sei tu
posata in una voce
nella lacrima d’un cuore
nel volto del giorno
che comincia con Te,
comincia con Te.
Quando il sole sembrava tornato a risplendere dentro di me, la pioggia ha rubato quei raggi al mondo.
È tornato il buio.
In quel sogno segreto, tradito da mille offese, mille cose che nessuno avrebbe mai voluto sentire, il mio cuore impazzì di dolore, quel dolore che è sempre stato presente in una bambina che non è stata mai accettata.
Nessuno ha saputo dar luce a quel suo piccolo mondo nascosto. Una voce, una nota entrava in quel piccolo cuore che aveva tanta voglia di vivere. Era la voce di un pianoforte, era la voce di un disco, di un cantante, era la voce della sua musica, il rifugio della sua infanzia.
L’anima del suo mondo, quel mondo che nessuno avrebbe mai potuto rubare perché la musica è infinita, non si fa prendere, non si fa comprare, ma solo amare.
Ora la mia vera famiglia era la musica, che viveva ancora in quel sogno nascosto, ma sempre vivo.
Volevo fosse il mio futuro, ma poi un giorno ho visto un sogno rompersi in un lampo.
La mia penna scivolava in un foglio di carta, era il mio cuore che parlava, era la mia lacrima che sfiorava quella pagina così bianca e pura.
Eppure oggi non è una bella giornata, oggi vedo il mondo con la nebbia negli occhi.
Per le strade, volti sfocati. Poi, sola a casa, la musica mi avvolge. Sento le note riempire il silenzio di stanze vuote. Mi dico, Non c’è nessuno, meglio così. Come dico a mia madre che da un occhio non ci vedo, vedo ombre?
Ho un velo che non mi permette di vedere i colori del cielo. Sto zitta, non parlo, ho paura di parlare e così ho fatto. Passarono i giorni poi mi dissi, Devo dirlo
, e così feci e fu l’inizio del calvario. Tante visite mediche, visite oculistiche, il cui esito è sempre lo stesso. Nessuno capiva, anzi, ridicolizzavano mia mamma dicendole Sua figlia ha dieci su dieci
ma vedevo ombre, quella nebbia non se ne andava.
Ogni mattina andavo da mia nonna a scrivere a macchina per prepararmi a un concorso per il mio futuro, anche se il mio futuro è sempre stato quel sogno di bambina: diventare attrice, scrivere musica ed ero a un passo da tutto ciò.
Da piccola avevo visto un film con Katharine Hepburn come protagonista. Da quel giorno mi innamorai di lei, della sua verità espressiva, della sua dolcezza, del suo umorismo. Grazie a quella splendida donna feci il mio primo sorriso; risi da sola, come sempre, nella mia piccola stanza dove di pomeriggio, tornata da scuola, guardavo vecchi film e non mi sentivo più sola.
Avvolta poi dalla melodia dei dischi che suonavo sempre, canzoni anni Sessanta, con la mia fantasia vivevo in un mondo tutto mio: desideri, ambizioni che imprigionavo dentro al cuore e che lasciavo parlare nelle poesie. Ne vidi sfumare tanti.
La luce diventò sempre più nebbia nei miei occhi, un velo misterioso mi impediva di vedere. Immagini sfocate, immagini doppie davanti a me. Per le strade non riuscivo a distinguere i volti. Avevo sempre paura di parlare. Quando lo feci, come vi dissi, fu l’inizio del calvario. Tutte quelle visite oculistiche e l’esito era sempre lo stesso. Nessuno capiva. Ma io, io avevo capito. In cuor mio, forse, l’ho sempre saputo.
Ricordo i soldi delle mie mance che, ancora bambina, inviavo, assieme ai risparmi del mio nonno materno, per l’Associazione della Sclerosi Multipla.
Dentro di me quella parola aveva sempre suscitato