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La neve a Gaza: Una storia palestinese
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Ebook92 pages1 hour

La neve a Gaza: Una storia palestinese

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About this ebook

La storia di un palestinese a Cagliari e della neve in una terra in cui l’odio ha, forse, radicato amore. La storia di Karim che da Cagliari torna in Palestina per imparare di nuovo ad essere uomo, ad essere degno della propria terra e ad amare di nuovo una donna, una madre.

Il conflitto tra l’uomo e la terra, l’uomo e la patria, l’uomo e la miseria. Un corpo che ha il nome di Gaza e l’abito della neve quando l’impegno e la coscienza ci rendono liberi di decidere della nostra vita. La neve che esiste dentro gli occhi di chi vede e vive speranza. Un viaggio dalla Sardegna alla Palestina e viceversa per tornare lì dove si può decidere di non dimenticare e di lottare. La storia di tutti gli uomini a Cagliari come a Gaza. La storia di una libertà che arriva ed è “sottile, diafana, quasi trasparente” come la neve.

L'autore

Vincenzo Soddu è nato a Cagliari cinquant’anni fa, quando i Beatles si esibivano ancora al Cavern Club di Amburgo.

Da vent’anni insegna materie letterarie nei licei cittadini.

È autore di un blog di recensioni letterarie, libriedintorniblog. Quest’anno ha curato assieme a Gianni Stocchino e Giuseppe Pusceddu la raccolta antologica Eros in Sardegna, CUEC Editrice, Cagliari. È sposato con una collega, con la quale purtroppo è costretto a condividere spesso frustranti discussioni sulla scuola pubblica. Quando non scrive, si diverte a cucinare o a guardare programmi di cucina sul divano con i figli.
LanguageItaliano
Release dateNov 29, 2013
ISBN9788897567547
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    La neve a Gaza - Vincenzo Soddu

    altri.

    Prefazione

    La storia raccontata da Vincenzo è un’immersione nella realtà di tutti i giorni, una realtà che fa parte di noi e della quale abbiamo poca consapevolezza. I personaggi si muovono nella Cagliari di oggi, la città mediterranea dalle mura bianche, multietnica e colorata, dove si intrecciano le vite diverse degli immigrati, i nuovi cittadini, e dei cagliaritani, in una condivisione di gioia e di tristezza.

    Essa ci racconta la vita dell’immigrato, con tutte le difficoltà che deve affrontare nella ricerca di un’esistenza stabile e normale, compresa la solidarietà e l’amicizia dei cagliaritani.

    Ci racconta l’immigrato caratterizzandolo come persona, nella sua singolarità fatta di storie, percorsi di vita, provenienze diverse, ed evitando di appiattire una realtà altrimenti compressa nell’espressione gli immigrati. Espressione triste, poiché essi provengono da diversi paesi, abitudini, religioni, scappano dalla fame, ma soprattutto dalla guerra che ha distrutto e continua a devastare la vita di molti popoli, e proprio per questo non possono essere confusi in un tutto indistinto.

    Credo non sia facile per nessuno lasciare la terra dove è nato, i propri cari e i ricordi, l’immigrazione è una decisione sofferta, per certi aspetti una sconfitta dettata dalla necessità primaria della sopravvivenza e dalla speranza di una vita migliore.

    Vincenzo ci racconta le attuali difficoltà che si trovano ad affrontare i nuovi cittadini trapiantati nella Cagliari di oggi, difficoltà che si intrecciano e si confondono con quelle dei vecchi cittadini, sempre più sradicati anch’essi, e di come sia possibile interagire per guadagnarsi una vita, se non migliore, più umana per tutti.

    Immigrati e cagliaritani cercano così una rivincita contro un destino che non li ha favoriti, non accettano la sconfitta e si sforzano di andare avanti alimentando le speranze.

    Il racconto, dalla Cagliari mediterranea contemporanea, ci introduce con le sue storie in una delle questioni che affliggono il mondo da più di un secolo, la questione palestinese, tramite il viaggio inverso di un immigrato, Karim il palestinese, che è il personaggio chiave della vicenda.

    Karim, che molti anni prima era stato costretto a lasciare la sua terra, o meglio la sua prigione a cielo aperto, la Striscia di Gaza occupata dall’esercito israeliano, arrivato a Cagliari aveva cercato di costruirsi una vita nuova, stabile, sforzandosi di oscurare il ricordo nostalgico della sua patria, del volto e delle parole della madre al momento del saluto prima della partenza. Impedito a costruirsi un solido futuro a Cagliari a causa delle esperienze che vive, arriva a provare nuove prigioni che alimentano i suoi incubi, e vorrebbe stordirsi come tanti per continuare a portare il peso di un’esistenza che risulta ormai insopportabile, ma la vita continua, e gli amici sardi sono desiderosi di sapere qualcosa sul conflitto e sulla sua appartenenza ad un popolo in lotta per i suoi diritti.

    In maniera molto abile Vincenzo ci mette di fronte a due realtà, in apparenza diverse tra di loro ma interconnesse: il fenomeno dell’immigrazione attraverso il Mediterraneo, dove si rischia la vita per un futuro migliore e purtroppo, spesso, si muore prima di arrivare alla sponda nord, come racconta la cronaca di questi giorni, e il desiderio di ogni profugo di tornare a casa e cercare un’altra possibilità nella terra d’origine insieme ai compatrioti e a quelli che nel frattempo hanno preso talmente a cuore quella realtà da abbracciarla come fosse la loro, proprio come ha fatto Vittorio Arrigoni.

    La neve a Gaza contiene un messaggio di speranza in un mondo alla rovescia, dove viene considerata clandestina ed illegale una persona in cerca di pace e di un futuro migliore per sé e per i suoi figli, mentre si elogia chi in nome della democrazia scatena le guerre e procede all’occupazione armata dei paesi dai quali si muove la marea di disperati.

    Nessuna legge e nessun confine vale la vita di una persona.

    Il poeta palestinese Ibrahim Nasrallah dice "io non combatto per vincere ma per affermare un mio diritto", il diritto alla vita, e forse se tutti facessimo uno sforzo in questa direzione, per comprendere il senso profondo di quest’affermazione, finalmente arriveremmo a vedere scendere la neve, anche a Gaza.

    Cagliari, 12 ottobre 2013

    Fawzi Ismail

    Presidente dell’Associazione Amicizia Sardegna-Palestina, medico ed ex profugo palestinese.

    Prologo

    Ma perché a Gaza non c’è mai la neve?, si chiese Karim, attendendo una risposta che non arrivava mai.

    Il soldato dietro di lui gli fece cenno di sedersi. Vestiva i panni dell’esercito israeliano, ed era piuttosto giovane. Lentamente, gli legò i polsi, imprigionandoglieli tra quei braccioli stretti che ne riducevano ancor più i movimenti, quindi gli serrò le caviglie, infine la testa e il polpaccio.

    Karim abbassò lo sguardo: solo allora si rese conto di essere seduto su una specie di sedia elettrica. Quando sarebbe stata la sua esecuzione? La Tv di fronte a lui si accese e Karim fu costretto a guardare.

    Uomini armati sfondavano le porte delle case e massacravano intere famiglie ancora nei letti o a tavola, tagliavano le membra delle loro vittime prima di ucciderle, stupravano ripetutamente donne e bambine, eviravano, assassinavano a colpi d’ascia. Dentro la casa di mattoni, sul vecchio

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