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La Via del Tango
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La Via del Tango

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About this ebook

"L’uomo nel Tango non può che restare uomo, la donna non può che trovare una delle migliori vie per manifestare la sua vera essenza, ma è assolutamente necessario raggiungere la coerenza perfetta nell’unico abbraccio possibile. Lui un comodo contenitore, lei il migliore di tutti i contenuti del mondo"

Un manuale per esplorare il tango nei suoi reconditi anfratti anfratti, da Buenos Aires fino al centro del tuo cuore rispondendo a domande come: "Quanto e in che modo le nostre emozioni agiscono come benzina per generare e rigenerare la nostra improvvisazione nel Tango?" oppure "Quanto del nostro pensiero concorre a creare e modificare la struttura logica, mnemonica, cardiaca o istintiva della nostra danza?"
Queste e altre domande, in questo breve viaggio, saranno il filo conduttore di una ricerca eseguita attraversando l’anima, il cuore, la mente, lo spirito ma soprattutto il corpo dei ballerini, in maniera da avere alcune idee più chiare sul funzionamento del ballo singolo e di coppia… Il tutto sarà guardato da un particolare punto di vista: quello che può servirci da eccellente strumento di auto realizzazione, quello delle energie sottili e della coscienza di sé.
Il Tango argentino molte volte è stato indicato come sistema terapeutico, sistema di allenamento cosciente, sistema di aiuto alla consapevolezza e anche sistema educativo, oltre a essere definito più superficialmente un ballo di seduzione e divertimento.
Come può il passo base essere connesso con le danze ancestrali e con i rituali legati alla Dea Madre, alla procreazione, al fiore della vita, all’affermazione di sé? Come è scaturito un movimento tanto legato al Tango ma così misterioso e unico come l’Ocho Adelante o Atràs? Il Boleo, la Soltada?
In questo manuale troveremo alcune indicazioni che ci forniranno un pretesto per l’indagine sulla strada da percorrere per far evolvere il nostro pensiero sul Tango pur divertendoci e ballando il più complesso e inimitabile ballo del mondo.
Volevamo intitolarlo il Tao del Tango, era il titolo che si meritava, quello che meglio esprimeva le qualità di compenetrazione ma anche di reciprocità fra il vuoto e il pieno che si creano nella dinamica di questo ballo. Entrambi infatti creano e distruggono le due energie che nel cosmo trovano continua alternanza e contrapposizione senza mai entrare in una vera contraddizione.
Per essere davvero corretti non avremmo avuto chiamarlo il Tao, ma il Tai Chi del Tango, visto che il simbolo che di norma viene chiamato Tao, effettivamente è il vero simbolo del Tai Chi ovvero quello della Vetta Suprema.
Ma lasceremo spazio all’immaginario comune consentendoci di soprassedere a questo errore e, come avviene sempre nel Tango argentino, utilizzare l’errore per creare una nuova improvvisazione inaspettata.
LanguageItaliano
Release dateFeb 3, 2017
ISBN9788826015170
La Via del Tango

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    La Via del Tango - Giuseppe Lotito

    ISBN: 9788826015170

    Protezione: DRM Free (Watermark)

    Data di pubblicazione: venerdì 3 febbraio 2017

    Titolo del libro: La Via del Tango

    Dedicato a Eva e Mari

    Ringraziamenti

    Includere tutti in questa pagina potrebbe essere davvero un problema di spazio. Potrei sintetizzare iniziando dai Maestri tangueros che mi hanno ispirato all’inizio come Paolo Vitalucci e Karola Redaelli, ma anche Alberto Colombo e Alessandra Rizzotti. Senza le loro basi mi sarei certamente fermato a metà. Ringrazio Stefania Di Falco, Daina Pezzotti e Cristina Scimè per i lunghi anni di studio e sperimentazione. Tutti i maestri incontrati nei numerosissimi viaggi a Buenos Aires, in particolare Cecilia Gonzalez, Fabian Salas, Gustavo Naveira e Giselle Anne per la loro grande genialità e generosità. Inoltre, tutte le persone che hanno creduto nelle mie parole con grande spirito di supporto come Gigliola Ceriotti, Anna Marinaro, Giosi Gazzaniga e tutti gli allievi succedutisi nel tempo. Ringrazio Francesca Tozzi per il lavoro incredibile di editing effettuato con grande esperienza e professionalità e Tamara Blanco per aver sempre creduto in me e nel mio particolare modo di vivere la danza e il ballo con un orientamento sacro. Ringrazio Gino Berto, amico vero, allievo di lungo corso e secondo padre. Un grazie speciale a Stefania Ginesio per il suo supporto di grande valore in ogni attività intrapresa. Infine ad Alma che quotidianamente mi porta a vedere meglio le cose.

    Prefazione a cura di Tamara Blanco

    L'amor che move il sole e l'altre stelle

    (Dante, Paradiso XXXIII,145)

    Poteva essere novembre o dicembre del 2013, aveva inaugurato la sua nuova Milonga e ci andai con l’intento di ballare, chiacchierare e divertirmi, come sempre.

    Non avevo mai ballato con lui, benché ci conoscessimo già da tempo e già le nostre rispettive associazioni avessero organizzato eventi congiunti e collaborazioni.

    Capitò proprio in quell’occasione. Poteva essere una Tipica Victor o una di quelle orchestre della Guardia Vieja che gli piacciono tanto, non ricordo, ma ho ben chiara l’emozione, il coinvolgimento, la musica e gli strumenti su cui ballammo.

    Il tempo si fermò e tutto sembrò muoversi a rallentatore. Sospesa in una bolla d’aria, fatta di abbracci, cambi di peso, di direzione, perni e tutto quello che il demiurgo Tango riusciva in quel momento a plasmare tra quei corpi abbracciati che si muovevano all’unisono, ritornai a terra solo dopo che il dj suonò la cortina.

    Avevamo meditato insieme. Avevamo catturato un frammento dell’Infinito che si danza, ci eravamo allineati e scaraventati in un mondo di assoluti e di misteri, archetipico oserei dire. Avevamo trovato un nuovo e alterato Stato di coscienza, sospendendo per dieci minuti il giudizio, congedando ogni fede e ogni certezza e liberando quello spirito libero e leggero che, per dirla alla Nietzsche, solo lui sa danzare sugli abissi.

    Questo è il Giuseppe Lotito che ho conosciuto una sera di quattro anni fa in Milonga e che non ho mai smesso di scoprire abbastanza, che a distanza di tempo e di tante avventure insieme, ancora mi emoziona, a ogni tanda.

    Un ricercatore, uno spirito libero che indaga, scandaglia, si appassiona e quando trova si accende di una luce che gli illumina gli occhi, commossi.

    In queste pagine troverete la chiave della danza, quel passepartout che apre le porte di mondi inconoscibili e che si affaccia su panorami inconsueti, alla luce dei quali Giuseppe disegna tracciati inespressi, con la leggerezza degli aneddoti e l’acribia dello studioso: un laboratorio di passi e di significati, di disegni mistici e suggelli interpretativi che vi guideranno in un percorso intimo, in un dialogo unico tra voi stessi, il vostro Sé più profondo e il Vostro Tango, come se il Tango per la prima volta schiudesse le porte di un mistero che tutti noi balliamo ma a cui nessuno ha ancora dato un nome.

    Partendo dalla sua ventennale esperienza con le arti marziali e il dialogo col sufismo e varcando poi le porte di Buenos Aires con l’estasi del Tango, Giuseppe approda alla matura e consapevole svolta del Taitango e delle Danze Coscienti, tracciando un itinerarium mentis che diventa un vero e proprio percorso esperienziale di consapevolezza dello Spirito attraverso il corpo.

    Un disegno chiaro, precipuo, sonante, che a ogni suo passo di danza si staglia profondo, come un solco tra le malie dell’ego e i flutti dello Spirito.

    L’Autore studia qui, come in un microcosmo, la materia, il peso, i corpi, le sequenze e i passi e li risolve in concetti più dilatati rispetto alla fisica stessa, aprendosi all’idea di fluidità, di allineamento, lentezza esteriore e velocità interiore, energia e dinamica, presenza a se stessi e agli altri, stile e rispetto, indossando talvolta un gessato scuro, talvolta un Kimono, a volte enrosqueando con le scarpe di pelle intarsiate, a volte combattendo a piedi nudi, scarni e forti sul tatami.

    Insomma, che tu la salida basica la sappia eseguire alla perfezione ruotando, o che tu ancora ne stia contando i passi, leggi, leggi, leggi: perché questo non è un manuale di tango e neanche un pechenino da pronto soccorso milonguero.

    Questo libro racchiude i segreti più intimi e profondi di chi ha scelto di investigare, di chi ha optato per la strada in salita, anzi in salida, cavalcando tra terreni sconnessi, cieli tempestosi, mari in burrasca e notti insonni, e regalandoci, alla fine, un nuovo chiarore tra i boschi.

    E se per tua sfortuna (o fortuna!) ancora non sai che cosa sia una Salida Basica, non ti preoccupare, a ogni fine lezione Giuseppe ti chiederà se hai capito. E se ti venisse in mente di rispondergli di si, preparati: perché tanto ti chiederà di dimenticare tutto.

    Tamara Blanco Vannucci

    Il corpo non è altro che un grumo di pensiero

    Richard Bach

    Introduzione

    Tutte le volte che, qualche tempo fa, raccontavo a qualcuno che stavo scrivendo qualcosa, mi veniva sempre chiesto se ero alle prese con un manuale per il Tango. In realtà stavo scrivendo un romanzo che narrava di due persone fisicamente lontane che solo per il tempo di qualche minuto si trovavano magicamente nello stesso luogo. Niente a che vedere col Tango? Ripensandoci, era Tango anche quello. Ci ho meditato sopra e ho deciso che era il momento giusto per parlare di un incontro. Da qui è nata l’idea di scrivere qualcosa che non raccontasse per forza di quanto il Tango sia sensuale, di come il Tango in origine fosse ballato fra uomini, o elucubrando sul Tango come un ballo sociale di vendetta, di riscatto, di emancipazione sessuale o altro. No, ho sempre visto il Tango argentino principalmente come una meravigliosa possibilità di espressione del proprio amore, della propria vita e della grande necessità delle persone di incontrarsi in un luogo magico che ha la capacità di alternare il ludico al profondo, un luogo dove servono davvero pochissime parole per raccontarsi.

    Ho scoperto, solo col passare del tempo, quanto il Tango argentino fosse un grandioso strumento di consapevolezza, di ricerca e di indagine dei propri frammenti sparsi, sentimentali, personali e corporei. Come se il suo studio fosse in parte condotto nei luoghi nascosti della nostra psiche, in parte nel corpo, in parte nella sua storia. D’altro canto, è stato proprio lui, il Tango, a condurmi attraverso i distretti del mio corpo dei quali di norma non ero assolutamente cosciente. Ho anche osservato una quantità impressionante di emozioni sociali, personali, di relazione, legate alla musica, alla provenienza, alla terra d’origine e, non ultima, una ridda di emozioni legate alla riuscita, come anche alla frustrazione del fallimento dei movimenti, dei passi e delle tecniche.

    Dalle sue origini i tempi sembrano cambiati e, con loro, le abitudini. La sensualità è diversa da allora, le parole lo sono, come anche la musica, i vestiti e la nostra consapevolezza intellettiva, fisico-corporea, i nostri desideri, i nostri gradi di libertà, la danza stessa e gli stessi motivi che ci spingono a muoverci in un modo oppure in un altro, inseguendo una memoria o un’altra. Forse, ai nostri giorni, poco rimane della sua essenza originaria, dei suoi motivi generatori, per la maggior parte sconosciuti, ma molti ballerini si danno da fare per tenere vivo questo ricordo, quasi come se non fosse nemmeno un ricordo, cercando insegnamenti di vecchi maestri e ascoltando e ricercando quella musica scampata alle mire commerciali dei discografici, quelli che avevano così tanto materiale da scegliere da poterne e doverne scartare almeno altrettanto.

    Quando il Tango è iniziato, nelle sale da ballo di Buenos Aires, forse non si è sospettato neppure per un secondo che la mano sinistra dell’uomo, durante l’abbraccio, si sarebbe, a un certo punto della storia, rivolta con il palmo verso l’alto e quella destra della donna a palmo in giù. Esattamente il contrario della configurazione iniziale, così strana da valere il merito di essere addirittura definita abbraccio del cameriere o mozo de barrio come per prendere in giro chi avesse adottato quel tipo di abbraccio, dicendo che sembrava il cameriere col vassoio. Abbiamo potuto osservare un grandissimo segno di cambiamento, uno scatto, la differenza formale, la diversità e l’inquinamento delle cose dentro le altre cose. Il Tango, come tutto quello che subisce l’influenza dei ricercatori, non può fermarsi, anzi probabilmente, come dice chi ritengo sia un grande maestro, Gustavo Naveira: Il Tango? Siamo solo agli inizi…

    Molti libri sono stati scritti con il fine di descrivere la personale posizione di ognuno degli esperti sull’argomento, la loro esperienza unica e irripetibile dopo un viaggio a Buenos Aires. Altri libri hanno prodotto manuali di tecnica per facilitare l’apprendimento, stimolare la fantasia, fissare i codici di base, o anche solo vendere informazioni già sul mercato ma da un punto di vista nettamente migliore di altri. Il risultato è sempre stato grandemente positivo. Si sono potuti ammirare tremendi sforzi per semplificare qualcosa che nasce in un mistero, vive nell’incommensurabile e si trasforma come un prestigiatore che tenga per sé tutti i segreti migliori. Il Tango non si sa da dove sia nato, non si sa cosa voglia dire questa parola, è un mistero come la sua musica più emblematica, dal titolo La Cumparsita, non sia nemmeno stata composta in Argentina, è un mistero Carlos Gardel, l’uomo, il cantante che ha portato il Tango nel mondo, che nasce in Francia e muore in Colombia, anche se trascorre tutta la sua infanzia a Buenos Aires.

    Parallelamente, sono stati scritti anche molti libri di auto-coscienza, prendendo spunto dalle arti marziali, molti con il fine di farci stare al sicuro di fronte a un’aggressione fisica o verbale. Molti altri sono stati comprati da coloro che volevano preparare il loro mondo emotivo a rimanere concentrato. Altri ancora, scritti per migliorare la nostra attività imprenditoriale, oppure la nostra capacità di gestire i rapporti personali, le relazioni d’amore o le nostre tendenze a dipendere dall’analista o dal terapeuta. Alcuni di questi hanno tirato in ballo l’Arte della Guerra del maestro Sun Tzu e l’hanno applicata alla gestione delle risorse umane. Altri hanno scomodato il Taoismo per dare un contributo alla riuscita delle nostre imprese di arricchimento economico. A volte ho letto dell’Aikido per migliorare la gestione della leadership di un’azienda, il Karatè per costruire nel miglior modo il team building di una società con troppi dipendenti scalmanati. Frequente è anche l’utilizzo delle religioni nella costruzione di una vita metropolitana ad hoc per i nostri tempi, il libro della lettura dei denti di squalo per andare d’accordo con la nostra suocera o trattati di saggezza orientale per la divinazione del nostro futuro sempre più inafferrabile. Questo manuale, andando avanti di questo passo, si sarebbe potuto chiamare Se incontri il Tango per strada, uccidilo, facendo il verso al famoso libro di Kopp Sheldon sulla liberazione dalla dipendenza da guaritori e psicoterapeuti.

    Allora, se tutto vale tutto e tutto può davvero compenetrarsi e anche I 36 Stratagemmi redatti da uno o più sconosciuti durante la dinastia Ming (1366 - 1610) possono servire per gestire la strategia di mercato, come non pensare al Tango Argentino come sistema di illuminazione? Magari semplicemente di consapevolezza o, ironicamente, come una sorta di retro-illuminazione, di quelle dei moderni schermi tivù che però abbia davvero il potere di farti vedere chi sei, specchiandoti nel display. In ogni caso la mia risposta è sì, tutto questo è valido e sarebbe potuto succedere, e potrebbe accadere anche con questo manuale.

    Già, ma che cos’è l’illuminazione e perché potrebbe essere raggiunta ballando il Tango argentino? Se illuminarsi vuol dire passare da uno stato di coscienza diverso da quello normalmente accessibile, allora è necessaria una divagazione sul tema.

    Secondo un’antica scuola di conoscenza legata al mondo dei Sufi, i danzatori che ruotano attorno al loro asse alla ricerca di una connessione col Divino, esistono quattro stati di coscienza. Il primo è lo Stato di Sonno. In questo stato tutto avviene automaticamente, l’essere umano dorme e sogna e non si deve preoccupare di nulla, il meccanismo vitale procede senza il suo intervento. Il secondo viene definito Stato di Veglia. Anche in questo caso avviene tutto automaticamente ma l’essere umano ha la strana illusione di decidere cosa far accadere nella sua vita, non sembra essere cosciente di se stesso e compie azioni prevalentemente maldestre che lo portano a soffrire e gioire senza partecipare alle vere cause di questi stati. Il terzo stato viene definito Coscienza di Sé ed è in questo particolare stato che l’essere umano inizia ad avere un particolare potere: inizia a decidere ciò che deve accadere oppure no nella sua vita. In questo terzo stato di coscienza è però possibile permanere solo per alcuni attimi. Dopo un lungo allenamento si è misurata una durata di non più di due minuti, dopodiché stop, il sistema ritorna automaticamente nello stato precedente dove gli automatismi di pensiero, emozioni e fisicità la fanno da padrone, funzionando a risparmio energetico, cioè al minimo delle sue funzioni possibili. Del quarto stato conosciamo poco, appartiene al mondo degli illuminati ovvero coloro che hanno trasceso la dualità che caratterizza il nostro mondo cosiddetto reale. È uno stato permanente di coscienza di sé che viene definito Stato di Coscienza Oggettiva. In questa condizione si sa tutto di se stessi, si è consapevoli di ogni cosa che ci riguardi, sia dal punto di vista emotivo, sia dal punto di vista mentale, sia dal punto di vista fisico. Soprattutto, però, accade qualcosa che ci porta a vedere il mondo come totalmente connesso, un mondo dove ogni cosa ha a che fare con qualcos’altro, dove tutto è tenuto insieme da una fittissima rete di microscopiche stringhe vibranti che connettono tutto a tutto. Ecco cosa vedono gli illuminati, gli sciamani, i risvegliati.

    Ecco che un allenamento a compiere gesti inusuali e innaturali può condurre a una tale attenzione da rappresentare essa stessa una fonte di consapevolezza. Anche l’attenzione si suddivide, triplicandosi, moltiplicandosi, generando una più alta coscienza di ciò che ci circonda. Gli emisferi cerebrali iniziano a moltiplicare le loro connessioni e il corpo calloso, quella parte che contiene i fili di collegamento fra la parte destra e quella sinistra del cervello fisico, inizia a svilupparsi aumentando addirittura di peso e generando nuovi neuroni.

    Non è forse questa la strada che porta verso una coscienza di sé? Sapere come le cose funzionano per riconoscere le leggi e poterle riprodurre? Certo non basta il semplice ballare

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