Paolo e Paolo - Una delicata storia d'amore
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Paolo e Paolo - Una delicata storia d'amore - Paolo Arreghini
XIV
PAOLO E PAOLO
Introduzione
Un prete non nasce prete, nasce uomo. Una suora non nasce suora, nasce donna. E’ perfettamente normale e naturale che anche i religiosi sentano i richiami della natura; diverso è il discorso di metterli in pratica, visto che la religione cristiana obbliga i sacerdoti alla castità.
Da sempre, tuttavia, le voci circa i peccati dei religiosi sono circolate, si trattasse di un momento di debolezza fino agli scandali che hanno scosso il Vaticano negli ultimi anni e che in parte hanno portato alle dimissioni storiche di Benedetto XVI; storiche in quanto casi simili nella storia della Chiesa se ne contano pochi e il più noto, quello di Celestino V, risale al 1294.
La storia che qui si narra non ha nulla a che vedere con tutto questo, anzi, fu una storia d’amore vera, sentita e vissuta con profonda devozione e anche coraggioso spirito di rinuncia. Non sappiamo se la rinuncia ci fu, e personalmente ne dubitiamo.
Paolo VI è un pontefice di cui si parla poco, diremmo quasi dimenticato. Pio XII tiene ancora banco per le polemiche, tutt’altro che sopite, circa il suo silenzio politico durante la Seconda Guerra Mondiale. Papa Giovanni fu il papa del Concilio e questo dice tutto. Non importa se ora il messaggio di tale Concilio sia messo talvolta in discussione; Giovanni XXIII diede una svolta storica alla Chiesa e la sua presenza pesa a tutt’oggi. Al di là della tragica meteora di Papa Luciani, uno dei più assurdi errori nella storia del conclave, il ciclone Woityla ha spazzato tutto e ben poco ha potuto o voluto fare Benedetto XVI; le sue dimissioni hanno parlato chiaro.
L’immagine di Paolo VI è stata schiacciata dalle varie personalità di chi lo precedette o venne dopo di lui. Qui non vogliamo discutere il suo operato né parlare di lui come pontefice, ma come uomo. La vicenda del suo legame con l’altro Paolo, al secolo Paolo Carlini, attore di debole fama, è nota da tempo ed è già stata raccontata altrove seppure in tono sbrigativo.
Ci sembra invece utile ripercorrerla oggi, davanti ad una Chiesa sempre più persa e in continua discussione con se stessa. Il racconto di questa vicenda non vuole essere una provocazione, ma solo la dolce memoria di una decorosissima storia d’amore.
Capitolo I
Roma, 1938. La famiglia reale di Spagna vive in esilio nella Città Eterna. Qui nasce l’erede al trono, Juan Carlos di Borbone, che diventerà re nel 1975 alla morte di Francisco Franco e alla conseguente estinzione storica della dittatura spagnola.
Per un battesimo così importante viene scelto un porporato di altissima classe: Eugenio Pacelli, destinato ad assurgere al soglio pontificio un anno dopo col nome di Pio XII.
Il cardinal Pacelli non è un prelato qualunque. E’ un personaggio decisamente anomalo nel suo ambiente, oggi lo si definirebbe un outsider
. Al di là della notevole statura fisica, ciò che colpisce in lui è il fascino assai raro, se non unico, in un religioso: fisico prestante, capelli biondi tendenti al platino, occhi verdi, lineamenti autorevoli ed eleganti ai quali si abbina una personalità esuberante. Sa di essere bello e se ne compiace; il suo fisico statuario, magnificato dalla porpora cardinalizia, gli conferisce automaticamente quel rispetto reverenziale che altri colleghi devono guadagnarsi con gli atti e con l’eloquio. Divenuto papa, saprà ben evidenziare queste sue prerogative.
Al suo fianco lavora il timido segretario di stato, Monsignor Giovanni Battista Montini: riservato, serio, di poche parole ma acuto osservatore. Sul rapporto tra Pacelli e Montini si è molto discusso. Alcuni sostengono che Pio XII stimi poco il suo segretario, altri invece che lo tenga in alta considerazione. La nomina di Montini ad Arcivescovo di Milano nel 1954 viene vista da alcuni come un castigo dovuto alle tendenze innovative del monsignore. Castigo non fu, piuttosto una messa fuori gioco da parte del Pontefice. Noi propendiamo per questa ipotesi.
Il pontificato di Pio XII dura fino al 1958, passando da gli orrori della guerra con tutte le polemiche che ne susseguirono (e continuano ancora oggi) fino ai fasti del boom economico. Pio XII ama la televisione e il cinema, si fa filmare ed è regista di se stesso, incontra artisti e personaggi televisivi, è una star. Accanto a lui nessuno può emergere nell’ambiente del Vaticano. Ecco perché Pacelli, sentendosi ormai stanco, pensa già al futuro della Chiesa ed indica espressamente come suo successore il suo pupillo: l’Arcivescovo di Genova, il cardinale Giuseppe Siri.
Pacelli lo ha creato cardinale ancora quarantenne proprio per dargli il tempo di prepararsi con calma al grande compito. Tuttavia il mondo della Chiesa propenderebbe per un altro successore, meno arcigno e severo del porporato ligure, e il nome di Giovanni Battista Montini risuona spesso a questo proposito.
Pacelli però vuole Siri a tutti i costi e allo scopo di evitare la futura ascesa di Montini nega a quest’ultimo la porpora cardinalizia, proibendogli così di partecipare ad un eventuale conclave. Tuttavia il Pontefice si sente in dovere (e questo dimostrerebbe la sua cattiva fede) di giustificare il perché della mancata nomina al suo ex-segretario. Pare che Montini, in un atto di umiltà, si sia dichiarato indegno di tanto onore cortesemente declinandolo. Non ci crediamo molto, anche perché quando sarà Giovanni XXIII a offrirgli la porpora lui l’accetterà senza esitazione.
Montini rimane dunque a Milano, adorato dai milanesi e considerato l’Arcivescovo del periodo più florido nella storia della Città. Sono gli anni d’oro della Scala, della Callas e della Tebaldi, del lusso e della moda. Montini entra di diritto, e che diritto, a far parte di quella schiera mitica di personaggi.
Ed è in questo periodo che Paolo fa la sua comparsa. Il Paolo di cui parliamo è Paolo Carlini, noto ma non popolare attore di cinema e televisione. Ha debuttato sul grande schermo nel 1940 con il film Addio, giovinezza!
e lavora costantemente. E’ bello, ha il sorrisino accattivante, si distingue nei ruoli eleganti del gentleman, ma questo non è sufficiente in un’epoca di grandi stars. Sul fronte femminile ci sono le maggiorate, la Loren e la Lollobrigida, poi tutte le straniere dalla Taylor ad Ava Gardner. La difensiva maschile però non scherza. In Italia esplodono Marcello Mastroianni, Vittorio Gassmann, per non parlare dei colleghi di Hollywood. Emergere in questo contesto è pressoché impossibile e Paolo Carlini deve accontentarsi di filmetti di secondo piano. Tuttavia nel 1953 recita in un film apparentemente comune ma destinato a diventare in futuro un cult: Vacanze romane
. L’immagine di Gregory Peck e Audrey Hepburn che scorrazzano in Vespa per le vie di Roma è entrata ormai nell’immaginario collettivo tanto quanto quella di Anita Ekberg che fa il bagno nella fontana di Trevi nella Dolce Vita
. Carlini comunque non beneficia di alcuna notorietà internazionale da quel film tanto il suo ruolo è irrilevante. La sua è